PERUGIA–ASSISI: “Imagine all the people, living life in peace”
Le parole di John Lennon risuonano tra le colline umbre come un inno universale
mentre migliaia e migliaia di persone marciano da Perugia ad Assisi per chiedere
pace, giustizia e verità.
Partita alle 9 dai Giardini del Frontone, la Marcia Perugi-Assisi della Pace e
della Fraternità si è trasformata ancora una volta in un grande abbraccio
collettivo lungo più di 20 chilometri di marciatrici e marciatori, il più grande
di sempre. “Costruire la pace è abbandonare il colonialismo, la supremazia dei
bianchi, il patriarcato”, ha dichiarato con forza Tomaso Montanari, rettore
dell’Università per Stranieri di Siena, davanti alla folla raccolta sotto la
Rocca Maggiore di Assisi.
Il cuore della manifestazione batte per Gaza, per i diritti umani calpestati e
per la dignità negata dei popoli. “Avete lasciato morire il diritto
internazionale sotto le macerie di Gaza. Dobbiamo riappropriarci della nostra
vera casa, dell’ONU”, ha ammonito Yousef Hamdouna, operatore di EducAid nella
Striscia.
Anche la voce di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU, si è levata
chiara: “Per un popolo indigeno, la terra non è solo un luogo da abitare, ma
parte stessa della propria identità. Spero che questa marcia significhi per il
popolo palestinese: ti vedo e non ti abbandono finché non sarai libero.” E
ancora “Il tuo dolore è il mio, perché siamo una cosa sola”.
“Credo che non ci sia alcun problema che non si risolva con amore: è il collante
che tiene uniti tutti gli esseri umani.”
“In questo momento storico, io non sono mia e non mi importa di quello che si
dice di me. Il dolore grande che porto è il dolore del popolo palestinese.”
“Palestina Libera, Palestina liberaci.”
La giornata si era aperta all’alba con la messa alla Basilica di San Pietro,
celebrata da Mons. Giovanni Ricchiuti e padre Alex Zanotelli. Poi i saluti delle
istituzioni: la sindaca Vittoria Ferdinandi, la presidente regionale Stefania
Proietti, il presidente di Legacoop Simone Gamberini, insieme ai racconti dei
rifugiati Snizhana Shaluhin, Monicah Malith e Lam Magok.
Un momento intenso è stato quello della Marcia delle bambine e dei bambini per
la pace, che ha colorato le strade di Bastia Umbra con striscioni, canti e
disegni. Accanto a loro, il contributo delle Giovani Costruttrici e Costruttori
di Pace e dei ragazzi e delle ragazze del servizio civile, che con entusiasmo e
impegno hanno accompagnato il corteo garantendo accoglienza, sicurezza e
partecipazione lungo tutto il percorso.
Sotto lo striscione “Fraternità!”, il corteo ha raggiunto Assisi nel primo
pomeriggio. Sul palco, tra gli altri, si sono susseguiti gli interventi di Maher
Nicola Canawati, sindaco di Betlemme, dell’attivista Mohammad Hureini e
dell’ambasciatrice palestinese in Italia Mona Abuamara, che – benché non fosse
in programma – ha avuto la parola per raccontare la sua storia, una storia
“uguale alla storia di tutti i palestinesi”, usufruendo del tempo offerto da
Anna Foglietta, presidente di Every Child is My Child, e da Francesca Albanese.
La musica ha intrecciato le voci del Coro dell’Università Popolare di Treviso,
dell’Orchestra della Pace di Umbertide e degli artisti Erica Mou, Dutch Nazari e
Lorenzo Monguzzi.
La marcia si è conclusa sulle note di Bella Ciao, cantata in più lingue, simbolo
di resistenza e rinascita. Poi, la domanda che chiude e apre insieme la
giornata: “Che cosa faremo domani?” ha lanciato Flavio Lotti, presidente della
Fondazione PerugiAssisi.
La risposta è nell’impegno di ogni singola persona. “Costruire una politica
della pace – ha aggiunto Lotti – significa prendersi cura delle altre persone,
rifiutare il dominio e il possesso, riconoscere che ciascuna e ciascuno di noi
conta. E dobbiamo essere sempre più contagiosi.”
Più di 20 chilometri di persone, più di 200 mila voci, unite da una sola
convinzione: la pace non si delega, si costruisce.
Redazione Italia