Dal nord al sud dello Stivale, ferve il lavoro del popolo pacifista
Grottaglie
Si è svolta ieri, sabato 27 settembre 2025, una manifestazione nonviolenta di
dissenso davanti alla sede di Grottaglie (TA) della Leonardo SpA, l’azienda
compartecipata dallo Stato italiano che produce e vende strumenti di morte in
tutto il mondo.
In un contesto geopolitico fortemente instabile, con venti di guerra che si
agitano sia nella zona russo-ucraina, con l’impegno della NATO in prima linea
nel tentativo di arrestare la Russia, sia nella zona del Mediterraneo, dove è in
corso un genocidio da parte di un alleato dell’Italia, il popolo pacifista
pugliese chiede di arrestare la produzione di strumenti di morte e riconvertire
immediatamente l’industria.
Proprio la Puglia, negli anni ’80, fu con don Tonino Bello il laboratorio
politico pacifista da cui prese spunto la Legge 185 del 9 luglio 1990. Quella
legge fu pensata per disciplinare l’esportazione, l’importazione e il transito
di materiali di armamento in Italia, introducendo un rigoroso sistema di
controllo governativo e parlamentare. Quella legge era pensata per vietare la
vendita di armi verso paesi in conflitto o che violano i diritti umani,
tutelando così principi di pace e responsabilità internazionali, ma, purtroppo,
oggi quella legge viene impunemente ignorata, avviando triangolazioni
commerciali che permettono alle nostre armi di giungere anche in Israele per
massacrare la popolazione palestinese.
Per questo numerose persone, legate ai vari movimenti pacifisti e nonviolenti
della Puglia, si sono date appuntamento a Grottaglie davanti alla fabbrica
della Leonardo SpA per manifestare contro le politiche di guerra che prevedono
il riarmo e la difesa europea in seno all’agenda imposta dalla NATO, ma anche
per chiedere contro ai prossimi governatori della regione, considerate le
imminenti elezioni, quale sia il loro orientamento sulla militarizzazione del
nostro territorio.
Per l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università c’erano diversi docenti, attivisti e attiviste. In
particolare, Sabina Palladini di Lecce ha preso la parola per denunciare le
varie complicità delle università italiane con Leonardo SpA e con le scuole in
un processo di israelizzazione e militarizzazione che avrà affetti deleteri
sulle future generazioni, se non viene arrestato immediatamente.
“Forse l’ultima alternativa di pace per il mondo sei proprio tu, povero operaio,
che vivi all’epicentro di questo apocalittico vortice di morte. Non
scoraggiarti. Tu sei la nostra superstite speranza.
Se tutti gli ottantamila tuoi compagni di lavoro si mobiliteranno, il sogno di
Isaia diventerà presto realtà”.
(Don Tonino Bello – All’operaio che lavora in una fabbrica d’armi)
La Spezia
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ha
partecipato alla grande manifestazione che ieri, sabato 27 settembre si è tenuta
a La Spezia contro la fiera bellica Seafuture, a sostegno della Palestina e
della missione della Global Sumud Flottiglia.
Al termine del corteo sono state montate le tende davanti all’arsenale militare,
una acampada che si collega a quanto sta succedendo in molte città d’Italia.
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università,
insieme a molte altre realtà, è fortemente impegnato per la demilitarizzazione
di La Spezia e per contrastare l’economia di guerra su cui ruota da decenni la
nostra città.
Palermo
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università in
merito alla presenza del “Villaggio promozionale dell’Esercito Italiano” dal 2
al 5 ottobre 2025 a piazza Politeama denuncia la totale incompatibilità di
questo evento, simbolo di una cultura bellicista, proprio durante questa
delicatissima situazione geopolitica internazionale, con l’ulteriore
innalzamento della tensione nel versante orientale dell’Europa, il genocidio in
atto a Gaza contro il quale il 22 settembre scorso la Scuola, i lavoratori e
tutta la società civile hanno manifestato.
Per questo motivo abbiamo chiesto all’Ufficio scolastico regionale e ai
dirigenti scolastici di non sponsorizzare questo evento, e alle/ ai docenti di
non rendersi disponibili ad accompagnare le/gli studenti.
Questo perché riteniamo che la Scuola sia incompatibile con la cultura della
difesa che utilizza la guerra e il riarmo per parlare di pace. Oggi la Scuola
chiede a gran voce di fermare tutte le guerre e il massacro di inermi
popolazioni, di rispettare il diritto internazionale ripristinando la legalità
laddove invece con le armi e gli eserciti si calpestano i diritti umani.
Già gli scorsi anni l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e
delle università, così come tante associazioni per la pace, aveva denunciato che
visitare padiglioni militari, fare prove di combattimento “corpo a corpo”,
conoscere il funzionamento dei più moderni mezzi in dotazione alle FF. AA, (come
in questo evento l’elicottero Mangusta) e le capacità ricognitive dei droni,
strumenti di morte usati in tutti gli scenari di guerra, pur fortemente
attrattivi, non hanno alcuna ricaduta educativo-pedagogica se non di
“normalizzare” la guerra e l’uso della forza, oltre a tentare di reclutare
giovani nelle Forze Armate presentata come una “sicura” opportunità di lavoro.
Siamo convinti che il compito della Scuola sia di offrire ai giovani prospettive
di pace e di futuro senza conflitti, di coltivare il rispetto dell’ ”altro” e
tra i popoli, far comprendere e rispettare l’art. 11 della Costituzione che
indica il ripudio della guerra come elemento per dirimere i conflitti.
Fare educazione alla pace o orientare gli studenti verso attività di lavoro
rispettose dello spirito delle linee guida per l’educazione alla pace e alla
cittadinanza globale dello stesso Ministero dell’Istruzione e del merito (nota n
4469/2017), contrasta con questo tipo di attività svolte in contesti militari,
sempre più spesso proposte a studenti di tutte le età, che esaltano il
nazionalismo e i suoi valori quali “coraggio”, “difesa della patria”, “orgoglio
nazionale” appartenenti a quella Cultura della Difesa e della Sicurezza, già
declinata nel 2007 nella riforma dei servizi segreti, oggi ribadita nel recente
“Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa”,
istituito dal Ministro Crosetto.
Alleghiamo lettera inviata al Dirigente USR Sicilia.
Al Direttore USR Sicilia. No al Villaggio dell’esercito
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università