Cagliari in sciopero per fermare il genocidio
Lo sciopero generale del 22 settembre, proclamato dai sindacati di base in tutta
Italia contro il genocidio e le guerre e a sostegno della Global Sumud Flotilla
in viaggio verso Gaza, ha visto in Sardegna un’ampia partecipazione, con varie
manifestazioni: tra le principali, a Sassari, a Nuoro, a Cagliari.
La piattaforma dello sciopero era chiara: il legame perverso tra la nuova corsa
agli armamenti ed il bilancio statale non potrà portare che a ulteriori tagli
sui servizi pubblici, dalla scuola, alla sanità, ai servizi sociali. Oltre al
rischio di trovarsi coinvolti in una terza guerra mondiale.
Foto di Carlo Bellisai
Il genocidio in atto a Gaza è una violazione palese di tutte le regole
internazionali sui diritti umani, ma è solo parte di una deriva militarista e
guerrafondaia che coinvolge i principali paesi europei. L’immobilismo complice
del governo Meloni, così come in Francia quello rappresentato da Macron, e nella
maggior parte dei paesi europei, sono il principale bersaglio dello sciopero.
Per esprimere non solo lo sdegno per i crimini di guerra e la volontà
genocidaria del governo israeliano e dei suoi apparati statali e militari, ma
anche l’indignazione e la protesta contro il governo italiano che continua ad
avere relazioni commerciali, anche nel settore delle armi, con lo Stato che si
sta macchiando di genocidio.
A Cagliari un imponente corteo, composto da non meno di ottomila persone, ha
percorso le principali vie della città, scandendo slogan per la Palestina e in
solidarietà con la Global Sumud Flotilla. Fra questi numerosissimi studenti, che
hanno contribuito con passione ed entusiasmo al successo della manifestazione.
Il corteo si è concluso sotto i portici del palazzo che ospita il Consiglio
regionale, con una serie di interventi che, per quanto concentrati sull’urgenza
di fermare il genocidio a Gaza e di proteggere la missione della flotta civile
internazionale che sta dirigendosi verso la costa palestinese, hanno toccato
tutti i temi caldi dell’attualità politica. Non è accettabile la politica
bellicista dell’Unione Europea che propugna un allarmante incremento delle spese
in armamenti, sottraendole alla sanità, alla scuola, all’assistenza degli
anziani. Così come va ostacolato il tentativo di far penetrare nelle scuole la
cultura militaresca dell’obbedienza gerarchica e dell’uso della violenza contro
i presunti “nemici”. E’ stato anche ricordato che la logica della guerra
moderna prevede si che i giovani vengano mandati a uccidere e a morire per un
falso senso di patriottico, ma anche che i civili siano i primi a crepare, sotto
i bombardamenti, o perfino di fame.
I manifestanti hanno poi osservato un minuto di silenzio per i bambini uccisi a
Gaza. Nel complesso uno sciopero ben riuscito, soprattutto nel comparto scuola,
ma anche una grande partecipazione popolare alla manifestazione, che potrà
contribuire non poco a ridare entusiasmo e visibilità ai movimenti contro la
guerra e al sindacalismo di base.
Carlo Bellisai