La Riviera di Gaza, utopia genocida
di Chris Hedges e Eunice Wong,
Chris Hedges Substack, 2 agosto 2025.
La società israeliana applaude il massacro di Gaza e vede nel genocidio non un
crimine, ma una fantasia utopica.
La Rivera di Gaza nel video di Gila Gamliel
Gli israeliani non vedono come una maledizione le immagini dei cadaveri
scheletrici dei bambini palestinesi che hanno affamato a morte. Non considerano
un crimine di guerra le famiglie massacrate che hanno ucciso a colpi di arma da
fuoco nei centri di distribuzione alimentare, progettati non per fornire aiuti
ma per attirare i palestinesi affamati entro un enorme campo di concentramento
nel sud di Gaza in preparazione alla deportazione. Gli israeliani non
considerano nulla di straordinario i selvaggi bombardamenti e i cannoneggiamenti
che uccidono o feriscono decine di civili palestinesi, e muoiono ogni giorno in
media 28 bambini. Non vedono come barbarizzata la terra desolata di Gaza, fatta
a pezzi dalle bombe e metodicamente demolita da bulldozer e escavatori, che
lascia praticamente senza tetto l’intera popolazione di Gaza. Non vedono come
selvaggia la distruzione degli impianti di depurazione dell’acqua, la
decimazione degli ospedali e delle cliniche, dove i medici e il personale
sanitario sono spesso impossibilitati a lavorare perché indeboliti dalla
malnutrizione. Non battono ciglio davanti agli omicidi di medici e giornalisti,
232 dei quali sono stati assassinati per aver cercato di documentare l’orrore.
Gli israeliani si sono accecati moralmente e intellettualmente. Guardano al
genocidio attraverso le lenti di una classe politica e mediatica fallita che
dice loro solo ciò che vogliono sentire e mostra loro solo ciò che vogliono
vedere. Sono inebriati dal potere delle loro armi industriali e dalla licenza di
uccidere impunemente. Sono ubriachi di autoadulazione e della fantasia di essere
l’avanguardia della civiltà. Credono che lo sterminio di un popolo, compresi i
bambini, condannati come potenziale contaminante umano, renda il mondo, e
soprattutto il loro mondo, un posto più felice e sicuro.
Sono gli eredi di Pol Pot, degli assassini che hanno compiuto i genocidi a Timor
Est, in Ruanda e in Bosnia e, sì, dei nazisti. Israele, come tutti gli stati
genocidi – nessuna popolazione dalla Seconda Guerra Mondiale è stata espropriata
e affamata con tanta rapidità e spietatezza – ha una soluzione finale che
avrebbe ottenuto l’approvazione di Adolf Eichmann.
La fame è sempre stato il piano, il capitolo finale predeterminato del
genocidio. Israele ha metodicamente pianificato fin dall’inizio del genocidio di
distruggere le fonti di cibo, bombardando panifici e bloccando le spedizioni di
cibo a Gaza, cosa che ha accelerato da marzo, quando ha interrotto quasi tutte
le forniture alimentari. Ha preso di mira l’Agenzia delle Nazioni Unite per il
Soccorso e l’Occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) –
da cui dipendeva per il cibo la maggior parte dei palestinesi– accusando i suoi
dipendenti, senza fornire prove, di essere coinvolti negli attacchi del 7
ottobre. Questa accusa è stata utilizzata per dare ai finanziatori come gli
Stati Uniti, che nel 2023 hanno fornito 422 milioni di dollari all’Agenzia, la
scusa per interrompere il sostegno finanziario. Israele ha quindi vietato
l’attività dell’UNRWA.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, oltre 1.000
palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani e dai mercenari
statunitensi nella caotica corsa per ottenere uno dei pochi pacchi alimentari
distribuiti durante brevi intervalli di tempo, di solito un’ora, nei quattro
siti di assistenza allestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta da
Israele.
Una volta che Gaza è stata trasformata in un paesaggio lunare dopo 21 mesi di
bombardamenti a tappeto, una volta che i palestinesi sono stati costretti a
vivere in tende, sotto teloni di fortuna o all’aperto, una volta che l’acqua
potabile, il cibo e le cure mediche sono diventati quasi impossibili da trovare,
una volta che la società civile è stata annientata, Israele ha iniziato la sua
tetra campagna per affamare i palestinesi fuori da Gaza.
Una persona su tre a Gaza passa diversi giorni senza mangiare, secondo le
Nazioni Unite.
La fame non è uno spettacolo piacevole. Ho seguito la carestia in Sudan nel
1988, che ha causato circa 250.000 vittime. Ho delle striature nei polmoni,
cicatrici dovute al fatto di essere stato in mezzo a centinaia di sudanesi che
stavano morendo di tubercolosi. Io ero forte e in buona salute e ho combattuto
il contagio. Loro erano deboli e emaciati e non ce l’hanno fatta.
Ho visto centinaia di figure scheletriche, fantasmi di esseri umani, avanzare a
passo lento attraverso il paesaggio arido del Sudan. Le iene, abituate a
nutrirsi di carne umana, catturavano regolarmente i bambini piccoli. Mi trovavo
in mezzo a cumuli di ossa umane sbiancate alla periferia dei villaggi, dove
decine di persone, troppo deboli per camminare, si erano sdraiate in gruppo e
non si erano più rialzate. Molti erano i resti di intere famiglie.
Gli affamati non hanno calorie sufficienti per sopravvivere. Mangiano qualsiasi
cosa per sopravvivere: mangime per animali, erba, foglie, insetti, roditori,
persino terra. Soffrono di diarrea costante. Hanno difficoltà a respirare a
causa di infezioni respiratorie. Strappano piccoli pezzi di cibo, spesso
avariato, e lo razionano nel vano tentativo di placare i morsi della fame.
La fame riduce il ferro necessario per produrre l’emoglobina, una proteina dei
globuli rossi che trasporta l’ossigeno dai polmoni al corpo, e la mioglobina,
una proteina che fornisce ossigeno ai muscoli; c’è inoltre carenza di vitamina
B1, che influisce sul funzionamento del cuore e del cervello. Si instaura
l’anemia. Il corpo, in sostanza, si nutre di se stesso. I tessuti e i muscoli si
consumano. È impossibile regolare la temperatura corporea. I reni smettono di
funzionare. Il sistema immunitario collassa. Gli organi vitali si atrofizzano.
La circolazione sanguigna rallenta. Il volume del sangue diminuisce. Malattie
infettive come il tifo, la tubercolosi e il colera diventano epidemie, uccidendo
migliaia di persone.
È impossibile concentrarsi mentalmente. Le vittime emaciate soccombono al ritiro
mentale ed emotivo e all’apatia. Non vogliono essere toccate o spostate. Il
muscolo cardiaco è indebolito. Le vittime, anche a riposo, sono in uno stato di
quasi arresto cardiaco. Le ferite non guariscono. La vista è compromessa da
cataratte, anche tra i giovani. Infine, sotto il tormento di convulsioni e
allucinazioni, il cuore smette di battere. Questo processo può durare fino a 40
giorni per un adulto. I bambini, gli anziani e i malati muoiono più rapidamente.
Questo è il futuro che Israele ha predestinato ai due milioni di persone di
Gaza.
Ma non è questo il futuro che vedono gli israeliani. Loro vedono il paradiso.
Vedono uno stato ebraico etnico-nazionalista dove i palestinesi, di cui hanno
rubato e occupato la terra e il cui popolo hanno soggiogato e costretto a
un’esistenza di apartheid, non esistono. Vedono caffè e alberghi sorgere dove
migliaia, forse decine di migliaia, di corpi giacciono sepolti sotto le macerie.
Vedono turisti che si divertono sul lungomare di Gaza, una visione esaltata da
un video generato dall’intelligenza artificiale caricato sui social media dal
ministro israeliano dell’Innovazione, della Scienza e della Tecnologia, Gila
Gamliel. È così che sarebbe Gaza senza palestinesi, facendo eco al video assurdo
generato dall’intelligenza artificiale pubblicato da Donald Trump.
Nel nuovo video, israeliani spensierati mangiano nei ristoranti sul mare. Nel
Mediterraneo scintillante sono ormeggiati yacht di lusso. Splendidi hotel e
grattacieli, tra cui una Trump Tower, punteggiano il lungomare. Attraenti
quartieri residenziali sorgono dove ora ci sono cumuli di cemento frantumato e
frastagliato. Il video mostra Benjamin Netanyahu e sua moglie Sara, così come
Trump e Melania, che passeggiano lungo la spiaggia.
Gamliel, come altri leader israeliani e Trump, usa cinicamente il termine
“emigrazione volontaria” per descrivere la pulizia etnica di Gaza. Questo omette
la scelta netta che Israele offre effettivamente ai palestinesi: andarsene o
morire.
Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha chiesto una “annessione di
sicurezza” della Striscia di Gaza settentrionale e ha promesso che Gaza
diventerà “parte inseparabile dello Stato di Israele”. Ha fatto queste
dichiarazioni durante una conferenza alla Knesset intitolata “La Riviera di
Gaza: dalla visione alla realtà”, e ha presentato proposte per la costruzione di
colonie ebraiche a Gaza. Smotrich ha detto che Israele “trasferirà i gazawi in
altri paesi” e che Trump ha approvato il piano.
Il ministro israeliano del Patrimonio Amichai Eliyahu, che una volta ha proposto
di sganciare una bomba nucleare su Gaza, ha dichiarato che “tutta Gaza sarà
ebraica”. Il governo israeliano “sta accelerando il passo per spazzare via
Gaza”, ha detto Eliyahu. Ha descritto i palestinesi come nazisti. “Grazie a Dio,
stiamo spazzando via questo male. Stiamo spingendo questa popolazione che è
stata educata sul ‘Mein Kampf’”.
Gli assassini genocidi abbracciano fantasie di sterminio di una popolazione
autoctona e di espansione del loro stato etnonazionalista. I nazisti hanno
compiuto il loro genocidio, che includeva la fame di massa, contro gli slavi,
gli ebrei dell’Europa orientale e altre popolazioni indigene, liquidati come
Untermenschen, o subumani. Dei colonizzatori dovevano poi essere spediti
nell’Europa centrale e orientale per germanizzare il territorio occupato.
Questi assassini non tengono conto delle tenebre che scatenano. Le lussuose
proprietà sul lungomare sognate da Israele non vedranno mai la luce, proprio
come la moderna capitale esclusivamente serba, con la sua cattedrale dalla
cupola dorata, l’imponente palazzo presidenziale, la torre dell’orologio di 15
piani, il centro medico all’avanguardia e il teatro nazionale con un
palcoscenico girevole di 22 metri, non è mai stata costruita sulle rovine della
Bosnia.
Ci saranno invece brutti condomini, popolati dai soliti malfattori,
proto-fascisti, razzisti e mediocri che vivono nelle colonie ebraiche in
Cisgiordania. Questi ultranazionalisti, che hanno formato milizie ribelli per
impadronirsi della terra palestinese e si sono uniti all’esercito israeliano
nell’assassinio di oltre 1.000 palestinesi in Cisgiordania dal 7 ottobre,
caratterizzeranno Israele. Sono la versione israeliana dei 3 milioni di membri
della Pancasila Youth – l’equivalente indonesiano delle Camicie Brune o della
Gioventù Hitleriana – che nel 1965 contribuì a compiere il genocidio che causò
da mezzo milione a un milione di morti.
Queste milizie ribelli, equipaggiate con armi automatiche fornite dal governo
israeliano, hanno linciato Saifullah Musallet, un palestinese-americano di 20
anni che due settimane fa stava cercando di proteggere la terra della sua
famiglia. È il quinto cittadino statunitense ucciso in Cisgiordania dal 7
ottobre.
Una volta che questi teppisti e delinquenti israeliani hanno finito con i
palestinesi, si rivoltano l’uno contro l’altro.
Il genocidio a Gaza segna l’abolizione, sia per gli israeliani che per i
palestinesi, dello stato di diritto. Segna la distruzione anche della parvenza
di un codice etico. Gli israeliani stessi sono i barbari che loro condannano. Se
c’è una giustizia perversa in questo genocidio, è che gli israeliani, una volta
finito con i palestinesi, saranno costretti a vivere insieme in uno squallore
morale.
https://chrishedges.substack.com/p/the-gaza-riviera-read-by-eunice-wong?utm_campaign=post&utm_medium=web&triedRedirect=true
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma
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