Tag - Festa del cinema di Roma 2025

Festa del Cinema di Roma 2025. “Once Upon a Time in Gaza”, un modo originale per parlare di Palestina
Osama vive a Gaza ed è un trafficante di droga farmacologica, ai tempi in cui il territorio è stretto tra il potere di Hamas da una parte e quello di Israele dall’altra. Il suo piccolo locale di falafel gli fa da copertura. Con Osama lavora Yahya, che assiste a un regolamento di conti tra il suo datore di lavoro e un poliziotto corrotto. Uno squarcio del noto centro urbano della Palestina prima del genocidio, interessante, doloroso, ben descritto nell’apatica rassegnazione di un mondo abituato alla miseria spirituale e materiale. Poi di colpo la situazione cambia e il film diventa film nel film, dove uno dei personaggi, Yahya, è chiamato a incarnare un eroe di Gaza e allora si gira una sorta di storia visionaria della città simbolo del supplizio degli umili … Arab e Tarzan Nasser, nati a Gaza, creano un’atmosfera da thriller nel thriller della realtà e fare cinema diventa una riflessione su quali siano le linee di demarcazione di conflitti più ampi, attraverso la satira evidenziano il valore mediatico e simbolico di un eroe popolare; parlano di cinema come uno strumento equivalente attraverso cui combattere e produrre cambiamento e pace, un cambiamento nonviolento che mira alla coscienza. Di Gaza ci sono squarci della vita quotidiana, che amplificano e simboleggiano la politica e la complessità umana; impressionanti i titoli di testa con l’audio di Trump su come trasformare Gaza in una riviera di lusso. Un modo certamente originale, inatteso e raro, quello dei registi Arab e Tarzan Nasser, per parlare della Palestina. Un film di Arab e Tarzan Nasser con Nader Abd Alhay, Majd Eid, Ramzi Maqdisi Genere: Drammatico Durata: 90 minuti Produzione: Francia, Palestina, Germania, Portogallo 2025     Bruna Alasia
Festa del Cinema di Roma 2025.” Un semplice incidente”: Panahi, iraniano Palma d’oro, mette in discussione la vendetta
Jafar Panahi è l’eroico regista che nel 2010 fu condannato a sei anni di prigione dal governo di Teheran, nonostante il sostegno di registi e organizzazioni cinematografiche e dei diritti umani di tutto il mondo. Con il divieto, per 20 anni, sia di dirigere film o scrivere sceneggiature, sia di lasciare il Paese, tranne per cure mediche o per partecipare al pellegrinaggio alla Mecca. Gli è stato anche impedito di concedere interviste ai media, sia iraniani sia stranieri. I suoi film sono sempre stati di chiara denuncia, anche quando hanno avuto un ritmo apparentemente leggero. In “Un semplice incidente” Panahi racconta che una notte, mentre una famiglia viaggia in automobile un cane finisce sotto le sue ruote.  Il padre deve fermarsi per riparare il veicolo e un uomo che si trovava nelle vicinanze riconosce in lui un agente dei servizi segreti che in carcere lo aveva torturato. Successivamente l’uomo riesce a sequestrare il sospetto e, nel dubbio che si tratti di uno scambio di persona, va a cercare conferme della sua identità coinvolgendo altri. Tutti i protagonisti del film sono esseri umani che hanno subito la violenza da un potere interessato solo alla propria conservazione e riproduzione. Una violenza provata dallo stesso Pahani. Tutti sono molto arrabbiati: quella rabbia che il regista ha conosciuto per le torture subite in quanto si rifiutava di fare dell’Iran una foto da cartolina nei suoi film. I personaggi di “Un semplice incidente” discutono sulla sentenza da infliggere al loro aguzzino. In questi dialoghi si fa palese quale senso abbia la vendetta. Panahi fa entrare in gioco la questione etica: se sia giusto o sbagliato eliminare l’uomo, diventando come gli oppressori e mostra come la Settima arte, attraverso la capacità di educare, possa essere uno degli strumenti con i quali vadano combattuti i regimi autoritari, in un finale molto significativo che non possiamo raccontare. Un semplice incidente (2025) Un film di Jafar Panahi con Madjid Panahi, Ebrahim Azizi, Vahid Mobasseri, Mariam Afshari. Genere: Drammatico Durata: 101 minuti Produzione: Iran, Francia, Lussemburgo 2025. Uscita nelle sale italiane: giovedì 6 novembre 2025   Bruna Alasia
Festa del cinema di Roma 2025. “Put Your Soul On Your Hand and Walk”, morte di una fotoreporter a Gaza
”Put Your Soul On Your Hand and Walk”, Metti la tua anima in mano e cammina, sono le parole con le quali la fotoreporter ventiseienne Fatma “Fatem” Hassouna – vissuta sotto i bombardamenti e uccisa a Gaza con tutta la famiglia il 16 aprile 2025 – spiega alla regista Sepideh Farsi, profuga dall’Iran e in esilio a Parigi, il sentimento con il quale si avventurava a fotografare per le strade distrutte della sua città. Cercando di meglio capire e divulgare la situazione palestinese, Sepideh Farsi ha conosciuto Fatma Hassouna in video chiamata e il film è un dialogo tra le due donne che stringe il cuore, straziante, agghiacciante, quando si sentono i lamenti dei feriti e il deflagrare autentico delle bombe. Fatem sarebbe felice di uscire dalla pericolosa reclusione in cui vive, senza cibo e acqua. Felice di conoscere il mondo delle persone normali, ma non abbandonerebbe mai la sua terra perché sente che Gaza, la Palestina, hanno bisogno di lei, dei suoi racconti fotografici, perché la gente sappia e si adoperi per la pace. È una ragazza intelligente, creativa, bellissima, mortificata dal velo che le nasconde i capelli, sorride malgrado la terribile situazione in cui si trova, mostrando una chiostra di denti bianca e perfetta. Con lei i fratelli più giovani, i piccoli della sua cerchia parentale. Fatem racconta la sua quotidianità attraverso una connessione instabile nella quale l’immagine spesso si sgrana, la sua lotta di resistenza per trovare cibo, acqua, batterie per i suoi strumenti di lavoro. La regista ha affermato che gli occhi di Fatem sono diventati i suoi stessi occhi su Gaza, che Fatem è una finestra sul mondo. Fatma “Fatem” Hassouna nell’intervista ha affermato con ingenuità di credere a quello che il Corano afferma e cioè che ogni cosa accade per una sua ragion d’essere e un suo perché. Non sembra d’accordo Sepideh Farsi, nè tanto meno lo spettatore che impotente assiste alle scene reali di una tragedia che mostra la follia umana. La stampa, commossa, non ce la fa neanche ad applaudire, tale è il silenzioso malessere che ha invaso tutti. Uscendo dalla sala si ode qualche sospiro: un film come questo fa comprendere, sentire fisicamente, cosa vuol dire vivere in quell’atmosfera, cosa realmente significa la discussa definizione di “genocidio”. Trailer del film Put Your Soul On Your Hand and Walk (2025) Un film di Sepideh Farsi con Sepideh Farsi e Fatma “Fatem” Hassouna Genere: Documentario Durata: 110 minuti. Produzione: Francia, Iran, Palestina Bruna Alasia
Festa del cinema di Roma 2025. I tre film sulla Palestina
Dopo il grandissimo interesse suscitato a Venezia da “The voice of Hind Rajab” premio Leone d’Argento e da “No other land” vincitore di un Oscar negli Stati Uniti, in un momento in cui Gaza è al centro dell’attenzione mondiale, tre sono i film sulla Palestina alla ventesima edizione della Festa del Cinema di Roma, dal 15 al 26 ottobre 2026. Ecco quali: “Palestine 36”, film di Annemarie Jacir Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival il 5 settembre 2025 e ambientato in Palestina nel 1936, durante la rivolta araba contro la trentennale occupazione britannica, racconta del giovane Yusuf, in perpetuo movimento tra il villaggio del quale è originario e Gerusalemme, mentre cominciano ad arrivare gli ebrei in fuga dall’Europa e dalle leggi razziali. I conflitti, i personaggi e le loro aspirazioni si intrecciano nella storia di un popolo intero, arricchita anche di notevoli e rari materiali d’archivio. Il film è la ricostruzione di un periodo fondamentale della storia della regione, che la regista palestinese Annemarie Jacir da tempo desiderava realizzare. Come i suoi film precedenti (Wajib, Quando ti ho visto e Il sale di questo mare), anche Palestine 36 è il candidato ufficiale palestinese agli Oscar per il miglior film straniero. Regia di Annemarie Jacir (2025). Palestina, Regno Unito, Francia, Danimarca, Norvegia, Qatar, Arabia Saudita, Giordania |119’ Cast: Hiam Abbass, Kamel El Basha, Yasmine Al Massri, Jalal Altawil, Robert Aramayo, Saleh Bakri, Yafa Bakri, Karim Daoud Anaya, Wardi Eilabouni, Ward Helou, Billy Howle, Dhafer L’Abidine, Liam Cunningham, Jeremy Irons. “Put Your Soul on Your Hand and Walk” documentario di Sepideh Farsi La protagonista del documentario, la foto-giornalista Fatma Hassouna, è stata uccisa a Gaza. In una piccola casa nel nord di Gaza, le connessioni cadono, i generatori si spengono, eppure il sorriso di Fatma è sempre presente, mentre si sistema l’hijab e parla di famiglia, vicini, aiuti, blackout e piccoli desideri: un pezzo di cioccolato, un pasto come si deve. La regia di Farsi, austera, senza enfasi retorica, lascia che siano volti, gesti e un umorismo spontaneo a sostenere il racconto, trasformando in cinema il reportage. Ne scaturisce uno scambio sommessamente radicale tra due donne che non si incontreranno mai. La regista iraniana Sepideh Farsi ci restituisce un ritratto penetrante di Gaza costruito attraverso mesi di videochiamate con la ventiquattrenne fotogiornalista palestinese Fatma Hassouna, uccisa poi lo scorso aprile durante un attacco israeliano in cui hanno perso la vita anche tutti i membri della sua famiglia. Composto in gran parte da conversazioni schermo a schermo, scorci di notiziari in diretta e soprattutto dalle fotografie scattate da Fatma, il film possiede l’intimità di una chiacchierata tra amiche e la nitidezza di un reportage dal campo. Once Upon a time in Gaza Nel diluvio di immagini dell’assedio, la vita e l’immaginazione dei gazawi restano invisibili. I registi Arab e Tarzan Nasser le riportano in scena mescolando revenge thriller, western urbano, satira e cronaca per restituire con forza il presente e la memoria di quella Gaza City che non vedremo mai più. 2007: Osama gestisce una falaferia e con lui lavora Yahya, studente timido che sogna di ottenere un permesso per lasciare la Striscia. Quando un poliziotto corrotto tenta di arruolare Osama come informatore, la resistenza dell’uomo innesca un’escalation di minacce e violenza. Due anni dopo, con Hamas al potere, un regista nota la somiglianza di Yahya con un militante celebrato come martire e lo ingaggia per interpretarlo in una produzione commissionata dalle autorità locali. Sul set, Yahya impara a “diventare” un eroe nazionale mentre, tra armi vere e zero effetti speciali, la finzione scivola nella realtà. Con un film audace, i Nasser riflettono su chi controlla le immagini e i miti – martirio compreso – evitando ogni pornografia del dolore. Regia di Tarzan & Arab Nasser (2025). Francia, Palestina, Germania, Portogallo Durata: 90’ Cast: Nader Abd Alhay, Ramzi Maqdisi, Majd Eid Bruna Alasia