La Local March sul Cammino dei Briganti
Si è chiusa ieri, 27 agosto 2025, la terza Local March for Gaza, quella sul
Cammino dei Briganti.
Eravamo in Abruzzo, sulle vie percorse da chi resistette ai “piemontesi”.
Un bellissimo itinerario nella Marsica, il territorio più a ovest della regione.
Un nome, Cammino dei Briganti, che ricorda una ferita dimenticata, ma ancora
aperta, della nostra storia nazionale: la conquista sabauda, o, se stiamo a come
abbiamo imparato la storia, l’unificazione d’Italia.
Ne abbiamo parlato una sera a cena, noi piemontesi di aree marginali o figli
dell’emigrazione, e gli abruzzesi. Abbiamo scoperto un pezzo di storia che viene
sempre raccontata dalla parte dei vincitori, che tralascia i soprusi, le
ingiustizie e omette verità accertate.
Per questo la Local March for Gaza sul Cammino dei Briganti collega bene
resistenze di oggi e di ieri.
La storia è costellata di ingiustizie, di conquiste e di ferite non
cicatrizzate, spesso dimenticate e anche di genocidi.
“I dati sul calo demografico al Sud, con la calata delle truppe sabaude, non
sono frutto di errori, non indicano folle di emigrati in fuga, ma “decessi
anomali”, sino a circa 550mila.” scrisse Pino Aprile nel suo libro “Terroni”. In
un solo anno, dal 1860-61, sostiene in quel libro, riportando dati verificabili,
ci furono più di mezzo milione di morti. E la guerra durò almeno dieci anni.
E continuava: ”perché Augias e Mieli chiedono di rispettare, per gli ebrei, il
Giorno della Memoria; di raccontare lo sterminio degli armeni; non chiedono ai
nativi americani, indios, indiani, di dimenticare il genocidio di cui furono
vittime per mano europea; né si sognano di dire ai pronipoti dei neri fatti
schiavi e deportati in altri continenti, di sorvolare sul perché non sono in
Africa; e non suggeriscono ai Paesi e popoli già ridotti a colonia di lasciar
perdere con la ricostruzione di quel che loro accadde? Perché solo agli eredi di
una nazione che esisteva negli stessi confini da più di sette secoli, e di cui
nemmeno il nome si può più pronunciare perché trasformato in insulto, perché
solo a loro si chiede di dimenticare, non devono manco sapere come si
chiamavano, ridotti a scomparire sotto un mero riferimento cardinale,
“meridionali”, che li rapporta, svalutandoli, ai vincitori, del Nord?”
E perché, ci chiediamo oggi, fino ad ora si è dovuto omettere di chiamare
“genocidio” quello che gli israeliani stanno attuando, non da oggi e neanche
solo dall’ottobre di due anni fa, contro i palestinesi?
Qualcuno ci dirà che siamo delle ‘anime belle’ che i conflitti sono sempre
esistiti, e con essi, i delitti, i furti, le occupazioni insomma, il
colonialismo e l’imperialismo.
Ho provato a spiegarlo già mesi fa a una commemorazione della Liberazione in
QUESTO intervento, la storia ha delle sue fasi, che rendono cose che chiamiamo
con lo stesso nome molto diverse le une dalle altre. E’ anche il caso delle
guerre; dalla prima guerra mondiale, ovvero da quando la tecnologia e l’uso che
ne fa il capitalismo è divenuta predominante, le guerre hanno progressivamente
causato sempre più vittime civili.
+972 e The Guardian hanno recentemente rivelato, usando come fonte dei dati
della stessa intelligence israeliana, che a maggio 2025, su 45mila morti a Gaza,
8.900 erano combattenti, ovvero l’83% delle vittime totali erano civili.
Dovevamo proprio aspettare che il consigliere del Papa al meeting di Rimini
sancisse che è in corso un genocidio? O potevamo arrivarci da soli?
La Local March sul Cammino dei Briganti è stata la condivisione del bisogno di
verità che ognuno di noi ha, verità solo apparentemente contro deduttive.
Uno dei camminatori, nel video sulla Local March sul Cammino di Oropa, dice che
“camminare è un atto paradossale”. E’ vero, cambia la prospettiva su quello che
succede, modifica la visuale sulle notizie e sulle informazioni che, in eccesso
e non verificate, ci sommergono.
Camminare è un procedere che rivela verità.
Nel caso della Local March sul Cammino dei Briganti, passo dopo passo,
costruisce anche solidarietà. In quattro giorni di cammino, in cui hanno
partecipato almeno 200 persone, percorrendo 55 km, passando in 9 paesi, sono
stati anche raccolti 1.050 € per la Global Sumud Flottilia. E’ un bel risultato
tangibile.
Ah, dimenticavo, uscendo dal paese di Scanzano Luca Gianotti, guida e attento
organizzatore della Local March for Gaza sul Cammino dei Briganti, ci ha
spiegato che le ultime casette basse del paese facevano parte della
ricostruzione del dopo terremoto del 1915. Fu una tragedia che decimò gli
abitanti, avvenne d’inverno, con la neve e i soccorsi arrivarono con estremo
ritardo a causa del conflitto in corso. Da poco, infatti, eravamo scesi in
guerra a fianco della Francia, della Russia e dell’Inghilterra nella Prima
Guerra Mondiale.
Ebbene, nonostante fossero già stati decimati dal terremoto, i pochi uomini
marsicani rimasti dovettero comunque andare in guerra: il Re non ebbe pietà e li
chiamò alle armi.
Così fece totalmente sparire una generazione di uomini in quella parte di
Abruzzo.
Un’altra ferita dimenticata dalla narrazione ufficiale, ma aperta e sanguinante.
Ettore Macchieraldo