L’appello del giornalista israeliano Uri Misgav: “Salvate Israele dai suoi leader”
Nell’edizione del 27 agosto scorso del quotidiano Harretz, uno dei principali
media israeliani, Uri Misgav si è rivolto “ai governi e alle nazioni di tutto il
mondo democratico”, implorando il loro aiuto a nome della “maggior parte
dell’opinione pubblica liberale e democratica” del proprio paese.
Oltre che un rinomato cronista, Uri Misgav è una ‘voce’ rappresentativa della
società civile israeliana, di cui ha espresso le idee anche come esponente del
movimento Black Flags che tra il 2020 e il 2021 era riuscito a far rimuovere
Netanyahu dall’incarico di primo ministro, che allora manteneva da 12 anni, e
per un breve periodo interrompere la sua egemonia.
Ora, avverte il giornalista, la situazione in Israele sta precipitando e,
sebbene le manifestazioni di protesta contro il genocidio e contro l’occupazione
dei territori palestinesi abbiano mostrato quanta parte dei cittadini si opponga
a lui e alla coalizione di conservatori e fanatici che lo sostiene, Netanyahu
sta orchestrando un colpo di stato.
Il testo del suo appello – qui sotto riportato – è stato pubblicato ieri, 28
agosto, da Uri Misgav sul proprio profilo Facebook e da Umberto De Giovannangeli
su GLOBALIST.
> Aiutateci. Salvateci da noi stessi.
>
> Abbiamo bisogno del vostro aiuto. Si dice che sia difficile chiedere aiuto,
> che richieda il superamento di una barriera psicologica e l’ammissione di non
> poter più aiutare se stessi.
>
> “A volte non ce la puoi fare da solo”, ha scritto una volta Bono degli U2. Era
> un altro amico che amava Israele e l’umanità, una persona con una visione
> equilibrata della realtà in generale e della guerra di Gaza in particolare e
> che recentemente ha alzato le mani in segno di disperazione per l’alleanza
> distruttiva e inconcepibile tra Benjamin Netanyahu e Hamas.
>
> Abbiamo bisogno di soccorso urgentemente. Siamo soggiogati da una banda
> criminale che ha sfruttato il nostro sistema democratico per ottenere il
> potere e ha cercato di distruggere la democrazia a vantaggio di un regime
> tirannico con connotazioni fasciste e ultranazionaliste. È una vecchia storia
> molto comune che si è già verificata in altri luoghi. Questa volta è successo
> a noi. Pensavamo di poterla gestire da soli e sembrava persino che fossimo
> sulla strada giusta.
>
> Poi, però, è arrivato il 7 ottobre. Una barbarica invasione del nostro
> territorio sovrano, perpetrata da un’organizzazione terroristica omicida
> creata e finanziata con la generosità del Qatar e dei governi di Netanyahu. La
> stragrande maggioranza degli israeliani credeva che dovessimo difenderci da
> questa invasione e persino rispondere con la forza, per garantire che non si
> ripetesse mai più.
>
> Ma sono passati quasi due anni e quella che avrebbe dovuto essere una guerra
> di difesa giustificata si è trasformata in una campagna di vendetta senza
> fine, fatta di uccisioni e distruzioni, di fame e sofferenze per i civili, e
> di piani di deportazione e reinsediamento ebraico all’interno della Striscia
> di Gaza, basati sulla visione del campo fondamentalista israeliano.
>
> Abbiamo un governo di minoranza determinato a continuare a sacrificare i
> nostri ostaggi e i nostri soldati sull’altare della sua sopravvivenza e della
> sua follia.
>
> C’è una solida maggioranza pubblica che si oppone alle posizioni e ai piani di
> questo governo su qualsiasi questione importante. Le proteste e le
> manifestazioni sono visibili, ma non siamo ancora riusciti a rovesciare questo
> governo. Al contrario. Recentemente, crescono le preoccupazioni che, siccome
> Netanyahu e i suoi seguaci troveranno il modo di annullare le elezioni o di
> svuotarle di ogni significato, non riusciremo a ottenere nulla con i mezzi
> tradizionali.
>
> La nostra democrazia è al collasso. I sistemi di controllo ed equilibrio sono
> crollati. Non abbiamo più una vera separazione dei poteri, uno Stato di
> diritto o una forza di polizia indipendente. Non c’è più un vero governo o un
> vero gabinetto, né un vero parlamento. Niente è più sacro. Neanche il massacro
> e i fallimenti del 7 ottobre sono stati indagati secondo le nostre leggi,
> tramite una commissione d’inchiesta statale.
>
> Ed è qui che entrate in gioco voi.
>
> È necessario il vostro intervento attivo.
>
> Le condanne non bastano.
>
> Non bastano i boicottaggi accademici e culturali, né l’isolamento, che spesso
> danneggiano il campo liberaldemocratico, il quale si considera parte di un
> mondo più ampio e non è interessato a vivere in una moderna Sparta o in un
> Iran ebraico.
>
> Neanche l’intenzione di riconoscere formalmente uno Stato palestinese sarà
> d’aiuto. Un vero Stato palestinese, con istituzioni e autorità, è la base per
> garantire l’esistenza futura di Israele. Ma questo non si realizza sulla
> carta, deve essere costruito sul campo. Per ora, sembra che si tratti
> principalmente di parole vuote. Ancora più preoccupante è che sembri una
> ricompensa per Yahya Sinwar di Hamas e per chi segue le sue orme: vi ricordo
> che si oppongono alla soluzione dei due Stati.
>
> Ecco perché abbiamo bisogno che troviate un modo efficace per porre fine alla
> guerra e a questo governo.
>
> Convocate una grande conferenza internazionale, come è stato fatto più volte
> in passato, e guidatela voi europei.
>
> È vero che sia noi che voi abbiamo un serio problema con l’attuale
> amministrazione americana. Cercate di andare avanti senza di essa. Rendete di
> nuovo grande l’Europa.
>
> Non c’è bisogno di bombardare Tel Aviv, come avete fatto in Serbia. Saranno
> sufficienti un embargo sulle armi offensive e la minaccia di interrompere le
> relazioni.
>
> Basta mettere in ginocchio Netanyahu e i suoi spregevoli accoliti e aiutarci a
> gettarli nella pattumiera della storia.
>
> Vi supplichiamo: è giunto il momento.
>
> Non ce la facciamo più.
Maddalena Brunasti