Il Giubileo che toglie ogni speranza: lo sgombero a Magliana
Un quartiere costruito in modo criminale da costruttori senza scrupoli, da
sempre viene raccontato come un problema sociale, un’offesa alla città. Siamo
alla Magliana dove agli inizi degli anni ’70 sono stati costruiti 3 milioni di
metri cubi con la quota di imposta dei fabbricati otto metri sotto l’argine del
Tevere. Quando pioveva tutto andava sott’acqua! Una raffica di occupazioni e una
lotta durata anni ha fatto conoscere a tutta la città la truffa. Quella lotta fu
vincente e mise in moto un intensa stagione di mobilitazione sociale.
La densità di quel territorio è altissima, non ci sono spazi verdi e servizi.
Per averli il Comitato di quartiere si batte da anni. Ancora una vittoria:
finalmente l’argine del fiume può essere superato e il 12 ottobre 2014 viene
inaugurato il parco di 9 ettari che corre lungo il Tevere e consente di fruire
di aree verdi e dell’ecosistema fluviale. Il parco è in concessione demaniale
diretta al Municipio Roma XI, che ne cura la gestione e la valorizzazione in
virtù di un accordo tra Enti (Regione-Roma Capitale-Municipio XI).
Roma però è una città che, oltre a condannare interi quartieri senza gli
standard minimi di servizi previsti per legge, lascia molti dei suoi abitanti
senza una casa in cui vivere. Sono i 23.420 che vivono in strada come ci dice
l’Istat e si aggiungono alle tante e ai tanti che sfuggono a ogni censimento.
Per loro in occasione del Giubileo 2025, l’amministrazione ha deciso di
investire nell’accoglienza durante i mesi invernali con la costruzione di
quattro tensostrutture da 250 posti circa in totale. Nei mesi estivi neanche
quelli.
> Il 25 luglio scorso 14 persone, tra cui sei bambini e bambine, che avevano
> trovato un posto in cui dormire nel parco pubblico della Magliana sono state
> sgomberate e i loro rifugi di fortuna demoliti con le ruspe.
Altre famiglie che lì vivono subiranno la stessa sorte nei prossimi giorni,
senza che per loro sia prevista alcuna soluzione alternativa. Troveranno un
altro posto di fortuna in cui sistemarsi, perché non possono sparire, possono
solo allontanarsi e vivere in attesa di un altro sgombero.
Queste persone pienamente inserite nel tessuto sociale del quartiere Magliana
sono seguite dall’Associazione 21 luglio, dalla Parrocchia di San Gregorio Magno
alla Magliana e dal Nuovo Comitato di Quartiere che insieme hanno tentato di
scongiurare lo sgombero.
Immagine di Associazione 21 luglio
Scrivono nel Comunicato Stampa: «siamo di fronte a una grave violazione dei
diritti umani. Nello sgombero di ieri, infatti, non sono state riscontrate le
garanzie procedurali previste dal Comitato Internazionale sui Diritti Economici,
Sociali e Culturali. L’azione, così come raccomandato dall’organismo
internazionale, non è stata accompagnata da alcuna consultazione con gli
interessati e dalla valutazione di adeguate alternative allo sgombero; non si è
proceduto a un preavviso congruo e ragionevole alle persone coinvolte; non si è
tenuto conto delle particolari condizioni atmosferiche. A causa dello sgombero,
infine, le famiglie sono state rese ancora più vulnerabili».
> L’intervento in quell’area è collocato all’interno del progetto, finanziato
> con due milioni di euro dal fondo giubilare, denominato “Manutenzione e
> rifunzionalizzazione del sistema di paratoie in zona Magliana – Marconi” e che
> vede come soggetto attuatore la Regione Lazio.
I fondi del Giubileo della Speranza sono utilizzati per le ruspe che tolgono
ogni speranza a chi non ha altre colpe se non di essere povero.
Secondo Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio: «La Regione Lazio,
soggetto attuatore dell’intervento, ha il dovere di arrestare immediatamente
questa azione di forza disumana, lesiva della dignità umana, profondamente
ipocrita. Chiediamo l’arresto delle ruspe e il reperimento immediato di
soluzione abitative per le cinque famiglie rimaste senza casa e che ora sono
costrette a vagare prive di mezzi. Avvieremo nelle prossime ore procedure
straordinarie, senza escludere di rivolgerci a corti internazionali, per
denunciare l’accaduto e porre fine a ulteriori azioni che possano mettere a
repentaglio l’incolumità delle famiglie rimaste, tra cui segnaliamo la presenza
di neonati, persone con patologie anche gravi, donne in stato di gravidanza.
Ricordiamo infine ai rappresentanti del Municipio XI – conclude Stasolla – che
le azioni di “bonifica” riguardano la rimozione di “scarti materiali” e che,
applicarlo alle persone – soprattutto quando prive di risorse – equivale a
etichettarli come “scarti umani”. Tale esercizio semantico è da condannare
perché pericoloso per le conseguenze che genera».
L’impegno delle associazioni che finora sono state a fianco di quelle persone
non si fermerà, continueranno a restare vicino delle famiglie ancora presenti
nell’area, vigileranno qualora ulteriormente vittime di violazioni dei diritti
umani, sosterranno ogni azione promossa dalle istituzioni indirizzata a offrire
per loro soluzioni alternative dignitose.
L’immagine di copertina è dell’Associazione 21 luglio
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