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Divario di genere: l’Italia resta distante dall’Europa e non percepisce il problema
Nel nostro Paese il 58% delle donne e il 43,6% degli uomini ritengono che le donne siano trattate meno equamente in assunzioni, retribuzioni e promozioni; nella media europea questa percezione si attesta su valori pari al 64,1 % della popolazione femminile e al 50% circa di quella maschile, mentre in Paesi come la Svezia e la Francia raggiunge valori pari a circa l’80% delle donne e circa il 65% degli uomini. In Italia, la percezione cresce all’aumentare del livello di istruzione ed è più elevata nelle Regioni del Nord rispetto al resto del territorio. Meno consapevoli sono complessivamente gli uomini, soprattutto under 30, e le classi di età anziane. Si tratta di alcune delle evidenze che emergono dall’undicesimo round della European Social Survey, un’indagine statistica comparata, che sulla base dei dati disponibili a maggio 2025, ha visto la partecipazione di oltre 40.000 persone – di cui 2.865 in Italia – di età pari o superiore 15 anni, residenti in 24 Paesi europei (non solo membri dell’Unione Europea). II Rapporto nazionale sul Round 11 realizzato dall’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) approfondisce, in una prospettiva comparata europea, i temi della partecipazione al mercato del lavoro, l’uso del tempo, le determinanti del benessere, della soddisfazione e della fiducia, le prospettive valoriali, utilizzando la dimensione di genere come chiave di lettura trasversale. Circa le differenze retributive, a livello di media europea oltre il 65% delle donne ed il 56% degli uomini ritiene molto positivo per l’andamento dell’economia nazionale che donne e uomini ricevano pari retribuzione per lo stesso lavoro. In Paesi come l’Islanda, la Svezia o la Spagna, questo principio raccoglie il consenso di oltre l’80% delle donne e di oltre il 70% degli uomini, mentre in Italia questa opinione è condivisa da quasi il 60% delle donne e il 50 % degli uomini. Rispetto all’effettiva presenza dei gender gap sul lavoro in Italia, misurati da Eurostat al 43%, il 19,2% degli uomini e il 14,5% delle donne ritiene che tali gap siano solo un fenomeno limitato e sporadico. Donne e uomini presentano anche notevoli differenze nell’uso del tempo. Nel nostro Paese, a prestare assistenza e cura non retribuita a un familiare, amico o conoscente è circa il 24% della popolazione di 15 anni e più. In questa quota le donne caregiver sono il 10% in più degli uomini, valore più alto, insieme a Polonia e Slovenia, tra tutti i Paesi europei considerati. Tale percentuale si amplia quando l’onere della cura supera le 10 ore settimanali ed arriva al 42% circa (contro la media europea del 28% circa). Il carico di cura per le donne cresce progressivamente con l’età: si passa dalla generazione sandwich over 40, che gestisce simultaneamente bambini ed anziani, alla fascia di passaggio tra la terza e la quarta età (tra i 60 e i 74 anni, ove gli uomini caregiver sono circa il 18% e le donne caregiver il 38%). In termini di benessere complessivo, oltre la metà dei Paesi si dichiara “soddisfatto della propria vita”. In Italia, lo sono il 38,2 % degli uomini contro il 34,5% delle donne, mentre l’insoddisfazione è prevalentemente femminile e si amplifica con l’avanzare dell’età. Il Rapporto evidenzia la distanza tra le reali criticità di genere del nostro Paese e la consapevolezza della loro esistenza da parte della popolazione. “La componente femminile, in particolare quando in età da lavoro, rappresenta la principale risorsa strategica per far crescere l’occupazione nel nostro Paese”, ha commentato Natale Forlani,  Presidente dell’INAPP. “Molte ricerche in materia confermano l’importanza dei servizi di conciliazione tra i carichi lavorativi e quelli familiari, per consentire alle donne di partecipare al mercato del lavoro e per favorire la crescita del comparto dei servizi alle persone, che negli altri Paesi europei attira una quota rilevante di domanda di lavoro qualificato. È intenzione del nostro Istituto costruire un modello di valutazione dell’efficacia delle politiche in un’ottica di genere per stimolare gli interventi nell’ambito delle politiche del lavoro, della conciliazione e della formazione, al fine di ridurre i divari esistenti.” Qui per approfondire: https://oa.inapp.gov.it/server/api/core/bitstreams/dc9d4757-1cbb-46ec-8a57-6392b31dd824/content Giovanni Caprio
Caregiver: manca ancora una legge nazionale che riconosca questo ruolo
Il caregiver (letteralmente prestatore di cura) è una persona che presta cura e assistenza a soggetti non autosufficienti a causa di malattie o di gravi disabilità (https://www.caregiversummeet.it/wp-content/uploads/2024/06/caregiver-normativa.pdf). Fornendo sia supporto emotivo che pratico, il caregiver diventa un importante punto di sostegno nella vita di queste persone. Convenzionalmente, il ruolo di caregiver viene diviso in due categorie: il “caregiver informale”, solitamente un amico o un familiare, che nel caso di un adulto può essere il coniuge o il figlio, ed il “caregiver formale”, o la “assistente familiare”, come definita nel Ccnl di categoria e nelle norme di legge, comunemente definito badante per persone non autosufficienti o con gravi disabilità, ovvero un professionista che presta assistenza dietro retribuzione e che talvolta si sceglie di far convivere con il paziente per diverse necessità. Secondo i dati ISTAT, in Italia circa il 13,5% della popolazione è un caregiver familiare, ovvero più di 7 milioni di persone, di cui il 58% sono donne. Per poter assolvere ai compiti di cura, spesso i caregiver sono costretti a ridurre drasticamente l’attività lavorativa o, in casi estremi, abbandonare il lavoro. I compiti del caregiver sono numerosi e richiedono competenze diverse, anche mediche, con una disponibilità continua, inclusi orari notturni e festivi. Senza il loro contributo, il peso della cura ricadrebbe sul sistema sanitario e sulla collettività. Fondamentale ricordare che l’assistenza fornita coinvolge non solo la sfera economica, ma anche quella fisica e l’investimento di risorse soprattutto emotive. Comune a tutti i caregiver è lo stress psicologico, senso di incomprensione e isolamento. Il caregiver svolge questo ruolo a titolo personale, volontario e non retribuito, ridimensionando la propria attività professionale, trascurando la propria salute, e ritrovandosi socialmente isolato. I caregiver esprimono preoccupazione per il futuro dei loro cari, nel caso in cui non potessero più occuparsene. Oggi in Italia, il 24,0% della popolazione ha più di 65 anni di età. Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% del totale secondo lo scenario mediano. Una significativa crescita è attesa anche per la popolazione di 85 anni e più, quella all’interno della quale si concentrerà una più importante quota di individui fragili, dal 3,8% nel 2023 al 7,2% nel 2050 con margini di confidenza tra il 6,4 e l’8%. Con amore e abnegazione assistono una persona cara che ne ha bisogno, ma per i caregiver dedicarsi a questa attività di cura ha un impatto non trascurabile sulla salute. Circa 4 su 10 (41%) riferiscono infatti di aver sviluppato malattie croniche di cui non soffrivano in precedenza (di questi, ben il 66% riferisce di aver sviluppato 2 o più patologie): in cima vi sono quelle psichiatriche, seguite da quelle scheletro-muscolari, cardiovascolari e gastro-intestinali. In particolare, le donne più giovani hanno una prevalenza maggiore di queste patologie rispetto alle coetanee. In più, l’assistenza a una persona cara comporta, sempre in misura maggiore per le donne, una rinuncia a visite mediche e ricoveri. Questa la fotografia scattata di recente all’Istituto Superiore di Sanità in occasione del convegno “Promuovere la salute delle persone caregiver familiari in ottica di genere: prospettive future”, promosso dal Centro di riferimento per la medicina di genere. Il quadro emerge da una survey nell’ambito del progetto “L’impatto del genere sullo stress psicologico e lo stato di salute nelle persone caregiver familiari“, a cui hanno risposto 2033 persone, 83% donne. “È di fondamentale importanza, ha sottolineato  Elena Ortona, direttrice del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Iss, mettere l’accento sulle differenze di sesso e genere nello stato di salute dei caregiver e delle caregiver familiari. Le donne, in particolare, si fanno carico in maniera preponderante del lavoro di assistenza e cura all’interno delle famiglie, specialmente quando si tratta di familiari non autosufficienti. Questo impegno costante e spesso gravoso ha un impatto diretto e profondo sulla loro salute. La ricerca evidenzia che le donne che svolgono il ruolo di caregiver sono maggiormente esposte a problemi di salute fisica e psicologica; di conseguenza, le disuguaglianze di genere possono generare a loro volta disuguaglianze di salute. Alla luce di ciò è fondamentale che le politiche socio-sanitarie, nel programmare interventi di sostegno rivolti ai caregiver e alle caregiver familiari, considerino le differenze di sesso e genere basate sulle evidenze scientifiche. L’integrazione di questa prospettiva è essenziale per attuare efficaci misure di prevenzione, volte a ridurre le patologie associate allo stress e a garantire un sostegno più equo e mirato”. A livello nazionale, seppur con ritardo e qualche incertezza, si sta lavorando per arrivare a una legge che riconosca pienamente il valore sociale ed economico dell’impegno quotidiano dei caregiver. Qualcosa si muove – e da tempo – nei territori, a partire dall’Emilia-Romagna che con la legge regionale denominata “Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare (persona che presta volontariamente cura ed assistenza)” del 2014 ha riconosciuto, prima fra le regioni italiane, la figura del caregiver in quanto componente informale della rete di assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari, tutelandone i bisogni. Una legge modificata ed aggiornata lo scorso anno: https://demetra.regione.emilia-romagna.it/al/articolo?urn=er:assemblealegislativa:legge:2014;2. Nel 2024, con la legge regionale n. 5 anche la Regione Lazio è intervenuta a sostegno dei caregiver familiari, prevedendo una dotazione di 15 milioni di euro nel triennio 2024-2026, di cui i primi 5 milioni sono già stati assegnati ai distretti socio-sanitari per attivare i servizi nel corso del 2025. Tra le misure previste vi sono interventi di sollievo, che consentono al caregiver di prendersi una pausa con la garanzia di un’assistenza alternativa al domicilio o in struttura, oppure l’introduzione di un portafoglio personale fino a 1.000 euro annui da spendere per il benessere psicofisico del caregiver stesso, attraverso: palestra, corsi di aggiornamento, attività formative. Particolare attenzione è stata riservata ai giovani caregiver, spesso studenti che si trovano a sostenere un genitore in difficoltà, per i quali sono previsti crediti formativi scolastici e universitari, oltre a forme di premialità nei bandi pubblici. Ad oggi sono 12 le Regioni italiane che hanno approvato una normativa sul sostegno ai caregiver familiari, ma senza un quadro normativo nazionale restano interventi incompleti e parzialmente efficaci. In Parlamento sono depositate numerose proposte di legge sul riconoscimento del ruolo dei caregiver, quindi è forse arrivato il momento di approvare finalmente una legge organica nazionale. Da segnalare, infine, la Caregiver SumMeet, un progetto ideato da Cencora PharmaLex in sinergia con numerose Associazioni di pazienti. Si tratta di un format rivolto a tutti gli attori di sistema, finalizzato all’individuazione di soluzioni condivise che consentano la migliore definizione del ruolo del caregiver in tutte le sue rappresentazioni e forme. Una vera e propria Call to Action per sensibilizzare le istituzioni competenti sui bisogni del caregiver e sollecitare un concreto intervento normativo. Durante  l’evento istituzionale “Caregiver SumMeet” del 2024 fu presentata la prima Carta dei diritti del caregiver, aggiornata a luglio 2025. Qui la legge della regione Lazio sul caregiver familiare: https://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglio-regionale/?vw=leggiregionalidettaglio&id=9483&sv=vigente.  Qui la Carta dei Diritti del Caregiver – aggiornamenti 2025: https://www.caregiversummeet.it/wp-content/uploads/2025/07/CARTA-DIRITTI-2025.pdf.  Giovanni Caprio