Sintesi dell’intervista a Peter Beinart – autore del libro del libro “Essere ebrei dopo la distruzione di Gaza: una resa dei conti”
Il 10 settembre scorso il quotidiano israeliano Haaretz ha pubblicato
un’intervista a Peter Beinart nella quale si parla del suo ultimo libro,
pubblicato negli Usa a gennaio scorso e non ancora tradotto in italiano.
L’autore è professore di giornalismo e scienze politiche alla City University di
New York, redattore capo della rivista Jewish Currents, nonché editorialista del
New York Times e commentatore politico per alcune televisioni USA. Beinart, che
si definisce ebreo osservante, ma non ortodosso, si è trasformato negli ultimi
anni da sionista progressista in uno dei più severi critici di Israele. Riguardo
al conflitto con i palestinesi, ha abbandonato l’idea della soluzione a due
stati in favore di quella per uno stato binazionale, con pari diritti per arabi
ed ebrei, che, a suo parere, non solo sarebbe la soluzione del conflitto stesso,
ma aumenterebbe anche la sicurezza degli israeliani, che oggi è più tutelata
nella diaspora che in Israele. Ha criticato inoltre il fatto che le proteste in
Israele, sia quelle contro il progetto di riforma del sistema giudiziario
israeliano all’inizio del 2023, che quelle recenti per la liberazione degli
ostaggi di Hamas, non abbaino tenuto conto della questione palestinese.
Alla domanda che cosa significhi essere ebrei oggi, Beinart risponde: “Essere
ebreo può significare molte cose diverse”, ma alla base di tutto “c’è l’idea che
tutti gli esseri umani sono stati creati a immagine di Dio”…. “Ciò che Israele
sta facendo in nome del popolo ebraico, e con i miei soldi come contribuente
americano, per me è una profanazione. Sento che la nostra identità come popolo
ne sarà cambiata e che, in qualche modo, ne saremo ritenuti responsabili. Ci
sono più bambini con arti amputati a Gaza che in qualsiasi altro posto al mondo.
Vedo le immagini di quel luogo e mi perseguitano. Il libro è stato il mio
tentativo di rispondere alla sensazione che ciò che viene fatto lì viola i miei
obblighi religiosi e tradizionali di ebreo.”
Dall’intervista emerge inoltre quanto segue. Nel corso degli anni, visitando la
Cisgiordania più frequentemente e stringendo amicizie con palestinesi, anche in
Israele e negli Stati Uniti, le opinioni di Beinart si sono trasformate rispetto
a quelle condivise dalla maggioranza degli ebrei israeliani e americani,
arrivando a contestare sia la narrativa vittimistica perpetua di Israele e
dell’ebraismo, che l’automatico sionismo delle istituzioni ebraiche americane.
Beinart ritiene che in Israele sia presente un regime di “apartheid”, di
dominazione e oppressione razziale, etnica e religiosa. Considera il brutale e
immorale attacco del 7 ottobre più come una rivolta anticoloniale, paragonabile
a quella dei Mau Mau in Kenya dei primi anni ‘50, che come un pogrom. Questi
ultimi, e l’Olocausto stesso, sono stati infatti commessi contro gli ebrei in
quanto tali, mentre il sanguinoso massacro del 7 ottobre è stato rivolto contro
gli israeliani in quanto oppressori.
Beinart ritiene che Hamas sia sicuramente un gruppo terroristico e non solo per
il massacro del 7 ottobre, ma anche per gli attentati suicidi degli anni ’90 e
per ciò che ha fatto durante la Seconda Intifada. Ritiene tuttavia che siano
ascrivibili al terrorismo anche molte azioni compiute dal governo israeliano,
come: prendere di mira i civili a scopo politico, negare alimenti, acqua ed
elettricità alla popolazione di Gaza, progettare l’espulsione di tutta la
popolazione palestinese da Gaza e infine aggredire i villaggi della
Cisgiordania. Azioni terroristiche che, sottolinea, vengono compiute sia dai
coloni che dall’esercito israeliano.
Nell’intervista Beinart cita studi, riportati nel libro, che dimostrano come più
palestinesi Israele uccide, più ebrei cadono vittime di episodi antisemiti.
Precisa tuttavia che l’antisemitismo ha origini antiche e che “confondere
l’ebraismo con Israele non è saggio”.
Riguardo alla narrativa vittimistica israeliana, Beinart sostiene:”gli ebrei
sono stati vittime il 7 ottobre e sono vittime dell’antisemitismo in tutto il
mondo. Il problema che ho con il discorso sulla vittimizzazione è che cancella
le realtà legali esistenti in Israele-Palestina, che si basano sulla supremazia
giuridica ebraica e sull’inferiorità giuridica palestinese”.
Alla domanda su come gli ebrei americani vedano la situazione attuale afferma:
“C’è stata un’evoluzione dal 7 ottobre. E c’è anche un divario molto ampio tra
la leadership politica ebraica americana e la posizione attuale degli ebrei
americani, in particolare dei giovani ebrei americani. Questo divario stava
crescendo anche prima del 7 ottobre, e si è ulteriormente ampliato. Ma se si
considerano le istituzioni organizzate della comunità ebraica americana, quelle
che tendono a esercitare il maggior potere, penso che siano ancora
sostanzialmente all’interno di un quadro in cui la legittimità fondamentale
dello Stato di Israele non può essere messa in discussione”. Secondo questa
visione “Israele non dovrebbe essere soggetto al diritto internazionale, gli
Stati Uniti e la comunità ebraica americana dovrebbero mantenere un sostegno
incondizionato a Israele. Anche se accadono cose tragiche, non è
fondamentalmente colpa di Israele.
Sebbene ci siano molti, molti ebrei americani che ora non sono d’accordo con
questo punto di vista, se si considera il modo in cui la comunità ebraica
americana interagisce con la politica attraverso gruppi come l’AIPAC o
l’Anti-Defamation League, questo è ancora il messaggio centrale.”
Beinart conclude l’interista dicendo: “Come sostengo nel libro, in molti spazi
ebraici americani Israele è diventato una sorta di idolo. È diventato qualcosa
che viene trattato come un’entità quasi extraumana. Qualcosa che è oggetto di
adorazione, invece di riconoscere che è una creazione umana formata da esseri
umani che possono fare tutto ciò che altri esseri umani fanno. Se non siamo
vigili, questo stato sarà in grado di fare cose terribili.”
Il titolo originale del libro è “Being jewish after the destruction of Gaza – A
reckoning. Penguin Random House editore.
Haaretz è il più antico quotidiano israeliano, da sempre estremamente critico
con le politiche dei governi di destra.
Di seguito allego il link all’articolo originale, il link a una intervista
rilasciata dall’autore a La Stampa e il link a un’intervista rilasciata a una TV
americana, che ha avuto due milioni di visualizzazioni.
Peter Beinart: ‘What Israel Is Doing in the Name of the Jewish People Is a
Desecration’
Peter Beinart: “Gaza è un punto di svolta per l’umanità tutta”
Enrico Campolmi