Grave repressione nelle scuole: circolare Uff. Scolastico Lazio contro libertà di pensiero dei docenti
Il 3 settembre la dott.ssa Anna Paola Sabatini dell’Ufficio Scolastico Regionale
per il Lazio ha inviato tutte le scuole della regione una comunicazione
RISERVATA a tutti i Dirigenti scolastici (in allegato).
Riportiamo il testo:
> La rilevanza degli eventi geopolitici in corso è una tematica su cui si
> invitano le SS.LL. a garantire la massima serenità nell’organizzazione di
> occasioni di confronto e di dibattito nell’ambito delle occasioni didattiche.
>
> Tanto premesso, è necessario sottolineare l’esigenza di assicurare le
> specificità dei luoghi e dei momenti della vita scolastica, quali le riunioni
> degli organi collegiali, che devono essere esclusivamente finalizzate alla
> trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione
> scolastica e sottratte a qualunque altra finalità.
La circolare si configura come una vera e propria operazione di repressione del
dissenso, di cui abbiamo avuto esempi e che hanno già colpito singoli docenti e
libri di testo e che ora colpisce gli organi collegiali, luoghi di democrazia e
confronto nella scuola (Caso Zanichelli, caso manuale di storia
Greppi-Ciccopiedi, docenti di Ferrara)
La circolare, scritta contro le mozioni che molti Collegi Docenti stanno
presentando nelle loro scuole, e che come Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo anche contribuito a
diffondere con lo slogan “Noi siamo docenti Pacefondai“, richiama alle
competenze del collegio nel plauso dei dirigenti che ne lamentano tuttavia il
carattere di riservatezza
(https://www.dirigentiscuola.org/notizia-regionale/usr-lazio-temi-geopolitici-e-indicazioni-irrituali-ai-dirigenti-scolastici/).
Riservata, perché la dott.ssa Sabatini ha pensato bene di delegare ai dirigenti
scolastici l’assunzione di responsabilità della conseguente deriva autoritaria
che la comunicazione implica, facendo ricadere su di loro il taglio della
democrazia collegiale (cosa che i dirigenti scolatici hanno colto bene!).
Le modalità rimandano alle strategie militari: il vertice/generale decide, il
buon DS/soldato obbedisce e porta a termine l’ordine, ma cogliendone la gravità,
lo vuole pubblico così da essere responsabilizzato.
In effetti, non ci stupisce il tentativo di repressione, ma riteniamo gravissimo
il tentativo di impedire ai docenti di pensare ed esprimersi collegialmente per
mezzo di nn documento ispirato ai valori della Costituzione, della Carta
dell’UNESCO, della Dichiarazione universale dei diritti umani e della
Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Pur riconoscendo la rilevanza del genocidio in atto a Gaza, derubricato però a
meri “eventi geopolitici”, la dott.ssa Sabatini ricorda che tale discussione non
è specificità degli organi collegiali, le cui competenze sono esclusivamente
rivolte al buon funzionamento dell’istituzione scolastica, riducendo così il
corpo docente a semplice amministratore della scuola pubblica, come da tempo
alcuni sindacati denunciano.
Quello che la comunicazione riservata non considera è il fatto che è costitutivo
del corpo docente la necessità di esercitare e insegnare il pensiero critico, la
libertà di pensiero, la cittadinanza democratica, la partecipazione, l’apertura
all’altro, la solidarietà.
Se il collegio è il luogo della costruzione del progetto educativo della scuola,
allora sottoscrivere mozioni è lo strumento che si ha per darsi coordinate entro
cui agire.
E prendere posizione rispetto al genocidio a Gaza è per una comunità educante
non solo un potere legittimo, ma un dovere morale.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università da
anni denunciamo l’invasione della cultura della difesa (o cultura securitaria)
all’interno delle scuole, e allora ci domandiamo: perché i docenti non
dovrebbero prendere posizione contro questa deriva volta all’accettazione della
corsa al riarmo e causa delle tensioni internazionali e delle guerre? Perché non
dovrebbe esplicitare il proprio sdegno per il genocidio del popolo palestinese?
Non è questo darsi delle coordinate entro cui agire? Non è dare esempio, ai
propri studenti e alle proprie studentesse, di effettiva partecipazione
democratica, spirito critico e solidarietà verso gli oppressi e le vittime di
uno sterminio?
Ovvio che la circolare fa entrare nelle scuole quel clima repressivo che il
cosiddetto DDL 1660 ha già introdotto, in nome della sicurezza pubblica, contro
il dissenso! E davanti al tentativo di mettere a tacere la voce della società
civile, come docenti ed educatori/educatrici, sentiamo il dovere non solo di
rappresentarla, ma di amplificarne la voce.
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
facciamo appello a tutti e a tutte le docenti affinché continuino a presentare
mozioni e a non lasciarsi intimidire, nella convinzione che rivendicare gli
spazi di libertà, di partecipazione e di libero confronto è un altro modo di
demilitarizzare la scuola, mentre tacere sul genocidio in atto è un modo per
diventarne complici.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università