Il “battello di pace” che ha unito le sponde del Lago Maggiore
Nella giornata di sabato 11 ottobre al mattino il battello degli “Artigiani
della pace” è salpato da Angera, ha approdato ad Arona, accolto da sindaci,
associazioni, sindacati, insegnanti e studenti, a mezzogiorno ha attraccato a
Baveno, dove lo attendevano pranzo, musica dal vivo, reading, testimonianze e
interventi istituzionali ed è infine giunto a Verbania.
Il percorso di navigazione ha tracciato una rotta simbolica verso la pace, che
unisce tutti i territori e ogni coscienza.
Con questa iniziativa, l’equipaggio e i passeggeri del battello di pace hanno
testimoniato il proprio impegno per “denunciare il riarmo, la guerra e
l’economia armata, perorare il cessate il fuoco a Gaza e in ogni luogo di
guerra, chiedere giustizia e imparare a costruire la pace nelle scelte di ogni
giorno”.
Non solo un viaggio, anche un cammino condiviso, a bordo del battello, mentre
“si ascoltano voci, si intrecciano storie, si cercano parole nuove per dire
giustizia e fraternità” e in ciascuna tappa dell’itinerario, con le attività
svolte dai partecipanti per attirare l’attenzione della gente.
All’iniziativa hanno aderito vari Comuni e numerose associazioni, Comuni e
aggregazioni della provincia del Verbano Cusio Ossola.
A Verbania il battello è stato accolto da un applauso caloroso e da una folla
che andava dai giovani scout, alle famiglie con i bambini ad attivisti più
anziani, con bandiere della pace e della Palestina. Tutti gli interventi sono
stati delle toccanti testimonianze, a cominciare da quello di Don Renato Sacco,
che ha sottolineato il bisogno e la voglia di credere nella pace e di costruire
ponti e non muri.
Ci si è poi spostati in corteo fino al magnifico parco di Villa Maioni, sede
della biblioteca, dove sono ripresi gli interventi. Dopo il saluto di un
rappresentante dell’amministrazione comunale, Don Angelo Nigro, parroco di
Ghiffa, ha rievocato i viaggi che gli hanno cambiato la vita, a cominciare da
quello in Brasile, dove incontrare persone che letteralmente morivano di fame ha
acceso in lui la fiamma della giustizia, fino ai numerosi soggiorni in
Terrasanta, che sono stati un risveglio degli occhi e del cuore. Ha dedicato il
suo discorso a gente conosciuta a Nablus e a Betlemme e a un ragazzino ucraino,
descrivendo le loro drammatiche esperienze e ha così riempito di un significato
umano e profondo frasi come Basta guerre, basta miliardi gettati nelle armi
invece che spesi nelle cure, finendo con un invito a portare la pace dentro di
noi, per un cambiamento personale più che mai necessario.
Anche il giornalista Raffaele Crocco è partito dalla sua esperienza personale,
da ragazzo convinto che in certi casi la violenza possa servire a cambiare le
cose al toccare con mano il fatto che in guerra ci sono solo vittime e
carnefici. Ha ricordato le tante guerre dimenticate che sono in corso oggi e
concluso con la necessità di riempire di significato la parola pace, creando un
mondo più giusto e intelligente.
La lettura di due comunicati di Emergency ha permesso di rivivere il percorso
fatto dopo la seconda guerra mondiale, con le convenzioni e le dichiarazioni sui
diritti umani basate su quell’imperativo “Mai più” che purtroppo non è stato
rispettato, fino ad arrivare all’impressionante livello di crudeltà visto a
Gaza, dove l’associazione è presente con una clinica in cui cura malati e feriti
con “pochi mezzi e un’empatia infinita.”
I canti della pace eseguiti dal coro di San Martino di Vignone hanno concluso un
evento che è riuscito a mantenere un tono gioioso, leggero e commovente
nonostante il tema drammatico che ha spinto tante persone, istituzioni e
associazioni a unirsi in un comune cammino.
Tutte le informazioni sull’iniziativa e chi l’ha sostenuta si trovano nel sito
https://www.battellodipace.it
Anna Polo