La parola della settimana. Carte
(disegno di ottoeffe)
All’angolo di via delle Zoccolette, sotto la pioggia, il Riccetto vede un gruppo
di persone, e piano piano ci si accosta. In mezzo al gruppo di tredici o
quattordici persone e gli ombrelli lucidi, era aperto un ombrello più grande del
comune, nero, con sopra messe in fila tre carte, l’asso di denari, l’asso di
coppe e un sei. Le mescolava un napoletano e la gente puntava sulle carte
cinquecento, mille e anche duemila lire. Il Riccetto se ne rimase lì per una
mezz’oretta a guardare. Un signore, che giocava accanito, perdeva a ogni
puntata, mentre degli altri, napoletani pure loro, ora perdevano e ora
vincevano. Quando quel primo treppio si sciolse, era già verso tardi. Il
Riccetto s’accostò al napoletano che stava a mescolare le carte e gli fece:
– Aòh, permetti na parola? – Sì. – rispose l’altro allungando la scucchia.
– Che sei de Napoli?
– Sì.
– Sto ggioco ‘o fate a Napoli?
– Sì.
– E come se fa sto ggioco?
– Mbè… è difficile, ma in un po’ de tempo se impara.
– ‘O impari pure a mme?
– Sì. – fece il napoletano, – ma…
Si mise a ridere con l’aria di uno che sta combinando un affare e pensa fra di
sè: «Aòh, mettèmise d’accordo, che t’ho da ddì!». S’asciugò la faccia bagnata di
pioggia, giovane e tutta rugosa, coi labbroni che gli pendevano a culo di
gallina. Guardò il Riccetto negli occhi. – Mbè te lo imparo, come no, – disse
lui, visto che l’altro taceva, – ma vojo na ricompenza. – Come no, – rispose
serio il Riccetto. Ma intanto intorno all’ombrello stava per formarsi un nuovo
gruppo di persone; tra questi c’erano sempre i napoletani di prima. (pier paolo
pasolini, ragazzi di vita)
Anna Paola Merone è una storica giornalista del Corriere del Mezzogiorno. Si
occupa di cronaca, ma soprattutto – parafrasando il titolo di un vecchio
rotocalco del Tg2 – di “costume e società” (qui un suo imperdibile ritratto dal
sito Iustitia.it): nella storia restano alcune sue rubriche, come quella sugli
amori di personaggi influenti della città – per capirne il tenore si possono
trovare qui i nomi, anche senza dover leggere gli articoli.
(da: corrieredelmezzogiorno.corriere.it)
Da un po’ di anni Merone detta le linee di buon gusto e di bon-ton attraverso
fulminanti storie su Instagram, esprimendosi lapidaria e frizzante con brevi
pillole.
“Burraco? No! Ma nemmeno ramino, gin, rubamazzo, scopa o scopone!”. (anna paola
merone)
Comincia con questa denuncia il breve video pubblicato dalla cronista sul social
network, video che lancia il suo articolo su quella che per una parte di Napoli
è stata, per tutta la settimana, “la notizia del giorno”:
Il circolo Posillipo di Napoli mette al bando le carte. Il verbale dell’ultima
riunione del Consiglio […] parla chiaro e con severità stigmatizza e condanna il
gioco. È deciso che nei saloni del circolo anche una partitella a carte non sarà
tollerata. Una scelta che sorprende, dal momento che i circoli sono,
storicamente, luoghi dove i soci si dilettano in sfide che comprendono anche le
carte. Non sono certo bische — anche se le cronache cittadine in passato hanno
riportato racconti di blasonati sodalizi dove gli equilibri erano scivolati e
dove si giocava non per diletto — ma salotti dove si trascorre del tempo anche
seduti al tavolo verde. […] La sala attualmente usata dai giocatori sarà
svuotata dei tavoli, saranno ritirate dalla segreteria carte da gioco, fiches,
blocchetti e ogni materiale legato alle carte. Le alternative di utilizzo dello
spazio sono due: renderlo sala Tv e lettura o destinarlo ai servizi di
segreteria e amministrazione. […] Tutto a posto dunque? Non esattamente. Si
rumoreggia, si protesta, si contesta una decisione che appare paradossale se
rapportata a «innocenti evasioni» e, se sono stati ravvisati reati,
ingiustamente punitiva per tutti. (anna paola merone, il corriere del
mezzogiorno)
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/09/queifdef.mp4
(credits in nota 1)
Leggendo sui quotidiani napoletani di questa scottante questione mi sono
ricordato che, un po’ di anni fa, sul cartaceo di Monitor pubblicammo un bel
reportage con cui Carola Pagani ci faceva entrare nelle sale del Circolo
Posillipo, tra milionari novantenni e nuotatori olimpionici. Da accanito
giocatore di carte quale ero all’epoca mi spiacque molto che impenetrabile,
anche per lei, era rimasta la sala da gioco.
Le sale da gioco sono le uniche dove è permesso fumare e quelle dove è più
difficile entrare se non sei socio. Ogni tanto ne esce qualcuno con gli occhi
rossi e il viso paonazzo, si fa un rapido giro del salone a testa bassa e
rientra con foga. Il mercoledì e la domenica pomeriggio il Salone delle feste si
riempie di tavoli e i soci con le rispettive consorti si riversano nei tornei di
bridge e di burraco. Si incontra spesso, con la moglie, il Professore,
ottantadue anni, medico chirurgo di fama adesso in pensione, che è socio del
circolo da quarant’anni e proboviro da venti. I probiviri sono una specie di
senato del Posillipo e sono eletti fra i soci più anziani. Loro è il compito di
regolare l’ammissione dei nuovi soci sostenitori e di vegliare sul rispetto
delle regole. […] Il professore lamenta spesso la decadenza dei costumi. Dice
che le persone non hanno più il contegno di una volta, che si presentano al
circolo senza cravatta e schiamazzano spesso e volentieri. […] L’avvocato
Mazzone, consigliere comunale, deputato e poi eurodeputato per l’MSI, confluito
in Alleanza Nazionale e presidente del Posillipo per due volte, sostiene che la
decadenza dei costumi coinvolge tutta la città e che le classi alte sono ormai
rassegnate: «Ai figli ripetono la maledetta frase di Eduardo: fuitevenne ‘a
Napule; mentre loro, come me ormai, sopravvivono in quest’oasi di pace senza più
la forza di reagire». (carola pagani, posillipo, i lunedì al sole – dal
n.30/marzo 2010 di Napoli Monitor)
The cabaret was empty now, | Il teatro era vuoto ora,
a sign said “Closed for repair”. | un cartello diceva: “Chiuso per
ristrutturazione”.
Lily had already taken | Lily aveva già tolto
all of the dye out of her hair. | tutta la tintura dai suoi capelli.
She was thinkin’ ‘bout her father | Pensava a suo padre
who she very rarely saw. | che aveva visto molto raramente.
Thinkin’ ‘bout Rosemary and thinkin’ about the law. | Pensava a Rosemary e
pensava alla legge.
But, most of all | Ma, soprattutto
she was thinkin’ ‘bout the Jack of Hearts. | pensava al Fante di cuori.
(a cura di riccardo rosa)