Cile, fallisce la consultazione di Boric al popolo mapuche: “Il territorio non è in vendita”La Commissione Presidenziale per la Pace e la Comprensione è un’iniziativa
dell’amministrazione di Gabriel Boric, formata da membri del sistema politico
dello Stato cileno nel 2023, “con l’obiettivo di guidare un processo di dialogo
e accordi per canalizzare istituzionalmente le richieste di restituzione delle
terre e di riparazione da parte del popolo mapuche e raccomandare misure
praticabili per una pace duratura e la comprensione reciproca tra gli attori
delle regioni di Biobío, La Araucanía, Los Ríos e Los Lagos”.
Il rapporto finale della commissione è stato consegnato a Boric il 6 maggio
2025, a La Moneda. E il 13 agosto è iniziata una consultazione con alcune
comunità mapuche in merito alla proposta del documento governativo. Finora gli
obiettivi della commissione stanno fallendo clamorosamente contro la dignità di
un intero popolo.
Il werken (una delle autorità tradizionali del popolo mapuche che svolge
funzioni di consigliere e portavoce, N.d.t.) della comunità di Pepiukelen de
Pargua, Francisco Vera Millaquen, in merito alla consultazione ha sottolineato
che “il nuovo sistema di gestione della terra che ci viene proposto è un modo
molto elegante per definire la spoliazione dei nostri territori, dal Biobío al
sud, da parte dello Stato cileno. Ricordiamoci che nel 1825, dopo 14 anni di
guerra, su richiesta delle autorità cilene, fu firmato il Trattato di pace di
Tapihue, in cui fummo riconosciuti come Stato sovrano e libero. Oltre ad essere
un patto di pace tra le due nazioni, costituiva un accordo di collaborazione
reciproca”, aggiungendo che “tuttavia, lo stesso esercito cileno, anni dopo,
invase le nostre terre con il sangue e il fuoco”.
Vera Millaquen ha ricordato che “nel 2003, sotto il governo di Lagos Escobar, le
autorità cilene hanno redatto un documento intitolato “Rapporto sulla Verità
Storica e Nuovo Accordo”). In esso si riconosce la perdita del territorio
mapuche per responsabilità dello Stato cileno in modo assolutamente arbitrario e
illegale. Inoltre, indica che un totale di 10 milioni di ettari sono stati
sottratti al nostro popolo. Quel territorio non è mai stato restituito. Infatti,
dal 1993, con vari mezzi, sono stati restituiti solo circa 700 mila ettari e ora
il rapporto dell’ultima commissione dice che saranno restituiti circa 300 mila
ettari in più. Cioè, solo il 10% di tutto il territorio mapuche riconosciuto
dalle stesse istituzioni cilene”, e l’autorità mapuche ha aggiunto che
”fortunatamente l’attuale proposta del governo viene respinta dalla stragrande
maggioranza della popolazione indigena e persino da enti internazionali. In
sintesi, ci troviamo di fronte a un processo illegale che ha preso in
considerazione solo una parte del nostro popolo. Non bisogna dimenticare che
praticamente il 50% della nazione mapuche vive a Santiago e Valparaíso, e queste
regioni non sono state prese in considerazione per la consultazione”.
Da parte sua, Sergio Santos Millalen, werken del gruppo mapuche Pikvun Mapu, ha
riferito che, alla luce delle procedure derivanti dalla relazione della
Commissione Presidenziale per la Pace e la Comprensione, “il Ministero dello
Sviluppo Sociale e della Famiglia, con la Risoluzione n. 244 del 27 giugno 2025,
ha negato la partecipazione alla consultazione di tutto il popolo mapuche,
coinvolgendo solo metà della nostra gente. Ciò viola la convenzione 169
dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro firmata dallo Stato cileno” e ha
comunicato che “abbiamo presentato ricorso di tutela contro tale misura
unilaterale alla Corte d’Appello di Santiago. A tal proposito, la Corte Suprema
deve ancora pronunciarsi. Per il resto, noi Mapuche delle regioni di Santiago,
Valparaíso e O’Higgins ci autoconvocheremo per respingere la presente
consultazione, perché mira esclusivamente a creare un catasto dei terreni, senza
una visione del territorio. Non accetteremo i risultati di questa commissione
presidenziale. Anzi, la affronteremo sul piano politico, storico e giuridico”.
Sergio Santos ha affermato con veemenza che “Il territorio non è in vendita; il
territorio ancestrale va difeso”».
> “La consultazione mira a imporre una legge di punto finale (estinzione
> dell’azione penale, N.d.t.) alla legittima restituzione territoriale dei
> Mapuche”
Le comunità di Purén de La Araucanía hanno sottolineato che “attraverso la
consultazione il governo intende legittimare le decisioni della Commissione per
la Pace e la Comprensione, che rappresenta una narrazione di negazionismo e
colonialismo nei confronti del popolo mapuche e dei suoi diritti”, e hanno
avvertito che “questo sistema cerca di imporre una legge di punto finale alla
legittima restituzione territoriale del nostro popolo”. La nuova politica
faciliterà l’ingresso della terra mapuche nel mercato della vendita,
dell’affitto, del trasferimento e del comodato, consentendo l’installazione e la
realizzazione di progetti immobiliari, minerari, stradali, centrali elettriche,
dighe, forestali e piani estrattivi senza alcuna protezione per la nostra
gente”.
I Mapuche di Purén hanno enfatizzato che l’iniziativa governativa in corso “non
farà altro che aumentare il conflitto e la militarizzazione nel nostro
territorio”.
D’altra parte, il 13 agosto, gli apo ülmen, i machi e i rappresentanti della
provincia di Osorno hanno deciso di respingere la consultazione, sostenendo che
essa è “dannosa, in malafede e priva della volontà politica di dare una
soluzione reale alla nostra storica rivendicazione. Pretendiamo che il governo
ritiri la consultazione; il governo non offre garanzie che i nostri diritti
saranno tutelati in Parlamento, dove sarà discusso il disegno di legge
risultante dalla consultazione indigena, il che viola i diritti tutelati dagli
strumenti del diritto internazionale”, e hanno spiegato che “lo Stato,
attraverso questa consultazione, ci offre compensazioni in cambio del nostro
diritto territoriale, quando il territorio è un bene intransigibile e un
elemento inalienabile di ogni mapuche. Lo Stato non ha l’autorità morale per
parlare di Pace e Comprensione in circostanze in cui continuano le perquisizioni
alle autorità spirituali in diversi territori, mentre ci sono prigionieri
politici e le regioni si trovano in stato di Emergenza”.
Allo stesso modo, le comunità indigene di Puerto Varas, Llanquihue e Frutillar
hanno ripudiato il nuovo sistema di gestione delle terre e denunciato “la totale
mancanza di legittimità dell’intero processo. Fin dall’inizio, lo Stato cileno
non è stato in grado di convocare le autorità mapuche pertinenti, né le comunità
che hanno fatto parte dell’organizzazione politica del nostro territorio. La
misura mette in pericolo il nostro diritto ancestrale alla terra e riduce la
nostra lotta storica a semplici atti amministrativi e logiche di mercato”. Allo
stesso modo, hanno affermato che “i meccanismi di indennizzo proposti dallo
Stato cileno sono pensati solo per avvantaggiare i latifondisti, trattandoli
come “vittime di conflitti”. Ma noi siamo consapevoli che essi sono stati gli
unici favoriti da quando sono arrivati nel nostro territorio per derubarci e
spogliarci con l’inganno e la violenza”.
Ancora una volta, l’amministrazione attuale dello Stato cileno, con un
atteggiamento razzista, vede le comunità indigene come contadini poveri,
braccianti agricoli, folklore e massa corruttibile e colonizzabile, quando
invece si tratta di un popolo diverso da quello cileno, con una propria cultura,
organizzazione, modo di produrre e vivere, cosmovisione, legame speciale e
specifico con la natura.
Traduzione dallo spagnolo di Stella Maris Dante. Revisione di Thomas Schmid.
Andrés Figueroa Cornejo