Dialoghi con Nour Al Masry
Il precedente articolo sulla famiglia Al Masry di Gaza risale allo scorso 6
maggio, (Appello per la famiglia di Nour Al Masry a Gaza) . Era un appello –
caduto finora nel vuoto – per aiutare questa famiglia.
Ma ogni forma di volontariato, dalla più semplice e indipendente alle altre
forme, organizzate e strutturate in modo differente, è degna di essere
supportata.
Questo articolo vorrebbe mettere in luce un rapporto umano che si sviluppa
quotidianamente tramite dialoghi in rete e mostra tante sfaccettature della
quotidianità fra due persone: l’una però si trova in un luogo tranquillo mentre
l’altra è esposta, ogni momento, al rischio di morire. Eppure questa differenza
abissale ogni giorno intreccia le nostre vite: la mia e quella di Nour Al Masry.
Può succedere, ed è successo, che mentre ero ad esempio davanti a un bancone del
pane in un forno qualunque, mi venisse in mente lei, dall’altra parte del
Mediterraneo, in una situazione di assoluto delirio e sadismo, in fila per ore e
ore alla ricerca di un pacco di farina e con il rischio reale di essere
eliminata così, all’improvviso.
Avrei desiderato trascrivere direttamente questi dialoghi nell’esatta e completa
cronologia con cui sono nati, questa l’idea originale da cui ero partita, ma era
impossibile e quindi ho scelto i mesi più recenti: maggio, giugno, luglio e
agosto 2025 anche se la nostra amicizia nasce esattamente un anno fa,
nell’agosto del 2024.
Mi è sembrato che questi ultimi mesi avessero assorbito ancor più la stanchezza,
la paura, la disperazione, la rassegnazione e all’improvviso la gioia o la
speranza.
Invece sbagliavo perché nonostante i sentimenti appena elencati appartengano
tutti a questo legame umano e Nour li viva ogni giorno tanto da avere, ad oggi,
un problema alla tiroide che dovrebbe monitorare meglio (dove però? in uno dei
loro pochi e malmessi ospedali? non ci sono gli strumenti necessari), resta
tenace una strana dolcezza e una dignità a tutto tondo che farebbe impallidire
le sagome aride dei vigliacchi.
“Ho attraversato” con la sua famiglia spostamenti improvvisi, disperazione per
tende di fortuna allagate da temporali violenti e lacerate da schegge di bombe,
gioia per i soldi arrivati dalle donazioni (anche da persone che conosco, poche
ma molto generose) e per la possibilità di acquistare il cibo a prezzi folli,
angoscia per le influenze intestinali di Karam, il loro figlio maggiore e di
Siham, la bambina più piccola o per aver preso un virus influenzale che sta
girando molto nella Striscia di Gaza o paura per il rischio che ha corso Dija,
il marito di Nour, malato asmatico che ha rischiato di morire perché non poteva
correre per raggiungere la famigerata sede della GHF (Gaza Humanitarian
Foundation) e procurare un po’ di cibo per la famiglia. E tutt’ora non mi sposto
dalla “postazione” accanto a loro.
Al momento siamo concentrate sulla raccolta dei soldi per sopravvivere ogni
giorno, per riuscire a comprare un po’ di cibo al mercato dove, leggerete
scorrendo le risposte di Nour alle mie domande, regna soltanto la corruzione,
dato necessario per far lievitare i prezzi a cifre assurde, far arricchire i
commercianti e mettere ancor più nell’angolo la popolazione civile. Chi non ha
potuto fuggire all’inizio di questa orrenda guerra ed è ancora lì “in vita”,
sogna di andarsene, almeno finché la terra di Palestina non sia risorta dalle
sue macerie.
Dunque in questi dialoghi troverete anche i conti per capire quanti soldi
servirebbero per arrivare in Egitto e poi dall’Egitto partire per diversa
destinazione. Scopro così che se vuoi arrivare in Egitto non con un comodo
viaggio Ryanair, devi pagare anche se arrivasse il ‘Cessate il fuoco’.
> [10/8, 22:53] Tiziana Pozzessere: Faccio un ragionamento con te, sorella:
> arriva il “cessate il fuoco” radicale, entrano gli aiuti umanitari.
> Dopo un po’ di tempo voi vi dirigete verso l’Egitto. Permesso di soggiorno
> all’Ambasciata palestinese del Cairo.
> Destinazione: Europa. I soldi necessari: viaggio per il Cairo, permanenza per
> qualche giorno, biglietti aerei, un po’ di soldi per arrivo nel paese di
> destinazione.
> Poi strutture di accoglienza.
> I soldi necessari, in questo caso, non sarebbero più $ 10.000 ma molto meno.
> Giusto?
>
> [11/8, 08:11]Nour: No, sorella, non mi servono solo 10.000 dollari per tutto
> quello che hai detto, perché il coordinamento della sicurezza per uscire dal
> valico di Rafah costa 6.000 dollari. Di questa cifra, ne rimangono 4.000.
> Secondo te, questa cifra rimanente è sufficiente per acquistare i biglietti
> aerei e soggiornare per circa 3 settimane nella Repubblica Araba d’Egitto?
>
> [11/8, 08:52] Tiziana Pozzessere: Sorella, non ci capiamo bene a causa della
> difficoltà della traduzione.
> Io intendevo dire: voi arrivate al valico di Rafah (sempre dopo il “Cessate il
> fuoco”), e che cosa c’entra il ‘coordinamento della sicurezza’ se il conflitto
> è sospeso? È sempre il solito individuo che li spartisce con guardie egiziane,
> soldati checkpoint e altri? Ma non ha senso. Scalando i 6000$ (che non
> dovreste assolutamente pagare) allora si dovrebbero fare i conti per:
> biglietti aerei, forse i permessi di soggiorno hanno un costo, permanenza al
> Cairo per qualche giorno e infine permanenza iniziale nel paese di arrivo.
>
> [11/8, 10:05]Nour: Sorella mia, da decenni soffriamo del problema del
> coordinamento della sicurezza attraverso il valico di Rafah. Se vuoi lasciare
> la Striscia di Gaza, nella maggior parte dei casi devi pagare una somma di
> denaro, a meno che tu non abbia una mediazione al valico di Rafah. Capisci,
> sorella mia?
Vengo così a sapere di queste “norme” che nella mia ingenuità di cittadina
occidentale davo per scontato sparissero una volta ‘Cessato il fuoco’ e rammento
che non sono neanche le peggiori che Nour mi ha raccontato nel corso di
quest’ultimo anno.
Dunque cosa fare? Rimanere in mezzo a cadaveri putrefatti o carbonizzati, con
una “tenda” come casa, due figli e una figlia che trascorrono tutto il giorno
lontano da scuole, istruzione e crescita culturale, con un marito asmatico e con
la propria tiroide il cui funzionamento non ci convince, o tentare con tutte le
energie rimaste di progettare il viaggio di uscita dalla Striscia di Gaza?
A voi la risposta, care lettrici e lettori. Confidiamo nel vostro supporto, pur
piccolo che sia.
L’importante è: esserci.
Grazie, anche da parte di Nour e della sua famiglia.
I link a cui poter donare sono i seguenti:
https://bit.ly/almasryfamily
https://paypal.me/no432
Redazione Italia