Varese, grande partecipazione alla marcia per la pace
A Varese si respira un’aria nuova. Sabato 20 settembre qualcuno si è incontrato
a casa di amici per creare uno striscione da portare al corteo per la pace
promosso dal Collettivo Wake Up Varese. Diverse realtà varesine si sono
collegate grazie alla spinta della raccolta di alimenti da imbarcare con la
Global Sumud Flotilla; si è creato così un gruppo informale molto attivo, che si
sta adoperando affinché l’attenzione su quello che sta succedendo in Palestina
non venga a mancare e possa coinvolgere più gente possibile.
Davanti alla sede della biblioteca è stato allestito un presidio con una tenda
dal Comitato Varesino per la Palestina, già molto frequentato. Alle 17:30
davanti al portone d’ingresso dei Giardini Estensi si è radunata una folla con
striscioni e ogni genere di piccoli strumenti musicali: tamburelli, piatti,
campanelli.
Intorno alle 18:15 un migliaio di persone è pronto a partire, cosa rara a
Varese. Gli organizzatori sono stati molto bravi a coinvolgere più gente
possibile e a fare in modo che tutto filasse liscio, in un clima pacifico e
rispettoso. In molti si sono fermati o affacciati alle finestre e dalle vetrine
dei negozi per osservare il corteo, a cantare con i manifestanti e a commuoversi
davanti a questo fiume di persone.
Moltissimi striscioni, bandiere della Palestina e della Pace, cartelloni con
slogan chiari “Restiamo umani, Palestina Libera”, “Boicotta Israele”, “Israele
criminale, Palestina immortale”, “Il silenzio dei potenti è complicità”, Varese
sa da che parte stare”, “Siamo tutti palestinesi”, “Blocchiamo tutto” in
riferimento alla possibilità che la Global Sumud Flotilla venga fermata o peggio
ancora colpita dal fuoco di Israele. Nel corteo tanti giovani, famiglie con
bambini, adulti di ogni estrazione sociale, italiani, nordafricani,
mediorientali, studenti, lavoratori, pensionati.
In testa i giovani dei comitati studenteschi e delle associazioni degli
organizzatori, ragazze col velo che cantavano e urlavano la loro rabbia e la
loro indignazione per i bambini uccisi a Gaza. Megafoni e microfoni hanno
cantato per tutto il tempo della marcia. In fondo al corteo la parte più
tranquilla di gente comune di ogni età, che ha seguito con entusiasmo e
partecipazione, famiglie con bambini che correvano e battevano le mani a ritmo e
alternando slogan ad alta voce.
L’unione delle realtà associative varesine ha dato voce a chi non sapeva come
manifestare la sua indignazione, il malcontento per quello che ogni giorno tutti
noi vediamo in televisione e sugli schermi dei nostri telefoni cellulari.
Varese ha voluto partecipare e far sentire la sua voce. Partita dai Giardini
Estensi, la marcia è passata nelle vie principali, nei vicoli stretti del centro
per formare un fiume di gente e di bandiere, di canti e slogan e terminare il
Piazza Montegrappa , dove si sono tenuti diversi interventi e sono state portate
testimonianze dirette.
Il via è stato dato da una rappresentante dell’associazione Sherazade, che ci ha
ricordato quanto le guerre servano ai potenti per sfruttare i Paesi più poveri e
ottenere prodotti per i mercati occidentali; portano solo distruzione, morte,
feriti e profughi e alimentano il mercato delle armi. Ci sono quasi sessanta
conflitti nel mondo, ma quello di Gaza ha segnato un aumento impressionante di
vittime civili. Chi ha il potere di cambiare le cose a livello istituzionale non
lo fa ed è per questo che la gente comune si è stufata di stare a guardare e ad
aspettare che qualcosa cambi. Da qui nasce l’esigenza di creare una marcia per
la pace e per la lotta a tutte le guerre del mondo, come il conflitto in Congo,
in Sudan e in Ucraina.
Chi organizza da anni questo genere di eventi ha dichiarato di non avere mai
visto tanta partecipazione a Varese e la protesta va avanti. Ci sono in
programma molti altri eventi nei prossimi giorni e le persone sono state
invitate a partecipare numerose.
Arrivati in piazza Montegrappa sono intervenuti diversi rappresentanti di
associazioni, ricordando alla gente che si può essere europei giusti, che si può
lottare come popolo perché dove c’è il popolo c’è il potere.
Commovente è stata la testimonianza di una ragazza palestinese che ha parlato di
quanto accade alla sua gente e della sua personale speranza che tutto finisca e
lei possa ritrovare i suoi parenti ancora vivi.
Sono state date indicazioni su come boicottare Israele, non acquistando prodotti
di aziende che fanno affari con il governo israeliano, ricordando che si può
seguire il sito e le pagine social di BDS (Boicottaggio, Disinvestimento,
Sanzioni).
È stato letto un comunicato di Palestine Action Italia, che esortava alla
disobbedienza civile e ad azioni dirette per ottenere un cambiamento radicale,
perché la libertà va custodita e cercata ogni giorno e infine sono intervenuti
rappresentanti di associazioni nepalesi e birmane, a ricordare tutti i conflitti
in corso nel mondo.
I messaggi di chiusura sono stati ben chiari: lavorando insieme si possono
ottenere grandi risultati. La manifestazione del 20 settembre è stata solo
l’inizio di un progetto di cambiamento grande che può realmente avvenire e ha
lasciato la consapevolezza a un popolo, quello varesino, di essere dalla parte
giusta e di essere e restare umani.
Redazione Varese