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“Numeri che gridano: la realtà della violenza di genere in Italia” il 4 dicembre al Centro Pace di Forlì
Giovedì 4 dicembre 2025 si svolgerà presso il Centro Pace di Forlì la serata “Numeri che gridano: la realtà della violenza di genere in Italia”, dove verrà presentato da Chiara Tamarro (Centro Pace) il progetto “InclusiVoice”, finanziato dal Programma Erasmus+. Si tratta di un’iniziativa collaborativa volta a fornire ai/alle giovani gli strumenti per sviluppare competenze di advocacy nonviolenta e a sensibilizzare sul tema della parità di genere, con un’attenzione specifica al fenomeno del femminicidio.  Il progetto, intitolato “InclusiVoice”, si svolge dal 1° maggio 2025 al 31 ottobre 2026, e coinvolge tre partner principali: l’Associazione Centro per la Pace Forlì (Italia), l’EuroMed Feminist Initiative (Francia) e il Women’s NGOs Cooperation Network of Latvia (Lettonia).  Durante l’incontro inoltre, Alessia Prenjasi e Valentina Vannini presenteranno il report “Feminicides in Italy: A Critical Investigation Based on Data and Dynamics Analysis”.  Questo incontro fa parte della serie di eventi organizzati in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.    Raffaele Barbiero, per il Centro Pace di Forlì Redazione Romagna
La buona informazione
La sera del 3 novembre presso il Centro Pace di Forlì di è svolto un incontro sulle tematiche della riforma costituzionale sull’ordinamento giudiziario.  Organizzato dal Centro Pace con Libera e Costituzione e Democrazia, si è parlato  della riforma con il dottor Carlo Sorgi, già magistrato, il dottor Emanuele Picci, presidente sezione Associazione Nazionale Magistrati di Forlì, e con gli avvocati Marco Martines e Licia Zanetti, presidente Camera penale Romagna.  Il titolo significativamente era  “ informare e confrontarsi” che sono stati i due scopi dell’incontro al quale hanno partecipato circa 80 persone, molte delle quali sono intervenute con domande e riflessioni. Nella serata  sono state date  informazioni sul tema, fornendo anche materiale cartaceo di riferimento,  e si sono confrontati i diversi orientamenti con rispetto reciproco per fare in modo che al termine  dell’incontro i presenti potessero formarsi una propria opinione. La centralità del tema è di tutta evidenza così come la necessità di una corretta e completa informazione. Infatti occorre sgomberare il campo da messaggi fuorvianti. La riforma, che per essere definitiva richiede auspicabilmente ancora un passaggio referendario, non è una riforma della giustizia, non ci sarà nessuna conseguenza sulla situazione reale della giustizia del paese ed è lo stesso ministro Nordio, d’altro canto, a precisarlo: “Non ho difficoltà a riconoscere che la riforma non risolve nessuno dei problemi della giustizia” (Repubblica, 11/10/2025 ) questo nonostante i gravi problemi in termini di tempi e di risorse del settore giustizia.  La riforma non è neppure una separazione delle carriere tra giudici e PM come si cerca di indicare attraverso i mezzi di informazione. Infatti le carriere sono già di fatto separate ( 40 magistrati all’anno su un organico di 10 mila magistrati transitano annualmente dall’una all’altra funzione) e comunque non serviva una legge costituzionale per separare le carriere per il semplice fatto che l’unione delle funzioni giudice PM non è un principio costituzionale (come a suo tempo affermato anche dalla Corte Costituzionale: ”La Costituzione … non contiene alcun principio che imponga o al contrario precluda la configurazione di una carriera unica o di carriere separate fra i magistrati addetti rispettivamente alle funzioni giudicanti e a quelle requirenti”,  (sent. n.37\2000). La chiave di lettura della riforma Nordio è esclusivamente politica: con la legge costituzionale si vogliono superare i controlli sempre più “indigesti” per  chi vede nella investitura popolare un lasciapassare per poter decidere come crede. L’ultimo esempio della Corte dei Conti è significativo in questo senso.  L’”interpretazione autentica” di questa riforma è quella fornita  dalla Presidente del Consiglio che, dopo la recente decisione della Corte dei Conti, ha dichiarato: «La mancata registrazione da parte della Corte dei Conti della delibera riguardante il Ponte sullo Stretto è l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento. La riforma costituzionale della giustizia e la riforma della Corte dei Conti rappresentano la risposta più adeguata a una intollerabile invadenza, che non fermerà l’azione di Governo». Un ulteriore aspetto altrettanto preoccupante è lo svilimento del ruolo del Parlamento al quale abbiamo assistito nell’iter per il doppio passaggio del testo ai sensi dell’art. 138 Costituzione che non ha potuto dibattere la legge, ma solo votarla a “scatola chiusa”. Piero Calamandrei, uno dei padri della nostra Costituzione, scriveva: “Nel campo del potere costituente il governo non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria. Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti”. Per la riforma sulla separazione delle carriere abbiamo assistito ad una umiliazione delle prerogative parlamentari con votazioni blindate sul testo governativo della riforma e nessuna possibilità di dibattito parlamentare.  Aula sorda e grigia la chiamava Mussolini e il rischio è che la caduta delle prerogative parlamentari accentui i richiami.   Carlo Sorgi, già magistrato Raffaele Barbiero, Centro Pace Forlì Redazione Romagna
Sciopero per Gaza: Forlì c’è
Forlì c’è! Era questo uno dei cartelloni mostrati da un gruppo di studenti allo sciopero di venerdì 3 ottobre 2025 indetto dalla Cgil e da altre sigle sindacali e sostenuto da molti partiti e da molte realtà associative.  Sciopero indetto per esprimere solidarietà alla Global Sumud Flotilla e chiedere al governo di intervenire su Israele a tutela dei volontari, evitando di essere pavidi nei confronti del governo israeliano e oltraggiosi nei confronti dei 500 attivisti che in 50 imbarcazioni si erano dirette verso Gaza per portare aiuti umanitari e contrastare il genocidio attuato da Israele e dal suo esercito nei confronti della popolazione palestinese. Il Centro Pace di Forlì è fra le associazioni che non solo hanno aderito allo sciopero, ma che sono anche intervenute alla fine di una meravigliosa, pacifica e nonviolenta manifestazione che ha coinvolto circa 4.000 persone, fra cui tantissimi giovani. Abbiamo sottolineato alcune cose: 1. i “like” sono importanti nei social per indirizzare e sostenere un’idea, ma più importanti sono i CORPI, cioè la presenza fisica delle persone che si ritrovano e si mettono insieme per chiedere cambiamenti, giustizia e pace; 2. nel 1992 circa 500 persone ruppero l’assedio di Sarajevo nella guerra fratricida della ex-Jugoslavia. Ieri come oggi c’era chi derideva queste persone che però riuscirono per un giorno a rompere quell’assedio, a portare aiuti, ad impedire il crepitio delle armi e a dimostrare che la società civile molte volte è più avanti e più determinata di governi spesso vergognosamente complici ed interessati che guerre e distruzioni non si fermino. Quella iniziativa permise tra l’altro la nascita di una legge in Italia che sosteneva e proteggeva chi disertava e chi esprimeva obiezione di coscienza alla guerra, anche il Parlamento Europeo allora sostenne i disertori e gli obiettori di coscienza. Alla fine della guerra poi uno dei principali fautori di quella guerra, Slobodan Milosevic, fu portato difronte alla Corte Penale Internazionale. Trovate voi la differenza con la situazione odierna; 1. in Europa si sta ritornando a pensare la guerra come una opzione possibile per risolvere i conflitti. Lo si evidenzia anche dal folle piano di riarmo chiamato Re-Arm Europe che vale 800 miliardi di euro e dal fatto che molti Paesi fra cui l’Italia hanno ceduto al ricatto degli USA di portare le spese militari al 5% del proprio PIL.  Significa per l’Italia altri 100 miliardi di euro da spendere in armi e soldati quando questo “traguardo” sarà raggiunto. Ciò comporterà inesorabilmente tagli drastici all’educazione, all’Università, alla ricerca, all’innovazione, alla sanità, allo stato sociale, alla lotta al cambiamento climatico (di cui infatti non si parla più). E questo pur in presenza di possibili alternative, una di queste sono i Corpi Civili di Pace Europei, da un’idea di Alexander Langer votata ed approvata 30 anni fa. Da allora, nonostante studi di fattibilità, ulteriori pronunciamenti favorevoli del Parlamento Europeo NON UN EURO è stato speso per attuarli. Si vuole la pace e si finanzia la guerra, questa è l’amara constatazione; 2. infine è importante che soprattutto i giovani siano coscienti di un pezzettino di potere che hanno nelle loro mani: questo pezzettino di potere si chiama DIRITTO DI VOTO. Questo diritto è stato ottenuto con la lotta contro il nazifascismo e con la Resistenza e, ricordiamo, che solo dal 1946 il diritto di voto in Italia è esercitato anche dalle donne. Allora non buttiamo alle ortiche questo diritto che ancora in Italia possiamo esercitare liberamente: andiamo, andate a votare quando si vota il Sindaco della città, quando si vota il Presidente della Regione, quando si vota il governo del proprio Paese. Non farlo ci priva di uno strumento di cambiamento e consegna il potere a chi magari sostiene che a Gaza non ci sia un genocidio, che Israele sta solo esercitando il proprio diritto di difesa e che “il diritto internazionale è importante, ma fino ad un certo punto”.   Raffaele Barbiero, del Centro Pace di Forlì Redazione Romagna