Consiglio regionale della Valle D’Aosta: Approvazione di risoluzione: “Solidarietà al popolo curdo”.
OGGETTO N. 4440/XVI – Approvazione di risoluzione: “Solidarietà al popolo
curdo”.
Bertin (Presidente) – Punto n. 57.01. Se siete d’accordo, illustro brevemente la
risoluzione, peraltro sottoscritta da tutti i Capigruppo del Consiglio
regionale. Questa risoluzione si concentra sulla questione curda, questione che
ha visto diverse volte il Consiglio regionale intervenire nel tempo, poiché
questo popolo, il popolo curdo, che è suddiviso negli Stati della Turchia,
Siria, Iraq e Iran, si trova spesso in gravissime difficoltà e incertezze. Credo
che, dal punto di vista della comunità internazionale, abbia raggiunto la grande
rilevanza dal punto di vista dell’opinione pubblica dai lontani anni Ottanta,
quando in Iraq, l’allora dittatore Saddam Hussein, utilizzando le armi chimiche,
gasò – il termine è proprio questo – circa 80 mila civili curdi del nord
dell’Iraq al fine di perpetrare una pulizia etnica, di fatto con grave
violazione del diritto internazionale, un genocidio, un crimine contro
l’umanità.
Come dicevo, questo era negli anni Ottanta in Iraq, ma vediamo più di recente in
Iran, con la persecuzione in questo caso, in particolare, della minoranza curda
e delle donne legate alla minoranza curda. Ricordiamo recentemente il movimento
“Donna vita e libertà”, che è appunto un movimento curdo per riaffermare i
diritti delle donne e della minoranza curda in Iran. Sappiamo poi, in
particolare, che è arrivata ben oltre, con l’esecuzione a morte, in carcere, di
Mahsa Amini, come ricorderete.
In parte, lo stesso discorso, vale per la Turchia che non riconosce la minoranza
curda e che con il dittatore anche lui, di fatto, cito Mario Draghi, perpetra
una continua violazione dei diritti politici e civili della minoranza curda, con
tanto di cancellazione dei partiti politici curdi, oltre che l’incarcerazione di
buona parte dei suoi dirigenti, tra cui Öcalan, in carcere da 30 anni e passa.
In quanto alla Siria, non ha mai riconosciuto l’esistenza di un popolo curdo, di
una minoranza curda, ricordiamo il ruolo avuto dai Curdi nella battaglia contro
lo Stato islamico, in particolare simbolicamente Kobane, questa cittadina del
nord della Siria che diventò simbolo della resistenza all’Islam estremista dello
Stato islamico. Anche nel nord della Siria si sono manifestate interessanti
forme di autogoverno nelle quali l’emancipazione della donna era molto
significativa, soprattutto tenendo conto della fase nella quale ci troviamo. Di
recente, con la caduta del regime di Assad in Siria, la Turchia cerca di
occupare di fatto il nord della Siria per eliminare la questione curda in modo
violento e militare.
Ricordiamo anche, nella risoluzione, la vicenda di Pakhshan Azizi, attivista
curda, operatrice umanitaria, detenuta a Teheran e che la Corte suprema iraniana
ha condannato all’impiccagione, recentemente sospesa in seguito alla
mobilitazione avvenuta per l’attenzione internazionale, ma noi sappiamo ed è
sicuro, che la condanna verrà eseguita e invitiamo il Governo italiano ad
operarsi per intervenire su queste vicende.
Inoltre, si manifesta la ferma condanna nei confronti di qualsiasi azione
militare in violazione del diritto internazionale, dei diritti civili e politici
e di tutela delle minoranze, questo è riferito in particolare alla Turchia e,
più in generale, per esprimere solidarietà al popolo curdo, riaffermando la
necessità di garantire il rispetto dell’esistenza di tutte le minoranze presenti
nell’area e dei diritti ad esse collegate. Questa è la sostanza della
risoluzione.
Ci sono interventi? La parola alla consigliera Minelli.
Minelli (PCP) – Abbiamo sottoscritto questa risoluzione al pari degli altri
gruppi consiliari perché condividiamo sia lo spirito che sta alla base del
testo, sia le impegnative proposte. Sappiamo che in Iran vige da tempo un regime
dittatoriale che lungo questi anni ha perpetrato una continua e crescente
violazione dei diritti umani con gravissime conseguenze sulla popolazione e nei
confronti di tutti coloro che sono oppositori di quel regime, ma in particolare
nei confronti delle donne e della minoranza curda; un sistema teocratico, che
usa strumentalmente l’arma della religione, il credo religioso, per calpestare
le libertà.
Nel 2024 la Repubblica islamica ha giustiziato almeno 31 donne, questo è il dato
ufficiale, si teme che siano di più ed è il numero più alto dal primo rapporto
dell’Associazione IHR, che è Iran Human Rights dal 2008. È di questo periodo, di
queste settimane la notizia che Pakhshan Azizi, secondo le leggi islamiche – e
speriamo che questa cosa si interrompa -, comunque rischierà di essere
condannata a morte perché la sua condanna è stata confermata dalla sezione 39
della Corte Suprema di Teheran. Con quale accusa?
Con l’accusa di ribellione e di appartenenza a gruppi di opposizione. Pakhshan
Azizi è originaria di Mahabad, è stata arrestata a Teheran il 4 agosto del 2023
insieme al padre, alla sorella e al cognato, ha trascorso quattro mesi in
isolamento in un centro di detenzione del Ministero dell’intelligence e poi è
stata trasferita nel reparto femminile della terribile prigione di Evin. È
accusata di appartenere a dei gruppi impegnati in attività armate contro la
Repubblica islamica, ma il suo avvocato ha dichiarato che quello che stava
facendo era un lavoro di operatrice umanitaria nel nord della Siria, in
particolare nei campi profughi di Sinjar e in altri campi per gli sfollati
dell’Isis.
Un lavoro che era di tipo pacifico e interamente incentrato sugli sforzi di
soccorso, come appunto ci è stato raccontato dal suo avvocato, ma anche qualora
fosse stata un’attivista di movimenti politici in qualche modo oppositori del
regime, è una persona che è stata arrestata disarmata, che non ha mai usato armi
e che si trovava in una zona che era assolutamente pericolosa per quelli che
erano gli attacchi dell’Isis. Più in generale, tutte le donne che si oppongono
al regime, ma le attiviste curde in particolare, soffrono di una somma di
discriminazioni che è potenzialmente letale perché sono donne, sono
politicamente e socialmente attive, appartengono a una minoranza etnica che,
assieme a quella del Belucistan, è tra le più represse del panorama iraniano,
sono tra le donne che hanno più difficoltà ad avere accesso all’istruzione e a
vedere i propri diritti fondamentali rispettati, sia in libertà, sia soprattutto
nelle istituzioni carcerarie, come quella di Evin.
Riteniamo quindi sia importante che anche il nostro Consiglio regionale si
esprima manifestando una ferma condanna nei confronti di queste violazioni, che
sono violazioni dei diritti fondamentali delle persone.
Presidente – Ha chiesto la parola il consigliere Padovani, ne ha facoltà.
Padovani (FP-PD) – Con questa risoluzione che anche noi come gruppo abbiamo
sottoscritto torniamo a parlare di un tema internazionale, chiedendo che anche
il nostro Consiglio regionale si esprima in solidarietà e sostegno concreto al
popolo curdo, che lotta da decenni per il riconoscimento dei propri diritti
fondamentali. I Curdi sono il più grande popolo senza uno Stato, una Nazione che
conta oltre 30 milioni di persone, distribuite tra Turchia, Siria, Iraq e Iran.
Nonostante una storia millenaria e una cultura ricca di tradizioni, i Curdi si
trovano a vivere una condizione di costante marginalizzazione, privati del
diritto all’autodeterminazione. Nel corso degli anni le terre curde sono state
teatro di persecuzioni sistematiche e bombardamenti, sfollamenti forzati e
discriminazioni sono diventati parte integrante della loro vita quotidiana.
Questa situazione, tuttavia, non è solo una questione lontana da noi, riguarda
tutti coloro che credono nei valori della giustizia e dei diritti umani.
Non possiamo ignorare il fatto che il silenzio della comunità internazionale ha
spesso permesso il perpetuarsi di queste ingiustizie; la Turchia, ad esempio,
continua a reprimere le aspirazioni curde con violenza, definendo i movimenti di
resistenza come terroristi e continuando a tenere ingiustamente nelle loro
carceri il leader del popolo curdo Abdullah Ocalan. In Siria e in Iraq le
comunità curde sono state in prima linea contro l’Isis, difendendo non solo le
proprie terre, ma anche i valori di libertà e uguaglianza. Noi, come
rappresentanti di un’istituzione democratica, abbiamo il dovere di alzare la
voce per chi viene oppresso. Questo Consiglio poi deve fare la sua parte
inviando un messaggio chiaro: la solidarietà verso il popolo curdo non è
un’opzione, ma è una responsabilità politica e morale.
Un elemento centrale della lotta curda è il progetto di confederalismo
democratico. Questo modello propone una società basata su autonomia,
decentralizzazione e convivenza pacifica tra diverse comunità, etniche e
religiose. Il confederalismo democratico mira alla creazione di una rete di
autonomie locali fondate sulla democrazia diretta, il rispetto per l’ambiente e
l’uguaglianza di genere. Nei territori del Rojava, nel nord della Siria, questa
visione è stata messa in pratica con risultati significativi, dove sono state
istituite istituzioni che garantiscono la partecipazione attiva di donne e
minoranze. Questo modello rappresenta non solo un’alternativa per il Medio
Oriente, ma anche una speranza per chiunque creda in una società più giusta e
inclusiva.
Consentitemi poi di soffermarmi su un altro aspetto del popolo curdo, cioè il
ruolo delle donne nella lotta curda. Le combattenti curde, inquadrate nell’unità
di difesa delle donne, hanno dimostrato un coraggio straordinario non solo
sfidando il terrorismo dell’Isis, ma anche promuovendo un modello di società
fondato sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco. Il loro esempio ci ricorda
che il cambiamento sociale parte anche dalla lotta per i diritti delle donne e,
a proposito di donne, la condanna a morte di Pakhshan Azizi, una donna
coraggiosa, curda, condannata a morte dal regime iraniano, non è solo un attacco
a lei come individuo, ma un attacco ai valori fondamentali di giustizia, dignità
e i diritti umani. Pakhshan Azizi rappresenta il coraggio e la determinazione di
un popolo che da troppo tempo lotta per i propri diritti e per la propria
libertà. In un momento in cui il mondo sta assistendo a repressioni e
ingiustizie, è nostro dovere alzare la voce e opporci a tali violazioni.
Sostenere la liberazione di Pakhshan Azizi significa sostenere la lotta per i
diritti dei curdi e per la libertà di espressione di tutti coloro che si
oppongono alle ingiustizie.
Chiediamo che il Governo iraniano rispetti i diritti umani e ponga fine a queste
pratiche repressive. La comunità internazionale deve essere unita nel condannare
il regime iraniano per la detenzione di Pakhshan Azizi e richiederne l’immediata
liberazione.
Concludendo, il popolo curdo è simbolo di resistenza e di dignità, nonostante le
avversità, continua a lottare per la propria identità e per un futuro migliore.
Il nostro Consiglio regionale, anche nel suo piccolo, può rappresentare una luce
di speranza. Possiamo fare la differenza unendo la nostra voce a quella di chi
chiede giustizia e diritti per il popolo curdo e libertà per Pakhshan Azizi. Non
lasciamo che il silenzio ci renda complici, sosteniamo il popolo curdo nella sua
lotta per la libertà e la pace.
Presidente – Ci sono altri interventi? La parola al consigliere Lucianaz.
Lucianaz (RV) – Solamente per ricordare che il 15 dicembre del 2022 la collega
Minelli aveva già espresso il suo sostegno al popolo iraniano che è vessato dal
Governo dei fondamentalisti religiosi, ma lei stesso, presidente Bertin, il 24
ottobre 2019, con una risoluzione, aveva sostenuto l’iniziativa in difesa del
popolo curdo, promossa dal consigliere barocco e ricordo che sempre questo
Consiglio già il 20 gennaio 2016 aveva espresso con una risoluzione la condanna
alle autorità turche per la violazione dei diritti civili e politici, così come
il 28 gennaio 2010 sempre questo Consiglio con una risoluzione ha sostenuto la
solidarité à l’égard du peuple curde suite è la reprise de la persécution
ethnique. E ancora a marzo 2002 abbiamo avuto l’intervento interessante del
consigliere Nicco che quel giorno aveva giustamente sostenuto il diritto del
popolo curdo con il seguente testo della mozione: “Richiamata la tragedia del
popolo curdo; ribadito il diritto di ogni popolo a decidere in piena libertà e
responsabilità del proprio destino e di sostenere in ogni sede il diritto del
popolo curdo all’autodeterminazione…”. Le iniziative quindi di questo Consiglio
sicuramente non sono mancate, sono mancati i risultati. La posizione dei curdi
non è assolutamente migliorata.
Ricordava il collega Padovani che Ocalan è ancora incarcerato. Eh, è stato
consegnato dal Governo italiano di Centro-Sinistra alle autorità turche. Bella
vergogna internazionale anche quella volta! … Quando lui cercava rifugio in
Italia. E ho apprezzato lo spirito autodeterminista del consigliere Padovani,
per una volta ci troviamo quasi sulle stesse posizioni.
Questo Consiglio ancora una volta sosterrà il popolo curdo, sosterrà il diritto
di questo popolo. Io ricordo che il popolo catalano invece è sparito dagli
schermi, naturalmente bisogna sostenere le politiche europee e quindi di certi
popoli non bisogna più parlare. È una vergogna tutta europea e mi fermo qui con
le mie assolute dichiarazioni del diritto di ogni popolo all’autodeterminazione,
sancito dal diritto internazionale.
Presidente – Ha chiesto la parola l’assessore Caveri, ne ha facoltà.
Caveri (UV) – Sono ormai più di 100 anni che è stato negato al popolo curdo, un
popolo di montagna, di avere un proprio Stato ed è stato spezzettato in quattro
Stati. À tour de rôle questi quattro Stati, Turchia, Iraq, Siria e Iran, si
accaniscono con questo popolo che, tra l’altro, in alcuni passaggi è stato anche
molto importante, come la guerra contro l’Isis, se non ci fossero stati i
militanti, i militari e anche le donne, perché questa è una cosa che colpisce
molto: la capacità di impegno nella lotta bellica delle donne curde…
Io sono contento che si parli dell’Iran, sono contento perché non solo la
vicenda curda dimostra l’assoluta capacità di violenza di questo regime
teocratico, abbiamo assistito nei mesi scorsi, negli anni scorsi, al tentativo
soprattutto delle donne iraniane di reagire in un vuoto, talvolta assordante,
come si dice, anche delle manifestazioni di piazza in Italia, così come si
dimentica spesso il fatto che Hamas e gli Hezbollah sono feroci terroristi al
soldo proprio dell’Iran. È giusto ricordare anche l’utilizzo della pena di morte
che viene fatto in questo Paese. La collega Minelli ha raccontato delle donne
che sono state uccise senza alcuna pietà, vengono uccisi anche i minorenni. La
scena più importante si svolge quasi sempre all’interno dello stadio di calcio,
dove otto-dieci persone vengono impiccate e nel 2024 sono state 901 le pene
capitali che sono state erogate in questo Paese.
A me è capitato, come credo a molti di voi, di incontrare degli esponenti curdi
che raccontano con vivida lucidità i torti che hanno subito da parte di quel
diritto internazionale che ancora oggi non solo per questo popolo, per questa
Nazione senza Stato, ma anche in molte altre occasioni dimostra un atteggiamento
molto cinico.
Il Governo regionale e il Presidente mi hanno chiesto di intervenire, esprimo
naturalmente un voto favorevole assieme alla maggioranza su questo testo di
risoluzione che consente di accendere il faro su una delle migliaia e migliaia
di vicende personali che hanno visto persone imprigionate, torturate e alla fine
impiccate.
Presidente – Metto in votazione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa.
Presenti, votanti e favorevoli: 35
La risoluzione è approvata all’unanimità.
Abbiamo esaurito l’ordine del giorno, il Consiglio finisce qui.
—
L’adunanza termina alle ore 17:16.