L’Ercolino sempre in piedi
I bambini degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso hanno avuto un amico nei giochi
della loro gioventù: era il pupazzo Ercolino sempre in piedi, un pupazzo
gonfiabile con la base che veniva riempita d’acqua in modo da dargli stabilità e
fare in modo che una volta sbilanciato tornasse sempre in posizione eretta.
I bambini del nuovo millennio si sono dovuti accontentare di un pupazzo molto
meno simpatico, ma altrettanto capace di stare sempre in piedi, nonostante le
giravolte a 360 gradi delle sue analisi sulla situazione economica e politica
dell’Unione Europea: si tratta di Mario Draghi.
Il fatto stupefacente che lo caratterizza è che ogni volta che pronuncia un
discorso o scrive un rapporto si atteggi da osservatore esterno, da saggio che
guarda da distanza il dipanarsi delle vicende umane, da dispensatore di consigli
che il vento depositerà prima o poi nella consapevolezza collettiva.
Eppure Draghi è stato Direttore del Tesoro al Ministero dell’Economia dal 1991
al 2001, il decennio nel quale arriva l’euro, si approva il Trattato di
Maastricht e in Italia si dà il via al più grande piano di privatizzazioni mai
realizzato. E dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente di Goldman Sachs, una
delle più grandi banche d’affari del mondo. Dal 2005 è diventato Governatore
della Banca d’Italia, dal 2011 al 2019 è stato Presidente della Banca Centrale
Europea e dal 2021 al 2022 è stato Presidente del Consiglio.
Ovvero è stato uno dei motori di quei processi finanziari, economici e sociali
intorno ai quali pontifica periodicamente.
L’altro fatto stupefacente che lo caratterizza è che ogni suo discorso e ogni
suo rapporto vengano salutati con standing ovation interminabili da tutto l’arco
costituzionale e in maniera assolutamente indipendente dal suo contenuto. Che
infatti ogni volta smentisce quello del discorso precedente, altrettanto
approvato con unanime acclamazione.
Che cosa ha infatti detto il pupazzo Mario sempre in piedi al soporifero meeting
di Rimini di Comunione e Liberazione?
Ha fatto un’analisi spietata dell’Unione Europea: “Per anni l’Unione Europea ha
creduto che la dimensione economica, con 450 milioni di consumatori, portasse
con sé potere geopolitico e nelle relazioni commerciali internazionali” è stato
l’incipit dell’intervento, nel quale si è ben guardato dal dire che proprio
quegli anni lo hanno visto al comando di quei processi.
“Abbiamo dovuto rassegnarci ai dazi imposti dal nostro più grande partner
commerciale e alleato di antica data, gli Stati Uniti. Siamo stati spinti dallo
stesso alleato ad aumentare la spesa militare, una decisione che forse avremmo
comunque dovuto prendere -ma in forme e modi che probabilmente non riflettono
l’interesse dell’Europa. L’Unione Europea, nonostante abbia dato il maggior
contributo finanziario alla guerra in Ucraina, e abbia il maggiore interesse in
una pace giusta, ha avuto finora un ruolo abbastanza marginale nei negoziati per
la pace.”
ha proseguito il nostro, dimenticando come da Presidente del Consiglio, fu uno
dei principali fautori della rimozione del ruolo diplomatico dell’Unione
Europea, schierandosi apertamente per il coinvolgimento nel conflitto al grido
di “Volete la pace o i condizionatori accesi?”
DAVOS/SWITZERLAND, 25JAN13 – Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale
Europea, Francoforte, è stato catturato durante la sessione di discorso speciale
all’Incontro Annuale 2013 del World Economic Forum di Davos, Svizzera, 25
gennaio 2013. – World Economic Forum. – Foto Remy Steinegger- Wikimedia Commons
in Italia in italiano
“Il 2025 verrà ricordato come l’anno in cui l’illusione che basti la dimensione
economica ad assicurare potere geopolitico è definitivamente evaporata” ha
infine chiosato il professore. Qui sarebbero da analizzare la realtà e la
consistenza della dimensione economica dell’Ue, marginalizzata e data in pasto
ai grandi capitali finanziari esattamente dalle politiche liberiste predicate
per decenni da SuperMario.
E di fronte a questo quadro, cosa propone il “nostro”? Non una ridiscussione
alle radici del progetto di Unione Europea, visibilmente fallimentare, bensì un
ulteriore scatto nell’unificazione statuale del continente e la necessità di
forti investimenti pubblici. Ovvero, esattamente il contrario di quanto
predicato e praticato in questi tre decenni. Oltre che decisamente fuori tempo
massimo.
Sempre tornando al secolo scorso, nella saga cinematografica di Fantozzi (“Il
secondo tragico Fantozzi”, 1976), il protagonista, esasperato dal dover
obbligatoriamente partecipare alle proiezioni cinematografiche per i dipendenti
dell’azienda in cui lavora, con relativo dibattito, interviene dicendo “Per me,
la Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca”.
Saremo più liberi il giorno in cui qualcuno commenterà con le medesime parole la
nuova esternazione di Mario Draghi.
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