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2.541 persone in Siria firmano la petizione per incontrare Öcalan
In Siria, 2.541 persone hanno firmato la petizione “Voglio visitare Öcalan”. L’Iniziativa siriana per la libertà del leader Abdullah Öcalan e l’Iniziativa degli avvocati siriani per la difesa del leader Abdullah Öcalan hanno rilasciato una dichiarazione pubblica il 20 agosto per annunciare i risultati della campagna di raccolta firme lanciata in tutta la Siria nell’ambito della campagna “Voglio visitare Öcalan” lanciata dal Forum europeo per la libertà e la pace. La dichiarazione rilasciata davanti alla sede dell’Iniziativa siriana per la libertà del leader Abdullah Öcalan a Qamishlo è stata letta in arabo dal membro dell’Iniziativa Jiyan Erkendi e in curdo dal membro dell’Iniziativa degli avvocati Ahin Heyder. Nella dichiarazione si afferma che la campagna ha suscitato grande interesse e si aggiunge: “Hanno partecipato alla campagna difensori dei diritti umani, accademici, politici, intellettuali, leader tribali, religiosi, medici, ingegneri, curdi, arabi, assiri, armeni, yazidi, alawiti, ismailiti, drusi, turcomanni, circassi e molti altri gruppi etnici e religiosi provenienti da tutta la Siria. Hanno partecipato anche personalità di spicco di Damasco, Aleppo, Latakia, Tartus, Hums, Daraa, Quneitra, Siweyda e Idlib”. La dichiarazione ha sottolineato che la campagna si è conclusa il 10 settembre e ha aggiunto che un totale di 2.541 persone provenienti da tutta la Siria vi hanno partecipato. La dichiarazione ha aggiunto che le firme raccolte saranno inviate al Segretario Generale delle Nazioni Unite, all’Organizzazione Europea per la Prevenzione della Tortura (CPT), alla Presidenza del Consiglio d’Europa, al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e al ministero della giustizia turco.
Studio legale Asrin: il Parlamento dovrebbe urgentemente porre la risoluzione sul “diritto alla speranza” all’ordine del giorno e approvarla
Nel pronunciarsi sulla decisione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, lo studio legale Asrin ha affermato che l’approvazione del “diritto alla speranza” da parte del Parlamento, in linea con la decisione, rappresenterebbe una soluzione ai problemi strutturali. Lo Studio Legale Asrin ha rilasciato una dichiarazione in merito alla decisione del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa sul “diritto alla speranza”. Nella dichiarazione si afferma che nella decisione provvisoria adottata dal Comitato, la data di giugno 2026 è stata indicata facendo riferimento al Processo di pace e di società democratica: Nella risoluzione provvisoria adottata nella riunione del 15-17 settembre, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha fatto riferimento al Processo di pace e di società democratica in Turchia e ha indicato la scadenza del giugno 2026. In primo luogo, riteniamo importante che nella sua decisione il Comitato raccomandi la valutazione delle proposte legislative precedentemente preparate dai partiti politici e presentate alla Grande assemblea nazionale turca (Parlamento turco) come proposta di soluzione. Nel caso del nostro assistito, il signor Öcalan, i 27 anni di reclusione in condizioni di isolamento assoluto e la decisione della CEDU che definisce tale reclusione come “tortura” non è stata rispettata per 12 anni. Considerata la questione, la soluzione più pratica e ragionevole sembra essere quella di affrontare le proposte legislative esistenti al Parlamento turco. È inoltre importante che il Comitato sottolinei che 25 anni rappresentano il periodo massimo per la supervisione dell’esecuzione dell’ergastolo aggravato. Tuttavia, dando alla Turchia una scadenza per giugno 2026, il Comitato ha continuato a fornire basi per la politica turca di proroga della questione, in vigore dal 2014. In questo contesto vorremmo sottolineare che il signor Öcalan nel suo incontro con gli avvocati del 15 settembre, ha indicato il Comitato e ha affermato: “Se sono seri e sinceri, possono svolgere un ruolo per una soluzione, altrimenti preferiranno il metodo dello stallo”. Facendo riferimento al processo in corso in Turchia, che dà a tutti noi speranza, come metodo nella sua decisione provvisoria, il Comitato riconosce che l’approccio della Turchia alla questione è politico piuttosto che giuridico. Purtroppo, non ha mostrato un approccio che corrisponde a questa osservazione. Vorremmo ribadire che il diritto alla speranza è un problema strutturale del diritto turco e coinvolge migliaia di prigionieri. La Commissione ha attribuito importanza alla commissione istituita in seno al Parlamento nell’ambito del “processo di pace e società democratica”. La necessità che la Commissione agisca in modo coerente con la sua importanza, svolga il suo lavoro su questa base e agisca con urgenza è stata confermata dalla decisione della Commissione. Va notato che durante il nostro incontro con il signor Öcalan, egli ha affermato che il processo era giunto alla fase di soluzione giuridica e che era necessaria l’adozione di leggi provvisorie. Parallelamente, è importante notare che durante le riunioni della commissione parlamentare, soprattutto gli accademici hanno affermato che le garanzie giuridiche sono necessarie affinché la pace negativa si trasformi in pace positiva e che solo in questo modo la pace può diventare permanente.  
Tribù arabe nel nord-est della Siria: la lettera di Öcalan è un appello alla pace e alla fratellanza tra i popoli
Le delegazione dell’Iniziativa per la libertà per Abdullah Öcalan e del Consiglio dei leader di opinione hanno consegnato la lettera di Abdullah Öcalan alle tribù arabe, sottolineando che la loro storia e il loro destino comuni sono più forti di qualsiasi provocazione. Abdullah Öcalan, detenuto nel carcere dell’isola di Imralı in Turchia, ha recentemente inviato una lettera agli sceicchi e ai leader tribali delle regioni di Cizre, Deir ez-Zor, Raqqa e Tabqa. Il leader curdo ha sottolineato l’importanza dell’unità curdo-araba e ha sottolineato il ruolo delle tribù nella creazione di una “Siria democratica, unita e giusta”. La delegazione congiunta dell’iniziativa Libertà per Abdullah Öcalan e il Consiglio dei leader d’opinione continuano a consegnare la lettera di Öcalan ai leader e agli sceicchi delle tribù arabe nella Siria settentrionale e orientale. La delegazione ha recentemente visitato le aree rurali di Dêrik, Çilaxa e Girkê Legê. La delegazione comprendeva membri dell’Iniziativa per la libertà e del Consiglio dei leader di opinione, nonché l’opinion leader della tribù Zubeyde, rappresentanti delle tribù Benî Seba e Boasî, Fewaz Ebdulhafiz El Bazo, lo sceicco della tribù Tey, Hesen Ferhan, e personalità di spicco delle tribù Bosheban e Sherabin. I rappresentanti delle tribù hanno accolto con entusiasmo la delegazione e la lettera di Abdullah Öcalan. Le tribù hanno espresso la loro posizione, affermando: “La lettera del Leader è un appello alla pace, alla fratellanza e all’amore tra i popoli”. I rappresentanti della tribù hanno dichiarato: “Il nostro destino è condiviso e inseparabile. La vita condivisa è la via per superare tutte le difficoltà”.   I rappresentanti delle tribù hanno anche richiamato l’attenzione sulla visione di democrazia, libertà e fratellanza di Abdullah Öcalan, chiedendo l’attuazione del contenuto della lettera. Mettendo in guardia contro discordia e provocazioni, le tribù hanno ribadito la loro fedeltà alle Forze democratiche siriane (SDF), che, hanno affermato, sono una forza militare, politica e sociale che difende la popolazione della Siria settentrionale e orientale. La delegazione ha visitato circa 30 tribù nella regione di Cizre. Durante gli incontri, è stato sottolineato che i ponti di convivenza tra le diverse componenti della regione sono stati ulteriormente rafforzati.
Öcalan: Società democratica, pace e integrazione sono i tre concetti chiave del processo
La delegazione di Imrali, che giovedì ha incontrato Abdullah Öcalan per tre ore, ha rilasciato una dichiarazione sulla visita. Giovedì la delegazione di Imrali ha incontrato Abdullah Öcalan per tre ore. La delegazione ha rilasciato una dichiarazione in cui sostiene che Öcalan ha sottolineato che “società democratica, pace e integrazione sono i tre concetti chiave di questo processo”. La dichiarazione della delegazione recita quanto segue: Alla stampa e all’opinione pubblica Il 28 agosto 2025 abbiamo tenuto un incontro di tre ore con il signor Öcalan sull’isola di Imrali. Il signor Öcalan era in ottima salute e di ottimo umore. Durante l’incontro ha fatto una valutazione completa delle fasi attraversate dal Processo di pace e della società democratica e del punto attuale raggiunto. Ha affermato che il problema che stiamo affrontando è ormai incancrenito e richiede un intervento chirurgico speciale. Ha aggiunto che il processo è stato portato avanti con questa sensibilità. “Il nostro obiettivo”, ha affermato, “era fare tutto il possibile per porre fine a un processo doloroso”. Ha sottolineato che società democratica, pace e integrazione sono i tre concetti chiave di questo processo e che solo su questa base si può raggiungere un risultato. Ha sottolineato la necessità di entrare in una nuova fase in cui si adottino urgentemente misure in tutte le dimensioni. Il signor Öcalan ha affermato che la sua preferenza è sempre stata per un’integrazione basata su una repubblica democratica e una società democratica; comprendere e abbracciare questa mossa strategica sarebbe un vantaggio per tutti noi e per tutta la Turchia. Ha inoltre sottolineato che gli approcci di alcuni ambienti politici e mediatici che semplificano eccessivamente o ignorano questa preferenza sono chiaramente dannosi per il processo. In questa occasione, ha espresso ancora una volta la sua ferma convinzione nell’amicizia eterna e nella pace tra i popoli.   Con i nostri saluti e il nostro rispetto, Delegazione Imrali del Partito Dem
Murat Karayılan: Il processo di pace non può essere completato senza la libertà del leader Öcalan
Murat Karayılan ha affermato che il processo di pace e di una società democratica potrà essere completato solo con la libertà fisica di Abdullah Öcalan. Si è tenuta una cerimonia nelle zone di difesa di Medya per celebrare il 15 agosto, giorno della resurrezione. All’evento hanno partecipato i comandanti delle Forze di difesa del popolo (HPG) Murat Karayılan, Zozan Çewlîk e molti guerriglieri. Nel suo discorso alla cerimonia, Murat Karayılan ha descritto l’Iniziativa del 15 agosto come “una rivolta contro la schiavitù e il colonialismo”, affermando che questa iniziativa, con le sue dimensioni ideologiche, politiche, sociali e culturali, ha garantito la rinascita del popolo curdo. Riferendosi agli appelli di Abdullah Öcalan del 27 febbraio e del 19 giugno ha sottolineato che il processo di pace non può avere successo attraverso misure unilaterali: “La guerriglia non è andata in montagna solo per sé stessa. La pace e la fratellanza dei popoli non possono essere raggiunte senza la libertà di Rêber Apo [il leader Abdullah Öcalan]. La guerriglia deporrà le armi e tornerà, ma Rêber Apo rimarrà sull’isola di Imralı! Questo è inaccettabile.” Murat Karayılan ha definito l’istituzione di una commissione nel parlamento turco un passo importante, aggiungendo che se fossero promulgate leggi che ispirano fiducia, il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) avrebbe adempiuto a tutte le sue responsabilità nella costruzione di una repubblica democratica. Il discorso di Karayılan include quanto segue: Cari compagni, nostro popolo patriottico! Buona giornata della resurrezione a tutti voi. Nel 41° anniversario dell’Iniziativa del 15 agosto, ci congratuliamo con Rêber Apo per il giorno della resurrezione. Gli porgiamo i nostri saluti, il nostro rispetto e la nostra lealtà. Ci congratuliamo anche con tutto il nostro popolo, con i popoli della regione, con gli amici del nostro popolo, con le madri dei martiri, con le famiglie dei martiri, con tutti i nostri compagni e con tutti coloro che lavorano instancabilmente per il giorno della resurrezione. Ricordiamo con rispetto tutti i martiri della rivoluzione, nella persona del nostro immortale comandante Egîd (Mahsum Korkmaz), Fuat (Ali Haydar Kaytan), Rıza Altun, Nûreddîn Sofî, Koçero Urfa, Delal Amed e Zîlan, e ci inchiniamo davanti alla loro memoria. Rinnoviamo la promessa fatta ai nostri martiri. Commemoriamo anche tutti i martiri di agosto nella persona del nostro stimato rivoluzionario e comandante Zeki Şengalî, dei compagni Atakan Mahir e Rêzan Cawid, inchinandoci alla loro memoria e rinnovando la promessa fatta loro. Per tutti i nostri eroici martiri, diciamo: che la vostra anima sia benedetta, la vostra bandiera sia sempre issata in alto e la vostra lotta prevarrà sicuramente!   Nella storia del nostro popolo, l’Iniziativa del 15 agosto rappresenta una svolta. È la rottura delle catene della schiavitù. È una rivolta contro la schiavitù e il colonialismo. Compiere una mossa così storica nel buio di quel periodo ha creato un profondo cambiamento e una trasformazione nella società curda. L’Iniziativa può essere partita con un’azione armata, ma non è stata esclusivamente militare. Aveva dimensioni ideologiche, politiche, sociali e culturali. La società era tornata alla sua essenza e aveva mettersi in discussione. In questo modo, ha sviluppato al suo interno una rivoluzione intellettuale, una rivoluzione sociale, una rivoluzione culturale e una rivoluzione femminile. L’Iniziativa del 15 agosto è diventata un processo di ricostruzione per il nostro popolo. E’ così che avvenne la resurrezione. In questo modo, divenne una rivoluzione di esistenza e libertà. Questa mossa storica alimentò lo spirito nazionale tra il popolo curdo. Innalzò la bandiera della democrazia e della libertà in Kurdistan e nella regione. Per questo motivo, è un giorno storico e deve essere sempre accolto con gioia dal nostro popolo. Come è noto, con l’appello di Rêber Apo del 27 febbraio, la nostra lotta è entrata in una nuova fase. Ci impegniamo a rispettare le decisioni del 12° Congresso del PKK. Allo stesso modo ci impegniamo a rispettare l’appello di Rêber Apo del 19 giugno. Faremo la nostra parte per garantire il successo del processo per la pace e la società democratica. Tuttavia, una colomba della pace non può volare con un’ala sola. Per volare, la colomba ha bisogno di due ali. Il motivo per cui tutti i nostri compagni che si sono uniti alle file della guerriglia dal Kurdistan lo hanno fatto è per la libertà di Rêber Apo, e questa è una verità. Indubbiamente, le leggi sull’integrazione democratica e sulla libertà sono importanti. Tuttavia, se fossero considerate solo leggi sulla deposizione delle armi e sul ritorno della guerriglia, sarebbero insufficienti. La guerriglia non lo accetterà. La guerriglia non è andata in montagna solo per sé. Innanzitutto, Rêber Apo, l’architetto della pace e della fratellanza tra i popoli, deve essere liberato fisicamente. Questa legge deve essere considerata prioritaria. Altrimenti, non sarà accettata. Questa non è solo la parola di noi comandanti e leader. Questa è la voce collettiva di tutti i combattenti e guerriglieri. Verrà promulgata una legge per i guerriglieri; deporranno le armi e torneranno liberi, ma Rêber Apo rimarrà imprigionato a Imrali! Questo è inaccettabile! Un altro aspetto è la questione della fiducia. La fiducia deve essere sviluppata. La necessità di questo processo deve essere riconosciuta. È stata istituita una commissione presso il parlamento turco, il che rappresenta senza dubbio un passo importante. Le autorità turche devono tenere conto di questa realtà. Se si adotteranno misure concrete su questo tema in questo periodo storico, la questione curda che dura da un secolo sarà risolta e si svilupperà una vera fratellanza tra i popoli curdo e turco. Per una soluzione radicale a questo problema e per lo sviluppo di una pace duratura, è necessario un approccio davvero globale. Adottiamo un approccio strategico a questo proposito. Non ricorriamo a manovre tattiche o inganni. Crediamo fermamente in Rêber Apo e affrontiamo questo processo in modo strategico e sincero. Naturalmente adotteremo le precauzioni necessarie, ma questo è il nostro approccio. Se anche chi sta dall’altra parte adotterà questo approccio e dimostrerà fiducia, e se verranno promulgate leggi volte a rafforzare la fiducia, allora adempiremo alle nostre responsabilità. Adempieremo a tutti i nostri doveri per lo sviluppo di una repubblica democratica in Turchia e vi parteciperemo. Accogliamo il 41° anniversario dell’Iniziativa del 15 agosto con spirito di pace e di una società democratica. Questo è un passo avanti. È un passo avanti verso la pace e una società democratica. Accogliamo il 15 agosto con questo spirito. È senza dubbio un risultato, un nuovo inizio. Una nuova era sta iniziando sulla base dell’Iniziativa del 15 agosto. Crediamo che questa iniziativa, sviluppata da Rêber Apo, porterà cambiamenti significativi in Kurdistan, Turchia, Medio Oriente e persino nel mondo. La lotta per una nazione democratica e per il socialismo democratico crescerà e si rafforzerà ovunque nel quadro della modernità democratica. La strada verso una Turchia democratica e una repubblica democratica sarà aperta e rafforzata. Allo stesso tempo, questa iniziativa costituisce la base per lo sviluppo della causa della libertà e dell’unità nazionale in Kurdistan. Rêber Apo ha invocato l’unità nazionale a tal fine. Ribadiamo l’appello di Rêber Apo. In questo periodo storico, dobbiamo creare l’unità nazionale tra i curdi. Questa è la speranza e l’aspettativa del nostro popolo. Dobbiamo coronare questo periodo con l’unità nazionale e democratica. Allo stesso tempo svilupperemo la pace e una vera fratellanza con i popoli vicini sulla base di una prospettiva nazionale democratica. Il 15 agosto ha portato alla luce risultati così importanti. Su questa base, dobbiamo riuscire a sviluppare una nuova strategia politica democratica basata su una nazione democratica. A tal fine, è necessario lo spirito del 15 agosto. Lo spirito del 15 agosto è lo spirito del successo e del sacrificio. Questo spirito è necessario anche in questo periodo. Tutto il nostro popolo, tutti i patrioti, devono affrontare questo periodo in questo modo e parteciparvi. Su questa base, auguriamo ancora una volta a tutti voi un felice Giorno della Resurrezione, vi auguriamo successo nelle vostre lotte durante questo periodo e vi inviamo i nostri saluti e il nostro rispetto.   Bijî, Bijî Rihê 15 Tebaxê! Biji, Biji Serok Apo!
Tempo di speranza – Libertà per Öcalan e per tutti i prigionieri e le prigioniere politici/che
Anche quest’anno abbiamo deciso di dedicare una serata della Festa di Radio Onda d’Urto alla campagna internazionale per la liberazione del leader del movimento di liberazione curdo Abdullah Öcalan e di tutti i prigionieri e le prigioniere politiche. La serata è organizzata insieme a Ufficio Informazione Kurdistan in Italia e Rete Kurdistan Italia. Quest’anno, la serata “Tempo di speranza” cade in un momento storico particolare: sarà occasione per parlare di Turchia, Siria e Medio oriente a partire dall’Appello per la pace e una società democratica del 27 febbraio 2025. Alle ore 19.30, presso la Libreria del Gatto Nero (la libreria della Festa), discuteremo con due esponenti del Partito curdo-turco DEM, Berdan Özturk ed Eyup Doru, con i giornalisti Murat Cinar e Daniela Galiè, e con il direttore di Uiki Yilmaz Orkan della situazione in Turchia, in Siria e in Medio oriente a partire dall’appello diffuso da Abdullah Öcalan dall’isola-carcere di Imrali. Mentre gli stati e le potenze egemoni regionali e internazionali investono in guerre e in armi, nel mezzo dell’ennesimo bagno di sangue in Medio oriente, da Imrali arriva un altro messaggio: pace, democrazia, disarmo. Un invito raccolto dal Partito dei lavoratori del Kurdistan, che ha annunciato il proprio scioglimento per avviare un dialogo per la pace con lo stato turco. Cosa accadrà ora in Turchia, Siria e Medio oriente? Il modello di autogoverno della Siria del nord e dell’est può ispirare altre esperienze di autonomia nella regione (e non solo)? A seguire il concerto sul palco principale con Bandabardò + Zak!  
Consiglio regionale della Valle D’Aosta: Approvazione di risoluzione: “Solidarietà al popolo curdo”.
OGGETTO N. 4440/XVI – Approvazione di risoluzione: “Solidarietà al popolo curdo”. Bertin (Presidente) – Punto n. 57.01. Se siete d’accordo, illustro brevemente la risoluzione, peraltro sottoscritta da tutti i Capigruppo del Consiglio regionale. Questa risoluzione si concentra sulla questione curda, questione che ha visto diverse volte il Consiglio regionale intervenire nel tempo, poiché questo popolo, il popolo curdo, che è suddiviso negli Stati della Turchia, Siria, Iraq e Iran, si trova spesso in gravissime difficoltà e incertezze. Credo che, dal punto di vista della comunità internazionale, abbia raggiunto la grande rilevanza dal punto di vista dell’opinione pubblica dai lontani anni Ottanta, quando in Iraq, l’allora dittatore Saddam Hussein, utilizzando le armi chimiche, gasò – il termine è proprio questo – circa 80 mila civili curdi del nord dell’Iraq al fine di perpetrare una pulizia etnica, di fatto con grave violazione del diritto internazionale, un genocidio, un crimine contro l’umanità. Come dicevo, questo era negli anni Ottanta in Iraq, ma vediamo più di recente in Iran, con la persecuzione in questo caso, in particolare, della minoranza curda e delle donne legate alla minoranza curda. Ricordiamo recentemente il movimento “Donna vita e libertà”, che è appunto un movimento curdo per riaffermare i diritti delle donne e della minoranza curda in Iran. Sappiamo poi, in particolare, che è arrivata ben oltre, con l’esecuzione a morte, in carcere, di Mahsa Amini, come ricorderete. In parte, lo stesso discorso, vale per la Turchia che non riconosce la minoranza curda e che con il dittatore anche lui, di fatto, cito Mario Draghi, perpetra una continua violazione dei diritti politici e civili della minoranza curda, con tanto di cancellazione dei partiti politici curdi, oltre che l’incarcerazione di buona parte dei suoi dirigenti, tra cui Öcalan, in carcere da 30 anni e passa. In quanto alla Siria, non ha mai riconosciuto l’esistenza di un popolo curdo, di una minoranza curda, ricordiamo il ruolo avuto dai Curdi nella battaglia contro lo Stato islamico, in particolare simbolicamente Kobane, questa cittadina del nord della Siria che diventò simbolo della resistenza all’Islam estremista dello Stato islamico. Anche nel nord della Siria si sono manifestate interessanti forme di autogoverno nelle quali l’emancipazione della donna era molto significativa, soprattutto tenendo conto della fase nella quale ci troviamo. Di recente, con la caduta del regime di Assad in Siria, la Turchia cerca di occupare di fatto il nord della Siria per eliminare la questione curda in modo violento e militare. Ricordiamo anche, nella risoluzione, la vicenda di Pakhshan Azizi, attivista curda, operatrice umanitaria, detenuta a Teheran e che la Corte suprema iraniana ha condannato all’impiccagione, recentemente sospesa in seguito alla mobilitazione avvenuta per l’attenzione internazionale, ma noi sappiamo ed è sicuro, che la condanna verrà eseguita e invitiamo il Governo italiano ad operarsi per intervenire su queste vicende. Inoltre, si manifesta la ferma condanna nei confronti di qualsiasi azione militare in violazione del diritto internazionale, dei diritti civili e politici e di tutela delle minoranze, questo è riferito in particolare alla Turchia e, più in generale, per esprimere solidarietà al popolo curdo, riaffermando la necessità di garantire il rispetto dell’esistenza di tutte le minoranze presenti nell’area e dei diritti ad esse collegate. Questa è la sostanza della risoluzione. Ci sono interventi? La parola alla consigliera Minelli. Minelli (PCP) – Abbiamo sottoscritto questa risoluzione al pari degli altri gruppi consiliari perché condividiamo sia lo spirito che sta alla base del testo, sia le impegnative proposte. Sappiamo che in Iran vige da tempo un regime dittatoriale che lungo questi anni ha perpetrato una continua e crescente violazione dei diritti umani con gravissime conseguenze sulla popolazione e nei confronti di tutti coloro che sono oppositori di quel regime, ma in particolare nei confronti delle donne e della minoranza curda; un sistema teocratico, che usa strumentalmente l’arma della religione, il credo religioso, per calpestare le libertà. Nel 2024 la Repubblica islamica ha giustiziato almeno 31 donne, questo è il dato ufficiale, si teme che siano di più ed è il numero più alto dal primo rapporto dell’Associazione IHR, che è Iran Human Rights dal 2008. È di questo periodo, di queste settimane la notizia che Pakhshan Azizi, secondo le leggi islamiche – e speriamo che questa cosa si interrompa -, comunque rischierà di essere condannata a morte perché la sua condanna è stata confermata dalla sezione 39 della Corte Suprema di Teheran. Con quale accusa? Con l’accusa di ribellione e di appartenenza a gruppi di opposizione. Pakhshan Azizi è originaria di Mahabad, è stata arrestata a Teheran il 4 agosto del 2023 insieme al padre, alla sorella e al cognato, ha trascorso quattro mesi in isolamento in un centro di detenzione del Ministero dell’intelligence e poi è stata trasferita nel reparto femminile della terribile prigione di Evin. È accusata di appartenere a dei gruppi impegnati in attività armate contro la Repubblica islamica, ma il suo avvocato ha dichiarato che quello che stava facendo era un lavoro di operatrice umanitaria nel nord della Siria, in particolare nei campi profughi di Sinjar e in altri campi per gli sfollati dell’Isis. Un lavoro che era di tipo pacifico e interamente incentrato sugli sforzi di soccorso, come appunto ci è stato raccontato dal suo avvocato, ma anche qualora fosse stata un’attivista di movimenti politici in qualche modo oppositori del regime, è una persona che è stata arrestata disarmata, che non ha mai usato armi e che si trovava in una zona che era assolutamente pericolosa per quelli che erano gli attacchi dell’Isis. Più in generale, tutte le donne che si oppongono al regime, ma le attiviste curde in particolare, soffrono di una somma di discriminazioni che è potenzialmente letale perché sono donne, sono politicamente e socialmente attive, appartengono a una minoranza etnica che, assieme a quella del Belucistan, è tra le più represse del panorama iraniano, sono tra le donne che hanno più difficoltà ad avere accesso all’istruzione e a vedere i propri diritti fondamentali rispettati, sia in libertà, sia soprattutto nelle istituzioni carcerarie, come quella di Evin. Riteniamo quindi sia importante che anche il nostro Consiglio regionale si esprima manifestando una ferma condanna nei confronti di queste violazioni, che sono violazioni dei diritti fondamentali delle persone. Presidente – Ha chiesto la parola il consigliere Padovani, ne ha facoltà. Padovani (FP-PD) – Con questa risoluzione che anche noi come gruppo abbiamo sottoscritto torniamo a parlare di un tema internazionale, chiedendo che anche il nostro Consiglio regionale si esprima in solidarietà e sostegno concreto al popolo curdo, che lotta da decenni per il riconoscimento dei propri diritti fondamentali. I Curdi sono il più grande popolo senza uno Stato, una Nazione che conta oltre 30 milioni di persone, distribuite tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Nonostante una storia millenaria e una cultura ricca di tradizioni, i Curdi si trovano a vivere una condizione di costante marginalizzazione, privati del diritto all’autodeterminazione. Nel corso degli anni le terre curde sono state teatro di persecuzioni sistematiche e bombardamenti, sfollamenti forzati e discriminazioni sono diventati parte integrante della loro vita quotidiana. Questa situazione, tuttavia, non è solo una questione lontana da noi, riguarda tutti coloro che credono nei valori della giustizia e dei diritti umani. Non possiamo ignorare il fatto che il silenzio della comunità internazionale ha spesso permesso il perpetuarsi di queste ingiustizie; la Turchia, ad esempio, continua a reprimere le aspirazioni curde con violenza, definendo i movimenti di resistenza come terroristi e continuando a tenere ingiustamente nelle loro carceri il leader del popolo curdo Abdullah Ocalan. In Siria e in Iraq le comunità curde sono state in prima linea contro l’Isis, difendendo non solo le proprie terre, ma anche i valori di libertà e uguaglianza. Noi, come rappresentanti di un’istituzione democratica, abbiamo il dovere di alzare la voce per chi viene oppresso. Questo Consiglio poi deve fare la sua parte inviando un messaggio chiaro: la solidarietà verso il popolo curdo non è un’opzione, ma è una responsabilità politica e morale. Un elemento centrale della lotta curda è il progetto di confederalismo democratico. Questo modello propone una società basata su autonomia, decentralizzazione e convivenza pacifica tra diverse comunità, etniche e religiose. Il confederalismo democratico mira alla creazione di una rete di autonomie locali fondate sulla democrazia diretta, il rispetto per l’ambiente e l’uguaglianza di genere. Nei territori del Rojava, nel nord della Siria, questa visione è stata messa in pratica con risultati significativi, dove sono state istituite istituzioni che garantiscono la partecipazione attiva di donne e minoranze. Questo modello rappresenta non solo un’alternativa per il Medio Oriente, ma anche una speranza per chiunque creda in una società più giusta e inclusiva. Consentitemi poi di soffermarmi su un altro aspetto del popolo curdo, cioè il ruolo delle donne nella lotta curda. Le combattenti curde, inquadrate nell’unità di difesa delle donne, hanno dimostrato un coraggio straordinario non solo sfidando il terrorismo dell’Isis, ma anche promuovendo un modello di società fondato sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco. Il loro esempio ci ricorda che il cambiamento sociale parte anche dalla lotta per i diritti delle donne e, a proposito di donne, la condanna a morte di Pakhshan Azizi, una donna coraggiosa, curda, condannata a morte dal regime iraniano, non è solo un attacco a lei come individuo, ma un attacco ai valori fondamentali di giustizia, dignità e i diritti umani. Pakhshan Azizi rappresenta il coraggio e la determinazione di un popolo che da troppo tempo lotta per i propri diritti e per la propria libertà. In un momento in cui il mondo sta assistendo a repressioni e ingiustizie, è nostro dovere alzare la voce e opporci a tali violazioni. Sostenere la liberazione di Pakhshan Azizi significa sostenere la lotta per i diritti dei curdi e per la libertà di espressione di tutti coloro che si oppongono alle ingiustizie. Chiediamo che il Governo iraniano rispetti i diritti umani e ponga fine a queste pratiche repressive. La comunità internazionale deve essere unita nel condannare il regime iraniano per la detenzione di Pakhshan Azizi e richiederne l’immediata liberazione. Concludendo, il popolo curdo è simbolo di resistenza e di dignità, nonostante le avversità, continua a lottare per la propria identità e per un futuro migliore. Il nostro Consiglio regionale, anche nel suo piccolo, può rappresentare una luce di speranza. Possiamo fare la differenza unendo la nostra voce a quella di chi chiede giustizia e diritti per il popolo curdo e libertà per Pakhshan Azizi. Non lasciamo che il silenzio ci renda complici, sosteniamo il popolo curdo nella sua lotta per la libertà e la pace. Presidente – Ci sono altri interventi? La parola al consigliere Lucianaz. Lucianaz (RV) – Solamente per ricordare che il 15 dicembre del 2022 la collega Minelli aveva già espresso il suo sostegno al popolo iraniano che è vessato dal Governo dei fondamentalisti religiosi, ma lei stesso, presidente Bertin, il 24 ottobre 2019, con una risoluzione, aveva sostenuto l’iniziativa in difesa del popolo curdo, promossa dal consigliere barocco e ricordo che sempre questo Consiglio già il 20 gennaio 2016 aveva espresso con una risoluzione la condanna alle autorità turche per la violazione dei diritti civili e politici, così come il 28 gennaio 2010 sempre questo Consiglio con una risoluzione ha sostenuto la solidarité à l’égard du peuple curde suite è la reprise de la persécution ethnique. E ancora a marzo 2002 abbiamo avuto l’intervento interessante del consigliere Nicco che quel giorno aveva giustamente sostenuto il diritto del popolo curdo con il seguente testo della mozione: “Richiamata la tragedia del popolo curdo; ribadito il diritto di ogni popolo a decidere in piena libertà e responsabilità del proprio destino e di sostenere in ogni sede il diritto del popolo curdo all’autodeterminazione…”. Le iniziative quindi di questo Consiglio sicuramente non sono mancate, sono mancati i risultati. La posizione dei curdi non è assolutamente migliorata. Ricordava il collega Padovani che Ocalan è ancora incarcerato. Eh, è stato consegnato dal Governo italiano di Centro-Sinistra alle autorità turche. Bella vergogna internazionale anche quella volta! … Quando lui cercava rifugio in Italia. E ho apprezzato lo spirito autodeterminista del consigliere Padovani, per una volta ci troviamo quasi sulle stesse posizioni. Questo Consiglio ancora una volta sosterrà il popolo curdo, sosterrà il diritto di questo popolo. Io ricordo che il popolo catalano invece è sparito dagli schermi, naturalmente bisogna sostenere le politiche europee e quindi di certi popoli non bisogna più parlare. È una vergogna tutta europea e mi fermo qui con le mie assolute dichiarazioni del diritto di ogni popolo all’autodeterminazione, sancito dal diritto internazionale. Presidente – Ha chiesto la parola l’assessore Caveri, ne ha facoltà. Caveri (UV) – Sono ormai più di 100 anni che è stato negato al popolo curdo, un popolo di montagna, di avere un proprio Stato ed è stato spezzettato in quattro Stati. À tour de rôle questi quattro Stati, Turchia, Iraq, Siria e Iran, si accaniscono con questo popolo che, tra l’altro, in alcuni passaggi è stato anche molto importante, come la guerra contro l’Isis, se non ci fossero stati i militanti, i militari e anche le donne, perché questa è una cosa che colpisce molto: la capacità di impegno nella lotta bellica delle donne curde… Io sono contento che si parli dell’Iran, sono contento perché non solo la vicenda curda dimostra l’assoluta capacità di violenza di questo regime teocratico, abbiamo assistito nei mesi scorsi, negli anni scorsi, al tentativo soprattutto delle donne iraniane di reagire in un vuoto, talvolta assordante, come si dice, anche delle manifestazioni di piazza in Italia, così come si dimentica spesso il fatto che Hamas e gli Hezbollah sono feroci terroristi al soldo proprio dell’Iran. È giusto ricordare anche l’utilizzo della pena di morte che viene fatto in questo Paese. La collega Minelli ha raccontato delle donne che sono state uccise senza alcuna pietà, vengono uccisi anche i minorenni. La scena più importante si svolge quasi sempre all’interno dello stadio di calcio, dove otto-dieci persone vengono impiccate e nel 2024 sono state 901 le pene capitali che sono state erogate in questo Paese. A me è capitato, come credo a molti di voi, di incontrare degli esponenti curdi che raccontano con vivida lucidità i torti che hanno subito da parte di quel diritto internazionale che ancora oggi non solo per questo popolo, per questa Nazione senza Stato, ma anche in molte altre occasioni dimostra un atteggiamento molto cinico. Il Governo regionale e il Presidente mi hanno chiesto di intervenire, esprimo naturalmente un voto favorevole assieme alla maggioranza su questo testo di risoluzione che consente di accendere il faro su una delle migliaia e migliaia di vicende personali che hanno visto persone imprigionate, torturate e alla fine impiccate. Presidente – Metto in votazione. La votazione è aperta. La votazione è chiusa. Presenti, votanti e favorevoli: 35 La risoluzione è approvata all’unanimità. Abbiamo esaurito l’ordine del giorno, il Consiglio finisce qui. — L’adunanza termina alle ore 17:16.
La delegazione di Imrali rilascia una dichiarazione dopo l’incontro con Abdullah Öcalan
La delegazione di Imralı del Partito per la democrazia e l’uguaglianza dei popoli (Partito DEM) ha rilasciato la seguente dichiarazione in merito all’incontro con il leader Apo tenutosi ieri, venerdì 25 luglio: Alla stampa e all’opinione pubblica, Come delegazione del Partito DEM a Imralı, abbiamo tenuto un incontro di tre ore e mezza con il signor Abdullah Öcalan il 25 luglio 2025 presso il carcere di Imralı. Abbiamo scambiato opinioni sui nostri recenti incontri come delegazione con il Presidente, il Ministro della Giustizia e i leader dei partiti politici. Abbiamo espresso impressioni e riflessioni sulla cerimonia dell’11 luglio per la distruzione delle armi. Il signor Öcalan ha espresso di aver trovato molto preziose le modalità di svolgimento della cerimonia, nonché la volontà, la convinzione e la determinazione per la pace dimostrate. Ha sottolineato la sua aspettativa che il lavoro attualmente all’ordine del giorno della commissione della Grande assemblea nazionale di Turchia (TBMM) contribuisca in modo significativo alla pace e alla democrazia attraverso un approccio globale e inclusivo. Ha esteso i suoi più sentiti saluti e i suoi migliori auguri al pubblico e a tutti i segmenti della società. Con saluti e rispetto, Delegazione del Partito DEM a Imralı 26 luglio 2025
Appello storico di Abdullah Öcalan
Il leader del popolo curdo Abdullah Öcalan ha lanciato un altro appello storico. L’agenzia stampa Firat News ha pubblicato il filmato dello storico appello. “Non credo nelle armi, ma nel potere della politica e della pace sociale e vi invito a mettere in pratica questo principio”, ha dichiarato Abdullah Öcalan. Anche i prigionieri del carcere chiuso di massima sicurezza di tipo F di İmralı si sono schierati in questo appello storico al fianco di Abdullah Öcalan. Ecco il video con l’appello storico di Abdullah Öcalan: Eticamente, mi sento in dovere di fornire, attraverso una lettera esaustiva – seppur ripetitiva – risposte esplicative e creative sui problemi, le soluzioni, i livelli raggiunti e la situazione concreta del nostro movimento di cameratismo comunalista. 1. Continuo a difendere l’appello per la “Pace e la società democratica”, [dichiarato il] 27 febbraio 2025. 2. Convocando il 12° Congresso di Scioglimento del PKK, avete fornito, con la giusta sostanza, una risposta positiva e completa al mio appello. Attribuisco alla vostra risposta un valore storico. 3. Il livello raggiunto è di grande valore e di rilevanza storica. Altrettanto preziosi e lodevoli sono gli sforzi dei compagni che hanno creato questo ponte comunicativo. 4. Al termine di questo processo, ho preparato un “Manifesto per una società democratica”, che deve essere valutato come una trasformazione storica. Questo manifesto possiede le caratteristiche necessarie per sostituire con successo il manifesto “La via per la rivoluzione del Kurdistan”, risalente a 50 anni fa. Credo che l’ultimo Manifesto abbia una sostanza storica e sociale non solo per la società curda storica, ma anche per la società regionale e globale. Non ho dubbi che incarnerà la tradizione storica dei manifesti. 5. Vorrei affermare chiaramente che tutti questi sviluppi sono il risultato degli incontri che ho tenuto a Imrali. È stata posta la massima cura affinché questi incontri si svolgessero sulla base del libero arbitrio. 6. Il livello raggiunto richiede nuovi passi per l’attuazione. Il progresso dipende inevitabilmente dall’enfatizzare e comprendere la natura storica di questo livello e dall’aderire alle sue necessità. A. Il movimento del PKK e la sua “Strategia di liberazione nazionale”, emersa come reazione alla negazione dell’esistenza [dei curdi] e quindi volta a creare uno stato separato, si sono sciolti. L’esistenza [dei curdi] è stata riconosciuta; pertanto l’obiettivo fondamentale è stato raggiunto. In questo senso ha fatto il suo tempo. Il resto è stato considerato un’eccessiva ripetitività e una situazione di stallo. Ciò costituirà la base per una critica e un’autocritica complete. B. La politica non conosce vuoti; pertanto il vuoto dovrebbe essere riempito con il programma della “Società Democratica”, la strategia della “Politica Democratica” e la tattica fondamentale del “diritto olistico”. Ciò a cui ci riferiamo è un processo determinante caratterizzato da un significato storico. C. Come necessità del processo, è importante ritirare volontariamente le armi e garantire l’operato completo di una commissione legalmente autorizzata istituita presso la Grande assemblea nazionale turca (TBMM). Pur evitando di cadere in illogici approcci del tipo “prima tu, dopo io”, è necessario compiere inesorabilmente il passo necessario. So che questi passi non saranno risparmiati. Vedo la sincerità e nutro fiducia. D. Pertanto, si sta cercando di fare progressi adottando misure più pratiche. Le principali tesi che propongo sono: 1) Una prospettiva integrazionista positiva permetterebbe al movimento di assumersi le proprie responsabilità e raggiungere il suo obiettivo di “Pace e Società Democratica”. Le argomentazioni sopra menzionate ci portano alla seguente conclusione: il PKK ha rinunciato al suo obiettivo nazionale-statalista; rinunciare al suo obiettivo fondamentale implica la rinuncia alla sua strategia militare e quindi porta alla sua dissoluzione. Questi punti storici attendono di essere approfonditi ulteriormente. 2) Dovreste accettare con serenità che la vostra garanzia della deposizione delle armi, di fronte alla testimonianza dell’opinione pubblica e degli ambienti interessati, non solo avvantaggerebbe la TBMM [Grande assemblea nazionale turca] e la Commissione, ma rassicurerebbe anche l’opinione pubblica e onorerebbe le nostre promesse. L’istituzione di un meccanismo per la deposizione delle armi farà progredire il processo. Ciò che è stato fatto è una transizione volontaria dalla fase della lotta armata a quella della politica e del diritto democratici. Questa non è una perdita, ma deve essere considerata una conquista storica. I dettagli della deposizione delle armi saranno specificati e attuati rapidamente. 3) Il DEM (partito), che è sotto l’egida del parlamento, farà la sua parte e collaborerà con gli altri partiti per garantire il successo del processo. 4) Quanto alla ” situazione della mia libertà”, che avete proposto come disposizione indispensabile nei testi di risoluzione del vostro [XII] Congresso, devo dire che non ho mai considerato la mia libertà una questione personale. Filosoficamente, la libertà dell’individuo non può essere astratta dalla [libertà della] società. La libertà dell’individuo è misura della libertà della società; e la libertà della società è misura della libertà dell’individuo. Le necessità dell’inclinazione saranno rispettate. Non credo nelle armi, ma nel potere della politica e della pace sociale e vi invito a mettere in pratica questo principio. Gli ultimi sviluppi nella regione hanno chiaramente dimostrato l’importanza e l’urgenza di questo passo storico. Vorrei sottolineare che non vedo l’ora di ricevere qualsiasi tipo di critica, suggerimento e contributo possiate dare in merito al processo. Affermo con ambizione e veemenza che queste discussioni ci porteranno, noi forze della Modernità Democratica, verso un nuovo programma teorico, verso una nuova fase strategica e tattica a livello nazionale, regionale e globale, ed esprimo il mio ottimismo e la mia disponibilità per gli sforzi preparatori. Quanto alle fasi future, vi invito ad impegnarvi a mettere in pratica le risoluzioni del [XII] Congresso, in linea con le opinioni e i suggerimenti di questa ultima lettera, e ad assicurare un progresso positivo. Auguri Abdullah Öcalan 19 giugno 2025   <iframe width=”630″ height=”400″ src=”https://www.youtube.com/embed/GiUmwfepnvc?si=xvYxkjoYl1lguRdM” title=”YouTube video player” frameborder=”0″ allow=”accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share” referrerpolicy=”strict-origin-when-cross-origin” allowfullscreen></iframe>
Öcalan scommette sulla pace: il PKK depone le armi e difende il confederalismo democratic
L’11 luglio a Sulaymaniyah una cerimonia simbolica segnerà l’inizio del disarmo del Pkk: è la sfida curda a nazionalismi e militarismo, per una rivoluzione civile e democratica Il leader Abdullah Öcalan ha lanciato un appello ai militanti del PKK a deporre le armi e l’11 luglio12 luglio è prevista una cerimonia simbolica di disarmo di una ventina – trenta attivisti del PKK a Sulaymaniyah (Iraq), come primo gesto concreto della rinuncia alla lotta armata. Öcalan , con la sua iniziativa di pace, ha compiuto un coraggioso azzardo storico: ha proposto una rivoluzione democratica , scommettendo sulla pace possibile. Dovrà ora decidere il governo turco, uscendo dalle ambiguità. Il primo atto dovrà essere la libertà per Öcalan e tutti i detenuti di pensiero e politici. Quale è l’anomala grandezza della proposta di Öcalan? In un Medio Oriente sconvolto da bombardamenti e annientamento di popoli, in un mondo che corre verso un riarmo bellicista, che militarizza anche l’immaginario collettivo verso sovranismi e nazionalismi, Öcalan propone pace e pratica disarmo. Il suo partito, il PKK, che proviene da una lotta armata durissima, da una guerra civile devastante, in un congresso drammatico e dai contenuti molto elevati, sceglie l’abbandono della lotta armata, la riconversione in un percorso di liberazione civile dal colonialismo. Questo processo è la proiezione politica della grande concezione teorica e sociale del “confederalismo democratico”, che si caratterizza per il superamento dell’idea dello “Stato nazione”, del sovranismo nazionalistico. Ritengo che il “l’autodifesa confederalismo democratico” non riguardi solo il processo di liberazione del popolo curdo; esso è un paradigma democratico che dovremmo anche noi elaborare e sperimentare, in una Unione Europea che veleggia veloce verso le autocrazie nazionaliste. E’ un progetto di rivoluzione politico, geopolitico, anche sociale. Che fonda sulla liberazione delle donne, sull’ecologismo, sulla democrazia dal basso, sull’autodifesa popolare. Il percorso di liberazione attraversa i villaggi; esso non riguarda solo le comunità curde, ma quelle arabe, assire, ezide, circasse, turkmene. Il “confederalismo democratico” non è un progetto separatista, secessionista. Esso sfida l’intera Turchia ad attuare radicali riforme democratiche, a migliorare la qualità della democrazia in un Paese sempre più oligarchico. Questo disegno è certamente complesso, di difficile realizzazione. È un azzardo, appunto; ma ha già costruito una rete di movimenti femministi, ecologisti, internazionalisti. Ne abbiamo discusso, giorni fa, in un incontro coordinato da Simona Maggiorelli, direttrice di Left nella sede del Senato italiano (con interventi di Yilmaz Orkan, Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia, Piero Bernocchi Cobas, Francesca Ghirra, Deputata AVS e altri). Perché è essenziale coinvolgere il Parlamento italiano in una iniziativa democratica e di pace  che è, oggi, unica in un mondo devastato dal bellicismo.   L’autore: Giovanni Russo Spena, già parlamentare, è giurista e costituzionalista e , Portavoce Comitato Libertà per Öcalan.   > Öcalan scommette sulla pace: il PKK depone le armi e difende il confederalismo > democratico