Global Sumud Flotilla: “Continueremo fino a Gaza, nonostante minacce e attacchi”
Si è svolta oggi una conferenza stampa online, in cui vari attivisti e
sostenitori della Global Sumud Flotilla hanno delineato la situazione attuale,
con tutti i suoi pericoli, ma anche le possibilità che si stanno aprendo. Grazie
al nostro collaboratore Marcello Prandini, che ha seguito la conferenza stampa
su Zoom e alla trascrizione ricevuta, riportiamo una sintesi degli interventi.
Mandla Mandela, nipote di Nelson Mandela
Non illudiamoci: da oltre 70 anni l’entità sionista viola impunemente il diritto
internazionale e tutte le convenzioni sui diritti umani. Ora ci intimidiscono
con violenza intensificata. Le loro risposte alle precedenti flottiglie sono
indicative delle molestie e delle violenze che possiamo aspettarci.
Non ci sorprenderebbe se Israele scegliesse nuovamente la violenza. Questi atti
di disperazione non sono diversi da quelli che abbiamo visto nell’ultimo
decennio dell’apartheid in Sudafrica.
Questa Global Sumud Flotilla arriva in un momento in cui alcuni governi
occidentali iniziano a fare marcia indietro dal loro vergognoso sostegno a
Israele, ma nessuno di loro sta davvero fermando il genocidio, la deportazione
forzata e lo sfollamento di milioni di persone a Gaza.
Chiediamo a governi, ONG, organizzazioni della società civile, formazioni
politiche, istituzioni religiose, agenzie per i diritti umani e a persone di
ogni estrazione di esercitare pressioni sull’entità sionista affinché fermi i
suoi attacchi violenti e le minacce contro la Global Sumud Flotilla.
Kleoniki Alexopoulou (Grecia)
Voglio esortarvi a non credere a una sola parola della propaganda israeliana.
Oggi, nel contesto internazionale, quando il Parlamento Europeo finalmente ha
preso posizione a sostegno della causa palestinese, quando tanti Paesi stanno
riconoscendo la Palestina come Stato sovrano, abbiamo l’occasione di rompere
l’assedio di Gaza e di segnare una svolta storica.
Non lasceremo passare questa opportunità. Ora siamo nel momento più critico,
mentre ci dirigiamo verso Gaza, e dobbiamo essere ancora più disciplinati,
impegnati, fiduciosi e persino ottimisti. Noi vinceremo, perché siamo dalla
parte giusta.
Varsha Gandigotha (Segretario esecutivo del Gruppo dell’Aja)
È un grande onore parlare ai compagni coraggiosi che navigano verso Gaza. La
vostra missione dà speranza in questo momento di disperazione.
Il nostro messaggio è chiaro: non possiamo continuare a fingere che le
istituzioni internazionali – Consiglio di Sicurezza, Assemblea Generale, ICJ,
ICC – siano sufficienti a fermare le atrocità. Non lo sono.
Stiamo organizzando una Conferenza ministeriale d’emergenza con oltre 31 Stati
per fare ciò che state facendo voi in mare: interrompere le esportazioni di armi
verso Israele, garantire che gli aiuti arrivino a Gaza, fermare fabbriche e
porti che alimentano questo genocidio, e assicurare responsabilità a livello
individuale, statale e aziendale per i crimini in corso.
Lamis J. Deek (avvocata palestinese)
Il blocco navale di Gaza non ha basi legali: questo è stato ripetutamente
affermato dal diritto internazionale e dalla Corte Internazionale di Giustizia.
Il controllo israeliano delle acque al largo di Gaza è illegale. Anche nello
scenario estremo in cui fossero considerate “acque israeliane”, Israele non
potrebbe comunque intercettare imbarcazioni senza basi legittime, giusto
processo e proporzionalità.
I termini terrorista e terrorismo perdono significato nel contesto storico che
stiamo vivendo e sono un’arma politica usata per criminalizzare tutti i
palestinesi.
Yasemin Akar (Germania)
La Global Sumud Flotilla porta solo medicine, cibo, osservatori dei diritti
umani, medici, giornalisti, avvocati, parlamentari. Eppure Israele già diffonde
voci di minacce alla sicurezza, possibili armi e legami con il terrorismo. Sono
bugie riciclate, per giustificare la violenza prima che avvenga.
Questo è il modo in cui si fabbrica il consenso: non solo nei titoli, ma nelle
menti delle persone comuni, per accettare l’assedio di Gaza come normale, per
giustificare l’uccisione dei civili come “danni collaterali”, per liquidare le
richieste di libertà dei palestinesi come estremismo.
Questa missione continuerà, perché i governi non fermano i crimini di Israele.
Navighiamo perché l’umanità lo richiede, perché i palestinesi sono nostri
fratelli e sorelle, e vale la pena di lottare per loro.
Chiedo a tutti di esigere un passaggio sicuro per la flottiglia e ai governi di
smettere di sostenere questo genocidio. Come cittadina tedesca chiedo alla
Germania, secondo fornitore di armi di Israele, di interrompere ogni legame con
questo genocidio.
Vorrei aggiungere un punto sul ruolo delle navi militari che in questi giorni ci
accompagnano. Dobbiamo essere molto chiari: sono i palestinesi ad avere bisogno
di protezione.
Questi governi hanno fallito nel proteggere la Palestina e il popolo
palestinese. È per questo che queste iniziative prendono vita, è per questo che
siamo qui diretti a Gaza. Sì, questa flottiglia ha bisogno di protezione, ma
perché Israele rappresenta una minaccia.
Sessione di domande e risposte
* Sulla continuazione della missione: la flottiglia comprende fino a 50
imbarcazioni, con aiuti umanitari e centinaia di osservatori, giuristi,
parlamentari, artisti. Non ci fermeremo più fino a Gaza.
* Sulle minacce israeliane: siamo consapevoli dei rischi, ma non ci fermeranno.
Questi attacchi sono rivolti all’intera comunità internazionale. Noi
continueremo perché l’umanità ce lo impone.
* Sul ruolo della comunità internazionale: servono azioni concrete per
interrompere le forniture e i rapporti che alimentano Israele, non solo
dichiarazioni.
* Sul porto alternativo offerto (Cipro): non serve al nostro scopo. La missione
non è portare aiuti altrove, ma rompere l’assedio e aprire un corridoio
umanitario diretto a Gaza.
Conclusione
La Global Sumud Flotilla ribadisce: continueremo fino a Gaza, nonostante minacce
e attacchi. Questa missione è legittima, legale e necessaria. È un atto di
solidarietà internazionale per fermare il genocidio, aprire un corridoio
umanitario e difendere i diritti del popolo palestinese.
Redazione Italia