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E’ l’intelligenza artificiale la nuova sfida  della scuola
L’adozione dell’intelligenza artificiale (AI), in particolare quella generativa (GenAI), ha visto in questi ultimi anni una crescita esponenziale, affermandosi rapidamente sia nel contesto lavorativo e generale, sia in quello specifico dell’istruzione superiore. I tassi di adozione dell’AI superano quelli di tecnologie trasformative precedenti come il personal computer (PC) o Internet. ChatGPT è diventato il sito web a crescita più rapida della storia per numero di utenti settimanali. Mentre però le sue implicazioni in ambito lavorativo sono ancora oggetto di dibattito, gli effetti sociali sono già visibili e tangibili. Come ogni innovazione tecnologica, anche la GenAI porta con sé luci e ombre. C’è però un particolare settore dove ogni tecnologia ha un impatto più profondo: la scuola. Imparare è un processo complesso, che richiede tempo, impegno, personale qualificato e metodologie adeguate. Qual è l’impatto della GenAI sul processo di apprendimento? Come usano effettivamente gli strumenti di GenAI docenti e studenti? In Italia, un’indagine della società di consulenza globale Deloitte rivela intanto che l’intelligenza artificiale generativa è già entrata nella quotidianità dei giovani: la metà della Gen Z e quattro Millennial su dieci la utilizzano ogni giorno. Oltre a liberare tempo e migliorare l’equilibrio vita-lavoro (lo afferma il 73% di Gen Z e Millennial), viene percepita come un supporto alla qualità del lavoro (71% Gen Z, 76% Millennial). Le applicazioni più comuni nel nostro Paese spaziano dalla creazione di contenuti (39% Gen Z, 37% Millennial) all’analisi dei dati (36% Gen Z, 39% Millennial) e al project management (33% Gen Z, 30% Millennial): https://www.deloitte.com/it/it/issues/work/2025-deloitte-global-gen-z-and-millenial-survey.html.  Ma è tra i banchi di scuola che sta crescendo la “Generazione AI”. Per comprendere quanto il corpo docente sia preparato a guidare questa trasformazione, Tortuga (https://www.tortuga-econ.it/), in collaborazione con Yellow Tech (https://www.yellowtech.it/), ha condotto la prima analisi su larga scala dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) nel sistema scolastico italiano, evidenziando come vi sia un’ adozione diffusa, ma una percezione distorta. L’uso della GenAI è già una realtà consolidata: la utilizza settimanalmente il 66% dei docenti e l’83% degli studenti. Eppure, il 35,6% dei docenti crede che i propri studenti non la usino mai, mentre in realtà solo il 17% degli studenti non ne fa uso regolare. Anche se l’utilizzo della GenAI appare superficiale e non privo di incomprensioni. Gli studenti la impiegano soprattutto in modo “di convenienza”: controllare risposte (56%) e cercare idee, più che approfondire. Dal lato docente, persistono invece equivoci sulle reali capacità della tecnologia: uno su due la considera più performante in matematica e logica, anche se, durante la survey, le funzionalità di ragionamento che porterebbero ad alti livelli di performance la GenAI in questi ambiti, erano per la maggior parte a pagamento e non di fruizione comune. Di fatto sono gli stessi modelli di GenAI a definire risposte a domande di contesto e traduzione come quelle in cui performano meglio. L’indagine evidenzia come gli insegnanti mostrino interesse a usare la GenAI per attività didattiche (preparazione di materiali o verifiche), ma trascurano il suo potenziale per ridurre il carico amministrativo e burocratico. Così rinunciano al “dividendo dell’IA”: il notevole risparmio di tempo che la tecnologia potrebbe offrire su attività a basso valore aggiunto o con un alto tasso di difficoltà. Un terzo dei docenti non utilizza la GenAI e tende a “mistificarla”: è più preoccupato che limiti il pensiero critico (+4%) e più scettico sul suo potenziale di supporto agli studenti in difficoltà (-11%) rispetto a chi la usa. “Tre docenti e studenti su quattro (75%), si legge nel report, concordano che la GenAI possa aiutare gli studenti in difficoltà. Per tradurre questa percezione positiva in pratica, è fondamentale finanziare la sperimentazione di tecnologie assistive basate sull’AI, come gli Intelligent Tutoring Systems, per personalizzare l’apprendimento, in particolare per studenti con Bisogni Educativi Speciali. L’obiettivo è sfruttare la tecnologia per ridurre le disuguaglianze e offrire a ogni studente percorsi di apprendimento su misura”. L’indagine evidenzia come l’introduzione della GenAI abbia minato il rapporto di fiducia tra docenti e studenti: il 71% degli studenti percepisce meno fiducia da parte dei propri insegnanti. Questa tensione si manifesta anche nelle valutazioni: due docenti su tre preferirebbero assegnare un voto più alto a un lavoro di qualità inferiore ma svolto autonomamente, rispetto a un elaborato migliore prodotto con l’ausilio di GenAI. L’avvento della GenAI costituisce una trasformazione strutturale per l’istruzione, capace di ampliare l’accesso, personalizzare i percorsi e sostenere processi di insegnamento e apprendimento; allo stesso tempo impone di ripensare integrità accademica, tutela dei dati, bias algoritmico e valutazione. Di fronte a questa duplice traiettoria, le istituzioni possono limitarsi a interventi emergenziali e frammentati, oppure costruire un quadro strategico iterativo e partecipato che renda l’adozione sostenibile, equa e critica. In questa prospettiva, nelle conclusioni dell’indagine vengono proposti alcuni ambiti d’azione: 1. Sviluppare una governance istituzionale chiara, iterativa e partecipata; 2. Investire in formazione continua e sviluppo professionale per gli educatori; 3. Ripensare curriculum e valutazione nell’era della GenAI; 4. Promuovere un uso personalizzato della GenAI; 5. Rafforzare la ricerca e il ruolo delle istituzioni nazionali.  Qui l’indagine: https://www.tortuga-econ.it/wp-content/uploads/2025/09/Generazione-AI.pdf.  Giovanni Caprio