L’esempio di pace dei camalli di Genova, che stanno per salpare con la Global Sumud Flotilla
Che bella l’altra Italia, quella che in queste ore sta facendo di tutto per
aiutare e sostenere la missione Global Sumud Flotilla. Da molte città, da
associazioni, comitati, semplici cittadini stanno arrivando alimenti, farmaci,
oppure solo messaggi di incoraggiamento. Ma forse, tra le tante, la storia che
più colpisce è quella dei camalli del porto di Genova, il Collettivo Calp. Hanno
annunciato nei giorni scorsi che faranno parte dell’equipaggio della Global
Sumud Flotilla per rompere l’assedio israeliano a Gaza e portare pacchi
alimentari e umanitari ai bambini e ai civili palestinesi. Anche loro partiranno
da Genova il 31 agosto, carichi di pacchi e aiuti umanitari raccolti da migliaia
di volontari genovesi, unendosi a decine di altre imbarcazioni dall’Europa e
dall’Africa, destinazione Gaza, in quella che definiscono “la più grande
iniziativa umanitaria mai organizzata”. Finora hanno fatto già tanto: hanno
bloccato diverse navi cariche d’armi per Israele, per esempio. La loro non è
solo resistenza, è speranza, coraggio, impegno civile. “Vogliamo dimostrare che
il porto di Genova è un porto civile e non di guerra. Vogliamo mandare il
segnale che non solo blocchiamo armamenti, ma portiamo anche fisicamente aiuti
alla popolazione palestinese”, hanno detto ed è una frase che contiene tutto il
senso della più autentica battaglia per la pace e la dignità delle vittime
civili.
Le partenze previste della Global Sumud Flotilla sono da Barcellona e da Genova
il 31 agosto, appunto, e da Tunisi e dalla Sicilia il 4 settembre. La Global
Sumud Flotilla si inserisce in un quadro più ampio, quello del Global Movement
to Gaza, la rete internazionale di solidarietà e ha l’obiettivo di “rompere
l’assedio illegale e chiedere l’immediata riapertura dei corridoi umanitari
garantiti dal diritto internazionale e bloccati da Israele”.
“Invitiamo tutte le persone a cui stanno a cuore non solo i diritti dei
palestinesi, ma quelli di ogni singolo essere umano, a sostenerci in ogni modo
possibile. Le barche salperanno per dire che Gaza non è sola. E non è un caso
che tutto parta dal Mediterraneo. Il mare che separa e unisce, che da anni
inghiotte vite umane e ora diventa teatro di solidarietà. La flottiglia
attraverserà rotte solitamente percorse da guerre, profitti e traffici: per la
prima volta, sarà una flotta civile a reclamare spazio, vita e dignità”, ha
scritto su Il Manifesto Maria Elena Delia, referente per l’Italia di Global
Movement to Gaza.
Articolo 21