Politica contro Scienza
È indispensabile un’accelerazione della democratizzazione dell’informazione
scientifica, per cui gli scienziati siano capaci di spiegare i contenuti e le
prospettive delle loro ricerche, attraverso un’azione capillare diretta al largo
pubblico. Sono necessarie campagne di controinformazione, che invadano le reti
sociali e tutti i gli altri mezzi di comunicazione. Nelle scuole si sta armando
la guerra contro il sapere per modificare e falsificare i contenuti
dell’insegnamento. È in questo ambito che la difesa della verità scientifica,
storica e civile deve essere più strenua. Le nuove generazioni si stanno
confrontando ovunque con i problemi esistenziali ed etici legati alle politiche
autoritarie e inique condotte dai governi in ogni parte del globo e
particolarmente negli Stati Uniti. Troveremo la capacità e i mezzi per parlar
loro?_
La Politica contro la Scienza? Non mi sarei mai immaginato di scrivere un
articolo come questo, io che ho iniziato la maturazione politica nel 1968
denunciando l’uso della Scienza da parte del capitale. Allora si trattava di
demistificare la «neutralità» della scienza, mostrando come la scienza fosse
spesso usata e a volte diretta in funzione delle scelte politiche della classe
dominante. Un esempio inoppugnabile dell’alleanza fra Capitale e Stato nell’uso
della scienza fu il Progetto Manhattan realizzato dagli Stati Uniti fra il 1942
e il 1946 con l’appoggio della Gran Bretagna e il Canada. Il progetto riunì
eminenti fisici e rappresentanti dell’industria bellica americana per produrre
l’arma finale, la bomba atomica. Il potere politico ed economico hanno sempre
influito sulle scelte strategiche della scienza, indirizzando la ricerca
scientifica ai loro fini attraverso politiche di ricerca e finanziamenti mirati.
Negli ultimi decenni, la scienza accademica, nei paesi detti occidentali, è
riuscita a ottenere una certa autonomia, purché fosse all’interno delle scelte
politiche strategiche degli Stati. Con lo sviluppo accelerato delle tecnologie,
la scienza applicata ha preso il sopravvento nei piani nazionali di ricerca. C’è
bisogno assoluto di una collaborazione stretta fra scienza fondamentale e
scienza applicata, particolarmente nei campi della ricerca energetica e
biologica. Tuttavia le scelte politiche dei paesi industrializzati, convinti che
la tecnologia sia il motore di progresso economico e di profitti a breve termine
per le aziende, hanno sbilanciato quest’equilibrio verso la ricerca applicata.
Lo hanno fatto attraverso la definizione delle priorità strategiche,
l’allocazione di fondi pubblici e la creazione di partenariati fra ricerca
accademica e aziende private, a profitto di quest’ultime.
Gli Stati Uniti, usciti indenni dal secondo conflitto mondiale, grazie alla loro
ricchezza e al loro statuto di superpotenza, sono stati il paese che ha
assicurato il più forte sviluppo della ricerca scientifica, seppure con
attenzione privilegiata allo sviluppo tecnologico (Research and Developpement).
Benché il fine di questi investimenti sia il profitto privato, i governi degli
Stati Uniti avevano capito il valore strategico della ricerca accademica e
avevano finora assicurato una larga autonomia alle sue istituzioni.
È proprio da questo paese, gli Stati Uniti, che, sotto la presidenza Trump, la
politica ha scatenato un’offensiva senza precedenti contro la scienza. Nel
luglio di quest’anno, il Dipartimento dell’Energia ha pubblicato un rapporto che
rimette in causa gli effetti nefasti del cambiamento climatico, in aperta
contraddizione con il rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento
climatico (GIEC), il più autorevole organismo internazionale per la valutazione
dei cambiamenti climatici. Lo scopo è di invertire la politica federale attuale,
basata sul riconoscimento che il riscaldamento per effetto serra rappresenta una
minaccia per il benessere pubblico e così permettere il rilancio dell’industria
delle energie fossili. Trump aveva già firmato il ritiro degli Stati Uniti
dall’Accordo di Parigi sul clima pochi giorni dopo il suo insediamento alla
presidenza e si appresta a tagliare i fondi alla National Oceanic and
Atmospheric Administration, l’Agenzia Federale che si occupa delle previsioni
meteorologiche, del monitoraggio del cambiamento climatico e dello studio del
mare.
Il suo Segretario alla Salute, Robert Kennedy Jr., ha annunciato il
licenziamento di 10.000 persone impiegate nelle principali istituzioni di
ricerca degli Stati Uniti, il National Institutes of Health, la Food and Drug
Administration, e il Center for Disease Control and Prevention. A giugno Kennedy
aveva licenziato tutti gli esperti della Commissione di consulenza sulle
pratiche di immunizzazione. Ha in seguito cancellato il finanziamento di
ventidue progetti vaccinali basati sulla tecnologia dell’acido ribonucleico
messaggero (mRNA), bloccando di fatto lo sviluppo di questa tecnologia,
considerata uno dei maggiori progressi nella ricerca vaccinale. La tecnologia
del mRNA infatti permette una produzione rapida e adattabile all’evoluzione del
patogeno, cruciale in caso di nuove pandemie. È stato valutato che i vaccini
mRNA hanno salvato milioni di vite durante la pandemia di Covid. Kennedy Jr.,
sostenuto da Trump, vuole invece dirigere la ricerca scientifica sui presunti
legami fra vaccini e autismo, non confermati dagli studi scientifici.
I tagli complessivi dei fondi per la ricerca fondamentale previsti
dall’amministrazione Trump vanno dal 34% al 50%. La National Science Foundation,
nota per sostenere una ricerca fondamentale relativamente indipendente, si vedrà
tagliare il budget del 56%. I criteri per decidere la riduzione di
finanziamenti, la soppressione di agenzie di ricerca e di programmi scientifici
non hanno nulla a che vedere con la scienza. Sono basati sulla volontà
presidenziale di farla finita con i programmi che da lontano o da vicino siano
in rapporto con i cosidetti « DEI » (Diversità, Equità, Inclusione).
Per ritrovare nella storia esempi comparabili di un tentativo di asservimento
della scienza all’ideologia, bisogna risalire all’Unione Sovietica di Stalin
degli anni ’30-50 del secolo scorso. Secondo una dichiarazione del Comitato
Centrale del Partito comunista nel 1950 la purezza delle dottrine
marxiste-leniniste doveva essere difesa in tutti i campi della cultura e della
scienza. In quell’epoca tutte le ricerche in cosmologia erano state bloccate, in
quanto la teoria dell’espansione dell’Universo era considerata idealista e
reazionaria. Peggio, la crociata contro la genetica mendeliana e l’evoluzionismo
darwiniano (che ricorda la crociata attuale di Kennedy contro i vaccini), costò
il lavoro e la libertà a migliaia di genetisti sovietici e a molti di loro la
vita. Le teorie e le applicazioni del genetista ufficiale del regime, Trofim
Denisovič Lysenko, causarono conseguenze disastrose per l’agricoltura sovietica,
contribuendo all’insorgenza di carestie fatali per milioni di persone.
Tuttavia la guerra dichiarata dall’amministrazione Trump alla scienza ha
caratteri diversi dai tentativi storici del suo utilizzo per fini politici. Non
solo perché la distorsione della scienza durante il periodo stalinista obbediva
a ragioni ideologiche, mentre la crociata di Kennedy contro i vaccini deriva
solo dalle sue opinioni cospirazioniste. Non è solo l’asservimento della scienza
che cercano Trump e il Trumpismo. È un attacco contro il sapere scientifico nel
suo insieme. Il vicepresidente degli Stati Uniti, James David Vance l’ha detto
chiaramente: «Le università sono il nemico» e l’amministrazione Trump ha
tagliato i fondi destinati all’insegnamento e alla ricerca nelle università
americane. Il nemico sono il sapere e il metodo scientifico, perché essi si
basano non su illazioni ma su fatti. Il metodo scientifico è fondato
sull’osservazione, sulla conduzione di esperimenti e sull’analisi dei dati
ottenuti. Le ipotesi iniziali sono così sottomesse a verifica per formulare
conclusioni affidabili. L’obiettivo delle campagne attuali contro il sapere è di
seminare il dubbio.
Mettere in discussione l’obiettività della scienza permette di proporre altre
fonti di conoscenza e ciò è consono alla nuova era informatica che ha cambiato
profondamente i processi d’informazione. Le nuove fonti di conoscenza, estranee
non solo al mondo accademico, ma anche ai settori classici dell’informazione,
giornali, riviste, libri e canali televisivi pubblici, sono costituite dalle
reti sociali. Alla validazione dei risultati da parte della comunità
scientifica, attraverso l’esame di esperti indipendenti (peer review), si
sostituisce il parere soggettivo, la notizia, lo scoop. Esempi che sarebbero
ridicoli, se non avessero causato drammatiche conseguenze, sono i suggerimenti
di Trump, durante il suo primo mandato, di usare come rimedi contro il Covid
iniezioni di varechina, o ancora farmaci di cui l’efficacia era dubbia o
inesistente, come l’idrossiclorochina o l’antiparassitario ivermectina. Le più
sfacciate controverità sono state affermate senza scrupoli, come l’asserzione
del rapporto del Dipartimento dell’Energia che «il riscaldamento atmosferico
porta un beneficio netto per l’agricoltura americana». Conclusioni contrarie a
quelle del rapporto del GIEC, secondo cui il cambiamento climatico ha ridotto la
produttività agricola negli Stati Uniti del 12,5 % rispetto al 1961. D’altra
parte non è lo stesso presidente degli Stati Uniti, che, davanti all’assemblea
delle Nazioni Unite, ha definito il riscaldamento climatico come «il più grande
imbroglio giammai perpretato al mondo («the greatest con job ever perpetrated on
the world»)? Le campagne lobbistiche sostenute dei grandi gruppi privati e il
dubbio portato sull’oggettività della ricerca scientifica tendono a sostituire a
una ricerca volta al servizio di tutti una pseudo-ricerca al servizio di pochi
privati.
I movimenti anti-Vax durante la pandemia di Covid-19 negli Stati Uniti e in
Europa hanno costituito un test a grande scala della capacità di influenzare
l’opinione pubblica attraverso le reti da parte di cospirazionisti e cialtroni
che si spacciavano come esperti. L’interesse politico dei movimenti anti-Vax non
è passato inosservato alle formazioni di estrema destra negli Stati Uniti e in
paesi d’Europa, come l’Italia, la Germania, l’Austria, l’Ungheria e anche la
Francia, che si sono impossessate dei contenuti anti-scienza di queste campagne.
All’attivismo anti-Vax si sono gradualmente sovrapposti gli attacchi contro
altre tematiche sociali invise all’estrema destra: interruzione volontaria di
gravidanza, suicidio assistito, educazione sessuale nelle scuole, per non
parlare della violenta campagna anti LGBT+.
Discreditare la scienza e speculare sulle differenze di opinioni fra scientifici
(differenze normali, dato che la scienza è un processo verso la conoscenza e non
una fede dogmatica) per sollevare dubbi sulla loro validità permette al potere,
sia esso incarnato dallo Stato o proprio dei grandi gruppi privati, di
introdurre e consolidare nuove «verità», consone ai loro interessi.
La politica energetica dell’amministrazione Trump avrà gravi conseguenze per la
popolazione mondiale, favorendo lo sviluppo delle energie fossili e aggravando i
problemi, già critici, legati al cambiamento climatico. La campagna anti-vaccini
danneggerà innanzitutto la popolazione degli Stati Uniti. La diminuzione della
copertura vaccinale contro il morbillo sta già facendo sentire i suoi effetti,
con un picco epidemico in Texas. Gli effetti deleteri non si limiteranno
tuttavia agli Stati Uniti. Lo smantellamento del CDC e l’indebolimento della
sorveglianza sull’epidemia di Influenza aviaria fra i bovini e altri mammiferi
domestici ostacolerà la prevenzione di una possibile pandemia e metterà a
rischio l’intera popolazione mondiale (vedi ahidaonline.com). La soppressione
dell’USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale), creata
nel 1961 da John Kennedy, ha causato la chiusura di migliaia di programmi
umanitari nel mondo. Tra le conseguenze più gravi, la prevenzione e la cura
dell’AIDS e i programmi di aiuto contro la fame e la violenza nei paesi poveri
sono stati brutalmente interrotti e migliaia di persone stanno già morendo.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite, più di sei milioni di persone sono a
rischio di morte nei prossimi quattro anni.
Contro questa marea dilagante di disinformazione e di mistificazione non è
sufficiente curvare la schiena e resistere. Sono necessarie campagne di
controinformazione, che invadano le reti sociali e tutti i gli altri mezzi di
comunicazione, è indispensabile un’accelerazione della democratizzazione
dell’informazione scientifica, per cui gli scienziati siano capaci di spiegare i
contenuti e le prospettive delle loro ricerche, attraverso un’azione capillare
diretta al largo pubblico. Nelle scuole si sta armando la guerra contro il
sapere per modificare e falsificare i contenuti dell’insegnamento. È in questo
ambito che la difesa della verità scientifica, storica e civile deve essere più
strenua. Le nuove generazioni si stanno confrontando ovunque con i problemi
esistenziali ed etici legati alle politiche autoritarie e inique condotte dai
governi in ogni parte del globo e particolarmente negli Stati Uniti. Troveremo
la capacità e i mezzi per parlar loro?
*RINGRAZIO GIUSEPPE BERTONI PER LA RILETTURA E I SUGGERIMENTI
Redazione Italia