Richard Blake / Quando la fantascienza è meraviglia ed esplorazione
Anno 4040. Adley, una ragazza con poteri extrasensoriali, intraprende la ricerca
dei suoi genitori scomparsi, una coppia di cartografi che si sono persi anni
prima in un’altra dimensione. Questa è la grande scoperta dell’umanità futura,
il Ponte, un portale che conduce a una realtà parallela estremamente complessa e
cangiante in cui orientarsi è estremamente difficile e perdersi è quasi
inevitabile. La funzione di Adley sarà di fungere da bussola a Staden,
un’intelligenza artificiale estremamente evoluta nel corpo di un androide che
attraversa il Ponte per trovare la coppia di cartografi. Sul suo cammino
incontrerà pericolosissime AI datesi alla violenza a differenza di altre che,
molto più riflessive, sembrano abitare la dimensione parallela con tutt’altri
intenti. Non passerà molto, tuttavia, prima che la stessa Adley decida di
attraversare il ponte in prima persona.
Richard Blake è un artista eclettico con titoli accademici conseguiti in ambito
internazionale. Pittore, scrittore e storyboard artist, Blake è un artista di
vasta cultura e ciò si vede perfettamente in un debutto fumettistico – non a
caso notato e proposto a Image Comics da una personalità del calibro di Jonathan
Hickman – che non può venire se non da chi ha letto tantissimo, sia fumetti che
letteratura tradizionale, facendo delle proprie letture l’ossatura della propria
creazione. Ma Hexagon Bridge – Orizzonti Obliqui non è soltanto un debutto ricco
di citazioni e referenti di livello, si tratta anche di un’opera incredibilmente
matura, specie se si considera che è un’opera prima.
Sì, perché a citare Borges e Calvino è capace anche un esordiente che ha fatto i
compiti, ma prendere gli stilemi del fumetto francese, dalla cura nel dettaglio
al ritmo, più ponderato e meno frenetico rispetto ai comics ma non per questo
meno scorrevole, prendere l’immaginario di “Metal Hurlant” e tradurli in un
fumetto in tutto e per tutto americano amalgamando ciò che è stato preso dalle
fonti in modo che non si senta il peso del citazionismo creando un pastiche in
cui non si vedono le saldature beh, tutto questo richiede una padronanza fuori
dal normale di un mezzo espressivo mai approcciato prima.
Hexagon Bridge – Orizzonti Obliqui è sci-fi high concept, un fumetto ad alta
densità concettuale, una di quelle opere costruite con un immaginario sì
sfrenato ma disciplinato al tempo stesso. C’è molto nell’opera di Richard Blake.
Intelligenze artificiali, dimensioni parallele, una riflessione sullo spazio e
sull’esplorazione che non è solo teorica ma va a costituire l’ossatura stessa
della storia, così come l’utilizzo delle IA che non è didascalico ma
estremamente pratico: le domande non vengono sbattute in faccia al lettore con
un cartello luminoso ma si fanno carne, diventano personaggi che agiscono e
danno vita alla trama. Pare scontato ma non lo è affatto e lo testimoniano le
troppe opere in cui l’interiorità dei personaggi soffre di un’ipertrofia che
comprime tutti gli altri aspetti niente affatto ancillari di una narrazione che,
se poco curati, trasformano una storia in un pastone, magari digeribile ma
privo d’interesse. Di quelli che ti fan sentire colto perché lo capisci ma non
ti stanno realmente sfidando in termini di pensiero.
Ecco, possiamo dire che Blake ridimensiona parecchio il ruolo dei personaggi
all’interno di un costrutto fatto di world building, trama e di componente
visuale che, nella fattispecie, è incredibile. Se, infatti, i personaggi sono
approfonditi quanto basta, caratterizzati in modo funzionale e in equilibrio con
gli altri elementi, l’impatto visivo delle tavole è meraviglioso. Alla ricchezza
dei dettagli si aggiunge un sense of wonder che la costruzione vertiginosa di
una dimensione sfumata, tendente all’infinito, in grado di disorientare il
lettore che si perde in un ambiente alieno e inesplorato ma selvaggiamente bello
nel suo essere così strano. Hexagon Bridge – Orizzonti Obliqui è un’opera
completa, che fa pensare ma suscita anche emozioni pur non fossilizzandosi sul
parlare a tutti i costi di esse, una storia di fantascienza che ne riprende
l’intento originario di meraviglia ed esplorazione.
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