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Brutal Barriers: respingimenti, violenza e violazioni alla frontiera tra Polonia e Bielorussia
Dalla violenza delle parole alla violenza della frontiera Sono «Orde di banditi… che cercano di attaccare i soldati polacchi» 1. «Immagina una ragazza di 18 anni che attraversa molte frontiere, senza famiglia… Non ha idea di come siano le foreste Europee… di quanto poco bene ci sia» 2. Due narrazioni antitetiche. Lo stesso oggetto: la frontiera tra Polonia e Bielorussia. Il rapporto Brutal Barriers realizzato da Oxfam e l’ONG Egala 3, pubblicato nel marzo 2025, grida le prove e le testimonianze delle persone in movimento, dei volontari e degli operatori umanitari presenti nel cosiddetto ‘Sistema’: quello che in arabo viene chiamato Muharrama, cioè: ‘terra di nessuno’, ‘zona di morte’. Il Sistema è un’area lunga 38 miglia situata nella primordiale, ostile all’uomo, foresta di Białowieża, oggi scena di una crisi umanitaria e dei diritti umani che si aggrava ininterrottamente dal 20214, risultato della sistematica strumentalizzazione delle persone in movimento dal regime di Lukashenko e della brutale politica dei ‘pushbakcs’ adottata dal Governo Tusk. Questo articolo si propone di contro informare sugli orrori documentati dal rapporto Brutal Barriers, configurandosi quale contro-pratica discorsiva rispetto alla crescente criminalizzazione e securitizzazione delle persone in movimento e dei difensori dei diritti umani, come denunciato nel rapporto stesso. In un contesto in cui emozioni e sentimenti vengono evocati per propagandare la negazione di questa crisi umanitaria, funzionale alla tutela dello schema identitario dell’Unione Europea (UE), saranno proprio le voci grassroots raccolte nel documento di Oxfam ed Egala a parlare del Sistema, rivelando il décalage esistente tra la violenza semantica delle retoriche securitarie e la violenza sistemica che domina la Muharrama. A COSA ASSOMIGLIA LA FRONTIERA TRA POLONIA E BIELORUSSIA? «Stavo camminando nella foresta. Continuavo a guardarmi alle spalle per controllare se ci fossero soldati polacchi (…), avevo paura che mi prendessero. Non mangiavo da molto tempo. (…) Ero vicino al fiume (…). Ero bagnata, ero lenta perché mi dovevo muovere nel fango» 5. A partire dal 2021, la frontiera orientale tra Polonia e Bielorussia è oggetto di un processo di progressiva e sistematica fortificazione multilivello. Alle barriere naturali preesistenti, rappresentate dalla foresta di Białowieża, si sono affiancate diverse tipologie di ostacoli, riconducibili a quattro principali dimensioni: * Barriere artificiali di natura militare e tecnologica, costituite da infrastrutture di contenimento quali recinzioni in filo spinato, barriere “intelligenti” dotate di sensori di movimento e sistemi avanzati di videosorveglianza. * Barriere coercitive, rappresentate da prassi consolidate e documentate di violazione dei diritti fondamentali da parte delle autorità polacche e bielorusse. Tali pratiche includono operazioni di respingimento collettivo (pushbacks), uso sproporzionato della forza e privazione deliberata di beni essenziali quali cibo, acqua, cure mediche e riparo, in violazione del diritto internazionale ed europeo dei diritti umani. * Barriere normative, ovvero misure legislative e regolamentari finalizzate alla formalizzazione e legittimazione giuridica di un regime strutturale di compressione dei diritti umani e dello stato di diritto. Tra queste si segnalano: la reintroduzione della ‘zona di esclusione’ nel giugno 2024; la Legge polacca 1248/2024, che prevede un’esenzione dalla responsabilità penale per i membri delle forze armate, della guardia di frontiera e della polizia operanti nelle aree frontaliere, anche in caso di uso eccessivo della forza, concedendo il via libera ad abusi; lo stanziamento di 52 milioni di euro da parte della Commissione Europea nell’ambito del Regolamento (UE) 2021/1148 6, destinati al rafforzamento del controllo delle frontiere esterne e alla gestione delle cosiddette ‘minacce ibride’; nonché la Legge polacca 389/2025, che autorizza la sospensione temporanea del diritto d’asilo in situazioni eccezionali. L’insieme di questi strumenti solleva rilevanti questioni di compatibilità con più articoli della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, la Convenzione Europea dei Diritti Umani (CEDU), e la Convenzione sullo Status dei Rifugiati del 1951. ‘ZONA DI ESCLUSIONE’ REINTRODOTTA NEL LUGLIO 2024 Fonte: Oxfam & Egala (2025, p. 7 * Barriere all’assistenza umanitaria, derivanti dalla totale assenza di una risposta istituzionale alla crisi umanitaria in corso e da forme sistematiche di ostruzionismo nei confronti delle attività svolte da soggetti della società civile, come documentato da Amnesty International 7. Queste ultime si concretizzano in azioni di criminalizzazione, intimidazione, molestie, anche attraverso canali digitali, controllo repressivo e fenomeni di vigilantismo armato e organizzato da parte di attori non istituzionali. PUSHBACKS, VIOLENZE E ASSENZA DELLO STATO DI DIRITTO IN POLONIA E IN BIELORUSSIA Secondo quanto riportato da Medici Senza Frontiere, nel giugno 2024 i pazienti giunti in Polonia hanno dichiarato di aver trascorso in media 21 giorni nella foresta, con permanenze che in alcuni casi hanno raggiunto i 90 giorni 8. Durante questa agonia nel Sistema, sia dal lato polacco che da quello bielorusso, le persone in movimento hanno affermato di essere state sottoposte a diverse pratiche non conformi al diritto, non solo nazionale, ma anche a norme di ius cogens erga omnes. Le organizzazioni della società civile hanno registrato 5,615 richieste di assistenza e 3,183 casi di pushbacks 9 da territorio polacco. Inoltre, secondo i dati raccolti da We Are Monitoring, tra giugno e novembre 2024 10, 122 persone in movimento, bisognose di immediata assistenza medica – anche donne incinte – sono state respinte, di cui 13 direttamente da strutture ospedaliere polacche, includendo anche soggetti minorenni 11. Approfondimenti/Rapporti e dossier/Confini e frontiere «HO DETTO, VOGLIO RIMANERE IN POLONIA MA MI HANNO RESPINTO» Testimonianze dal confine polacco-bielorusso nel rapporto di We Are Monitoring Gaia Facchini 24 Marzo 2025 A ciò si aggiungono una pluralità di violazioni dei diritti umani che, nei casi più gravi, si configurano come una lesione del diritto alla vita, garantito, inter alia, dall’articolo 2 della CEDU, dovute tanto alle pratiche di respingimento collettivo, quanto alle infrastrutture di frontiera. In particolare, la fortificazione della frontiera ha determinato, nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2023, un incremento del 40% delle lesioni fisiche direttamente imputabili all’interazione con tali dispositivi. «Molto spesso, la prima cosa che sentiamo dai pazienti assistiti negli ospedali polacchi è l’espressione ‘No Bielorussia, No Bielorussia’», riferisce Justyna, volontaria presso l’ospedale gestito da Egala. Le testimonianze raccolte evidenziano che le violenze perpetrate sul lato bielorusso assumono spesso forme drammatiche: le persone vengono punite e percosse in conseguenza del mancato ingresso in Polonia. Sono frequenti le ferite causate da morsi di cani e i segni di percosse, mentre non mancano le segnalazioni di violenza sessuale, come riferisce Olga, operatrice di Egala, mettendo in luce come le donne in movimento subiscano anche forme specifiche di violenza intersezionale, dovute alla loro condizione di essere sia in movimento sia donne. Inoltre, sul versante bielorusso, al di là della violenza sistemica, emerge la totale impossibilità per le persone in movimento di sfuggire al Sistema: esse non hanno la possibilità né di lasciare la regione né di raggiungere Minsk, restando di fatto costrette a tentare l’attraversamento verso la Polonia. Tra metà 2021 e novembre 2024, la foresta di Białowieża è divenuta il luogo di morte documentata di 88 persone, secondo quanto riportato dalle organizzazioni della società civile, senza considerare il presumibile numero di vittime non registrate. RACCOMANDAZIONI Oxfam ed Egala propongono, inter alia, le seguenti raccomandazioni: Al Governo della Repubblica di Polonia: cessare la politica e la prassi dei respingimenti collettivi, assicurare un trattamento conforme agli standard internazionali ed europei sui diritti umani per tutte le persone presenti nella zona di frontiera, abrogare la Legge 1248/2024, e garantire un accesso effettivo alla zona di frontiera per le organizzazioni umanitarie e di tutela dei diritti fondamentali. Al Governo della Repubblica di Bielorussia: prevenire, indagare e sanzionare con urgenza ogni forma di abuso, in particolare violenza sessuale, tortura e trattamenti inumani o degradanti perpetrati da personale in uniforme; porre fine al trattenimento delle persone in movimento nel Sistema, assicurando un accesso effettivo alle procedure di asilo. Alle istituzioni e agenzie dell’Unione Europea: indagare sulle presunte violazioni della normativa UE in materia di asilo e di gestione delle frontiere da parte della Polonia, condannare pubblicamente gli abusi e sospendere ogni forma di sostegno politico, finanziario e operativo dell’UE, incluso Frontex, per infrastrutture o attività di protezione della frontiera polacca, basi delle violazioni dei diritti umani. Alla comunità internazionale: condannare pubblicamente ogni violazione, politica o operativa, dei diritti connessi al diritto d’asilo nella zona di confine e sostenere l’assistenza umanitaria per rispondere ai bisogni immediati delle persone coinvolte. CONCLUSIONI Dal 2021, la crisi umanitaria nella foresta di Białowieża si è progressivamente aggravata, accompagnata da violazioni dei diritti umani sempre più sistematiche, istituzionalizzate sul piano giuridico e avallate politicamente anche attraverso strategie propagandistiche di negazione e distorsione dei fatti, generando così una legittimazione simultanea sul piano giuridico, istituzionale, politico e sociale. Guardando al futuro, l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 1348/2024 12 sulle procedure di asilo, con le quattro modifiche introdotte alla nozione di Paese terzo sicuro, rischia di produrre effetti restrittivi sulla protezione internazionale, in particolare in contesti di frontiera come quello tra Polonia e Bielorussia, dove potrebbe consolidare approcci securitari e ostacolare maggiormente l’accesso effettivo alla procedura d’asilo. In senso potenzialmente opposto, la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea 13, così come le decisioni attese della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nelle cause H.M.M. e altri c. Lettonia, C.O.C.G. e altri c. Lituania e R.A. e altri c. Polonia potrebbero costituire delle contro-pratiche top-down alla plurima legittimazione della negazione dello stato di diritto nella foresta di Białowieża. Le sentenze attese saranno determinanti per chiarire l’applicazione combinata dell’articolo 4 del Protocollo n. 4 (proibizione di espulsioni collettive di stranieri) e dell’articolo 3 (proibizione di tortura) della CEDU, con riferimento al margine di apprezzamento degli Stati e alla possibilità di deroga prevista dall’ articolo 15 della CEDU in situazioni qualificate come ‘emergenze’ – come quelle definite dagli Stati convenuti in giudizio come ‘guerra ibrida’ – in nome della sicurezza nazionale o dell’ordine pubblico. Non da meno sarà la valutazione circa l’effettiva disponibilità, o meno, di canali legali e genuini di ingresso nei tre Paesi interessati. 1. Come riportato da Reuters (2024). Polish border migrant crisis: bill to allow use of arms sparks rights concern ↩︎ 2. Testimonianza di Sanibab. Brutal Barriers Report on the Poland-Belarus Border, P. 4 (2025) ↩︎ 3. Leggi il rapporto ↩︎ 4. Nel 2021, il regime bielorusso ha deliberatamente favorito e strumentalizzato i flussi migratori provenienti da Paesi terzi, agevolando l’ingresso di migranti e richiedenti asilo verso il confine con la Polonia al fine di esercitare pressione politica sull’Unione Europea (UE), in risposta alle sanzioni adottate dall’UE nei confronti del regime di Lukashenko a seguito delle contestate elezioni presidenziali del 2020 e della repressione violenta delle proteste interne ↩︎ 5. Testimonianza di Sanibab. Brutal Barriers Report on the Poland-Belarus Border. (2025). P. 10 ↩︎ 6. Consulta il regolamento ↩︎ 7. Amnesty International (2022). Poland: Cruelty Not Compassion, at Europe’s Other Borders. ↩︎ 8. Oxfam, intervista a testimone privilegiato con Judyta Kuc, Responsabile del Supporto alla Missione e dell’Advocacy, MSF (11 giugno 2024) ↩︎ 9. Dati di We Are Monitoring forniti a Oxfam, gennaio 2025 ↩︎ 10. Scarica il rapporto (ENG) ↩︎ 11. Ibid ↩︎ 12. Consulta il regolamento ↩︎ 13. Consulta la sentenza ↩︎