Antisemitismo, antisionismo, razzismo: un libro e una riflessione a più voci
È stato presentato ieri all’Istituto Gramsci Siciliano il libro di Donatella
Della Porta Guerra all’antisemitismo? Il panico morale come strumento di
repressione politica (Altreconomia). Il prof. Nicosia, aprendo l’incontro, ha
ricordato come il 7 ottobre costituisca una lacerazione politica ed etica che
impone una ricostruzione storica.
Il prof. Tommaso Baris dell’Università di Palermo ha conversato con l’autrice,
dopo averla presentata: Donatella Della Porta è docente di scienze politiche
alla Scuola Normale di Firenze ed ha pubblicato molti libri, fra i quali
Proteste e polizie (Il Mulino) e No Global sui fatti di Genova 2001. Il suo
ultimo scritto esamina l’accusa di antisemitismo usata oggi in Germania in
quanto criminalizzazione delle critiche a Israele.
Baris: L’antisemitismo è il lato oscuro della coscienza europea che si porta
dietro la memoria dell’Olocausto e presume un progetto razzista più ampio, la
discriminazione di Rom Sinti omosessuali etc. Ed è un problema non solo tedesco
ma anche francese italiano norvegese ucraino polacco. La responsabilità
dell’Olocausto è di tutta Europa e attiene alle destre. Com’è potuto accadere
che adesso venga rovesciata sulle sinistre?
Della Porta: A destra oggi il razzismo si rivolta contro i migranti. In
Germania si parla adesso di “antisemitismo importato” dai migranti musulmani,
dimenticando che un quarto dell’elettorato vota Alternative für Deutschland. È
stata negata la connessione fra antisemitismo e razzismo in Francia Germania e
Gran Bretagna, cioè proprio nei Paesi che più hanno contribuito alla Nakba.
In Israele c’è stata la pretesa, da parte della destra nazionalista, di
rappresentare uno Stato religiosamente “pulito”; la diaspora ebraica nel mondo,
invece, continua a ripetere “Non in mio nome”.
Anche in Germania gli ebrei antisionisti sono i primi obiettivi della
repressione. Le “Voci Ebraiche per la Pace” sono state dichiarate associazioni
estremiste. L’antisemitismo viene percepito come distaccato dal razzismo. È
stato introdotto il “reato di comparazione”: parlare di genocidio è antisemita,
paragonare Gaza a un ghetto è reato. Israele non può essere criticato, artisti e
intellettuali ebrei ed ebree come Judith Butler o Nancy Fraser sono banditi.
Baris: A proposito di comparazione, l’insistenza sul 7 ottobre ricorda
l’interrogativo ripetuto contro la Resistenza “E allora le foibe?”. Colonialismo
e nazismo, allora come oggi, e non solo rispetto alla Shoah ma anche per
l’apartheid in Namibia e Sudafrica, per esempio, sollevano la questione della
responsabilità.
Della Porta: La memoria induce a chiedersi che fare. In Germania l’Olocausto è
stato inteso come una parentesi nella storia gloriosa dell’Occidente. Io credo
invece che la Resistenza continuamente rivisitata sia ancora attuale.
I bambini arabi in visita ad Auschwitz si identificavano con le vittime, ma
veniva detto loro che dovevano identificarsi con i colpevoli, distruggendo così
la possibilità di empatia fra i popoli. È mancata la possibilità di costruire
identificazione tra popolazione tedesca e palestinesi.
È stato criminalizzato il boicottaggio, mentre qui da noi in Italia è stato
possibile: al festival del cinema di Venezia, in occasione della partita di
calcio con Israele, col movimento BDS, lo sciopero della fame dei lavoratori
della sanità, l’iniziativa dei camalli di Genova, le mobilitazioni sindacali.
Interviene a questo punto Giuseppe Lipari, collaboratore della prof. Della Porta
presso la Scuola Normale di Firenze e si interroga sul che fare di fronte alla
“soluzione finale” in Palestina. Anche in Italia, sostiene, viene oppressa la
libertà e si muove la dinamica del “panico morale”. L’omicidio Kirk negli USA ha
scatenato pure qui da noi accuse di violenza alla sinistra. Esiste poi un
controllo governativo sui panel delle lezioni universitarie.
Si connette da remoto Amal Khayal, responsabile del CISS a Gaza, dove ha perso
tanti amici e parenti e che non manca mai di partecipare alle iniziative per la
Palestina. Nel mio Paese non esisteva l’antisemitismo, spiega. I miei nonni
convivevano con i vicini ebrei. Del resto, anche i palestinesi sono semiti! Ma
il termine “antisemitismo” intende surrettiziamente solo l’odio contro gli
ebrei. Il sionismo è altra cosa, è un’ideologia nazionalista, e dunque altra
cosa è anche l’antisionismo.
Che cosa può fare il movimento antisionista per i palestinesi? La campagna BDS
può aiutare a bloccare il genocidio nella striscia di Gaza e così pure il
dibattito nelle scuole e all’università.
A questo proposito, Baris cita la mozione della Normale di Firenze che rifiuta
ogni tipo di rapporto sia economico sia culturale con le istituzioni che
collaborino alle azioni militari o alle occupazioni civili nei Territori.
Questa mozione è stata definita antisemita, ricorda Dalla Porta: Ebrei allora e
Palestinesi adesso sono additati come fonte del male dalle ideologie
dell’estrema destra ostili alla cultura “woke” e al “gender”.
Ma arte sport musica sono luoghi della politica: anche lì occorre praticare il
boicottaggio e costruire solidarietà. Inoltre si può contribuire a fermare lo
sterminio con aiuti concreti, come borse di studio per gli studenti profughi,
come si fece con i profughi cileni dopo l’undici settembre 1973.
Quanto alle scuole, la celebrazione della “giornata della memoria” il 27 gennaio
in sé non è un errore né è propaganda, ma bisogna evitarne la banalizzazione e
la strumentalizzazione, perché può rischiare di provocare “lo svuotamento
semantico dell’antisemitismo” o peggio il suo rovesciamento razzista in chiave
antipalestinese.
Occorre non dimenticare che l’attuale genocidio in passato ha trovato sponda nel
centro-sinistra: Biden e Scholz vendettero armi a Israele.
Lipari conclude la serata invitandoci a guardare, pur nella tragedia, il lato
positivo: il movimento internazionale, pur con tutte le sue contraddizioni, sta
funzionando oltre la rassegnazione e il conformismo, come dimostra la Global
Sumud Flotilla.
Ci lasciamo proprio per raggiungere il presidio dell’equipaggio di terra alle 20
a Piazza Verdi, cui parteciperà anche Pif.
Daniela Musumeci