Attacchi dei coloni in Cisgiordania: memorie della Nakba
La Striscia di Gaza è teatro di un genocidio perpetrato dall’esercito di
occupazione israeliano dall’ottobre 2023, mentre la Cisgiordania è teatro di una
pulizia etnica sistematica da parte dei coloni terroristi sotto la protezione
dell’esercito di occupazione israeliano.
Questa atmosfera ci ricorda, come palestinesi nei territori occupati, il periodo
che ha preceduto la Nakba del 1948, che ha portato alla catastrofe e allo
sfollamento della maggior parte del popolo palestinese e alla costituzione dello
Stato di Israele sul 78% della Palestina storica, tra la debolezza araba e
l’approvazione internazionale. Sembra che Israele ritenga ora che le condizioni
siano mature per completare l’imposizione della sua sovranità e l’annessione del
resto della Palestina.
Dall’inizio della guerra genocida contro Gaza, abbiamo assistito a feroci
attacchi dei coloni contro i villaggi della Cisgiordania. Questi attacchi sono
diventati sempre più violenti, distruttivi e sanguinosi, verificandosi
quotidianamente e con crescente frequenza, simultaneamente in tutta la
Cisgiordania, con l’obiettivo di espellere la popolazione indigena e
impadronirsi delle loro terre.
Questi attacchi vengono compiuti sotto lo sguardo attento dell’esercito di
occupazione israeliano e della polizia, che garantiscono ai coloni l’impunità
per i loro crimini. Tuttavia, negli ultimi giorni i coloni hanno attaccato
installazioni militari israeliane nell’insediamento di Beit El vicino a
Ramallah, protestando contro il breve arresto di diversi coloni che avevano
lanciato pietre contro i soldati israeliani. Queste scene ricordano a noi
palestinesi la violenza e i massacri perpetrati dalle bande sioniste prima della
Nakba del 1948, sotto lo sguardo vigile dell’esercito britannico, e la
successiva escalation di questi crimini, che in seguito hanno preso di mira le
installazioni militari britanniche e hanno fatto da preludio alla pulizia etnica
che ha preceduto e accompagnato la Nakba.
Il terrorismo dei coloni sta aprendo la strada a una nuova Nakba
Gli attacchi dei coloni sono diventati più violenti e diffusi perché godono di
copertura politica, militare e legale, oltre che del sostegno finanziario del
governo israeliano. Godono anche del pieno sostegno americano, in particolare da
quando Donald Trump è entrato alla Casa Bianca, e della complicità occidentale.
A livello politico, i leader più importanti dei coloni fanno parte del governo,
prendono decisioni politiche e conferiscono legittimità ai leader dei coloni e
alla loro teppaglia, in particolare attraverso i ministri estremisti Itamar
Ben-Gvir e Betslael Smotrich. Non nascondono la loro intenzione di attuare il
piano di annessione della Cisgiordania e di imporre la sovranità israeliana su
di essa, in quello che chiamano il “piano decisivo”. Incitano apertamente
all’uccisione e allo sfollamento dei palestinesi, sia in Cisgiordania che nella
Striscia di Gaza.
Questa copertura politica è accompagnata dal governo israeliano, in particolare
dal ministro della Sicurezza nazionale estremista Ben-Gvir, che sta procedendo a
un massiccio armamento dei coloni per difendersi dal “terrorismo palestinese”.
Ciò si traduce nel fatto che queste armi vengono fornite ai coloni per uccidere
e terrorizzare i palestinesi e impadronirsi delle loro terre con la forza.
D’altra parte, gli attacchi dei coloni ai villaggi palestinesi avvengono sotto
la forte presenza militare israeliana, che interviene solo se i palestinesi
resistono agli attacchi. L’esercito allora spara per uccidere i palestinesi,
come è successo nel villaggio di Kafr Malik, a est di Ramallah, la scorsa
settimana (l’articolo originale è stato pubblicato il 4 luglio 2025 su Middle
East Monitor).
L’esercito di occupazione ha anche installato cancelli di ferro e barriere agli
ingressi di tutti i villaggi e città palestinesi per impedire la circolazione
dei palestinesi e isolare la Cisgiordania attraverso più di 900 barriere e
cancelli. Questa punizione collettiva mira a minare qualsiasi tentativo di
contiguità territoriale o di autodifesa da parte dei palestinesi e lascia la
libertà di movimento esclusivamente ai coloni, dando loro un vantaggio
offensivo.
Il governo israeliano ha inventato misure legali emanate sotto forma di ordini
militari dall’amministrazione civile per modificare la realtà demografica e
geografica della Cisgiordania, espellendo un numero maggiore di residenti e
consentendo ai coloni di assumere il controllo dell’area. Le autorità di
occupazione hanno istituito quello che chiamano “insediamento pastorale”. Ciò
significa che consentono a un singolo colono, o a un numero molto ridotto di
coloni, di appropriarsi di migliaia di dunam (1 dunam equivale a 1000m2) di
terra palestinese per il pascolo del bestiame. Ai palestinesi è vietato
coltivare o utilizzare queste terre perché sono diventate pascoli.
Immaginate l’immensa ricchezza di cui godrà questo colono, che beneficia di
questi pascoli, quando prenderà possesso di queste terre dopo l’annessione della
Cisgiordania e l’imposizione della sovranità israeliana su di esse. Ciò ricorda
il selvaggio West americano e le storie dei cowboy che uccidevano i nativi
americani, si appropriavano delle loro terre e diventavano ricchi.
L’amministrazione civile emette anche ordini militari che dichiarano vaste aree
“riserve naturali”, vietando ai proprietari palestinesi di coltivarle o
raccoglierne i frutti, anche se sono di proprietà privata e sono state coltivate
per centinaia di anni. Lo scopo di questa misura è quello di espellere la
popolazione indigena e sostituirla con coloni.
Un altro metodo per espellere le popolazioni e confiscare la terra consiste nel
dichiarare ampie aree “zone militari”, alle quali i palestinesi non possono
accedere. Queste aree vengono poi assegnate ai coloni per essere utilizzate
sotto la copertura militare.
Gli attacchi quotidiani dei coloni includono l’incendio di proprietà come case e
automobili, l’incendio di coltivazioni, in particolare uliveti e campi di grano,
e il lancio di pietre contro i veicoli palestinesi che viaggiano sulle strade
principali. In molti casi, i palestinesi sono stati uccisi a colpi di arma da
fuoco. È significativo che nessuno dei coloni sia stato assicurato alla
giustizia, né sia mai stata avviata alcuna indagine sugli incidenti.
Il silenzio del mondo è complicità
I coloni e i loro leader vedono ora l’opportunità di annettere la Cisgiordania,
o gran parte di essa, a Israele. Interpretano il silenzio del mondo e
l’incapacità di fermare i crimini di Israele come un via libera per completare
la missione. Alla luce dell’incapacità del mondo di fermare la guerra di
annientamento a Gaza e la guerra israeliana contro l’Iran, soprattutto data la
presenza di un presidente americano filoisraeliano che si allinea quasi
completamente all’aggressione israeliana.
Tutte queste circostanze e questi eventi sono molto simili alle condizioni che
prevalevano a metà degli anni ’40. Dopo la vittoria della Gran Bretagna e dei
suoi alleati nella seconda guerra mondiale, i combattenti armati sionisti
terminarono il lavoro al fronte e giunsero in Palestina. Dichiararono l’inizio
della battaglia decisiva che portò alla pulizia etnica del 78% della Palestina
storica in preparazione alla creazione dello Stato ebraico, con l’approvazione
internazionale e in particolare occidentale.
Durante quel periodo, gli attacchi contro la popolazione indigena si
intensificarono e si estesero e le bande sioniste commisero numerosi massacri,
in particolare il massacro di Deir Yassin, con l’obiettivo di terrorizzare la
popolazione e costringerla ad andarsene e a cedere le proprie terre, cosa che
successivamente avvenne.
Le bande sioniste si sentirono sempre più sicure e incoraggiate e iniziarono ad
attaccare le installazioni e il personale militare britannico, nonché le
autorità britanniche che avevano favorito la loro crescita, le avevano armate e
avevano permesso l’immigrazione ebraica in Palestina. Uno degli attacchi
terroristici più notevoli fu quello del 1946 contro il quartier generale
amministrativo britannico al King David Hotel di Gerusalemme.
Noi, palestinesi che viviamo in Cisgiordania, siamo esausti per la guerra che ci
viene mossa da oltre un secolo. Sentiamo questa nuova catastrofe avvicinarsi a
piccoli passi. Siamo indifesi e privi dei
mezzi per difenderci dalle bande armate organizzate, sostenute da un governo e
da un esercito che imperversano in tutto il Medio Oriente.
Il mondo arabo rimane in silenzio e non fa nulla, se non condannare e denunciare
gli attacchi dei coloni, mentre l’Occidente è complice del genocidio a Gaza e
della pulizia etnica in Cisgiordania.
La nostra unica speranza di sopravvivenza risiede nella continua pressione dei
popoli liberi sui loro governi e nel fatto che il mondo trasformi la sua
condanna verbale in azioni concrete sul campo, ritenendo Israele e i suoi leader
responsabili dei loro crimini, boicottandoli economicamente e politicamente e
imponendo loro sanzioni prima che sia troppo tardi.
di Fareed Taamallah
tradotto da Nazarena Lanza
Articolo originale:
https://www.middleeastmonitor.com/20250704-settler-attacks-in-the-west-bank-memories-of-the-pre-nakba-period/
Redazione Piemonte Orientale