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Non in nostro nome! Incontro a Milano con il Rabbino Dovid Feldman
Mercoledì 3 dicembre presso l’Università Statale si è svolto un interessante incontro con il Rabbino Dovid Feldman di New York, di passaggio a Milano dopo aver partecipato venerdì scorso 28 novembre alla manifestazione a Genova e sabato 29 a quella di Roma a favore della Palestina, sempre sfoggiando una kefiah al collo. Purtroppo i tempi per ottenere l’autorizzazione all’evento da parte dell’Università erano troppo stretti e gli organizzatori, il Prof. Antonio Violante e Alessandro Corti, hanno optato per tenere comunque l’incontro davanti all’Università. Erano presenti diverse decine di persone e molti passanti incuriositi si sono fermati per ascoltare. Il Rabbino Dovid Feldman appartiene al movimento Neturei Karta International, un gruppo religioso ebraico ortodosso che non riconosce l’autorità e la stessa esistenza dello Stato di Israele, in base all’interpretazione del giudaismo e della Tōrāh. I seguaci, concentrati principalmente a Gerusalemme, sono circa 5.000, ma sono presenti anche a New York, a Londra e in Canada. Nonostante le ridotte dimensioni la Neturei Karta  ha esercitato una notevole influenza nei dibattiti sulla relazione tra ebraismo e sionismo. I suoi membri non commerciano con banconote israeliane, non si uniscono alla riserva dell’esercito dello Stato ebraico, obbligatoria per i cittadini israeliani adulti, non cantano l’inno nazionale, non celebrano il Giorno dell’Indipendenza di Israele e non pregano nel luogo più sacro al giudaismo: il Muro del Pianto. Intrattengono rapporti con le autorità palestinesi e il mondo arabo e contestano ai sionisti la strumentalizzazione dell’Olocausto. Il movimento fu fondato nel 1938 a Gerusalemme da ebrei appartenenti all’antica comunità ortodossa stanziata da molte generazioni in Palestina. Gli antisionisti più radicali si raccolsero attorno ai Neturei Karta. Secondo questi la terra oggi occupata dallo Stato di Israele apparteneva a coloro che la abitavano da secoli: arabi, a qualunque confessione appartenessero ed ebrei che vivevano nelle terre palestinesi prima dell’affermarsi della colonizzazione. Il Rabbino Feldman ha tenuto il suo pacato e  lucido discorso in inglese. Non è sembrato vero poter udire una voce ebraica così autorevole e chiara nel definire lo stato attuale delle cose e le responsabilità dello Stato di Israele, nel genocidio del popolo palestinese, definendo criminali gli atti compiuti. Il rabbino ha insistito nel distinguere i concetti di ebraismo e sionismo, arrivando a dire: “ Il sionismo è proibito dalla religione ebraica. Il creatore del mondo ci ha mandato in esilio e ci ha proibito di lasciare tale esilio con il nostro potere umano. Lasciare l’esilio da soli sarebbe una ribellione contro Dio e quindi gli ebrei che credono in Dio non possono sostenere il sionismo. Ciò è ancora più vero alla luce del fatto che il progetto sionista è stato intrapreso a spese di molte persone innocenti e ha comportato la sottrazione della loro terra e delle loro proprietà, l’uccisione di molti di loro e l’espulsione degli altri senza che avessero alcuna colpa.” Il rabbino ha inoltre enumerato i vari pericoli dell’equiparare l’antisionismo all’antisemitismo, definendolo un crimine contro la verità, perché crea la falsa impressione che ebrei e sionismo siano una cosa sola. Si tratta di una profanazione del nome di Dio, poiché implica che gli ebrei si siano ribellati a Dio. Inoltre questa stessa nozione porta le persone a indirizzare erroneamente la loro opposizione politica ai crimini dello Stato di Israele verso tutti gli ebrei del mondo. La definizione di antisemita in realtà rischia di scatenare l’antisemitismo là dove tenta di mettere a tacere la rivendicazione palestinese, causando un effetto boomerang e portando molte persone a etichettare tutti gli ebrei come sionisti. In conclusione, afferma il rabbino, l’attribuzione del termine antisemita a chi si oppone al sionismo e allo stato di Israele è sbagliata e criminale. Voci come questa dovrebbero poter risuonare ovunque per fare chiarezza e giustizia di tanta confusione e iniquità che pervade i dibattiti e le nostre relazioni. Era presente anche il giovane Assessore del Municipio 1 Lorenzo Pacini, che ha salutato ed espresso solidarietà e posizioni davvero coraggiose rispetto al dramma palestinese e la questione sionista, in evidente contrasto con le opinioni e le dichiarazioni dei suoi colleghi. Un incontro emozionante per la chiarezza, la pulizia, la moralità e l’umanità che questo religioso ha saputo portare e trasmettere. Loretta Cremasco
Palestina: la Statale di Milano accoglie gli studenti di Gaza
Il 1° ottobre 2025 l’Università Statale di Milano ha accolto dodici studenti e studentesse provenienti da Gaza, nell’ambito del progetto Italian Universities for Palestinian Students (IUPALS). L’iniziativa affonda le sue radici negli impegni assunti dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) durante la plenaria del 23 maggio 2024. In quell’occasione era intervenuta Alessia Conti, presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), richiamando l’attenzione sul conflitto in Medio Oriente e sulle mobilitazioni studentesche che, in tutta Italia, avevano denunciato le violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza. Conti avevainoltre sottolineato l’importanza di limitare le partnership accademiche con le aziende belliche israeliane coinvolte nella crisi e di istituire borse di studio a sostegno del popolo palestinese. Al termine dell’assemblea, la CRUI ha diffuso un comunicato in cui ha chiesto l’immediata cessazione delle ostilità e il rilascio degli ostaggi sequestrati nel corso del 7 ottobre, denunciando “il massacro di civili perpetrato nella Striscia di Gaza e la distruzione delle infrastrutture, non ultime le università”. Le università italiane hanno ribadito, insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “l’urgenza di porre fine alla catena di azioni e reazioni e avviare un processo che conduca finalmente a una pace stabile”. Il comunicato si è concluso con un elenco di impegni concreti: dall’istituzione di una commissione etica sulla ricerca scientifica, al rafforzamento delle iniziative “Scholars at Risk” e “Students at Risk” per l’accoglienza di docenti e studenti palestinesi, fino alla proposta del progetto “Educare alla pace”, volto a creare borse di studio e percorsi di mobilità accademica. Questo comunicato è all’origine del progetto di accoglienza IUPALS, un’iniziativa di accoglienza e formazione che coinvolge 35 Università Italiane per la messa a disposizione di 97 borse di studio, dell’importo di circa 12.000 euro annui ciascuna. Gli studenti e le studentesse residenti a Gaza e Cisgiordania sono stati accolti e saranno accolti per completare il loro percorso universitario, potendo contare sul supporto psicologico e linguistico offerto dalle università aderenti. “Un’iniziativa che conferma come formazione e ricerca siano anche strumenti importanti delle relazioni internazionali e per la promozione della pace. Una pace che rende le indicazioni di principio atti concreti e che fa della formazione l’arma più efficace contro le guerre del futuro.” ha dichiarato la presidente della CRUI, Giovanna Iannantuoni. Nel nuovo Piano Strategico 2025-2030, l’Università Statale di Milano recepisce la nuova sensibilità espressa dalla plenaria della CRUI del maggio 2024 in materia di cooperazione, internazionalizzazione e diritto allo studio. La Parte 4 del Piano, intitolata “Garantire la sostenibilità e il diritto allo studio, all’accessibilità e all’inclusione” menziona il supporto per studentesse e studenti internazionali, con l’obiettivo di favorirne l’arrivo, l’integrazione e il successo accademico. In aggiunta, nel documento programmatico firmato dalla rettrice Marina Brambilla si fa riferimento ai Corridoi Universitari per Rifugiati e alla promozione di iniziative specifiche di accoglienza, confermando l’impegno dell’Ateneo per un’università sempre più aperta e solidale. Un impegno che si è concretizzato nell’adesione al progetto IUPALS per il 2025/2026: la Statale di Milano è infatti l’università italiana che ha accolto il numero più alto di studenti e studentesse palestinesi, confermando il proprio ruolo di primo piano nei programmi di cooperazione accademica internazionale. In totale sono previste 22 borse di studio – tra cui i 12 studenti già arrivati in Ateneo – mentre i restanti 9 faranno il loro ingresso a inizio novembre. Le domande per le borse di studio IUPALS dovevano essere presentate entro il 30 maggio 2025. Come spiega la professoressa Elisa Ada Giunchi, membro della Commissione insieme a Carlotta Cossutta, Letizia Osti, Monica Delù e al presidente Stefano Simonetta, il processo di selezione è stato gestito con autonomia da parte dell’Ateneo: “La nostra Commissione non aveva ricevuto indicazioni dalla CRUI sui criteri da seguire per l’assegnazione delle borse. Abbiamo quindi deciso in autonomia, a fronte di un numero cospicuo di domande, che, se fosse stato possibile, le avremmo accolte tutte. Abbiamo scelto di privilegiare i candidati più giovani, escludendo chi intendeva iscriversi alla specialistica, e di dare priorità agli studenti e alle studentesse di Gaza, l’area oggi più in difficoltà. Abbiamo inoltre prestato attenzione all’equilibrio di genere e ai profili accademici, valutando la media dei voti.” Le domande per le borse di studio risultate idonee sono 53, ma non tutti i candidati sono stati selezionati per studiare nell’ateneo milanese. La professoressa Giunchi ha tuttavia precisato che si sta valutando la possibilità di attivare ulteriori borse, così da permettere l’arrivo di altri studenti e studentesse palestinesi nei prossimi mesi. Tra coloro che hanno contribuito al miglioramento del progetto c’è Yara Abushab, studentessa originaria di Gaza, oggi iscritta al quinto anno di Medicina presso la Facoltà di Medicina Internazionale (IMS) dell’Università Statale di Milano. Pur non essendo beneficiaria diretta del programma, Abushab è stata coinvolta nelle decisioni relative all’attuazione di IUPALS, offrendo la propria esperienza e aiutando l’Ateneo a comprendere le difficoltà logistiche e umanitarie vissute dagli studenti palestinesi. Arrivata in Italia nell’ottobre 2023 per un tirocinio di un mese a Pescara, è rimasta bloccata dopo la chiusura delle frontiere di Gaza. “Sono rimasta sola in Italia, mentre la mia famiglia è a Gaza. È stato un periodo difficilissimo, ma avevo un obiettivo chiaro: realizzare il sogno che coltivo da quando avevo sette anni, diventare medico per aiutare il mio popolo. Grazie all’Università Statale di Milano continuo con determinazione il mio percorso, portando avanti il sogno che ha guidato ogni mia scelta.” Abushab racconta anche le difficoltà affrontate dagli studenti di Gaza nel partecipare al progetto: “Le borse di studio IUPALS non hanno soltanto salvato la vita accademica degli studenti selezionati, ma in molti casi anche la loro vita. Per tutti noi è stato un sogno che, all’inizio, sembrava quasi irrealizzabile”. Originariamente nel bando per l’erogazione delle borse era specificato che i vincitori avrebbero dovuto frequentare un corso di lingua italiana a Gerusalemme prima di poter iniziare il loro percorso di studi in Italia. “Per i palestinesi di Gaza questo è impossibile, lo era già prima del 2023, e oggi è del tutto irrealizzabile”, specifica Abushab. “Grazie all’intervento di un rappresentante sindacale, a cui ci siamo rivolti per segnalare la situazione, l’università ha compreso le nostre difficoltà e ha deciso di proseguire comunque con il programma, assegnando le borse di studio anche agli studenti di Gaza. È stata una scelta di grande coraggio e umanità.” Foto di Sara Piccinini Accanto all’impegno istituzionale, la comunità studentesca tutta si è unita per dare il proprio contributo in vista dell’arrivo degli studenti e delle studentesse palestinesi. Infatti, su iniziativa delle liste di rappresentanza universitaria, l’ateneo ha organizzato una raccolta di beni utili, conclusasi venerdì 10 ottobre, che ha permesso di raccogliere abiti, materiali per lo studio come quaderni e libri, ma anche oggetti per arredare le stanze, decorazioni, sveglie, lampade da tavolo. Un gesto semplice ma significativo per rendere più accogliente e sereno l’inserimento dei nuovi studenti nella comunità universitaria e nella loro nuova vita a Milano, dopo aver vissuto il trauma della distruzione e della guerra. Sono testimonianze come quella di Yara Abushab, e gesti come quelli messi in campo dalla comunità accademica, a ricordare che l’Università, in quanto istituzione dal rilevante potere pubblico, può e deve fare la differenza. Trasformare i principi di solidarietà e inclusione in azioni concrete: questo è il significato più ampio del progetto IUPALS.   di Giulia Camuffo Redazione Milano