Nel deserto di cenere del Vesuvio non siamo soli
Nel deserto di cenere non siamo soli. L’emergenza di fuoco ha portato forze
umane e mezzi da tutta l’Italia, ma è una fragile consolazione. Il conforto di
non essere soli non basta. La politica dell’emergenza non risolve l’eterno
problema della prevenzione. Mille incendi in Campania sono divampati questa
estate, ma quello del Vesuvio ha distrutto 700 ettari di parco nazionale, che
doveva essere protetto. Dopo l’assemblea cittadina di Boscoreale, a Terzigno
ieri, 11 agosto, un presidio di cittadini ha manifestato la propria rabbia
civile contro l’emergenza, prevedibile, che si trasforma in occasione di lucro e
speculazione, perché i controlli si allentano e nessuno si assume la
responsabilità politica e istituzionale di quanto accaduto.
Grazie ai dati messi a disposizione dal dipartimento per la protezione civile
possiamo osservare che in Italia, dal maggio 2012 al marzo 2023, lo stato di
emergenza è stato dichiarato in totale 169 volte, in gran parte eventi idrici o
meteorologici estremi (135) causati dai cambiamenti climatici di natura
antropica. L’emergenza costa dieci volte di più della prevenzione, e la
contabilità in emergenza non è sottoposta a vincoli severi e rigorosi. Proprio
per questi motivi fa gola a molti tra mafie e corruzione.
Le procure di Nola e di Torre Annunziata attendono i rilievi dei carabinieri
forestali per comprendere se l’incendio abbia natura dolosa. Al presidio di ieri
non si avevano dubbi: troppi interessi in gioco, criminalità diffusa ad ogni
livello, dinamica dell’incendio particolarissima, perché sarebbe partito da tre
focolai innescati contemporaneamente. Per farvi capire la dimensione del
fenomeno malavitoso: non c’è solo la camorra, c’è anche gentaglia che entra
indisturbata nel parco nazionale a rubare gli alberi! Un sistema marcio
denunciato da alcuni cittadini presenti al presidio.
La situazione criminale è fuori controllo: dal Vesuvio non esce il magma, ma i
rivoli e i torrenti del magna-magna scorrono copiosi da decenni, e ci costano
decine e decine di milioni di euro rubati dalle tasche dei contribuenti. Non
voglio fare retorica, ma non si deve nemmeno avere paura di parlare e di
denunciare il degrado e i crimini. A Pompei una fabbrica posta sotto sequestro
pochi giorni fa “ha preso fuoco” bruciando in un fumo denso e nero forse rifiuti
pericolosi. Parliamo della stessa area vesuviana che circonda il Parco Nazionale
con 13 Comuni, tra cui Terzigno, dove anni fa è stata autorizzata una discarica
all’interno del parco!
Il presidio di ieri ha ottenuto udienza da parte del Sindaco Ranieri di
Terzigno, che ha promesso un tavolo di confronto con i cittadini “ad emergenza
conclusa”. Ma quando finirà l’emergenza? Oppure quando scoppierà la prossima
emergenza foriera di appalti per gli amici? Forse l’emergenza è diventata
normale amministrazione? “Non arrendersi, studiare, fare rete, resistere e
rompere i coglioni”, come diceva Goffredo Fofi. Questa è la nostra sfida
nonviolenta. Aiutateci, se potete.
Ricordo un’azione di Ultima generazione a cui ho partecipato: c’era anche una
signora di 80 anni con l’ossigeno che prese il megafono per farsi sentire. Non
aggiungo altro. A parte una considerazione che viene da diversi studi riportati
da Noam Chomsky: il 70% della popolazione non ha alcun peso nelle decisioni
politiche. Sarebbe ora di ribaltare il tavolo. Noi pretendiamo un monitoraggio e
un controllo popolare, non esistono deleghe in bianco, sarebbe ora di
partecipare e decidere insieme, senza nascondersi nel riflusso.
Foto di Lucio Maniscalco
Rayman