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Molfetta, 26 settembre: Osservatorio contro la militarizzazione alla Festa di Liberazione
Il mare, segno di unione, luogo di apertura, il nostro orizzonte di Pace: a questa prospettiva dedichiamo la ventiseiesima edizione della Festa di Liberazione 2025 a Molfetta (BA). Abbiamo deciso di parlare non solo alla città, ma all’umanità stessa che ci accomuna anche oltre ciò che siamo, perché solo così potremo ricostruire Molfetta dalle fondamenta. Ecco il programma di venerdì 26 settembre: Ore 18:30 Laboratorio di lettura animata dell’albo illustrato “Il muro” di Macrì e Zanotti a cura de “La Giraffa a pois”; Ore 19:30 dibattito “I governi fanno la guerra, i popoli lottano per la pace e diritti” Interverranno: * Tony Lapiccirella Global Sumud Flottilla/Freedom Flottilla Italia * ⁠Antonio Mazzeo Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università * Vito Micunco Comitato per la Pace terra di Bari * Antonio Sasso – responsabile provinciale lavoro PRC * Contributo dello sportello medico popolare * Modera: Beppe Zanna – PRC Molfetta Ore 20:30 Cena Palestinese Ore 21:30 i concerti – IANNIS E GIORGIO il duo – KAMOKUNA Ci vediamo in Piazza Paradiso, il 26 e 27 settembre con: – Musica – Giochi in piazza – Mostre – Associazioni e comitati cittadini – Dibattiti – Cibo palestinese – Sagra della parmigiana Vi aspettiamo! Tutte le info sulla pagina Facebook.
L’esercito a scuola per distanziare i bambini. Assolto Antonio Mazzeo
RILANCIAMO L’ARTICOLO PUBBLICATO SU STAMPALIBERA.IT IL 16 SETTEMBRE 2024 SULL’ASSOLUZIONE DI ANTONIO MAZZEO, DOCENTE E ATTIVISTA DELL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ. QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. Di EDG – Assolto perché il fatto non sussiste. La Corte di Appello del Tribunale di Messina (Presidente Tripodi, a latere Giacobello, relatore, e Finocchiaro), in riforma della sentenza di primo grado ha assolto l’insegnante e giornalista Antonio Mazzeo, difeso dall’avvocato Fabio Repici, e ha revocato le statuizioni civili della sentenza di primo grado emessa dal giudice onorario Maria Grazia Mandanici il 24 ottobre 2024. Ad Antonio Mazzeo era stato contestato il reato di cui all’art. 595 comma II e III del codice penale (diffamazione a mezzo stampa) perché, in qualità di autore dell’articolo pubblicato il 21 ottobre 2020 su alcune testate giornalistiche, dal titolo A Messina Sindaco e Prefetto inviano l’esercito nelle scuole elementari e medie con il plauso dei Presidi, commentando la circostanza che, per evitare assembramenti, erano stati inviati militari dell’esercito a presidiare l’ingresso dell’istituto scolastico, aveva riportato che la dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Paradiso, dottoressa Eleonora Corrado “…oltre a essere evidentemente anni luce distante dai modelli pedagogici e formativi che dovrebbero fare da fondamento della Scuola della Costituzione repubblicana (il ripudio della guerra e l’uso illegittimo della forza; l’insostituibilità della figura dell’insegnante e l’educare e il non reprimere, ecc.), si mostra ciecamente obbediente all’ennesimo Patto per la Sicurezza Urbana, del tutto arbitrario ed autoritario e che certamente non può e né deve bypassare i compiti e le responsabilità del personale docente in quella che è la promozione e gestione delle relazioni con i minori”. In primo grado, Antonio Mazzeo era stato condannato alla pena di euro 550 di multa, oltre al pagamento delle spese processuali. Nel corso dell’udienza del processo d’appello, il 9 settembre 2025, l’insegnante messinese ha presentato alla Corte una lunga dichiarazione difensiva. “Vi scrivo quale imputato di diffamazione, a seguito di quanto da me riportato in una nota stampa in cui stigmatizzavo la presenza di militari dell’Esercito italiano, armati, all’interno del cortile della scuola di cui la persona offesa dal reato era dirigente, in data 21 ottobre 2020, in funzione di “vigilanza” e per imporre il “distanziamento sociale” alle bambine e ai bambini della scuola primaria e ai loro genitori in tempi di emergenza da Covid-19”, spiega Mazzeo. “In questi anni, sia nella fase delle indagini preliminari (si vedano ad esempio le dichiarazioni da me rese nel corso dell’interrogatorio innanzi ai Carabinieri di Milazzo) e sia in diversi interventi pubblici ho espresso stupore e il profondo dispiacere per l’esito giudiziario delle mie affermazioni che MAI hanno inteso offendere alcuno o delegittimarne il ruolo istituzionale ricoperto”. “Mi permetto tuttavia di far presente che quanto da me narrato nell’articolo contestato, sia sulle illegittime modalità di intervento dei militari dell’Esercito e sia sull’assoluta infondatezza e insostenibilità del Patto per la Sicurezza Urbana con cui sarebbe stato giustificato il loro invio a presidio delle istituzioni scolastiche – ha trovato pieno riscontro anche nei fatti accertati nel corso del giudizio”, ha aggiunto l’insegnante. “Cosa ancora più grave è però che, a quasi cinque anni di distanza da quanto accaduto, nessun organo istituzionale ha sentito il dovere morale di assumersi la paternità dell’invio di militari armati in una scuola primaria come misura di contenimento della pandemia. Ritengo ancora oggi con maggior convinzione che chi lo ha fatto ha abusato ingiustificatamente dei suoi poteri, violando i principi costituzionali e generando ulteriori inutili traumi ai minori e ai loro genitori”. “Mi sia consentito di ricordare che mentre con difficoltà e fatica, insegnanti, studenti e genitori tentavano allora di ricostruire la normalità nelle attività didattiche dopo la lunga e drammatica chiusura delle scuole di ogni ordine e grado con il lockdown decretato nel marzo 2020, la risposta istituzionale al coronavirus privilegiava lo stato di guerra, i suoi linguaggi, le sue metafore, i suoi simboli. L’emergenza sanitaria, drammatica, reale, è stata rappresentata e manipolata come una crisi bellica globale per conseguire controlli repressivi e limitazioni delle libertà individuali e collettive e la militarizzazione dell’intera sfera sociale, politica ed economica”. “Purtroppo la sicurizzazione della risposta al coronavirus si è sviluppata in continuità con il dilagante processo di militarizzazione de iure e de facto degli istituti e degli stessi contenuti culturali e formativi, aggravatosi ulteriormente negli anni successivi come presunta risposta al conflitto in Ucraina o alle gravissime crisi umanitarie in atto nel mondo, a partire dallo scempio inumano in corso a Gaza. Come, senza essere presuntuoso, può essere considerato fatto notorio, da anni denuncio e documento come la scuola italiana si sia trasformata in laboratorio sperimentale di percorsi didattici subalterni alle logiche di guerra e agli interessi politico-militari e geostrategici dominanti. Alle città d’arte e ai siti archeologici le scuole preferiscono sempre più le visite alle caserme e alle basi USA e NATO “ospitate” in Italia o alle industrie belliche mentre agli studenti è imposta la partecipazione a parate militari, alzabandiera, conferimenti di onorificenze a presunti eroi di guerra. Ci sono poi le molteplici attività didattiche affidate a generali e ammiragli (dall’interpretazione della Costituzione all’educazione ambientale e alla salute, alla lotta alla droga e alla prevenzione dei comportamenti classificati come “devianti”, bullismo, cyberbullismo, ecc.); i cori e le bande di studenti e soldati; gli stage formativi sui cacciabombardieri e le fregate; l’alternanza scuola-lavoro a fianco dei reparti d’eccellenza delle forze armate o nelle aziende produttrici di armi. A ciò si aggiunga la conversione delle strutture scolastiche a fini sicuritari con l’installazione di videocamere e dispositivi elettronici identificativi e di controllo (tornelli ai portoni, l’obbligatorietà ad indossare badge, ecc.)”. “Fortunatamente oggi il tema della militarizzazione della scuola italiana è entrato nel dibattito politico ed educativo pubblico e negli ultimi anni, promosso da intellettuali, pedagogisti, insegnanti e organizzazioni sindacali di base, è nato un Osservatorio nazionale che ha già presentato report e dossier ripresi con attenzione dai media nazionali ed internazionali”, prosegue Mazzeo. “Comprendo bene che si possa divergere su valutazioni di ordine educativo e pedagogico ma non credo assolutamente che sia un’aula giudiziaria il luogo dove confrontarsi sui processi in atto nella società e nella scuola italiana, specie in assenza (o in vera e propria latitanza) degli interlocutori istituzionali che hanno assunto le scelte generatrici del conflitto tra le nostre rispettive parti. Ma non credo che si possano criminalizzare in sede giudiziaria le mie idee, sostenute sempre in modo rispettoso di chiunque, con esclusivo riferimento ai fatti oggetto di valutazione e ai principi da me propugnati, senza aggredire alcuno o alcuna nella sua dignità di persona”. ALL’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO 2020-21, QUANDO SI VERIFICÒ L’”OCCUPAZIONE” MILITARE DA PARTE DELLA BRIGATA “AOSTA” DEL CORTILE DELLA SCUOLA PRIMARIA “PARADISO” DI MESSINA, LA DIRIGENTE ELEONORA CORRADO RICOPRIVA L’INCARICO DI COORDINATRICE DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA FLC CGIL. AL PROCESSO DI PRIMO E SECONDO GRADO CONTRO L’INSEGNANTE-GIORNALISTA, LA PRESIDE SI È COSTITUITA PARTE CIVILE (DIFESA DALL’AVVOCATO FILIPPO PAGANO). Fonte: stampalibera.it.
Empoli, 18 settembre, Festival “Io Resisto”: Disarmare la scuola e il territorio
GIOVEDÌ, 18 SETTEMBRE 2025, ALL’INTERNO DEL FESTIVAL “IO RESISTO” PROMOSSO DA ANPI EMPOLI INIZIATIVA CON OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ  La cittadinanza è invitata al Festival giovedì, 18 settembre 2025, all’interno del Festival “Io Resisto” promosso da ANPI Empoli all’iniziativa con due attivisti e promotori dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università: Antonio Mazzeo, giornalista e attivista, impegnato nei temi della pace, del disarmo e dell’ambiente. Era a bordo della nave Handala, parte della Freedom Flottilla, per una missione di aiuti umanitari quando, a luglio 2025, è stata intercettata dalla marina israeliana e rimpatriato. Fausto Pascali, insegnante e attivista del Movimento No Base. L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università nasce per monitorare e denunciare l’attività di militarizzazione nelle scuole e, in un secondo momento, anche delle università. Fanno parte dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università numerose associazioni e singole persone. I/le firmatari/e dell’appello, che ha costituito l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, si prefiggono una decisa e costante attività di denuncia di quel processo di militarizzazione delle nostre istituzioni scolastiche, già in atto da troppo tempo, per restituire loro il ruolo sociale previsto dalla Costituzione Italiana. Questa invasione di campo vede come protagonisti rappresentanti delle forze militari addirittura in qualità di “docenti”, che tengono lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a personale NATO a tematiche inerenti la legalità e la Costituzione) e arriva a coinvolgere persino i percorsi di alternanza scuola-lavoro (PCTO) attraverso l’organizzazione di visite a basi militari o caserme. Strutture sempre più pervasive che occupano i nostri territori e violentano l’ambiente. Un’ingerenza che il Ministero della Difesa pianifica e il ministero dell’Istruzione avalla, che mira a creare consenso rispetto alle spese militari, alla corsa al riarmo, alla militarizzazione dei territori e delle coscienze e a una politica estera che vede nella la forze armate lo strumento privilegiato di risoluzione delle controversie internazionali. A tutto questo ci si può opporre e l’osservatorio mette a disposizione strumenti, campagne e azioni praticabili dalle famiglie, dalla componente studentesca, dal corpo docente per disarmare scuola e territorio.
Vicenza, incontro con Mazzeo su “Palestina: complicità in tempo di genocidio”
Il 5 settembre presso il Salone dei Saveriani di Vicenza si è tenuta la conferenza “Palestina: complicità in tempo di Genocidio” armi, commercio, scuole e…silenzio con Roberto de Vogli, docente dell’università di Padova e autore del testo “Empatia selettiva”, e Antonio Mazzeo insegnante, giornalista ed esponente dell’Osservatorio contro la militarizzazione della scuola e dell’università. All’interno di un dibattito in cui sono stati sviscerati termini come empatia selettiva, razzismo e sionismo, Antonio Mazzeo ha dimostrato, dati alla mano, quanto ancora l’Italia contribuisca direttamente ed indirettamente al genocidio del popolo palestinese. Durante la conferenza sono state presentate le iniziative di boicottaggio alla presenza dei diamanti israeliani alla Fiera dell’oro di Vicenza, tra cui una raccolta firme promossa della Donne per la Palestina per presentare una mozione per interrompere i rapporti commerciali tra il comune di Vicenza ed Israele. Un altro appuntamento che è emerso durante il dibattito è il No More Bases No More Wars Meeting che si terrà tra l’11 ed il 14 settembre in contrapposizione all’“Italia–America Friendship Festival” sponsorizzato da Leonardo SpA, Gruppo Fincantieri, Beretta USA Corp e organizzata dal comune di Vicenza. Gli organizzatori della partecipatissima assemblea, in cui hanno preso la parola studenti delle scuole secondarie superiori, studenti universitari e docenti, sono: USB, Sanitari per Gaza, Donne per la Palestina di Vicenza e BDS Vicenza. Elena Ambrosini, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Vicenza
Vicenza, 5 settembre 2025, Palestina: complicità in tempo di genocidio
VENERDÌ, 5 SETTEMBRE 2025 ORE 20.00 SALONE DEI SAVERIANI – VIALE TRENTO 119, VICENZA Segnaliamo questa iniziativa pubblica dal titolo “Palestina: complicità in tempo di genocidio. Armi, commercio, scuole e…silenzi”, che si svolgerà a Vicenza il 5 settembre 2025 a partire dalle ore 20.00 presso il Salone dei Saveriani in viale Trento 119. L’iniziativa, sostenuta dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, vedrà la partecipazione di un promotore e attivista dell’Osservatorio, Antonio Mazzeo, blogger, giornalista ed esperto in militarizzazione delle scuole, e Roberto de Vogli, docente di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione presso l’Università di Padova. Durante la serata ci sarà un banchetto per la raccolta di fondi per Gaza a cura di “Donne per la Palestina” di Vicenza.
La disumanizzazione degli aiuti umanitari a Gaza: l’Italia coopera alla “soluzione finale” di Netanyahu
Durante la conferenza stampa in cui il premier genocida israeliano Benjamin Netanyahu ha spiegato come il piano di occupazione militare e deportazione da Gaza City di oltre un milione di abitanti preveda pure “la creazione di corridoi sicuri per la distribuzione degli aiuti umanitari, l’aumento del numero di punti di distribuzione sicuri gestiti dai contractor militari-privati USA-Israel e un maggior numero di lanci aerei da parte delle forze israeliane e di altri partner”. Paracadutare gli “aiuti” da velivoli da guerra è l’ennesimo atto di disumanizzazione dell'”intervento umanitario”, vergognosamente costoso, pericoloso e soprattutto funzionale ad accrescere le tensioni e il caos tra la popolazione di Gaza e, di conseguenza, i “tiri al bersaglio” contro chi tenta di appropriarsi dei “doni” piovuti dal cielo. Dal 9 agosto anche l’Aeronautica Militare italiana ha avviato i lanci degli aiuti dai C-130 della 46^ brigata aerea di Pisa. “Solidarity Path Operation” è il nome dato alla missione: i velivoli italiani decollano da una base militare della Giordania per poi raggiungere la Striscia di Gaza e “liberarsi” dei “carichi di generi di prima necessità destinati alle aree più isolate e difficilmente raggiungibili”, così come riporta l’ufficio stampa del Ministero della Difesa. I lanci vengono effettuati unitamente ad altri velivoli di Giordania, Emirati Arabi Uniti, Germania, Francia, Belgio e Olanda. Dopo il sostegno a 360 gradi ai crimini di Israele contro la popolazione palestinese, l’Italia si piega all’ignobile campagna di sterminio per fame degli abitanti di Gaza, anch’essa funzionale alla loro deportazione ed espulsione. Con detestabile ipocrisia di parla di “aiuti”, mentre nulla viene fatto per imporre ad Israele il rispetto del diritto internazionale umanitario, l’apertura dei valichi della Striscia ai camion che trasportano viveri e medicinali e la fine del blocco navale militare della Marina di Tel Aviv nelle acque nazionali della Palestina (si vedano gli arrembaggi e i sequestri delle imbarcazioni della Freedom Flotilla). I “paracadutaggi” degli aiuti vengono filmati a fini di propaganda e legittimazione dell’occupazione israeliana di Gaza. Quella che era fino al 7 ottobre 2023 la più grande prigione a cielo aperto del mondo è stata trasformata in un immenso lager di sofferenze e morte. Adesso, grazie ai lanci militari di pochissime scatolette di alimenti, Gaza è ulteriormente brutalizzata e disumanizzata e resa simile più simile ad una “gabbia-zoo”. Anche di queste nefandezze un giorno tutte e tutti dovremo risponderne di fronte ai nostri figli e nipoti. Antonio Mazzeo, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Fonte: https://antoniomazzeoblog.blogspot.com
Antonio La Piccirella, attivista della Freedom Flotilla: “Denunciamo Israele per averci sequestrato”
Il silenzio omertoso e complice sul genocidio dei palestinesi deve essere sconfitto con parole di verità, ma anche con il coraggio di un gesto nonviolento, come ha fatto Antonio La Piccirella imbarcandosi sulla nave Handala della Freedom Flotilla per rompere il muro dell’indifferenza e il blocco agli aiuti umanitari. I 21 attivisti che erano a bordo della nave Handala sono finalmente liberi. Israele non aveva nessun motivo legale per detenere l’equipaggio internazionale dell’Handala, come ha dichiarato Ann Wright, membro del comitato direttivo della Freedom Flotilla: “Non si tratta di una questione di giurisdizione interna israeliana. Si tratta di cittadini stranieri che operano secondo il diritto internazionale in acque internazionali. La loro detenzione è stata arbitraria, illegale”. Lo scopo della Freedom Flotilla è quello di rompere il blocco illegale agli aiuti umanitari, ma soprattutto quello di aprire una breccia nel muro spietato dell’indifferenza e offrire uno spiraglio di speranza contro il genocidio. Antonio La Piccirella è tornato a casa dopo una breve detenzione in Israele e gli ho fatto alcune domande. In sintesi mi ha detto: Israele sta sterminando il popolo palestinese e nessun governo ha fatto abbastanza. Purtroppo molti non fanno niente, ma altri, come l’Italia sono complici. L’1% delle armi usate dagli israeliani per reprimere e massacrare i palestinesi è di origine italiana, prodotto e venduto da Leonardo S.p.A. Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a imbarcarmi sull’Handala: volevo scrollarmi di dosso un poco di questa vergogna che sento sulla mia pelle come italiano. Inoltre la frammentazione sociale, l’isolamento, il modo individuale di assorbire tutte le informazioni che ci piovono addosso senza una dimensione collettiva e comunitaria e tanti altri fattori ci fanno sentire degli spettatori impotenti e passivi. Questa percezione di isolamento non è casuale, ma deriva da un sistema tecnologico che, tramite i social e i media, la favorisce e la alimenta. La nostra azione di resistenza civile nonviolenta rompe questa sensazione di impotenza e di isolamento contro i governi complici o indifferenti. Siamo in grado di agire di fronte alle forze della repressione. Partecipando alla missione della Freedom Flotilla mi sono sentito liberato da questa prigione virtuale e in linea con mente, cuore e corpo. Abbiamo fatto un’azione contro tutti i governi che ormai seguono solo logiche disumane in nome del profitto. Abbiamo provato a restituire dignità e coraggio a tante persone. Io mi sono sentito padrone della mia vita. Ci dobbiamo mobilitare per riconquistare la nostra umanità. Ci hanno attaccato di notte in acque internazionali come pirati. La navigazione in mare aperto è un diritto inalienabile. Erano venti militari israeliani armati di mitra con due imbarcazioni. Agiscono nell’oscurità per nascondersi meglio. Hanno distrutto i nostri dispositivi e ci hanno registrato per far vedere che ci offrivano cibo, mentre affamano a morte un popolo intero, ma noi avevamo già iniziato lo sciopero della fame e ci siamo rifiutati di accettare qualsiasi cosa. Durante tutto il tragitto ci hanno costretti a rimanere sdraiati in coperta, sotto la minaccia delle armi. L’ipocrisia si manifesta nel modo più orrendo, ed io l’ho vista da vicino. In Palestina massacrano i giornalisti, perché non tollerano narrazioni diverse dalla loro unica verità. L’Occidente è complice.  Secondo un comunicato di Freedom Flotilla Italia, al momento del rapimento da parte dell’IDF, Christian Smalls, cittadino statunitense e noto attivista sindacale contro Amazon, è stato immobilizzato con la forza e malmenato. Così pure durante gli interrogatori: è stato uno di quelli sottoposti alle peggiori angherie. Tali atti costituiscono un trattamento inumano e degradante, vietato dalla Convenzione ONU contro la tortura (1984). Tutto questo è avvenuto anche grazie al fatto che ambasciata e consolato USA non hanno visitato in carcere i loro connazionali, non li hanno assistiti durante i processi, non li hanno accolti e supportati per il viaggio di ritorno. Numerosi giuristi e organizzazioni per i diritti umani, come Adalah e Al Mezan, hanno già segnalato come l’attacco alla nave Handala si inserisca in un più ampio quadro di impunità e aggressione sistematica nei confronti di iniziative civili e umanitarie che cercano di rompere il blocco su Gaza – un blocco che le Nazioni Unite hanno definito “punizione collettiva” e dunque illegale ai sensi del diritto umanitario internazionale. L’abbordaggio della nave Handala, avvenuto in acque internazionali nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2025, costituisce una violazione dell’articolo 87 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), che garantisce la libertà di navigazione, e può configurarsi come atto di pirateria ai sensi dell’articolo 101 della stessa convenzione, nonché come violazione del principio di non-intervento. Inoltre, la detenzione forzata degli attivisti – prelevati contro la loro volontà da acque internazionali, trascinati contro la loro volontà in Israele e trattenuti con una falsa accusa di “immigrazione clandestina” – viola il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR, art. 9), che sancisce il diritto alla libertà personale. Le denunce di Mazzeo e La Piccirella potrebbero aprire un precedente importante: azioni giudiziarie internazionali volte a far riconoscere che le azioni dell’esercito israeliano contro attivisti pacifisti costituiscono violazioni gravi del diritto internazionale dei diritti umani, del diritto del mare e delle convenzioni sui trattamenti dei civili anche in tempo di conflitto. Rayman
Conflitti globali in corso, interviste de La Casa del Sole TV
Il mondo sta affrontando un numero di conflitti che è il più alto dalla Seconda Guerra Mondiale, con 56 conflitti attivi che coinvolgono 92 Paesi. Solo nel 2024 si contano più di 233mila vittime e oltre 100 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case. A commentare in studio il tema caldo del momento Jeff Hoffman de “La Casa del Sole TV, la giornalista Margherita Furlan, Angelo d’Orsi, già ordinario di Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Torino e Antonio Mazzeo, giornalista, docente e attivista dell’Osservatorio, reduce dall’espulsione ad opera del governo israeliano per avere cercato di portare aiuti umanitari a Gaza a bordo della nave Handala di Freedom Flotilla. Qui il video della trasmissione
Lunedì 28 luglio, Messina ha assistito a un nuovo episodio di mobilitazione popolare, con cittadini e attivisti scesi in piazza davanti alla prefettura per esprimere la loro solidarietà al popolo di Gaza. In questo contesto, i partecipanti hanno unito le loro voci a quelle di tutti i siciliani e di coloro che in tutto il mondo rifiutano di piegarsi di fronte alle atrocità della guerra_ La manifestazione, stavolta, ha evidenziato una nuovo tipo di urgenza. È fondamentale riconoscere che la lotta per la giustizia non può limitarsi a una retorica generica, ma deve assumere una dimensione intersezionale, coinvolgendo concretamente una vasta gamma di attori sociali. È essenziale che scuole, famiglie, istituzioni si uniscano in modo sinergico, costruendo alleanze e attivando iniziative che permettano di affrontare le ingiustizie in modo concreto e condiviso. Solo attraverso un impegno collettivo e integrato si potrà sperare di creare un cambiamento significativo e duraturo. Le guerre, d’altra parte, non nascono mai per caso. Esse sono il risultato di complesse dinamiche che spesso riflettono un culto del dominio economico. La questione si complica ulteriormente quando si considerano rappresentazioni distorte della realtà, come gli inquietanti video generati dall’intelligenza artificiale che mostrano una Gaza idealizzata e fiorente. Questi materiali, purtroppo, possono rivelare come, per alcuni politici, le considerazioni economiche prevalgano sul valore delle vite umane. Una riflessione critica e consapevole su queste dinamiche è fondamentale per comprendere le radici profonde dei conflitti contemporanei. Le immagini di bambini sofferenti e ridotti alla fame, insieme a quelle di strutture distrutte e in macerie, rappresentano una ferita profonda nelle nostre coscienze collettive. Un dolore che richiede tutto il nostro coraggio e la nostra energia. Perché i martiri di Gaza non sono solo numeri, ma storie di vite spezzate che devono rimanere impresse nelle nostre memorie. Antonio Mazzeo, attivista e concittadino messinese, ha recentemente condiviso la sua esperienza a bordo della nave Handala, bloccata al largo di Gaza prima di poter raggiungere la popolazione in difficoltà. Durante un’intervista dopo il suo rientro a Roma, Mazzeo ha evidenziato la mancanza di pietà verso i bambini gravemente malnutriti, denunciando l’assenza di compassione nelle azioni intraprese anche in situazioni di carestia alimentare. Ha espresso la sua amarezza per questo ennesimo tentativo fallito, sottolineando la disumanità di fronte a una crisi umanitaria senza precedenti negli ultimi decenni. Inoltre, Mazzeo ha commentato il concetto di “mare nostrum”, sottolineando che questo termine non può essere appropriato alla luce della realtà delle operazioni militari, che hanno visto l’abbordaggio dell’equipaggio come un vero e proprio atto di pirateria. Ha affermato che, in tali circostanze, il diritto internazionale sembra ridursi a un formalismo giuridico privo di reale sostanza. Questa riflessione solleva interrogativi significativi sull’etica internazionale e il senso intimo delle nostre istituzioni. È paradossale, poi, come chi ha conosciuto sulla propria pelle l’orrore dello sterminio oggi possa replicare i metodi di oppressione su un altro popolo. I bambini che muoiono di fame, gli ospedali assediati e le case ridotte in macerie non sono semplici danni collaterali, ma il risultato di una macchina di oppressione che la storia avrebbe dovuto insegnarci a riconoscere. In definitiva, la situazione rimane drammatica, complessa e in continua evoluzione. Ma niente è mai vano. Zizek afferma che “l’utopia” non deve essere vista come una semplice immaginazione libera, ma come una questione di intima urgenza, un’imposizione alla quale siamo forzati a rispondere. In questo contesto, l’utopia diventa non solo un desiderio, ma una necessità pressante, un faro che ci guida verso una trasformazione sociale e personale. È attraverso il recupero della nostra umanità che possiamo trovare la forza per mettere in discussione le strutture esistenti. La chiave per il cambiamento risiede nella nostra capacità di trasformare la rabbia e il dolore in un potente motore di solidarietà e bellezza. La determinazione di Messina va proprio incontro a questa volontà.  Dove l’idealismo non sia più un semplice sogno ma una realtà tangibile. Frutto di amore, giustizia sociale e di umanità condivisa.   Redazione Sicilia