Come sopravvivere alla morte di Windows 10, e vivere felici
In questi giorni molte testate stanno scrivendo della fine supporto di Windows
10, che è prevista per il 14 ottobre, con toni più o meno catastrofici, e alcuni
utenti si stanno facendo prendere dal panico, in alcuni casi a torto, in altri a
ragione. La visione apocalittica che va per la maggiore parla di 400.000.000 di
computer, che ancora hanno Windows 10, e che da metà ottobre diventeranno una
montagna rifiuti elettronici.
Considerando che un computer portatile (anche se ovviamente non tutti sono
computer portatili, ma vogliamo indicare cifre per difetto) pesa in media poco
meno di due chili, staremmo parlando quindi di almeno 800.000 tonnellate di RAEE
(rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), da aggiungere alle
circa 60-70 milioni di tonnellate che già produciamo (e mal gestiamo) ogni anno,
a livello globale. Questa stima estremamente prudenziale rappresenta già di per
sé uno tsunami di rifiuti tossici, sia per il suo volume, che per la complessità
di gestione che richiedono i RAEE informatici in particolare, i quali hanno
molti più materiali dalla chimica complessa e componenti miniaturizzati di altre
AEE, come lavatrici o televisori.
Sfumature di cui tener conto
Ma prima di rassegnarci all’apocalisse, cerchiamo di mettere un po’ di ordine
tra tutte le considerazioni che si possono fare su questo evento, che è
obbiettivamente molto importante per gli addetti ai lavori, sia in campo
informatico che in campo ambientale, e che solleva numerose questioni legate
proprio alle tematiche dell’economia circolare.
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