Personale ATA: poche immissioni in ruolo, sempre più precari.
Il Decreto Ministeriale n. 160 del 6 agosto 2025 ha ufficializzato le immissioni
in ruolo del personale ATA per l’anno scolastico 2025/2026, autorizzando
complessivamente 10.348 assunzioni. Di queste, 824 riguardano i funzionari (ex
DSGA), mentre il resto è suddiviso tra le varie figure professionali del
personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Si tratta di immissioni
largamente insufficienti rispetto ai posti vacanti e disponibili, che alimentano
un precariato ormai cronico e strutturale nel sistema scolastico italiano.
Il divario tra i posti disponibili e le immissioni effettive è lampante:
* assistenti amministrativi: a fronte di 7.397 posti disponibili, saranno
immessi in ruolo solo 2.071 lavoratori, pari al 28%;
* assistenti tecnici: su 3.357 posti, le assunzioni saranno appena 657,
ovvero il 19,57%, meno di un quinto;
* Collaboratori scolastici: con 20.995 posti, le immissioni si fermeranno
a 6.814 (inclusi 48 ex LSU), coprendo solo il 32,45%.
Dati che, in modo inequivocabile, smentiscono la retorica governativa, da anni,
sul superamento del precariato nella scuola. Il personale ATA rappresenta una
componente importante del sistema scolastico, ma continua a essere trattato come
un supporto, sottovalutato nei numeri, nel ruolo e nelle competenze. Un
precariato che non è più emergenza, ma sistema.
La mancata stabilizzazione del personale ATA non è più una questione contingente
o momentanea, ma rappresenta una scelta politica e strutturale. L’elevato numero
di posti vacanti e disponibili, la scelta di non coprirli con personale a tempo
indeterminato, indica chiaramente la volontà di mantenere un bacino di
lavoratori precari da utilizzare in modo flessibile, svantaggiati giuridicamente
ed economicamente.
Molti supplenti vengono richiamati anno dopo anno, spesso con contratti fino al
30 giugno o al 31 agosto, senza alcuna garanzia di continuità nella stessa
scuola. Questa situazione crea non solo incertezza personale e professionale, ma
compromette anche la qualità della scuola pubblica. Una percentuale così
elevata del personale precario significa turn-over continuo e perdita di
competenze consolidate, aumento del carico di lavoro per il personale stabile,
difficoltà nell’organizzazione amministrativa, minore continuità e qualità
nell’assistenza agli/lle alunni/e con disabilità.
Il personale ATA consente alle scuole di aprire e di funzionare. Dai compiti e
dalle responsabilità affidati al personale delle segreterie, dall’assistenza
tecnica dei laboratori, dall’accoglienza, dalla sorveglianza alla sicurezza
degli/lle alunni/e. La mancata considerazione e valorizzazione del personale ATA
comporta, nei fatti, una ricaduta negativa sul diritto all’istruzione di tutti/e
e per tutti/e. Le conseguenze della precarietà sull’organizzazione scolastica è
evidente. Ogni anno, le scuole si trovano a dover fare i conti con organici
insufficienti, continui cambi di personale, difficoltà nella nomina dei
supplenti a causa di normative sempre più penalizzanti. Le funzionalità
amministrative, le manutenzioni e le gestioni tecniche dei laboratori, vengono
messe in difficoltà. I collaboratori scolastici, ad esempio, si ritrovano spesso
a dover coprire plessi interi con organici ridotti, mettendo a rischio la
sicurezza e l’assistenza degli/lle alunni/e, in particolare quelli con
disabilità. Nel caso degli assistenti tecnici, la situazione è sempre più
critica. Con un organico scarso in riferimento alle mansioni e alle attività
previste, con una copertura inferiore al 20% dei posti vacanti e disponibili,
molti laboratori vengono parzialmente utilizzati e la didattica laboratoriale
viene penalizzata. Una contraddizione profonda rispetto alla narrazione di una
scuola al passo con i tempi, digitale e inclusiva.
I Cobas Scuola ritengono che la stabilità del personale ATA, con l’immissione in
ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili, con un incremento significativo
degli organici, siano i requisiti fondamentali per garantire funzionalità
amministrativa e tecnica, igiene, sorveglianza e sicurezza, accoglienza, diritto
allo studio degli/lle alunni/e diversamente abili.
La tematica della stabilizzazione e la valorizzazione del personale ATA deve
riguardare non solo gli interessati ma anche le famiglie e i docenti. Una scuola
che funzioni è quella dove ogni componente possa lavorare nelle condizioni
migliori, senza precarietà e con certezze giuridiche ed economiche. Non si
tratta solo di esigere posti di lavoro stabili, ma anche di garantire a tutti il
diritto a un’istruzione pubblica di qualità e realmente inclusiva.
La scuola pubblica italiana ha bisogno di stabilità, competenza e continuità. Il
personale ATA non è un costo da contenere, ma un investimento nella qualità del
servizio e nella sicurezza degli alunni.
L’anno scolastico 2025/2026 inizia, ancora una volta, sotto il segno
dell’incertezza per decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori ATA. Le
immissioni in ruolo deliberate con il DM 160/2025 sono insufficienti e non
rispettano il principio, più volte dichiarato a parole ma raramente perseguito
nei fatti, della lotta al precariato.
Bisogna assumere stabilmente su tutti i posti vacanti e disponibili, riformare i
criteri di calcolo dell’organico, valorizzare il personale ATA e riconoscere
finalmente il loro ruolo strategico all’interno della scuola. Solo così si potrà
parlare di una scuola davvero pubblica e inclusiva.
Domenico Montuori