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Il minuto di silenzio unisce la comunità educante italiana
Secondo i nostri dati, sicuramente sottostimati, l’appello per un minuto di silenzio il primo giorno di scuola per le/i bambine/i di Gaza è stato finora accolto da circa 250 scuole di tutta Italia, da Torino a Trento a Treviso a Venezia, a Siena, Palermo, Napoli, Mantova, Como, Cagliari, Bari, Cosenza, Potenza, Perugia, Lucca, Lecce e molte altre, nelle città come nelle campagne e sulle montagne. Molte scuole delle regioni che cominceranno le lezioni il 15 settembre ci hanno già comunicato la loro adesione. Ampia parte della comunità educante italiana si unisce così contro il genocidio in Palestina e per la pace nel mondo, in un momento comune di solidarietà e consapevolezza. In 52 istituti, di cui 9 a Torino e 8 nella regione Piemonte, sono state coinvolte tutte le classi, per la quasi totalità con deliberazioni dei Collegi docenti. Possiamo per ora calcolare 53.000 alunne/i, con le/i loro docenti, ma le/i partecipanti sono e saranno certamente molte/i di più: attendiamo ulteriori riscontri nei prossimi giorni. Le/i DS si sono mostrate/i favorevoli in un gran numero di scuole, emanando circolari e facendo suonare le campanelle. Le/gli insegnanti hanno interpretato nei modi più diversi questo momento, alcune/i rendendolo solenne ed emozionante, altre/i con letture e riflessioni, altre/i ancora con attività creative per i più piccoli. “Un reale minuto di silenzio, assorto e commosso”, perché “i ragazzi vogliono sapere e vogliono capire”, scrivono. Questo sarà il compito del futuro anno scolastico: generare conoscenza e comprensione in modo aperto e limpido, affinché le/i nostri studenti apprendano a fare le loro scelte. Il nuovo e forte impegno della scuola italiana per Gaza, per la Palestina, per la pace e la giustizia è cominciato! La Scuola per la pace Torino e Piemonte Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Docenti per Gaza La Scuola per la pace Torino e Piemonte
Gaza e noi. Inizia un nuovo anno scolastico, migliaia di firme in pochi giorni
Un messaggio di un’insegnante bresciana di scuola primaria, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico suona come un’invocazione a non dimenticare, non solo Gaza, ma l’intera Palestina, non solo i diritti calpestati dei palestinesi, ma anche i nostri stessi diritti. Se l’Occidente può impunemente calpestarli, se la Corte Internazionale viene spudoratamente sbeffeggiata, che ne sarà di noi, sì, anche di noi che non siamo palestinesi? In quale cornice valoriale iscrivere il proprio intervento educativo se i pilastri della nostra Costituzione che li sostiene sono stati erosi e violati? Come possiamo tornare a scuola come se da due anni non stesse accadendo nulla in una terra dove i bambini sono stati il bersaglio preferito della follia genocidaria sionista? Come non pensare a scuole che non esistono più, a bambini di cui sono rimasti solo i nomi che sentiamo leggere nei cortei delle nostre manifestazioni e di molti neanche il nome? Il senso di impotenza e forse anche di colpa per essere rimasti a guardare un genocidio in diretta potrà trasformarsi in una protesta, in una presenza efficace che possa incidere e ridimensionare il nostro atteggiamento dissociato di fronte a quanto sta accadendo? O l’angoscia rappresenta la sola misura del nostro “restare umani”? Come comunità educante siamo chiamati a confrontarci con l’oggi. Sugli orrori passati possiamo chiamarci fuori e “commemorare”, ma l’oggi reclama una presenza, un’azione o tante azioni: salpare affidandosi al vento, far arrivare le nostre voci e le nostre firme a chi ci governa, dar vita ad azioni congiunte verso uno sciopero generale, comunicare tra noi insegnanti per ridare fiato a pratiche educative oscurate nella scuola degli ultimi tempi. Una scuola che sembra aver smarrito ogni specifico pedagogico che non sia l’obbedienza a un sapere disincarnato dal tempo e dallo spazio in cui viviamo, quando non asservito a fini estranei che hanno aperto le porte a una presenza sempre più sfacciata del mondo militare Il 25 agosto più di trecento insegnanti in presenza e a distanza hanno dato vita nell’aula magna dell’Istituto Professionale Industriale Castelli di Brescia a un’assemblea organizzata in pochi giorni, accesa dall’accorato messaggio di Emanuela De Rocco, che in poche ore e in pochi giorni ha raccolto prima decine, poi centinaia e ora migliaia di adesioni prima su una chat “Docenti ed Educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina” creata da Sara Girelli, un’altra insegnante, pensando a un gruppetto di interessati e diventata di ora in ora un fiume in piena. Nel momento in cui non c’è stato più modo di ospitare tutti quelli che si aggiungevano a Brescia e provincia, e non solo, si è passati a creare una community dove i gruppi si sono differenziati per città e regioni, a cui si sono dovute aggiungere altre community dati i limiti d’ingresso di ciascuna. Gli insegnanti promotori hanno fatto questa scelta organizzativa per permettere di muoversi nei diversi territori in modo più autonomo e allo stesso tempo più interconnesso. Sulla base di quel primo messaggio ha preso vita un documento programmatico approvato dall’assemblea. Il documento condanna la violazione dei diritti umani e promuove la cultura della pace, in piena coerenza con la Legge 92/2019 sull’Educazione Civica, che affida alla scuola il compito di educare ai principi della Costituzione italiana, ai diritti umani, alla pace tra i popoli e alla solidarietà internazionale. In questo senso la lettura di questo documento, proposta dall’assemblea, all’interno del Collegio Docenti d’inizio anno scolastico risulterebbe un atto coerente con i suoi compiti istituzionali. La raccolta firme è l’altra azione che parallelamente è stata portata avanti, insieme al riconoscimento dell’importanza della discussione e del confronto sul documento previsti tra insegnanti, ma anche sul proprio specifico pedagogico e per l’attivazione di pratiche non indottrinanti, ma che ci avvicinino ai ragazzi, così che sul loro terreno possano prendere vita riflessioni e azioni connesse a quello che la Palestina dice del presente e futuro di tutti noi. Di seguito il documento e la possibilità di firmarlo da parte di insegnanti di ogni ordine e grado, ma anche di educatori, operatori, genitori, ragazzi, nonni, tutti considerati parte della comunità educante. Link al modulo per adesione individuale al documento: https://forms.gle/WGQvQ4156ceMFEoL7 Consultazione del documento sottoscritto (in sola lettura): https://docs.google.com/document/d/17LCjeJ-Q11uQlLz–ibWdLj9FKh41r6oTBE6KkkOBuU/edit?usp=sharing       Redazione Italia