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TANZANIA: REPRESSIONE POST ELEZIONI PROVOCA CENTINAIA DI MORTI, “UNA CICATRICE CHE RIMMARRÁ”
La presidente uscente Samia Suluhu Hassan, al potere dal 2021, ha ottenuto una schiacciante vittoria alle elezioni generali del 29 ottobre in Tanzania: il 97,66% dei voti a suo favore. Alla notizia della rielezione, sono scoppiati scontri in moltissime località del paese tra seggi vandalizzati, schede disperse e urne incendiate. Durissima la repressione delle forze militari e di polizia. Diverse fonti, tra cui l’opposizione, un attivista legale e due fonti diplomatiche, affermano che centinaia di persone, forse anche diverse migliaia, sono state uccise dalle forze di sicurezza dopo le proteste scoppiate il giorno delle elezioni del 29 ottobre. Segnalati anche numerosi rapimenti e sparizioni. Fonti ufficiali parlano invece di qualche decina di vittime. E’ stato difficile comprendere quanto accaduto poiché, dall’inizio delle proteste, internet è stato interrotto; bloccati anche i voli ed è stato introdotto un rigido coprifuoco. Le misure hanno iniziato ad allentarsi soltanto dall’inizio di questa settimana. Anche a causa del blocco di internet, si sono registrati grossi problemi ai punti di confine con il Kenya, dove si sono creati interminabili file di camion e una certa tensione, sia in entrata che in uscita, con danni economici rilevanti, dal momento che i carichi di merce deperibile sono andati perduti. Le elezioni tanzaniane non sono state né libere né credibili hanno dichiarato, tra gli altri osservatori, diversi rappresentanti dell’Unione Europea. Ma il presidente dell’Unione Africana, il gibutino Mahmoud Ali Youssouf, si è congratulato immediatamente per la vittoria, pur esprimendo cordoglio per le vittime dei disordini, ma assicurando il sostegno dell’organizzazione “al popolo e al governo della Tanzania nei loro sforzi di preservare la pace, la coesione nazionale e la democrazia”. La legge elettorale del paese non prevede l’eventuale ricorso dei perdenti, come ad esempio in Kenya, e dunque i risultati certificati dalla Commissione elettorale sono definitivi. L’approfondimento con Luca, cittadino italiano che da 15 anni vive nel paese dell’Africa centro orientale, in collegamento da Arusha. Ascolta o scarica
MAROCCO: “MENO STADI, PIÙ OSPEDALI” LA GEN Z SCENDE IN PIAZZA, CETINAIA DI ARRESTI
4 giorni di proteste guidate dalla Generazione Z hanno attraversato più di dieci città marocchine. In piazza, i manifestanti hanno denunciato la corruzione del governo e accusato le istituzioni di avere priorità sbagliate; infatti mentre lo Stato destina ingenti risorse ai preparativi per la Coppa del Mondo FIFA 2030, il sistema sanitario ed educativo del Paese sono al collasso. La scintilla che ha acceso le proteste è stata la morte, nel giro di una settimana, di diverse donne sottoposte a parto cesareo all’ospedale pubblico Hassan II di Agadir. Questi casi hanno portato a proteste locali già il 10 e 15 settembre davanti all’ospedale, dove si è denunciato una grave carenza di personale, sovraffollamento e apparecchiature mediche daneggiate. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Marocco conta meno di otto medici ogni 10.000 persone, contro i 25 raccomandati. Uno slogan ricorrente che sintetizza la rabbia recita: “Gli stadi sono qui, ma dove sono gli ospedali?”. Accanto a questo, le richieste di libertà, dignità e giustizia sociale: il tasso di disoccupazione del 12,8%, che sale al 35,8% tra i giovani e al 19% tra i laureati. Le università pubbliche sono a corto di fondi, le infrastrutture crollano e i quartieri popolari vengono abbandonati. A mobilitare le piazze è soprattutto la Generazione Z marocchina, la fascia più numerosa della popolazione. Attraverso i social, in particolare su Tik Tok e Discord, gli organizzatori hanno coordinato le azioni, chiamando a raccolta giovani, insegnanti e operatori sanitari. Le proteste sono state promosse da due collettivi online, GenZ212 (con riferimento al prefisso telefonico internazionale del Marocco +212) e Morocco Youth Voices. La risposta delle autorità è stata la repressione: in diverse città la polizia ha cercato di disperdere i cortei con la forza e arrestato decine di persone; a Oujda un furgone della polizia ha investito un manifestante senza fermarsi, passandogli sopra. Il punto della situazione con Siham della redazione di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.