Intervento di Giorgio Canarutto al convegno Peace TO Gaza a Torino
Intervento di Giorgio Canarutto al convegno Peace TO Gaza del 18 settembre 2025
presso la Sala delle Colonne del palazzo del Comune di Torino.
In corsivo quanto detto a braccio.
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Sono Giorgio Canarutto, appartengo alle organizzazioni ebraiche Laboratorio
Ebraico Antirazzista, Mai Indifferenti, Gruppo Studi Ebraici; parlo a titolo
personale.
Ricordo che circa 20 anni fa in questa sala o in una qui vicino si celebrava il
gemellaggio tra la città di Torino e le città di Haifa e di Gaza. Credo che
questo possa voler dire una maggiore responsabilità della città di Torino
riguardo a Gaza.
Israele si presenta come rappresentante dell’ebraismo ma io considero l’ebraismo
una cosa diversa. Avevo imparato che Hillel avesse detto che per riassumere
l’ebraismo mentre si sta su una gamba sola fosse “Non fare agli altri quello che
non vorresti che fosse fatto a te.
In Cisgiordania villaggi beduini sono distrutti e i loro abitanti cacciati;
l’anno scorso insieme all’organizzazione Center for Jewish Non Violence ho
vissuto per una decina di giorni nel villaggio beduino di Umm Al-Khair. Awdah
Hathaleen, il capo villaggio, è stato ucciso da un colono quest’anno a fine
luglio. L’assassino, filmato mentre sparava, è stato in carcere un solo giorno e
in detenzione domiciliare per pochi altri; questa settimana questa medesima
persona, Yinon Levy, al comando di altri, ha interrotto l’approvigionamento di
acqua ed elettricità del villaggio e ha posato nuove case container per i coloni
in modo da circondare Umm Al-Khair. Senza acqua, senza spazio, Umm-Al-Khair non
può sopravvivere.
A Tulkarem pochi giorni fa sono stati arrestati senza motivo centinaia di
abitanti. In questi giorni Israele ha cominciato a distruggere Gaza City.
Centinaia di migliaia di persone spesso non hanno i mezzi per scappare né una
destinazione da raggiungere; il ministro della difesa di Israele Israel Katz
esulta dicendo “Gaza brucia”.
Il livello di sofferenza e distruzione è insostenibile allo sguardo, figuriamoci
per le persone che vi vivono. I massimi organismi sanitari a livello mondiale
hanno detto che c’è fame a Gaza. Dopo che una quantità di studiosi di fama
internazionale l’aveva affermato, anche una commissione dell’ONU ha detto in
questi giorni che a Gaza è genocidio. Con quali parole descrivere quello che
Israele fa a Gaza se non pulizia etnica e genocidio? La volontà di cacciare i
palestinesi da Gaza è stata dichiarata fin dall’inizio. Leggo che il ministro
Smotrich ha detto che Gaza sarebbe un ottimo investimento immobiliare.
Israele dichiara il diritto di distruggere perché si sentirebbe vittima. (I
progetti immobiliari farebbero pensare ad altro). “Siamo vittime dell’olocausto,
vittime del 7 ottobre”. Il 7 ottobre è una cosa enorme, l’olocausto è una cosa
enorme. Ma l’oppressione dei palestinesi viene prima del 7 ottobre e i
palestinesi non sono responsabili dell’olocausto. C’è un tentativo di far
passare i palestinesi come responsabili dell’olocausto al posto dei tedeschi e
magari degli italiani. La Germania oggi è tra i più acritici e inflessibili
sostenitori di Israele, proprio perché non venga troppo rinvangato il suo
passato nazista. In Germania vengono arrestati quelli che sventolano la bandiera
palestinese, in Germania è stata annullata la premiazione del film No Other Land
perché avrebbero dovuto premiare il regista palestinese Basel Adra oltre a
quello Israeliano Yuval Abraham.
La destra, e Israele in questo ambito, con il suo linguaggio violento riesce
spesso a zittire le voci democratiche. C’è un fascismo globale che avanza,
pensiamo a Putin, a Trump e a Netanyahu, e dobbiamo prepararci alla resistenza.
Se i nostri governi sono inerti, deve rispondere la società civile. Oggi c’è la
Flottilla, le auguro buon vento, ha una funzione politica, come ha detto Enzo
che mi ha preceduto ha l’obbiettivo di far intervenire i nostri governi; a fine
luglio le parrocchie hanno suonato le campane per Gaza, so che anche la chiesa
valdese è attiva sull’argomento. Il cardinale Pizzaballa e il suo omologo
greco-ortodosso Teofilo III hanno annunciato che Israele aveva sollecitato ad
andarsene da Gaza, invece ci resterà, il cardinale Zuppi, a Monte Sole, ha letto
i nomi di 18000 bambini uccisi a Gaza.
Le organizzazioni ebraiche Mai Indifferenti e LeA cui appartengo tengono
manifestazioni a Milano tutte le settimane con cartelli su cui è scritto ad
esempio “Voci ebraiche dicono stop al genocidio”. In una conferenza Zoom
organizzata dal Gruppo Studi Ebraici il rabbino Joseph Levi, purtroppo senza più
incarichi ufficiali, dicendo che Israele a Gaza non sta rispettando gli
insegnamenti dell’ebraismo, ha ricordato Deuteronomio 20:10: “Quando ti
avvicinerai ad una città per combattere contro di essa dovrai offrirle la pace”.
Devono parlare le voci palestinesi e con piacere vedo che domani parlerà qui
Omar Bargouthi, credo anch’io a questo punto che si debba passare alle sanzioni,
sabato pomeriggio ci sarà una manifestazione regionale per Gaza qui a Torino
indetta da organizzazioni per il BDS.
Tutti i sabati[1] grandi folle in Israele scendono in piazza contro il governo,
per la liberazione degli ostaggi e, anche se in misura minore, per la fine del
massacro a Gaza. Israele, con Netanyahu ed il suo governo, mostra di volere
essere il solo padrone tra mare e Giordano. In manifestazioni pro Palestina non
è sempre chiaro che si dia valore ad una presenza ebraica in quel territorio.
Tra sionismo e antisionismo vorrei che si andasse al di là di queste parole,
vorrei che si dicesse chi è che ha diritto di viverci e con quali diritti. Al
centro degli obiettivi secondo me si dovrebbe dire che non importa se con due
stati, una confederazione di stati od uno stato solo, i due popoli devono vivere
sotto il chiaro principio di libertà e uguaglianza. Partiti arabi e arabo
ebraici come Balad e Hadash sembrano essere più aperti ad un futuro condiviso
che gran parte dei partiti ebraici.
Condivido i principi di una coalizione chiamata CAPI che mi hanno segnalato. È
composta da più di 60 organizzazioni, movimenti, attivisti ebrei e palestinesi
che si ritrovano sotto questi principi: finire la guerra[2], un accordo di
scambio di tutti i prigionieri da entrambe le parti, una soluzione politica
sostenibile, la fine della persecuzione politica e razzista e piena uguaglianza
civile e nazionale per tutti.
Concludo citando il direttore d’orchestra israeliano Ilan Volkov che ha
interrotto il suo concerto alla BBC e ha detto: “Israeliani, ebrei e
palestinesi, non siamo capaci di fermare questo da soli. Vi chiedo, vi imploro
tutti di fare qualsiasi cosa sia in vostro potere per fermare questa follia.”
[1] Un’amica israeliana mi ha avvisato che dopo che Netanyahu ha ripreso gli
attacchi su Gaza le manifestazioni ci sono tutti i giorni
[2] Lo stesso direttore il 19 settembre è stato arrestato mentre partecipava ad
una marcia al confine della Striscia, Etan Nechin su X: “Israeli conductor Ilan
Volkov, who last week called for an end to the war during a London concert, was
arrested at a demonstration on the Gaza border against the war. “Stop the
genocide. It’s ruining everything. Stop it now.” https://t.co/7gzi8eCrF9” / X
Redazione Torino