Genova, ancora Genova: “Che sia veramente un cambio d’epoca?”
Genova, ancora Genova. I portuali, ancora i portuali. Come si fa a non pensare
al luglio ‘60, a quegli avvenimenti che sono stati uno spartiacque? Hanno chiuso
un’epoca e ne hanno aperto un’altra, durata vent’anni, dove l’Italia, le sue e i
suoi operaie/i, studenti, professionisti (insegnanti, medici, architetti,
giornalisti, urbanisti) hanno messo in discussione non dei governi ma il
capitalismo stesso.
Il 22 settembre come non pensare che sia cambiato qualcosa in Italia, grazie
alla Palestina, grazie al moto di sdegno e orrore per quei bambini a Gaza
bombardati mentre erano in coda per prendere l’acqua? La Generazione Z avevamo
dato per scontato che fossero degli alieni e invece eccoli lì accanto a quelli
di 60 anni, alle mamme con figliole, tutti presi dallo stesso sentimento e
tutte, tutti allegri.
> CHE SIA VERAMENTE UN CAMBIO D’EPOCA? CHE COMINCI A FINIRE QUELLA,
> INTERMINABILE, DOVE TUTTO SEMBRAVA DOVER ANDARE SEMPRE PEGGIO, SEMPRE AL
> RIBASSO?
Nel luglio ‘60 c’è stato l’uso della forza, le barricate. Dove la rivolta non
era stata preparata con la sapienza partigiana, la polizia aveva sparato,
tranquillamente, cinque morti solo a Reggio Emilia.
Il 22 settembre, centinaia di migliaia in piazza… e sono andati rotti due vetri
alla Stazione Centrale di Milano. Due vetri rotti, due! Grazie alla Palestina
gli italiani riprendono dignità e lo fanno in modo totalmente, consapevolmente
pacifico.
Perché la battaglia, se ci sarà, sarà lunga e sarà sempre più necessario avere
intelligenza e determinazione, oltre a entusiasmo e rabbia. Prudenza anche, non
solo slancio. E sono proprio i portuali genovesi, che hanno dato inizio al
movimento, a ricordarcelo. Qui la partita è grossa e ci vuole il fiato lungo.
Mi chiedo: e noi che possiamo fare? Suggerirei di mettersi in un punto di
osservazione che ci permetta di cogliere quello che a troppi sfugge, o non ci
pensano proprio, ma che ha un’importanza decisiva: il passaggio da una coscienza
per Gaza a una coscienza per le condizioni esistenziali cui ci ha ridotto il
peggiore capitalismo di sempre, quello che costringe giovani, medici, intere
famiglie a scappare dall’Italia e riduce in miseria e al silenzio chi resta.
> È LO STESSO CAPITALISMO CHE PERMETTE A NETANYAHU DI FARE QUELLO CHE FA
Redazione Italia