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Mantova blindata: nessuno tocchi gli allevamenti
Il prefetto di Mantova ha espresso il suo apprezzamento per le forze dell’ordine che durante Festivaletteratura lo scorso fine settimana hanno messo in piedi un “efficace dispositivo di controllo” in modo da consentire “ai numerosi visitatori (…) di vivere pienamente lo spirito della manifestazione”. Ma chi era a minacciare “l’ordine pubblico” durante un evento letterario? Le stesse attiviste che da anni denunciano inascoltate Festivaletteratura ed altre kermesse cittadine, per gli sponsor da cui ricevono fondi e a cui in cambio fanno pubblicità: le aziende degli allevamenti e dei macelli (come Levoni e Grana Padano) e quelle dei combustibili fossili (la multinazionale Eni). A questo come ad altri eventi precedenti centinaia di agenti in divisa e in borghese hanno pattugliato le vie di Mantova perché nessuna interrompesse una conferenza con uno striscione, distribuisse un volantino o tenesse un’azione simbolica in piazza con la vernice rosso tempera. Dal 2022 le attiviste del gruppo ecologista Fridays for Future sono schedate dalla polizia e ricevono pressioni dagli organizzatori del festival perché non esprimano dissenso nel centro storico (una clausola del loro contratto con Eni non ammette pubblicità negativa). L’anno scorso a Festivaletteratura due attiviste di No Food No Science, collettivo contro lo sfruttamento animale, sono state multate, denunciate ed espulse per anni dalla città con dei “fogli di via”, la misura con cui sbarazzarsi di persone “socialmente pericolose” (a discrezione del questore) che dal 1956 ha sostituito il confino fascista. Quest’anno a maggio attiviste dello stesso gruppo durante il festival Food & Science (organizzato tramite Confagricoltura e sponsorizzato dai grandi marchi dell’industria della carne, incluso Inalca di Cremonini, il più grande in Europa) hanno ricevuto altre denunce, fogli di via e multe che ammontano a svariate migliaia di euro per uno striscione affisso davanti al municipio (che dava ironicamente il foglio di via alla giunta comunale). Negli ultimi giorni, dal 3 al 7 settembre, per l’edizione di quest’anno di Festivaletteratura le attiviste sono state costantemente pedinate per le strade, seguite persino dentro una gelateria, come mostrano in un video sui social media. Domenica sera sedici persone sono state fermate per ore con il pretesto di controllare i documenti da agenti appostati appena fuori da due circoli Arci, Virgilio e Papacqua, dove si è tenuto il controfestival letterario Pagine Animali per parlare di giustizia climatica e multispecie. A fine giornata, dopo che due attiviste hanno inscenato una protesta alla libreria del festival con vernice rossa lavabile e un libro che rappresentava i loghi delle aziende criticate, sono state sollevate di peso perché se ne andassero. Eppure tutte sanno che gli allevamenti come i combustibili fossili hanno un peso devastante non solo sulle vite degli animali e dei migranti impiegati dalle aziende per accudirli in cattività e poi ucciderli, ma anche sull’accelerazione della crisi eco-climatica: come ha scritto l’artista Violinoviola in un post su Instagram, che era tra le vittime dei prolungati quanto ingiustificati controlli di polizia a Mantova davanti al circolo Arci Virgilio questa domenica, “l’industria zootecnica è la prima causa di emissioni di Co2 a livello globale, la principale causa delle zone morte degli oceani, la principale responsabile della deforestazione, dell’antibioticoresistenza, dell’impoverimento del suolo eccetera eccetera (l’elenco sarebbe ancora lungo). Senza contare che l’aria di Mantova è ammorbata da una puzza insostenibile di merda visto che è circondata da allevamenti intensivi di maiali e mucche”. La provincia mantovana è la prima in Italia per il numero degli animali rinchiusi in gabbie e capannoni, ma gli amministratori delegati delle aziende che sponsorizzano Festivaletteratura sono i primi a insistere sulla necessità di espandere sempre di più le infrastrutture di questi allevamenti per tenere il passo con il mercato cinese. È sempre più evidente che questo modello produttivo oppressivo e insostenibile ha i giorni contati, ma che gli industriali famelici che ne traggono i maggiori profitti lo manterranno il più a lungo possibile, finché non si troveranno costretti da una forte volontà politica a metterlo da parte. Le attiviste, insultate sui social come fannullone e privilegiate da una folla di commentatori, indignati che qualcuno interrompa il regolare corso degli eventi, sono tra le poche voci che si stagliano in un panorama di silenzio assordante contro aziende come Levoni, Grana Padano e Eni. La speranza ora è che siano scrittori e scrittrici ospiti di Festivaletteratura ad unirsi al coro di chi esprime questa contraddizione tra un evento che si proclama dalla parte dei diritti e dell’ambiente da una parte, dall’altra i suoi sponsor ecocidi e la polizia che perseguita i manifestanti: Eva Meijer, pensatrice olandese che si occupa di linguaggi e organizzazioni politiche degli animali non umani, si è già schierata con le attiviste, inaugurando venerdì 5 il controfestival di No Food No Science Pagine Animali. Il gruppo antispecista mantovano ha provato anche a interpellare altri ospiti eccellenti di Festivaletteratura, affiggendo manifesti con i loro nomi e volti nel centro di Mantova, abbinati ad immagini di allevamenti e pozzi petroliferi (gli sponsor del festival). Ma la repressione in Italia e in Europa si fa ogni giorno più dura per chi si oppone, chi lavora, chi migra, chi vuole proteggere l’ambiente e le altre specie con cui lo dividiamo: lo possono testimoniare le attiviste antispeciste della provincia di Vercelli, che erano presenti al circolo Arci Virgilio di Mantova venerdì 5 per intervenire al controfestival di No Food No Science Pagine Animali. Hanno raccontato di come a giugno durante un sit-in davanti ad un maxi allevamento di galline ovaiole in costruzione nel paese di Arborio, del gruppo Bruzzese, la polizia ha tolto loro cibo, acqua ed ombrelloni ed ha impedito alla popolazione che gliene portassero, per un giorno intero, sotto il sole cocente. Ventuno persone hanno ricevuto denunce e fogli di via. Diverse sono state in ospedale. Due che hanno resistito fino al giorno successivo le hanno portate via in manette. Sull’accaduto è in corso una interrogazione parlamentare, ma i lavori di costruzione del maxi allevamento continuano imperterriti. No Food No Science Redazione Italia