A Gaza la fame è indotta
“Rumore! Finché a Gaza non cesserà il genocidio, finché la Palestina non sarà
libera!” Ecco ciò che si urla in piazza Montegrappa a Varese tutte le domeniche
sera da circa due mesi.
L’iniziativa consiste nel creare 15 minuti di grande baccano, solitamente dalle
22.00 alle 22.15, per risvegliare le coscienze, anche le più addormentate, su
quello che sta accadendo a Gaza e per ricordare alla società civile che non è
possibile rimanere immobili e subire, soltanto subire le decisioni dei potenti:
noi cittadini e cittadine possiamo fare qualcosa. Ecco che per reinventare il
classico e troppo discreto minuto di silenzio ci si ritrova in piazza a produrre
rumore con pentole, coperchi, fischietti, strumenti e tutto ciò che può essere
efficace. Durante la manifestazione le persone presenti portano striscioni,
bandiere palestinesi e sventolano la kefiah, si fanno alcuni brevi interventi e
viene allestito anche uno spazio per i più piccoli, per permettere loro di
disegnare per i bambini palestinesi.
L’iniziativa lanciata dal Comitato varesino per la Palestina – ma subito accolta
da varie associazioni, gruppi, singoli cittadini e famiglie- nasce per non
rimanere in silenzio di fronte alla terribile strage che Israele sta perpetrando
nella Striscia di Gaza e non solo, perché si sottolinea con forza che
l’occupazione riguarda tutta la Palestina.
Perché battere le pentole? Le locandine degli eventi mostrano sempre in primo
piano pentole vuote, quelle che a Gaza rimangono tali perché l’entità sionista
non lascia entrare aiuti umanitari sufficienti per sfamare la popolazione che,
ricordiamo, dopo quasi due anni di massacro è allo stremo delle forze.
Immaginiamo quindi il suono di centinaia e centinaia di recipienti vuoti nelle
varie città della Striscia, persone in fila per ricevere quel poco cibo che è
possibile ottenere, immaginiamo quelle madri che non hanno di che sfamare i
figli, quei bambini che piangono per la fame, quei padri che impotenti guardano
i loro famigliari perdere inesorabilmente peso e persino morire. Sì! Morire di
fame! Anzi uccisi dalla fame.
La fame come arma di guerra è una nota strategia: è ciò che sta utilizzando il
governo israeliano, insieme all’esercito, alle bombe, ai cecchini e a tutte le
armi, anche quelle proibite dal diritto di guerra (vedasi l’uso del fosforo
bianco, documentato anche in questo massacro), per operare quello che ormai da
vari esperti ed esperte di diritto internazionale è dichiaratamente indicato
come genocidio e pulizia etnica.
Cosa ci si augura ora rispetto a questa iniziativa? La diffusione: si chiede a
tutti i Comuni, a tutte le amministrazioni e alle parrocchie, in tutta Italia e
anche oltre, che nelle maggiori piazze di ogni città e paese si battano le
pentole, si suonino le campane e si produca un rumore che faccia eco alla
popolazione di Gaza, con cadenza regolare, finché a Gaza non cesserà il
genocidio, finché la Palestina non sarà libera.
Ci vediamo in Piazza Montegrappa domenica 7 settembre, dalle 21.00.
Per le comunicazioni inerenti questa e altre iniziative seguite i profili social
del Comitato varesino per la Palestina:
Instagram:
https://www.instagram.com/comitatovaresinopalestina?igsh=MTFpY2J2Z3MxZW5n
Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=100064724618688
Redazione Italia