Paco Cerdà / Nel cuore delle tenebre
Il fenomeno del fascismo, sia nella sua forma latente che manifesta, si è
infiltrato progressivamente nella società: i notiziari televisivi, la stampa e
numerosi episodi di cronaca ne sono una prova tangibile. Un’ideologia che opera
in modo subdolo, facendo leva su contrapposizioni sociali e indirizzando
l’attenzione della collettività verso presunti nemici, distogliendola così dai
tentativi di egemonia sociale. Questo è il tema principale dell’opera di Paolo
Cerdà, scrittore spagnolo nato a Genovés nel 1985. Come l’Italia, anche la
Spagna ha vissuto l’esperienza della dittatura fascista con Franco, iniziata
prima della Seconda Guerra Mondiale e protrattasi ben oltre di essa.
Nel 1939, in seguito all’ascesa al potere dei falangisti, un gruppo di
sostenitori decide di riesumare il corpo di José Antonio Primo de Rivera,
fondatore del loro partito, giustiziato dalle forze repubblicane nel 1936 e
successivamente elevato a simbolo nazionale. La processione funebre attraversò
la Spagna per 467 chilometri, accompagnata da manifestazioni di consenso nelle
varie tappe, spesso caratterizzate dal saluto fascista, sebbene non sia
possibile distinguere tra una sincera adesione e una mera paura. Questa
ostentazione di forza fu una dimostrazione per far vedere chi comandasse in
Spagna.
Il romanzo di Cerdà ha una struttura corale, dando voce tanto ai seguaci del
regime quanto ai prigionieri dei campi di concentramento, ai persecutori, alle
vittime e ai cittadini comuni, divisi tra resistenza e accettazione passiva. I
racconti dei resistenti permettono di ricostruire le atrocità perpetrate dai
regimi autoritari, analoghe a quelle documentate in Italia, Cile o Argentina – i
primi esempi che mi vengono in mente –, a testimonianza della costante
ricorrenza storica di questi eventi. Mentre i sostenitori del regime
rispondevano “presente” durante le commemorazioni, l’autore sembra chiedersi e
chiederci se saremmo capaci di rispondere anche noi “presente” in caso di
bisogno, se siamo pronti a contrastare revisionismo e negazionismo tanto caro
alle destre, sottolineando l’importanza di vigilare sulla democrazia e
intervenire tempestivamente contro ogni minaccia ad essa.
Uno stile pulito ed essenziale immerge in una lettura scorrevole, la struttura
della scrittura non conosce pause o flessioni, personaggi delineati in modo
profondo con pochi tratti di penna. Un romanzo per certi versi, storico e
sociale, che non andrebbe perso, un documento che dovrebbe entrare nella memoria
collettiva e rimanerci per sempre.
L'articolo Paco Cerdà / Nel cuore delle tenebre proviene da Pulp Magazine.