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CCNL Metalmeccanici – Giugno – Guida all’aumento dei minimi tabellari
INTRODUZIONE Il CCNL Metalmeccanici 2021 prevede (Titolo IV, Art. 5) che, a giugno di ogni anno di validità del contratto, le Organizzazioni contraenti si riuniscano per verificare l’andamento dell’inflazione nell’anno precedente. Tale valutazione è finalizzata a determinare un aumento dell’importo minimo che le aziende devono versare in busta paga dei dipendenti. La valutazione viene fatta su un indice detto IPCA, al netto dei beni energetici importati – non ci soffermiamo su questa scelta, ne abbiamo discusso in questo articolo. Di seguito la tabella con i minimi contrattuali, divisi per anno e per livello, presa direttamente dal CCNL: AUMENTO Quest’anno, tale aumento è risultato pari al 6.6% del minimo tabellare. Tale valutazione è stata messa per iscritto nell’incontro che menzionavamo all’inizio: L’APPRENDISTATO Se si è in apprendistato, questi importi possono essere inferiori, in funzione di quando si è iniziato l’apprendistato: infatti, l’accordo del 05/02/2021, contestuale al CCNL 2021, ha cambiato le regole sul trattamento economico. Di seguito le indicazioni in funzione che si sia stati assunti in apprendistato con l’accordo del 05/02/2021 o con il precedente. Se si è stati assunti dopo il 01/06/2021 in apprendistato professionalizzante, allora le proporzioni da applicare sono queste: Ad esempio, se si è stati assunti a Gennaio 2023 con un apprendistato di 36 mesi al livello C2, oggi (Luglio 2023) si è a una percentuale dell’85%, quindi l’aumento sarà l’85% di 115.22 euro (i.e. circa 98 euro). Se si è stati assunti prima del 01/06/2021, vale il vecchio accordo, per cui l’incremento è il 100% del proprio livello attuale. ASSORBIMENTO Ora, diverse aziende hanno assorbito, o pianificano di assorbire, gli aumenti nel “superminimo” (la voce della busta paga che indica quanti soldi in più dà l’azienda rispetto al minimo di cui sopra). Cioè, in questi casi, in busta paga si troverà che: * l’importo indicato come minimo è quello definito dalla tabella al paragrafo Aumento. * l’importo indicato come “superminimo” è diminuito, rispetto alla busta paga di maggio, di un importo pari a quello che sarebbe dovuto essere l’aumento. Il totale (minimo+superminimo), quindi, è rimasto invariato. Lo potevano fare? Dipende. Il CCNL prevede due casi in cui si può fare – al netto del fatto che, è bene ricordarlo, le aziende possono stipulare contratti migliorativi rispetto al CCNL. * Caso 1: il superminimo, in busta paga, è indicato come “assorbibile” ed è stato concordato dopo il 01/01/2017. * Caso 2: il dipendente ha ricevuto degli aumenti degli elementi fissi della retribuzione, concordati in sede aziendale, non correlati alle modalità di effettuazione della prestazione lavorativa (i.e. non dovuti a straordinari, notturni, etc). Esempio 1: se hai un superminimo assorbibile di 200 euro, concordato dopo il 01/01/2017, e l’azienda non fa nulla di più rispetto a quanto previsto nel CCNL, allora non riceverai alcun aumento. Esempio 2: se hai ricevuto un aumento di 100 euro qualche mese fa, per aver raggiunto degli obiettivi di produzione, allora gli aumenti dei minimi tabellari indicati al paragrafo Aumento saranno diminuiti di 100 euro. Ovviamente, se erano già inferiori a 100 euro, non riceverai alcun aumento. CONCLUSIONE Parlate con i colleghi di questi argomenti e chiedetene conto ai vostri dirigenti in azienda! L’aumento era stato pensato per far fronte all’inflazione, dobbiamo creare pressione affinché, nella prossima tornata contrattuale, si riesca a strappare condizioni ancora migliori e si sensibilizzi l’opinione pubblica su queste misure.
Fare gruppo tra tech worker – guida introduttiva
Spesso sentiamo parlare di grandi gruppi di tech worker che protestano, di rappresentanze sindacali e di organizzazione sul posto di lavoro. Questi processi, soprattutto se mai vissuti in prima persona, possono sembrare complicati o perfino impossibili da attuare nella propria azienda. Certamente richiedono impegno e dedizione ma sono il risultato di un processo che inizia sempre con piccoli passi. -------------------------------------------------------------------------------- UNITÀ TRA TECH WORKER L’inizio di qualsiasi cambiamento sul posto di lavoro nasce dall’unità tra tech worker, come conseguenza di una forte rete di relazioni umane tra colleghe e colleghi. Tessere questa rete è il prerequisito per tutto ciò che potrà venire dopo: nel momento in cui si dovrà andare tutti insieme dal capo per negoziare o far fronte comune, sarà importantissimo sapere che al tuo fianco avrai altre/i tech worker che credono fermamente in quello che state facendo. Altrimenti la paura sfalderà il gruppo quando il manager di turno deciderà di mettersi in mezzo o di seminare zizzania per evitare di concedervi ciò che state chiedendo. SPAZI DI SOCIALITÀ Il primo passo necessario è creare spazi nei quali la socialità, l’amicizia e il supporto reciproco possano fiorire. Spazi fisici o digitali, momentanei o permanenti. Cosa fare nel concreto? * Rallenta il ritmo. Spesso il ritmo frenetico imposto dai manager viene aggravato dalla complicità di chi lo subisce. Prendere l’iniziativa di rallentare il passo può creare l’opportunità anche per altri di avere momenti di tranquillità in cui riappropriarsi del proprio tempo. Ovviamente dev’esser fatto in sicurezza, poiché una ritorsione da parte del capo potrebbe avere il risultato opposto a quello desiderato. * Utilizza le pause e il tempo libero per parlare coi colleghi e le colleghe. È fondamentale trovare argomenti in comune e pianificare attività per la serata. Aperitivi, cene in posti particolari o videogiochi online, possono essere spunti. La macchinetta del caffè deve diventare il tuo punto di appostamento preferito. * Supporta i colleghi. Per far capire a qualcuno che non è solo, a volte basta chiedergli come si sente. Può essere utile dopo un rimprovero o mobbing da parte del manager. In una fase più matura, quando ci sarà un gruppo coeso, potrebbe valere la pena sfruttare questi eventi per pretendere le scuse da parte del manager in questione, così da verificare il comportamento del gruppo. * Sii accogliente coi nuovi arrivati. Non conoscendo l’ambiente, si adatteranno più facilmente a un clima di amicizia e cooperazione. Impiega del tempo personale per parlare con loro e presentarli a colleghi e colleghe che condividono i tuoi stessi obiettivi. * Corri il rischio di risolvere internamente i problemi del team. Quando c’è un problema nel team, tra due colleghi, una lite, un comportamento inopportuno, prendetevi il rischio di risolverlo internamente al gruppo invece che delegare a persone esterne come l’HR o i manager. Trovare una soluzione insieme renderà i vostri legami più forti e rafforzerà il senso di comunità. Qualcuno si starà chiedendo: “ora lavoro da remoto, come faccio queste cose?”; indubbiamente il Covid e la frammentazione degli spazi del lavoro a distanza creano alcune complicazioni. Gli strumenti utilizzati per il remote working come chat, videochiamate e affini sono spesso monitorati dal datore di lavoro, legalmente o non, e possono comportare un rischio che , in presenza, davanti alla macchinettà del caffè, si risolverebbe abbassando il tono della voce. Evita di trattare argomenti sensibili sui canali sorvegliati. Per iniziare, può bastare una chat su Telegram, Whatsapp o Signal, nella quale discutere al riparo da occhi indiscreti. Più avanti, potrebbero rendersi necessarie ulteriori cautele ma questa guida si concentra sulle fasi iniziali. SCOPRIRE IL MALESSERE Dopo alcune settimane o mesi di chiacchiere e dopo aver conosciuto un po’ più a fondo chi lavora con te, potresti iniziare a sondare il terreno per cercare possibili problematiche e lamentele condivise. Scoprire il malessere presente in azienda può essere un buon passo per organizzare qualcosa, anche se piccolo, e fare esperienza di cosa vuol dire agire in gruppo per cambiare le cose. Cosa fare nel concreto? * In privato, quando sai che nessuno ti sta ascoltando, lamentati del comportamento di qualche manager o di qualche regola che trovi irragionevole e osserva le reazioni. Non serve convincere l’altro della vostra opinione ma stimolare una reazione per vedere se il sentimento è condiviso o se ci sono altri problemi. Ascolta ogni parola con attenzione e cerca di capire cosa smuove chi avete di fronte. * Se identifichi un problema condiviso, fai riferimento all’esistenza di altri lavoratori scontenti. “Non sei la prima che mi dice questa cosa” oppure “Ti ricordi quando mi hai detto di quel problema? A quanto pare siamo in tanti a pensarla così. Continua a venire fuori questa cosa”. Anche in questo caso, osserva le reazioni. Vedi se qualcuno inizia a parlare di affrontare la cosa e chi invece è più arrendevole. * A questo punto dovresti avere un’idea più o meno chiara sulla fattibilità di formare un piccolo gruppo di tech worker fidati con cui giocare a carte scoperte. Presenta la tua idea di portare a bordo più colleghi per andare a parlare tutti insieme con i manager oppure per cambiare l’atmosfera in azienda. Discuti le vostre opzioni e la strategia. Non serve far crescere questo gruppo più del dovuto: più si è, più è probabile che qualcuno poco convinto cambi idea e vada a raccontare tutto al management, esponendovi al rischio di ritorsioni. VOGLIAMO DI MEGLIO Quali possono essere alcuni problemi da poter affrontare seguendo questa guida? Il modo in cui si assegna e pianifica il lavoro, gli strumenti da utilizzare, un eccesso di burocrazia, il comportamento di un manager particolarmente tossico, le regole per lo smartworking, l’introduzione di alcune ore dedicate alla formazione e molto altro. Devono essere problemi con una soluzione chiara, implementabile e facilmente comunicabile a colleghi e management, oltre che realizzabile nel breve periodo. Cosa fare nel concreto? * Per fare una richiesta precisa ai vostri superiori, trovate un modo per comunicarla in modo collettivo, senza portavoce. Esporre una sola persona o un gruppo ristretto vuol dire creare un bersaglio e volete evitarlo. Inoltre rafforzerà il senso di gruppo ed eviterà protagonismi problematici. Se mandate una lettera di lamentela, firmatela tutti in ordine sparso o in ordine alfabetico e consegnatela insieme. * Per pensare a una strategia più di lungo periodo, considerate di diffondere i punti descritti all’inizio di questa guida in maniera più attiva, coinvolgendo più persone nel rallentare i ritmi e nel costruire relazioni. Potete organizzare piccoli eventi sociali, spingere per adottare in azienda pratiche che facilitino la creazione di spazi privati in cui connettere con nuovi e vecchi colleghi, oppure semplicemente potete operare per far passare l’idea di estromettere lentamente i manager dalle questioni che volete tenere tra lavoratori: queste possono essere legate alla produzione, all’organizzazione, alle azioni di disciplina o a ciò che nel vostro caso specifico pensiate possa lasciare spazio al controllo da parte di lavoratrici e lavoratori. Abbiamo visto alcune idee che puoi utilizzare per iniziare a creare una rete sul posto di lavoro e magari avanzare qualche richiesta al management. Tuttavia questo è solo l’inizio: questo approccio permette cambiamenti molto più profondi se sviluppato per bene con le dovute accortezze. Non resta che mettersi all’opera! -------------------------------------------------------------------------------- SE HAI DUBBI, NECESSITÀ DI SUPPORTO O FEEDBACK DA DARCI, TI INVITIAMO A METTERTI IN CONTATTO CON NOI E CONDIVIDERE LE TUE ESPERIENZE. PER FARLO, TI RIMANDIAMO ALLA PAGINA DEI CONTATTI.
2021: Odissea negli annunci di lavoro
GUIDA ALLA SCELTA DELL’ANNUNCIO DI LAVORO PERFETTO TechnoBean 5 Febbraio 2021 Troppo spesso i non addetti al settore credono che i lavori tech rappresentino un faro di speranza nel panorama lavorativo, con salari più alti e molti benefit. Alcuni ci vedono un’affrancamento dell’uomo dalla fatica fisica, altri quasi un gioco. Purtroppo la realtà, soprattutto in Italia, è ben diversa: come molti altri è un settore frammentato, sfruttato e indifeso di fronte alle dinamiche lavorative troppo spesso oppressive e degradanti. Citiamo ad esempio turni massacranti, straordinari imposti e quasi mai pagati, body rental mascherati da consulenza, progetti vetusti che farebbero passare la voglia di vivere a chiunque sano di mente, sedie rotte, scrivanie sovraffollate e chi più ne ha più ne metta. Lo stesso autore di questo articolo ha passato 2 anni come consulente in Poste Italiane e può asserire che se Dante avesse visto, con i suoi occhi guelfi, le espressioni a volte vuote a volte piene di rancore della maggior parte dei consulenti IT, non avrebbe potuto fare a meno di aggiungere un girone al suo inferno: un girone per noi, gli ultimi dell’informatica. Ma colpevoli di cosa? Di aver consentito ai nostri aguzzini di arricchirsi sulla nostra pelle, sulle nostre passioni, sulle nostre speranze, sulla nostra salute. Tuttavia a differenza dell’inferno dantesco, qui nulla è per sempre. Soprattutto un posto di lavoro che ti spinge alla depressione o al burn out. Questo vuol dire che TWC consiglia la fuga individuale e il cambio d’azienda invece che cercare di risolvere i problemi sul proprio posto di lavoro? Ovviamente no, anzi vede nella ricerca di un nuovo lavoro innanzitutto una necessità individuale nel breve periodo, molto spesso imposta dall’indisponibilità delle aziende ad assicurare un piano di crescita decente, e in secondo luogo un’occasione di cambiamento verso realtà lavorative già sane. Negli ultimi anni la corsa alla digitalizzazione dei servizi ha creato un’anomalia nel mercato del lavoro che sta assumendo sempre più le sembianze di una voragine: la richiesta di professionisti IT cresce a un ritmo insostenibile per la società umana attuale. Analizzando le previsioni degli anni avvenire, i posti vacanti non faranno che aumentare, invertendo, per la prima volta dopo decenni, i rapporti di forza tra imprenditori e lavoratori in un settore di massa: la storiella del “se non ti sta bene quella è la porta, tanto qui fuori c’è la fila per lavorare” non funziona più. La fila di persone disposte a sacrificarsi fino a farsi calpestare per assicurare un tetto e un pasto caldo alla propria famiglia non c’è più. Ed è proprio in questo scenario che si inserisce l’iniziativa oggetto di questo articolo: usare la ricerca di lavoro stessa come grimaldello per scassinare una porta ormai sbilenca e cigolante. L’ANNUNCIO DI LAVORO Se il curriculum è il biglietto da visita del candidato, l’annuncio di lavoro è come uno squarcio temporale aperto sul nostro futuro nell’azienda che lo ha pubblicato. Imparare ad analizzarlo può fornirci indicazioni preziose che potrebbero risparmiarci (ulteriori) anni di disagio lavorativo. Ecco quindi un elenco di bandierine rosse che dovrebbero metterci in guardia quando stiamo valutando una possibile candidatura. INQUADRAMENTO CONTRATTUALE In un sano rapporto di lavoro la trasparenza sull’inquadramento contrattuale proposto è sicuramente un punto fondamentale nella valutazione di un’azienda. Assicuriamoci quindi che le seguenti informazioni siano presenti nell’annuncio di lavoro: * RAL (retribuzione annua lorda) * tipologia di contratto (indeterminato, apprendistato, full-time, etc.) * CCNL (metalmeccanico, telecomunicazioni, commercio, etc.) TIPOLOGIA DI LAVORO Sapere se una volta assunti vi ritroverete in uno stimolante ambiente di ricerca, nello sviluppo di un interessante prodotto o se vi paracaduterete ogni mattina in un inferno di consulenza e soprusi… beh, potrebbe fare la differenza. ATTIVITÀ LAVORATIVA Una descrizione precisa e puntuale del lavoro che sarete chiamati a fare potrebbe rivelare informazioni interessanti: annunci in cui non è chiaro il ruolo che viene ricercato potrebbero nascondere posizioni da one man team o carichi di lavoro eccessivi. SETTORE DI BUSINESS Spesso le aziende sono restie a pubblicare informazioni riguardo i propri piani di business, ma con un po’ di esperienza potrebbe essere utile conoscerne quantomeno il settore. Ad esempio, gioco d’azzardo (ripulito nell’ambiente col nome di gaming), giochi con microtransazioni (gambling occulto), armi e sistemi di difesa sono ambienti molto spesso tossici. Non è raro inoltre che anche l’ambiente dello sviluppo videogame nasconda amarissime soprese. ITER SELETTIVO La descrizione dell’iter selettivo è importante per capire quanto l’azienda sia esigente in termini di competenze quanto di dedizione al lavoro. La totale mancanza della descrizione dell’iter selettivo potrebbe evidenziare un disinteresse dell’azienda verso il tempo dei suoi dipendenti e, nel vostro caso, perfino di un non dipendente. Generalmente un colloquio tecnico e uno attitudinale sono ritenuti sufficienti, ma alcune aziende potrebbero richiedere anche 3 o 4 interviste nonché prove tecniche da svolgere in presenza o in separata sede. Portare a termine un iter selettivo di questo tipo potrebbe impegnare molto del vostro tempo extra-lavoro e dare la possibilità ai candidati di scegliere se investirlo o meno è sicuramente un segno evidente del modus operandi di un’azienda. Nel caso, rarissimo, in cui l’iter selettivo sia descritto, è importante soppesare bene le richieste che vengono avanzate da un’azienda per cui ancora non lavoriamo. Un iter molto lungo potrebbe nascondere un’azienda che da per scontati straordinari coatti e probabilmente anche non pagati. Si deve anche tenere conto che una selezione svolta con casi di studio che ricalcano problemi reali è da considerarsi, per lunghezza e complessità, come un vero e proprio momento di lavoro oltre che di valutazione: più di una volta chi scrive ha avuto il dubbio che quello che era presentato come un test potesse poi essere usato per altri scopi. Se osservata con lungimiranza, anche la tipologia delle prove richieste avrà qualcosa da raccontarci. Prove asimmetriche, come esercizi da svolgere a casa, potrebbero in alcuni casi rivelarsi un’inutile perdita di tempo. Ancora una volta il tempo sprecato sarà unicamente il vostro, poiché non è raro che la correzione degli esercizi, così come la scrematura dei CV, sia affidata a degli algoritmi (CV Screening). Colloqui troppo improntati sulla valutazione attitudinale del candidato nasconderanno quasi sicuramente qualche magagna: se un lavoratore si trova in un ambiente sano e sicuro basterà una valutazione prevalentemente tecnica delle sue capacità, al contrario se la posizione vacante rappresenta una fonte di stress inesauribile, l’attitudine del candidato (alla sofferenza?) rivestirà un ruolo maggiore. Un lungo o complicato iter selettivo (riportato nell’annuncio o meno) dovrebbe quantomeno essere giustificato da un’offerta molto interessante, economica o meno. INSERZIONISTA Un’azienda veramente interessata a ciò che produce si occupa molto spesso in prima persona del processo di recruiting, curando ogni particolare e vagliando attentamente i candidati disponibili. Queste aziende, che investono sul lavoro e sul lavoratore, a volte tendono a fornire condizioni di lavoro migliori poiché capiscono che il prodotto dipende dal produttore: noi. Al contrario un’azienda che si affida a recruiter esterni, che a volte non sanno nemmeno di cosa stanno parlando, probabilmente nasconderà un lavoro in body rental, focalizzando la sua attenzione al reperimento di mere “risorse umane” da spedire qua e là, come dei pacchi o dei robot. Sempre pronti per il prossimo commitment, il prossimo progetto rimaneggiato da decine se non centinaia di persone, i prossimi colleghi, le prossime 10 ore più pausa pranzo e spostamenti, ogni giorno della nostra vita. COMPETENZE RICHIESTE Il mondo dell’informatica è sempre più vasto e le specializzazioni sempre più numerose. La ricerca di una figura professionale che accorpi troppe competenze si tramuterà probabilmente in una pletora di richieste tra le più disparate, nella gestione di tantissimi progetti con aumento esponenziale dello stress, nel famigerato e temuto one man team che accorperà su di voi una quantità di responsabilità oltre il tollerabile. Ma una richiesta di competenze apparentemente senza senso potrebbe altresì rispecchiare un management scollato dalla catena produttiva, incapace di comprendere il (nostro) lavoro e i prodotti venduti. Tutto ciò si risolve fin troppo spesso in accordi scriteriati stretti con i clienti, basati su stime fantasiose (nel migliore dei casi) e in una ricaduta certa sui lavoratori: ancora una volta, noi. DESCRIZIONE DELL’AZIENDA L’analisi e la scelta dell’azienda sono sicuramente un punto fondamentale nella decisione di intraprendere una candidatura. Inutile dire che alcune realtà lavorative sono famose nel settore per essere dei veri e propri inferni. Stiamo parlando di colossi come Reply o Accenture, per la quale è facile farsi un’idea leggendo questo post su Reddit. Seconda cosa da valutare è se si sta parlando di un’azienda di prodotto o di consulenza. Generalmente nelle prime si vive decisamente meglio, soprattutto se l’alternativa è la consulenza intesa come body rental in cui generalmente si è sottoposti a ritmi frenetici e lo scollamento tra il management e i lavoratori è più marcato. Ma il prodotto non implica necessariamente essere allocati nella propria sede aziendale: potrebbero esserci clienti che necessitano di assistenza diretta su quanto fornito. Nel caso in cui, come l’autore dell’articolo, preferiate lavorare su un prodotto e siate riusciti a trovare un annuncio di questo tipo, potrebbe essere interessante andare a scoprire cosa producono: sviluppare qualcosa che contribuisca al benessere della collettività potrebbe regalarci a fine giornata un senso di soddisfazione finora mai provato. Probabilmente per affrontare il concetto di benessere collettivo in ambito tech non basterebbe un articolo intero, ma il dibattito intorno a questo tema è attualmente aperto e molto interessante. Ma anche riflettere sulle tecnologie è importante e rappresenta un vero e proprio investimento quotidiano sul futuro: perfezionarvi in tecnologie obsolete e non aggiornare le vostre competenze potrebbe tagliarvi fuori dal mercato, impedendovi, in caso di necessità, di trovare un nuovo posto di lavoro, se non a costo di enormi sforzi per colmare il gap accumulato. E’ quindi molto importante trovare un equilibrio che riesca a soddisfare le necessità lavorative quotidiane senza però lasciarci indietro rispetto all’evoluzione tecnologica. Anche il sito internet della compagnia potrebbe rivelare informazioni utili, ad esempio il parco clienti. Una lista di centinaia di sigle, spesso fin troppo note, probabilmente nasconderà il detestabilissimo body rental. Inoltre una ricerca mirata su Google potrebbe portare alla luce trascorsi particolari. Ad esempio “nome-azienda recensioni lavoratori”, “nome-azienda sindacati”, “nome-azienda vertenze” sono solo un esempio di quello a cui potreste mirare. Ulteriori punti di interesse possono essere individuati sulla base delle proprie necessità. Ad esempio in città molto grandi, o con mezzi di trasporto inefficienti, la lontananza da casa potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella scelta di un posto di lavoro. BONUS Non volendoci limitare a sopravvivere, abbiamo individuato 3 punti che, a nostro modo di vedere il lavoro, andrebbero aggiunti alla lista dei requisiti minimi per considerare seriamente un annuncio. PIANO DI FORMAZIONE Il mondo in cui viviamo è sempre più soggetto a veloci cambiamenti, a rapidissime evoluzioni: di nuovo come in passato le macchine spingono l’uomo a una velocità sconosciuta, creando nuove possibilità e problemi d’adattamento. Il settore tech, in quanto motore portante di questo cambiamento, ha il dovere di affrontare il problema in modo collettivo, iniziando di fatto a non lasciare indietro i meno preparati, i più deboli, o semplicemente i più sacrificabili sull’altare del denaro. La formazione nel settore tech (più che in qualsiasi altro ma non solo) deve essere assicurata, pianificata, concordata e svolta interamente nelle ore lavorative. AVANZAMENTO PROFESSIONALE Iniziando una collaborazione di lavoro, entrambi i partecipanti investono, in modo più o meno convinto, sul rapporto di lavoro stesso. Mentre l’azienda ha potenzialmente un periodo di vita senza fine, il lavoratore spende il proprio preziosissimo e limitato tempo per tenere viva e solida l’azienda. Tolte le ore di sonno, la maggior parte del suo tempo giornaliero. Un chiaro piano di avanzamento professionale aiuterebbe il lavoratore nella valutazione dell’investimento di vita da scegliere e denoterebbe un’attenzione dell’azienda al benessere dei suoi dipendenti. ATTREZZATURE E STRUMENTI DI LAVORO Argomento mai passato di moda, ma ancor più attuale in questi tempi di lavoro remoto. Sebbene una trattazione approfondita delle differenze che intercorrono tra telelavoro e smart working esuli dal presente articolo, è bene ricordare che il telelavoro si esplica legalmente come una collaborazione fisicamente remota ma soggetta a tutte le norme esistenti in materia lavorativa (orari, sicurezza, strumentazioni, etc.), mentre lo smart working originariamente basa le sue fondamenta su nuove modalità e strumenti per portare a termine le attività. Inutile dire che attualmente lo smart working viene spesso sfruttato dalle aziende come scusa per scavalcare le leggi e i diritti dei propri dipendenti. Quindi se per il telelavoro la legge impone tutta una serie di forniture obbligatorie da parte dell’azienda (strumenti di lavoro come pc, sedie ergonomiche, etc) lo smart working è ancora visto come una situazione emergenziale, per cui i lavoratori non hanno diritto a nessuna di queste cose. Se siete interessati a lavorare da casa vi consigliamo di approfondire l’argomento da un punto di vista sia tecnico che psicologico, analizzando bene le differenze tra le varie forme di lavoro da remoto e cercando di capire se l’azienda che lo offre abbia una cultura lavorativa compatibile con questo approccio o meno. Chi invece non usufruisce dello smart o del remote working, si trova spesso in situazioni ancora peggiori: mobilio rotto o non ergonomico, hardware non performante, laptop con schermi microscopici senza monitor esterno, mense la cui qualità è scesa sotto il livello minimo accettabile sono solo alcuni dei fattori che a lungo andare possono provocare disagi fisici e psicologici. La presenza, rarissima, di informazioni su attrezzature e strumenti di lavoro è un ottimo indicatore dell’attenzione che un’azienda dedica alla salute dei propri dipendenti. SPORT E ATTIVITÀ FISICHE Il lavoro al videoterminale è notoriamente dannoso per il corpo umano e comporta una serie di disturbi molto spesso sottovalutati. La prospettiva di passare la maggior parte del tempo per i prossimi 40 anni immobili in una posizione innaturale per il corpo non solo è avvilente, ma è soprattutto pericolosa. Si tende a sottovalutare questi problemi liquidando i lavoratori cognitivi e i videoterminalisti a classe di privilegiati che possono permettersi il lusso di passare la vita belli comodi su una poltrona calda, ma la realtà è ben diversa: anche questi mestieri, come tutti del resto, portano con sé i loro disagi e i loro problemi. Pretendere il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro non solo è giusto ma anche importante ai fini della produttività aziendale: un lavoratore stanco, scomodo o dolorante renderà meno di un lavoratore prestante fisicamente e psicologicamente. Anche se improbabile, spulciando la miriade di annunci presenti sul web, è possibile scovarne alcuni che riportano convenzioni con palestre o abbonamenti gratuiti a centri benessere tra i benefit offerti ai propri dipendenti. Per chi volesse approfondire la problematica segnaliamo il documento POSSIBILI DISTURBI DA LAVORO AL VDT dell’INAIL, Sicurezza sul lavoro. CHE FARE Nella condizione di elevata richiesta di lavoratori tech descritta precedentemente, le aziende sono sempre a caccia di nuove reclute e molte, anzi sempre di più stando alle previsioni, rimarranno a bocca asciutta. Questo sarà un vero e proprio disastro per il loro business. Noi lavoratori abbiamo l’opportunità di scegliere quali aziende si troveranno in difficoltà e quali invece avranno la possibilità di svilupparsi. Noi lavoratori possiamo finalmente scegliere tra vari ambienti, tra vari progetti, tra varie aree di business che alimenteranno alcuni cambiamenti sociali al posto di altri, tra varie condizioni di lavoro che si tramuteranno poi in condizioni di vita. INIZIA A DIFFONDERE CONSAPEVOLEZZA * analizza e scegli attentamente gli annunci di lavoro a cui candidarti * interagisci con il portale di lavoro web che ospita l’annuncio, se possibile, lasciando un feedback negativo o inviando una segnalazione al portale * condividi questo articolo in modo che le aziende tech capiscano cosa sta succedendo * partecipa a Tech Worker Coalition per essere parte del cambiamento NOTE FINALI Lo stesso autore dell’articolo ha vissuto, per anni e sulla propria pelle, la maggior parte dei problemi e dei soprusi qui descritti, ma dopo una (seppur) lunga ricerca ha finalmente trovato un posto di lavoro piacevole e stimolante. Questo a voler rimarcare come la rassegnazione non sia mai la soluzione ai nostri problemi e che nel cambiamento e nel movimento, soprattutto nei momenti più difficili, si nasconda spesso la possibilità di una nuova vita, magari più bella e dignitosa. RIFERIMENTI Come (non) scegliere la vostra prossima azienda What are subtle red flags at a job interview that say “working here would suck”? Il “body rental”: dal caporalato delle professioni tecniche al crollo della qualità e redditività della ICT in Italia pubblicato su Linkedin da Francesco Pugliese nel 2018