La piazza ribelle sotto il Vesuvio in fiamme
Dietro i palazzi si alza una nube di fumo dal Vesuvio che brucia. Diversi
Canadair sorvolano piazza Vargas, a Boscoreale, dove ieri si è tenuta
un’assemblea cittadina nata dal tam tam di messaggi Whatsapp. Ci sono diverse
associazioni presenti, un centinaio di cittadine e cittadini preoccupati per il
devastante incendio che sta distruggendo flora e fauna del Vesuvio. Lo spirito
spontaneo e battagliero di partecipazione popolare spinge a concordare un
presidio di protesta per domani 11 agosto alle 18.30 in Via Vecchia Campitelli a
Terzigno, nei pressi del campo sportivo.
Durante l’assemblea molti hanno parlato di connivenze, malaffare, corruzione. Un
incendio divampato su un fronte di due chilometri non può essere casuale. L’Ente
Parco del Vesuvio doveva prevenire e vigilare. Senza un controllo trasparente
vengono spesi milioni di euro dei contribuenti, ma l’attacco criminale al
territorio è sistematico e costante. La rabbia dei cittadini si deve trasformare
in lotta nonviolenta, questo è l’auspicio prevalente in piazza. Ricordo Goffredo
Fofi, grande intellettuale da poco scomparso, che scriveva: contro la
disillusione bisogna studiare, fare rete, resistere e rompere i coglioni. Quando
le persone riescono a organizzarsi possono ottenere risultati inattesi e ciò che
sembrava impossibile diventa realtà. Noi siamo il vulcano, la terra, la vita,
l’acqua e il fuoco.
Non è per caso che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha condannato
l’Italia per la violazione del diritto alla vita nella vicenda della Terra dei
Fuochi, riconoscendo che lo Stato non ha agito con la necessaria urgenza per
proteggere i cittadini dall’inquinamento causato dai rifiuti. La sentenza,
emessa il 30 gennaio 2025, ha imposto all’Italia l’adozione di misure concrete
per la bonifica e la protezione della popolazione, con un termine di due anni
per l’attuazione.
La CEDU ha riconosciuto che l’Italia ha violato l’articolo 2 della Convenzione
europea dei diritti dell’uomo, che tutela il diritto alla vita, a causa della
sua incapacità di agire efficacemente contro l’inquinamento nella Terra dei
Fuochi.
La Corte ha ordinato all’Italia di implementare una strategia globale per
affrontare il problema, che includa misure generali, un meccanismo di
monitoraggio indipendente e una piattaforma pubblica di informazione.
La prudenza e la rassegnazione non portano a nulla. Ci vuole una sana e
dirompente conflittualità, come ha detto il rappresentante di Libera contro le
mafie. Un grido di dolore si è alzato ieri dalla piazza; vedremo domani quanti
risponderanno all’appello.
Rayman