Teatro Verdi: una nomina che sa di nepotismo e opacità
Il Partito della Rifondazione Comunista denuncia la recente nomina nel Consiglio
di indirizzo della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste del
figlio dell’onorevole Sandra Savino, esponente di Forza Italia, attualmente
sottosegretaria al Ministero dell’Economia e contestualmente assessora ai
Servizi generali del Comune di Trieste. Questa nomina lascia spazio a legittimi
interrogativi, sia sul piano etico che istituzionale. La designazione del figlio
di una figura politica nazionale e locale in un ente culturale di grande rilievo
rappresenta un caso evidente di commistione tra potere politico e interessi
personali. Non ci risultano né selezioni pubbliche né avvisi trasparenti che
giustifichino tale scelta. Ancor più grave è che tale decisione venga da
un’amministrazione in cui la madre dell’interessato svolge un ruolo attivo e
influente. Nulla è stato reso noto circa il profilo professionale del nominato,
né vi è traccia di competenze artistiche di rilievo in ambito teatrale o
istituzionale.
Siamo di fronte all’ennesimo episodio di nomina per contiguità familiare, non
certo per comprovata esperienza o autorevolezza nel settore culturale. È
inaccettabile che in un’istituzione pubblica si operi con logiche che sembrano
più da manuale di clientelismo che da buona amministrazione. Va inoltre
sottolineato che il Consiglio di indirizzo del Teatro Verdi si distingue in
negativo a livello nazionale: è infatti uno dei pochi, se non l’unico tra i
teatri lirici italiani, a non includere nemmeno una donna al suo interno. Una
grave mancanza di rappresentanza di genere che smentisce ogni impegno verso
l’equità e le pari opportunità. Un tempo, il CdA del Teatro Verdi era animato da
figure di alto profilo, come sovrintendenti, direttori artistici e
professionisti della cultura, persone che vantavano una lunga e trasparente
esperienza nel mondo dello spettacolo e della gestione culturale. Oggi ci
troviamo invece davanti a un evidente abbassamento del livello di selezione e
serietà delle nomine. Quello che emerge da questa vicenda è una dinamica
pericolosamente simile a quella di un sistema di potere che premia la fedeltà
personale e familiare, piuttosto che la competenza. Un metodo che, a prescindere
dalle appartenenze politiche, mina alla base la credibilità delle istituzioni e
alimenta la sfiducia dei cittadini.
Il Partito della Rifondazione Comunista chiede: che il sindaco si adoperi
immediatamente per l’immediata sospensione della nomina; che ci sia un impegno
concreto per il riequilibrio di genere all’interno del CdA del Teatro Verdi; che
ci sia un ritorno a criteri di capacità professionale, trasparenza e competenza
per tutte le nomine negli enti culturali cittadini. Trieste merita un teatro
all’altezza della sua storia, non un palco per le manovre dinastiche del potere.
Partito della Rifondazione Comunista-Federazione di Trieste
Rifondazione Comunista - Sinistra Europea