Assemblea permanente contro guerre e riarmo
Il mondo va verso la guerra.
Anche se le guerre nel mondo non sono mai scomparse, è chiaro che negli ultimi
tempi stiamo assistendo a una recrudescenza bellica che non ha uguali negli
ultimi decenni. Dalle guerre di dissoluzione della Jugoslavia alla Cecenia (anni
Novanta del secolo scorso), dalla nuova guerra fredda scatenata in Europa da
NATO, Occidente e Russia all’invasione russa dell’Ucraina, ovunque assistiamo
all’aumento della violenza bellica, alla corsa al riarmo e alla crescita delle
spese militari, con nuovi progetti di basi e installazioni militari e con una
sempre maggior influenza del complesso militare-industriale sulle vite di noi
tutti.
Si tratta di guerre imperialiste di spartizione del mondo (attualmente sono
almeno 56 i conflitti in corso), molte delle quali apparentemente a bassa
intensità, nascoste all’opinione pubblica, e alcune invece ad alta intensità con
il rischio di una guerra globale e atomica; di guerra contro l’informazione,
contro i giornalisti che producono notizie sul campo e contro i canali –
informatici
o meno – che tali notizie diffondono a tutto il pianeta; di guerra ai diritti ed
ai servizi sociali, alla redistribuzione della ricchezza.
L’incredibile aumento al 5% del PIL della spesa militare cui sta andando
incontro l’Europa significherà un ulteriore e drammatico taglio alle spese
sociali e una ristrutturazione della stessa organizzazione del lavoro.
L’Europa dà così l’addio alla transizione Ecologica – se mai è veramente
esistita – per aprirsi alla transizione Bellica.
La guerra però è soprattutto guerra alle popolazioni civili e ai loro diritti, a
cominciare dall’elementare diritto all’esistenza, come nel caso del genocidio in
atto a Gaza, ma anche a una vita dignitosa, nel lavoro e nelle relazioni
sociali. Spesso ciò che accomuna i governi delle potenze che aggrediscono e di
quelle che sono aggredite è il disprezzo dei diritti sociali e politici delle
loro popolazioni, a cui si chiede solo un’adesione alle ideologie liberiste, o
nazionaliste e/o religiose che giustificano la presenza e l’azione dei suddetti
governi. In questo contesto l’Italia è in prima fila in ben 42 missioni militari
all’estero, in buona parte in Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra
ai migranti e difendono gli interessi di colossi come l’ENI. Opporsi
concretamente a tutto questo è un’urgenza ineludibile. Noi vogliamo impegnarci
contro la guerra, contro i suoi effetti ma soprattutto contro le cause che la
generano.
Siamo contro la divisione del mondo e delle sue risorse in aree di influenza,
siamo per economie aperte e solidali, siamo contro le spese militari e alle
conseguenti misure di austerità. Siamo per i diritti sociali e civili per tutt*,
siano essi intere popolazioni o singoli individui. Gli unici veri confini che
non possono essere superati sono quelli della libertà personale e del rispetto
degli altri individui. Siamo pienamente solidali con le popolazioni palestinesi
che subiscono un genocidio senza fine e anche con chi dentro Israele cerca di
opporsi alle politiche di massacro del proprio governo. Siamo solidali con chi
vive in Iran, stretto fra la repressione del governo teocratico di Teheran e i
bombardamenti da parte dei “liberatori”. Siamo solidali con tutte le persone
vittime delle tante guerre dimenticate in giro per il pianeta.
Per uscire da questi meccanismi di morte e sopraffazione occorre immaginare e
battersi per un mondo basato sulla convivenza fra genti di lingue, culture,
credenze, storie diverse come, fra mille difficoltà si cerca di fare nel nordest
della Siria con il progetto del Confederalismo Democratico. Un mondo dove non
siano le regole del mercato e del capitalismo a dettare la vita e la morte delle
persone (senza dimenticare il cambiamento climatico sempre più evidente e
preoccupante). Per opporsi alla guerra non basta l’indignazione, occorre un
ampio fronte di lotta.
Disertiamo la guerra!
Nel prossimo futuro ci vogliamo impegnare per dare il nostro contributo locale a
costruire un movimento contro guerra e riarmo nella nostra città (operando
concretamente per una “Trieste porto di pace” e per una Regione FVG libera da
armi atomiche), in tutta Italia e in Europa per
• costruire la solidarietà con i popoli e tra i popoli del mondo, collegandoci
con i movimenti che stanno
nascendo e crescendo un po’ ovunque;
• fermare la produzione di armi in Italia e chiedere la riconversione al civile
di aziende/fabbriche come, ad
esempio, la Leonardo e la Fincantieri;
• contribuire al movimento di boicottaggio economico (metodo di lotta non
violento ma estremamente
efficace, se esercitato capillarmente e con campagne ben indirizzate), a
cominciare dalla fornitura di armi,
verso Paesi occupatori, aggressori o belligeranti.
Redazione Friuli Venezia Giulia