PFAS tossici in Toscana la Rete e le Associazioni si attivano e fanno le analisi – dati che destano preoccupazione
Un consistente gruppo di Associazioni e Comitati, coordinati dalla “Rete Zero
PFAS Toscana”, in considerazione del fatto che la politica nazionale e le
istituzioni regionali sembrano indugiare sull’effettiva presenza di PFAS nelle
nostre acque e nei nostri cibi, hanno deciso di far eseguire una serie di
analisi, a proprie spese, da un laboratorio accreditato utilizzato anche da
Greenpeace nelle sue ultime analisi condotte in Toscana.
I PFAS sono inquinanti eterni, si muovono velocemente nelle acque e finiscono
nella catena alimentare, hanno gravi effetti sulla salute, agiscono sul sistema
immunitario, aumentano il rischio di alcuni tipi di cancro, alterazioni
endocrine, problemi riproduttivi e disturbi dello sviluppo. «Vogliamo ricordare
– dichiarano i portavoce delle associazioni e dei comitati firmatari – che
abbiamo scritto ai sindaci e inviato una proposta di mozione a tutti i consigli
comunali della Toscana per chiedere studi e azioni concrete su questi
inquinanti.
Siamo consapevoli che il nostro non è un campione significativo a livello
statistico e formale, ma tuttavia rappresenta una fotografia, seppur limitata
geograficamente, della situazione attuale, allo scopo principale di sollecitare
le istituzioni e gli enti di controllo deputati a prendere le misure opportune.
Le analisi saranno messe a disposizione della Rete Zero PFAS Italia, insieme ai
test analoghi effettuati dal Veneto e da altre regioni.
Le politiche “green” vantate dalla nostra Regione, anche rispetto ai PFAS,
mostrano tutti i loro limiti in particolare se confrontate con quelle di altre
realtà. Le Regioni Veneto e Piemonte, per quanto di loro competenza, grazie alle
forti pressioni della cittadinanza, hanno approvato misure più restrittive
riguardo ai PFAS; anche Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende dei
servizi pubblici, si sta muovendo con proposte concrete (vedi allegato).
Mettiamo a disposizione di tutti la mappa con i dati delle nostre analisi al
seguente link:
https://www.google.com/maps/d/edit?mid=1AJaQ-5IOiM_3EddbLMFRct913bEncjI&usp=sharing.
I punti di prelievo nella regione sono 47, e le molecole di PFAS analizzate sono
ben 58. La maggior delle analisi attiene solo ai PFAS, in altre sono aggiunti
anche 23 metalli pesanti e alcune sono limitate a questi ultimi.
Volendone dare una sommaria interpretazione, emerge con nostra preoccupazione,
che queste sostanze sono presenti nella quasi totalità dei campioni. Tuttavia le
acque potabili prelevate a fontanelli o in civili abitazioni hanno avuto
andamenti diversificati: in alcuni casi sono risultate ottime (Arezzo e
Monsummano Terme PFAS 0), in altri casi abbiamo trovato presenza di PFAS non
certo trascurabile (Prato e Carrara), anche se nei limiti di legge che
entreranno in vigore nel 2026. Pure in una bottiglia di acqua minerale di pregio
della nostra regione sono presenti queste sostanze perfluoroalchiliche, come nei
pozzi privati.
Per le acque superficiali sono stati analizzati due campioni delle acque del
Tevere, uno in Arno e altri due in corsi superficiali minori: a sorpresa i
valori più elevati sono stati trovati nel Tevere a Sansepolcro, a ridosso del
confine con l’Umbria. Inoltre due analisi sono state fatte alle acque
superficiali vicino ad aree minerarie (nel Grossetano) dove non risulta
significativa la presenza di PFAS, ma in uno dei due prelievi emerge allarmante
la presenza di metalli pesanti.
Abbiamo prelevato anche acque superficiali vicino ai depuratori e a qualche area
industriale importante e, pure in questo caso i PFAS sono presenti dappertutto
seppur non in quantità considerevoli, fatta eccezione del Fosso Tommarello nella
zona di ENI a Calenzano dove la somma si PFAS ammonta a ng/l 2775,8 e a ng/l
612,5 in un altro e ci si chiede se l’enormità di questi dati possano essere
dovuti alle schiume per spegnere il recente incendio dell’impianto o
all’attività stessa di ENI, oppure ad altre cause a noi sconosciute. Destano
anche timori sia i valori trovati a Livorno allo scolmatore zona Stagno, dove la
somma PFAS è di ng/l 794 con tipologie di PFAS che fanno parte del gruppo di cui
la Comunità Europea dal 2026 ne vieterà l’uso su molti prodotti; sia la presenza
nel torrente Nievole di PFOA, il cui utilizzo nei processi industriali è ormai
vietato, dal By pass del depuratore e non possiamo che porci la domanda da dove
possa arrivare.
È motivo di preoccupazione il fatto che a Prato e a Carrara è stata trovata una
quantità di PFAS maggiore o simile sia nelle acque potabili che nelle acque
superficiali, vicino agli scarichi dei depuratori: la domanda che ci poniamo è
da dove, in questi due comuni, vengono prelevate le acque per la
potabilizzazione.
Alcune analisi sono state fatte anche in acque superficiali vicino a discariche
e stoccaggio di rifiuti ed è proprio in alcune di queste acque che abbiamo
trovato i dati più preoccupanti: sia in quelle alla discarica del Cassero (nel
Pistoiese) oltre 2100 ng/l di PFAS e a Podere Rota nel comune di Terranova
Bracciolini (AR), riscontrati addirittura oltre 7.300 ng/l.
Chiediamo alla Regione – proseguono i promotori dell’iniziativa – se vi sia una
reale intenzione di monitorare la situazione toscana in relazione a questi
inquinanti eterni e se sia già stato avviato uno studio specifico sui cicli
produttivi, per i quali riteniamo essenziale analizzare sia gli scarichi
industriali che quelli dei depuratori, con particolare attenzione agli impianti
che trattano reflui industriali. Riteniamo imprescindibile, anche alla luce dei
risultati delle nostre analisi, effettuare il monitoraggio del percolato delle
discariche riservando particolare attenzione alla destinazione del percolato
contenente elevate concentrazioni di questi inquinanti.
Chiediamo inoltre che le ASL si attivino per incrementare i controlli sulle
acque potabili e che venga intensificato il monitoraggio degli alimenti nei
quali si possono verificare fenomeni di accumulo di PFAS.
Qualora emergesse una situazione preoccupante è necessario che la politica abbia
il coraggio dimostrato dalla regione Veneto e dalla regione Piemonte di porvi
dei limiti, per quanto di competenza, e di informare la cittadinanza, per non
continuare ad aggravare una situazione che purtroppo appare già compromessa».
ADiC Toscana APS-Associazione per i Diritti dei Cittadini
Forum Toscano Movimenti per l’Acqua
Forum Ambientalista Toscano
Associazione Livorno Porto Pulito APS
Apuane Libere ODV
Trasparenza per Empoli
Comitato Vittime Podere Rota
Movimento Municipalista Arezzo
Fondazione Progetto Valtiberina
Atto Primo Salute Ambiente Cultura ODV
Orti Collettivi Calenzano
Comitato Acqua Pubblica Arezzo
Comitato Acqua Bene Comune Valdarno
Associazione Alleanza Beni Comuni
Associazione I’Bercio
Comitato per la chiusura di ex Cava Fornace Montignoso (MS) Comitato Apuano
Salute e Ambiente della Provincia di Massa Carrara
Cittadini di Monsummano della Rete ero Pfas Toscana
Comitato via Cantarelle Pieve a Nievole
Redazione Toscana