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Il carattere strategico degli investimenti militari per superare la crisi sistemica
Il Piano “Readiness 2030” dell’UE prevede un impegno complessivo di circa 800 miliardi di Euro, con la spesa UE-27 salita a 348,5 miliardi nel 2024 (1,9% del PIL, +24% rispetto al 2023) e un obiettivo NATO del 5% al 2035, pari a 781,7 miliardi aggiuntivi per l’UE. Di questi 800 miliardi di Euro, 650 miliardi sarebbero richiesti dai bilanci nazionali dei singoli Stati Membri (ipotizzandoli esenti dalle regole fiscali europee) mentre 150 miliardi di Euro da ReArm Europe sarebbero raccolti sui mercati dei capitali, sostenuti dal bilancio dell’UE, stimolando l’aumento dei contributi della Banca Europea degli Investimenti (BEI): Forum di Cernobbio: 51^ edizione | The European House – Ambrosetti Il documento strategico sull’industria di armi presentato al Forum di Cernobbio merita di essere letto, studiato e diffuso, il ricorso al Riarmo e alla Guerra è stato studiato a tavolino e da tempo proposto come soluzione della crisi sistemica. Sono cambiati gli scenari di guerra, acquistano sempre maggiore rilevanza le tecnologie digitali, i satelliti e i droni e per giustificare colossali investimenti pubblici e privati si denuncia l’estrema pericolosità degli attacchi cyber in UE, cresciuti di numero e sempre meno prevedibili per il supporto accordato dalla Intelligenza artificiale. Un monito verso l’Italia lanciato dagli imprenditori che ricordano la esigua spesa nazionale per combattere gli attacchi informatici costruendo dei sistemi difensivi avanzati e altamente tecnologici. Sempre nel rapporto si scrive che l’Italia rimane ultima tra i principali Paesi europei per spesa in difesa cyber in rapporto al PIL……e cresce l’esigenza di sviluppare capacità autonome di difesa a livello UE. L’obiettivo è ambizioso, acquisire tecnologie di ultima generazione per garantire alla UE l’autonomia strategica con incremento delle spese in D&S di circa 800 miliardi di euro per raggiungere in un decennio la spesa militare pari al 5 per cento del PIL a cui aggiungere ulteriori capitoli di spesa dipendenti da altri Ministeri ma pur sempre riconducibili al comparto bellico. La UE punta quindi sull’industria della D&S la cui crescita in termini di fatturato, utili, azioni in borsa e anche occupazione è considerata la più elevata performance nell’economia capitalistica. I dati indicati nel documento strategico sono eloquenti ipotizzando la crescita nel fatturato e nell’occupazione (rispettivamente +7,4% e +7,2% medio annuo nel quinquennio 2019-2023) quanto nelle esportazioni e negli investimenti in Ricerca &Sviluppo (cresciuti entrambi di oltre il 9% nel quinquennio 2019-2023).Con una presenza consolidata di grandi gruppi della D&S nei principali Paesi europei (in primis, Francia, Italia, Germania e Regno Unito), il fatturato dell’industria europea della D&S è cresciuto in media del 7,4% annuo nel quinquennio 2019-2023 rispetto al +5% del PIL UE-27. Anche l’occupazione della filiera europea della D&S è cresciuta a un tasso medio annuo del 7,2% nello stesso periodo rispetto al +0,7% dell’occupazione a livello complessivo UE. Sono soprattutto le speculazioni borsistiche, le quotazioni in borsa dei titoli azionari legate alle imprese produttrici di armi a rappresentare una fetta rilevante degli affari in corso, al contempo Ricerca e Sviluppo sono indirizzati ai settori giudicati dirimenti per il futuro dell’industria bellica europea, in linea con le indicazioni del grande progetto di Riarmo europeo ossia i sistemi (elettronici e non ) di difesa aerea e antimissile, i droni e gli anti droni, la IA, il settore cyber e la guerra elettronica oltre a sistemi di artiglieria, munizioni. I limiti dell’Italia sono legati al basso numero di brevetti depositati e agli investimenti stanziati, le criticità evidenziate suggeriscono repentini cambi di rotta destinando risorse economiche in alcuni campi che poi sono quelli dove maggiore è la presenza delle multinazionali. Grande è il peso della propaganda, la industria delle armi leggere pesa come la industria del turismo ma nell’immaginario collettivo si pensa a un apporto decisamente maggiore, gli analisti (legati alle grandi aziende del settore) calcolano un aumento esponenziale della produzione, degli occupati e degli utili per le aziende produttrici di armi e connesse alla Ricerca e Sviluppo di nuove tecnologie, prendiamo allora per buoni i dati presentati: “La filiera italiana della Difesa e Sicurezza genera ogni anno un giro d’affari totale superiore a 60 miliardi di Euro e presenta un moltiplicatore economico pari a 2,72, il che significa che per ogni Euro di fatturato diretto si attivano ulteriori 1,72 Euro nell’economia nazionale“. L’aumento degli investimenti pubblici è di vitale importanza, pensano che attestando la spesa militare al 5% del PIL si possa triplicare il fatturato dell’industria nazionale della D&S ad oltre 70 miliardi di Euro all’anno 2035 non prima di avere ripensato anche la struttura organizzativa e gestionale dell’intero settore, dall’apparato burocratico per il procurement militare fino a un rapporto di collaborazione e sinergico tra le imprese del settore. E se un settore viene giudicato strategico  e questo settore produce armi e sistemi di distruzione di massa viene da pensare che le guerre saranno sempre più presenti e da giustificare nel contesto sociale con una devastante presenza della cultura militarista per prepararci alla ineluttabilità del conflitto armato come unica soluzione alle controversie internazionali. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Militarizzazione e spesa pubblica: partiti gli investimenti per il riarmo europeo e italiano
CI SI INDEBITA PER IL RIARMO QUANDO MANCANO I SOLDI PER LE SCUOLE E LA SANITÀ O PER LA MANUTENZIONE DEI TERRITORI Si vanno, giorno dopo giorno, delineando gli scenari dei prossimi bilanci nazionali con un forte impulso alla spesa militare. Ad esempio, l’Italia potrà ricorrere a 14,9 miliardi del fondo Safe (Security Action for Europe)  che ammonta complessivamente a 150 miliardi per progetti dei paesi UE legati alla difesa. https://www.eunews.it/2025/09/09/safe-per-litalia-in-arrivo-prestiti-da-149-miliardi-di-euro-per-rilanciare-la-difesa/ Ad oggi non tutti i Paesi europei si sono avvalsi della possibilità di attingere da questi fondi che poi sono prestiti destinati al riarmo, fondi che dovranno essere spesi nei prossimi 5 anni e restituiti entro 45. Sono 19 i Paesi dell’Unione Europea che hanno deciso di accedere ai prestiti europei per il riarmo e in questi giorni è stata resa la ripartizione dei fondi dalla apposita Commissione (la foto con cui abbiamo aperto l’articolo). I prestiti serviranno anche per investimenti tecnologici in ambito militare, per la produzione di missili e sistemi di arma, per droni e anti drone, non esiste settore escluso nell’ottica di ampliare la produzione nazionale, per acquisire le competenze tecnologiche indispensabili a dare vita a un articolato e sinergico sistema a livello comunitario. Nasce in sintesi una sorta di grande sistema militare europeo adibito all’innovazione tecnologica e alla produzione di armi tecnologicamente avanzato. E questo piano di riarmo è frutto delle decisioni assunte dal vecchio continente. Inizialmente dovevano finanziare progetti comuni in funzione della guerra in Ucraina per poi acquisire caratteristiche diverse che vanno nella direzione auspicata dai grandi interessi economici che ruotano attorno al settore militare. È innegabile che l’Unione Europea voglia fare un salto di qualità e nonostante le iniziali perplessità anche il Governo Italiano ha deciso di accedere ai prestiti per acquistare 24 Eurofighter e 5 batterie Samp-t, il sistema missilistico sviluppato dal consorzio italo-francese Eurosam. La scelta di  applicare il prossimo anno la “clausola di salvaguardia” che scorpora dai vincoli di bilancio le spese per la difesa è data per scontata già nel 2026. Il nostro Paese andrà a spendere in tre anni 40 miliardi in sistemi d’arma, ma le cifre sono in costante crescita e supereranno presto gli ambiziosi obiettivi di marca militarista già noti. Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
Livelli record della spesa militare nei Paesi UE
 L’Agenzia europea per la difesa (EDA) ha da poco pubblicato il rapporto annuale relativo al biennio 2024-2025 concernente le spese per la difesa sostenute dai 27 Paesi membri della UE (in allegato). È bene sapere che abbiamo raggiunto la cifra record di 343 miliardi di euro per spese militari con un aumento, nel 2024, del 19 per cento rispetto all’anno precedente. Già oggi, con questo aumento abbiamo superato la soglia del 2% del PIL per spesa militare, sapendo che numerose altre voci e capitoli di spesa afferenti il settore della guerra sono a carico di altri Ministeri e non vengono annoverate nelle cifre ufficiali. Altra notizia rilevante è data dal fatto che una buona parte delle spese sostenute sono destinate a investimenti nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie oltre al tradizionale acquisto di nuovi sistemi di arma. Solo gli investimenti nella difesa superano il 30% della spesa totale, a fare la parte del leone l’ammodernamento tecnologico del settore militare, senza dimenticare che il capitolo di bilancio relativo alle infrastrutture civili viene in buona parte pensato in funzione del riarmo e di un ipotetico conflitto con la Russia. La spesa complessiva è destinata a crescere sempre più nei prossimi anni nell’ottica di costruire un modello nuovo di difesa europea all’interno della NATO e indipendentemente dalla stessa Alleanza Atlantica e prova ne sia una eloquente dichiarazione dei vertici della EDA che annuncia di volere raggiungere il 3,5% del PIL per spese militare come stabilito dalla NATO. Tradotto in euro, per raggiungere l’obiettivo perseguito dalla Alleanza Atlantica sarebbero necessari oltre 630 miliardi di euro all’anno https://eda.europa.eu/docs/default-source/brochures/2025-eda_defencedata_web.pdf EDA prevede per questo anno una spesa militare di circa 381 miliardi di euro ossia quasi 40 miliardi in più rispetto al 2024 con i cosiddetti investimenti nella difesa che passano da 106 a 130 miliardi di euro nel 2025 e la spesa per la ricerca e lo sviluppo (R&S) che dovrebbe superare i 17 miliardi rispetto ai 13 del 2024. I Paesi UE non sono tutti uguali anche davanti alle spese militari, quelli economicamente più forti hanno fortemente sviluppato gli investimenti in tecnologia e sviluppo, prime tra tutte le nazioni dell’Est oltre alla Germania che recentemente ha inaugurato una fabbrica di munizioni tra le più grandi al mondo capace tra meno di due anni di sfornare oltre 350 mila proiettili di artiglieria annui. Ma limitiamoci a menzionare direttamente le fonti ufficiali che parlano non solo dei risultati relativi all’anno 2024 ma anche delle previsioni per l’anno corrente, previsioni che a fine estate risultano ampiamente raggiunte: https://eda.europa.eu/news-and-events/news/2025/09/02/eu-defence-spending-hits-343-bln-in-2024-eda-data-shows Previsioni per il 2025: * Si prevede che la spesa per la difesa dell’UE raggiungerà i 381 miliardi di euro nel 2025 (rispetto ai 343 miliardi di euro del 2024) * La spesa del Blocco è prevista al 2,1% del PIL nel 2025, superando per la prima volta da quando sono iniziati i registri dell’EDA il precedente obiettivo del 2% della NATO. * Gli investimenti nella difesa dovrebbero raggiungere quasi 130 miliardi di euro nel 2025 (rispetto ai 106 miliardi di euro del 2024) * La spesa per ricerca e sviluppo (R&S) potrebbe aumentare fino a 17 miliardi di euro nel 2025 (rispetto ai 13 miliardi di euro del 2024)  Spesa europea per la difesa nel 2024 – Risultati principali: * Nel 2024, 25 Stati membri hanno aumentato la loro spesa per la difesa in termini reali, uno in più rispetto al 2023, mentre solo due paesi l’hanno leggermente ridotta. Sedici Stati membri hanno aumentato la loro spesa di oltre il 10%, rispetto agli undici del 2023.   * Nel 2024, la spesa totale per la difesa per personale militare attivo ha raggiunto la cifra record di 249.000 euro, in aumento rispetto ai 211.000 euro del 2023 e notevolmente superiore ai 138.000 euro spesi nel 2014.  * Nel 2024, 24 Stati membri hanno raggiunto il parametro di riferimento del 20% per gli investimenti nella difesa, rispetto ai 20 del 2023, una tendenza in accelerazione poiché i paesi destinano una quota sempre maggiore della loro spesa agli investimenti. * Gli acquisti di equipaggiamenti per la difesa sono aumentati del 39% dal 2023 a 88 miliardi di euro nel 2024, con una spesa prevista per il 2025 superiore ai 100 miliardi di euro. Si prevede che la tendenza al rialzo continuerà, poiché diversi Stati membri hanno annunciato ulteriori aumenti di bilancio e firmato importanti accordi di appalto nel 2024. * L’approvvigionamento di equipaggiamenti rappresenta oltre l’80% degli investimenti nella difesa. Mentre le esigenze a breve termine hanno spinto gli Stati membri a dare priorità alle soluzioni esistenti, gli investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentati. * Un aumento significativo della spesa in ricerca e sviluppo è essenziale per sviluppare capacità di nuova generazione e ridurre la dipendenza dai mercati esteri. La cooperazione in ambito di difesa offre vantaggi quali economie di scala, costi inferiori, migliore interoperabilità e riduzione delle duplicazioni. * Nel 2024, la spesa per la ricerca e sviluppo nel settore della difesa è aumentata. L’aumento del 20% nel 2024 rappresenta una notevole accelerazione rispetto alla crescita del 6% registrata nel 2023. La spesa per la ricerca e sviluppo nel settore della difesa ha raggiunto i 13 miliardi di euro nel 2024. Alla luce di questi dati la UE è direttamente protagonista del grande Riarmo all’interno della NATO e indipendentemente dalla stessa, sta costruendo politiche di bilancio destinate a supportare ingenti investimenti in tecnologia e nello sviluppo di sistemi duali o specificamente militari, si tratta ora di capire dove prenderanno invece parte dei soldi mancanti, se i Bilanci nazionali saranno gestiti attraverso i tagli alla previdenza pubblica, al welfare e al sociale come sembra scontato che avvenga. Siamo certi che non si fermeranno alle attuali folli cifre del riarmo, gli incrementi cresceranno in maniera esponenziale anno dopo anno piegando interi settori dell’economia e della società alle logiche e agli interessi di guerra. Federico Giusti, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università