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“INSISTING ON FREEDOM”: DELEGAZIONE GIOVANILE INTERNAZIONALISTA IN TURCHIA HA CHIESTO DI INCONTRARE ABDULLAH ÖCALAN
Dal 23 al 28 luglio 2025, una delegazione di giovani internazionaliste e internazionalisti provenienti da diversi paesi europei si è recata in Turchia per chiedere di incontrare il leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan Abdullah Öcalan. Il gruppo, parte della campagna “Insisting on Freedom”, è giunto prima ad Ankara, dove ha avanzato formale richiesta alle autorità turche di poter far visita a Öcalan e agli altri detenuti sull’isola-carcere di Imrali, sulla quale il leader del movimento di liberazione curdo è imprigionato dal 1999.  La delegazione si è poi spostata a Istanbul, dove ha incontrato alcuni esponenti del Partito DEM, gli avvocati di Abdullah Öcalan ed esponenti del TJA, movimento delle donne libere. Gli incontri sono stati un’occasione per discutere le idee e il paradigma della modernità democratica di Öcalan, ma soprattutto del processo di pace in corso tra il movimento di liberazione curdo e lo stato turco; un dialogo in corso da tempo ma annunciato ufficialmente dallo stesso Öcalan con l’Appello per la pace e una società democratica del 27 febbraio 2025. In attesa della risposta del Ministero della Giustizia turco, la delegazione è rientrata in Europa. Prima, però, ha avuto l’opportunità di scrivere una lettera al leader del Pkk. Verrà spedita a Imrali.  Benny, della delegazione “Insisting on Freedom”, ha raccontato l’iniziativa ai microfoni di Radio Onda d’Urto. Ascolta o scarica.
MESOPOTAMIA: IL PRIMO MAGGIO IN TURCHIA TRA MANIFESTAZIONI DI MASSA E REPRESSIONE. IL RACCONTO DI MURAT CINAR
Il nuovo appuntamento con Mesopotamia – notizie dal vicino oriente è dedicato al Primo maggio, giornata internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici. In particolare, nella puntata di Mesopotamia andata in onda venerdì 2 maggio 2025 abbiamo raccontato le manifestazioni che hanno riempito le strade di Istanbul e di molte altre città della Turchia. Lo abbiamo fatto grazie al contributo di Murat Cinar, giornalista turco che vive in Italia e nostro collaboratore. Per quanto riguarda il Primo maggio in Turchia, anche quest’anno l’attenzione era tutta su Istanbul: ogni anno dal 2012, infatti, le autorità della città sul Bosforo vietano ai lavoratori e alle lavoratrici di raggiungere in corteo piazza Taksim, simbolo delle lotte operaie e sociali della megalopoli turca. In realtà, il 2012 fu una breve parentesi. Quell’anno il governo di Erdogan e dell’Akp non vietò la piazza per la prima volta dal 1977, quando in occasione della giornata di lotta di lavoratori e lavoratrici polizia ed esercito turco spararono sulla folla provocando la morte di 37 manifestanti. Da allora, regimi e governi della Repubblica di Turchia hanno sempre vietato le manifestazioni del Primo maggio in Piazza Taksim “per motivi di sicurezza”. Per quanto riguarda il Primo maggio di quest’anno, nei giorni precedenti la polizia turca aveva già arrestato decine di compagne e compagni di sindacati e organizzazioni della sinistra turca per ostacolare l’organizzazione della manifestazione. Nonostante questo migliaia e migliaia di persone si sono radunate per raggiungere piazza Taksim nonostante il divieto e il dispositivo di polizia che chiudeva tutte le strade di accesso. In tutta risposta gli agenti hanno arrestato oltre 400 persone, che sono state poi trattenute per ore in vari commissariati della città in condizioni brutali. Grandi manifestazioni sono state organizzate anche ad Ankara e in molte altre città del Paese. Con Murat Cinar non abbiamo parlato soltanto dei cortei del Primo maggio. Ci siamo occupati anche del caso del giornalista svedese Joakim Medin, arrestato lo scorso 27 marzo all’aeroporto di Istanbul con una doppia accusa: “vilipendio al presidente della Repubblica” e “appartenenza a un’organizzazione terroristica”. Per la prima accusa, che tra l’altro riguarderebbe manifestazioni cui il giornalista ha partecipato in Svezia, è già stato condannato a 11 mesi e 7 giorni di reclusione. Per la seconda, dovuta ad alcuni articoli nei quali Medin ha raccontato le azioni dell’esercito e del governo turco nel nord della Siria, in Rojava, deve ancora essere processato. Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, nel frattempo, proprio in occasione del comunicato del Primo maggio ha confermato la propria disponibilità a intraprendere un dialogo con lo stato turco come indicato dal suo leader Abdullah Ocalan dal carcere di Imrali lo scorso 27 febbraio. Tuttavia, denuncia il Pkk, nonostante il recente incontro e le dichiarazioni positive del Ministero della Giustizia turco e della delegazione a Imrali del Partito Dem, da Ankara non è stato intrapreso nessun passo concreto verso un processo di pace o un dialogo. Con Murat Cinar abbiamo fatto il punto anche su questo. Ascolta o scarica la trasmissione.