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Bullismo, cyberbullismo e violenza di genere, Carabinieri in cattedra a Pachino(SR)
Bullismo, cyberbullismo, uso inconsapevole e imprudente dei social network e i rischi connessi alla pubblicazione di foto e dati sensibili, questi alcuni dei temi affrontati mercoledì 9 aprile scorso con studentesse e studenti delle seconde e terze classi dell’I.S. “M. Bartolo” e delle classi quinte della Scuola Primaria Verga “S. Mallia” di Pachino (SR), in cattedra i Carabinieri della Stazione di Pachino(SR) che hanno completato la “speciale lezione” accompagnando gli alunni e alunne delle scuole primarie a conoscere e salire bordo delle gazzelle in dotazione all’Arma “e provare le diverse strumentazioni di cui sono dotate”. Oltre al bullismo e cyberbullismo con studentesse e studenti di Pachino si è inoltre affrontato il tema della violenza di genere focalizzato con la distribuzione di un “Violenzametro”, “..un segnalibro realizzato dall’Arma dei Carabinieri per stimolare e diffondere una maggiore consapevolezza sui segnali di rischio e sui comportamenti che possano nascondere i sintomi di una relazione tossica”. Ancora una volta accogliamo una delle numerose segnalazioni giunte da tutta Italia in merito ad attività svolte da militari all’interno delle scuole di ogni ordine e grado, personale in divisa che sostituisce gli e le insegnanti e in molti casi anche altri esperte/i esterni in discipline specifiche quali l’ambito medico, psicologico, pedagogico, legale, o di prima accoglienza come il personale dei centri antiviolenza. Anche in questo caso, come già accaduto in molte altre iniziative organizzate e proposte a scuola con le medesime modalità ci chiediamo quale possa essere il valore aggiunto di un approccio prettamente e formalmente di tipo repressivo, quale è senza dubbio quello fornito da personale militare o delle forze dell’ordine su tematiche così delicate. D’altra parte appare ormai acclarato, studi scientifici lo confermano, che il contrasto a fenomeni come bullismo, cyberbullismo e violenza di genere ma anche l’educazione ad un uso più consapevole della dimensione on line nella nostra vita debbano essere compresi ed affrontati fornendo a ragazze e ragazzi non soltanto nozioni tecniche e statistiche ma chiavi di lettura decisamente più centrate sull’essere umano e sul riconoscimento di sentimenti, pulsioni, stati d’animo che tali accadimenti sono destinati a scatenare. In altre parole un lavoro di sensibilizzazione e prevenzione che parta dagli effetti, troppo spesso deleteri, generati da situazioni di abuso e violenza di ogni tipo, in ambito virtuale così come nella vita reale, per avviare nelle nuove generazioni un necessario cambiamento culturale. Nella fattispecie l’incontro in questione si inquadra nell’ambito del progetto di diffusione della cultura della legalità tra i giovani, promosso dal Comando Generale dell’Arma in collaborazione con il MIUR.Un legame sin troppo stretto e, come dicevamo, dal dubbio valore didattico quello tra i due dicasteri (Istruzione e Difesa), pesantemente stigmatizzato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università che da tre anni a questa parte raccoglie e denuncia, facendole emergere, le centinaia di segnalazioni pervenute su innumerevoli modalità di propaganda militarista diffusa nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado e nelle università italiane. Parliamo di protocolli d’intesa tra uffici scolastici provinciali, regionali e forze armate o forze dell’ordine, corsi di formazione di ogni tipo e sui temi più disparati tenuti da personale militare, merchandising con gadgets militari ed infine ma non ultime per pervasività, offerte formative per ragazze e ragazzi delle superiori di orientamento alla carriera militare. Ad accomunare tutte queste attività, come dimostra l’evoluzione dei conflitti di ogni epoca, il tentativo di normalizzazione e diffusione di una “cultura della difesa” secondo la quale l’altro da se viene visto non come risorsa ma come nemico di cui diffidare e persino temere, peggio ancora se straniero. È veramente questo il messaggio che vogliamo infondere nei futuri cittadini e cittadine del nostro Paese? Un messaggio dedito alla ricerca della performance a tutti i costi, in un ambiente che seleziona le menti più brillanti lasciando indietro chi non regge il passo, privilegiando la competizione fine a se stessa? La nostra risposta è un secco NO. Ribadiamo con forza il valore educativo-formativo della scuola, non solo come fornitrice di contenuti/competenze ma come agente di cambiamento nella crescita culturale e sociale di chi la frequenta, un cambiamento orientato alla formazione di menti critiche e divergenti, in un ambiente che non lasci indietro nessun3 e che si orienti verso valori di pace e non violenza.