Cassa Depositi e Prestiti finanzia guerra e genocidio
Cassa Depositi e Prestiti, trasformata in società per azioni nel 2003, è oggi
detenuta per l’82,77% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il
15,93% dalle fondazioni bancarie.
Nonostante la privatizzazione più che ventennale, per Cdp dovrebbe valere ancora
quanto scritto all’art. 10 del D.M. Ministero dell’Economia del 6 ottobre 2004,
ovvero che “I finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti rivolti a Stato,
Regioni, Enti Locali, enti pubblici e organismi di diritto pubblico,
costituiscono servizio di interesse economico generale”.
Tanto più considerando che su una raccolta complessiva di 356 miliardi di euro
gestita da Cdp, ben 291 derivano dal risparmio postale affidatole da oltre 22
milioni di cittadini.
Sappiamo che la trasformazione in società per azioni non è stata una semplice
modifica giuridica, bensì uno stravolgimento storico delle funzioni di Cassa
Depositi e Prestiti, che per oltre 150 anni aveva utilizzato il risparmio
postale per finanziare a tassi agevolati gli investimenti degli enti pubblici,
adempiendo di conseguenza ad una precisa funzione pubblica e sociale.
Oggi Cassa Depositi e Prestiti è una sorta di “fondo sovrano” che agisce su
tutto il settore economico e finanziario nazionale ed internazionale, avendo
come unico scopo il ricavare profitti, agendo spesso in diretto antagonismo con
l’interesse generale proclamato nel suo statuto.
Come testimoniano gli investimenti sull’energia fossile, grazie ai quali il
nostro Paese detiene un vergognoso quinto posto (dopo Canada, Corea del Sud,
Giappone e Cina) nella classifica mondiale dei paesi che destinano molte più
risorse a petrolio e gas rispetto a quelle destinate alle energie rinnovabili.
D’altronde, non va dimenticato come nel settore energetico Cdp non agisca solo
come ente finanziatore, bensì come attore in campo, detenendo il 31,35% di Snam,
il 25,96% di Italgas, il 29,85% di Terna e soprattutto il 31,83% di Eni, una
delle “big seven” multinazionali del petrolio e del gas.
Ma lo stravolgimento delle funzioni di Cassa Depositi e Prestiti è oggi reso
ancor più evidente dallo scenario di guerra e riarmo nel quale le grandi élites
finanziarie e industriali e i governi stanno cercando di trascinarci.
Il sito di Cassa Depositi e Prestiti trabocca di valori, di codici etici e di
sostenibilità, come si conviene al politically correct di ogni moderna azienda.
Ma come si conciliano con la partecipazione al 71% in Fincantieri, società in
prima fila nella produzione di armamenti militari, il cui Amministratore
Delegato Pier Roberto Folgiero ha appena dichiarato: “Con il piano di riarmo,
l’Italia ha capito che è bene lucidare i gioielli di famiglia per presentarli al
meglio sul mercato internazionale, non solo per scopi industriali ma anche
geopolitici”?
L’ultima vergogna di questo percorso -che rende Cdp direttamente complice del
genocidio del popolo palestinese- è il recentissimo programma di investimenti
avviato da Cassa Depositi e Prestiti verso start up israeliane di punta nei
campi dell’Intelligenza Artificiale e dell’informatica quantistica, pensato come
alleanza strategica e cooperazione tecnologica di lungo periodo fra i due paesi.
Due domande sono a questo punto irrimandabili: dentro il Parlamento nessuno ha
qualcosa da dire, a partire dalla Commissione di Vigilanza su Cassa Depositi e
Prestiti? E fuori dal Parlamento, non è venuto il momento che movimenti, realtà
sociali e sindacali mettano al centro delle lotte il contrasto alle scelte qui
descritte e rivendichino la socializzazione e la trasformazione di Cassa
Depositi e Prestiti?
Tutto ciò che viene dirottato verso la guerra è sottratto a società, natura,
beni comuni e diritti.
Non possiamo permetterglielo.
Marco Bersani (articolo pubblicato in “Nuova Finanza Pubblica” de “Il Manifesto”
del 23 agosto 2025)
Attac Italia