Migranti e Paesi sicuri, la Corte Europea di Giustizia affonda ancora il governo Meloni
Ennesima mazzata per il governo Meloni in materia di immigrazione. Con una
sentenza attesa, pronunciata oggi alle 10.57 la Corte Europea di Giustizia ha
sentenziato che non sono i governi dei singoli Paesi a poter determinare quali
siano i “Paesi sicuri” in cui rimpatriare, o per meglio dire, deportare le
persone che fuggono, ma che tale decisione appartiene ad un giudice obbligato a
valutare se tutto il Paese di provenienza di chi chiede asilo sia o meno sicuro
al punto da predisporre il diniego alla domanda e il conseguente rimpatrio.
Piantedosi e Meloni avevano provato sia a ridurre il numero dei Paesi in cui
deportare, sia a stringere con questi nuovi accordi, sia, soprattutto, a
depotenziare il ruolo della magistratura. L’intero impianto salta, al punto che
anche il costoso esperimento coloniale in Albania, che comprende, ricordiamo, un
hotspot e un CPR, diventa un colossale boomerang che si abbatte su chi legifera
dimostrando di avere scarsissima conoscenza del diritto internazionale.
La sentenza precisa che fino a quando, probabilmente nel 2027, non ci sarà un
nuovo regolamento che determinerà le modalità e le ragioni di ogni rimpatrio, la
decisione di un tribunale dovrà essere considerata valida su tutto il territorio
dello Stato membro; non sono ammesse disposizioni discrezionali. Resta l’amaro
in bocca di chi è convinto che a tali decisioni si debba arrivare attraverso la
politica e non per decisione di una, per quanto autorevole, Corte
internazionale. Ci si svegli, anche in Parlamento, prima ancora di attendere che
una sentenza ci lavi la coscienza.
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Stefano Galieni, Responsabile nazionale immigrazione, Partito della Rifondazione
Comunista – Sinistra Europea
Rifondazione Comunista - Sinistra Europea