Gaza, gli aiuti disumani
Immaginate con me, per favore, che tipo di aiuti umanitari possano essere quei
camion carichi di un po’ di cibo, se il segnale per il loro ingresso è
costituito da proiettili e colpi di arma da fuoco. Per chi non lo sapesse, prima
che i camion entrino a Gaza, l’esercito israeliano lancia un vasto attacco
contro coloro che attendono questi aiuti, sostenendo di volerli disperdere e
allontanare dal confine per permettere ai camion di passare. Forse questa
affermazione è persino vera, perché gli affamati si trovano a pochi metri dalle
unità dell’esercito per la disperazione e la fame.
Ma che tipo di “umanità” è mai questa, se il modo per disperdere le persone è
ucciderle e sparare su di loro con proiettili e bombardamenti indiscriminati?
Il fatto più tragico è che uno dei “segnali” che conferma l’arrivo dei camion è
il numero dei morti e dei feriti. Ogni volta che vengono estratti dei corpi da
lì, la popolazione capisce che i camion stanno per entrare, perché l’esercito ha
“ripulito” l’area dagli affamati che si avvicinano alla zona di uscita dei
mezzi.
Un’altra tragedia è che l’arrivo di questi camion, dopo aver lasciato dietro di
sé molte vittime, provoca caos, violenza e disordini che spesso causano nuove
vittime, imponendo la “legge della giungla”: qui il più forte riesce a spingere
via il più debole dal camion, ferendolo o addirittura uccidendolo, e così
“merita” il cibo grazie alla sua forza e alla capacità di sopraffare gli altri.
Dov’è l’umanità in tutto ciò?
La terza tragedia, la più grave, è che la maggior parte delle famiglie senza
uomini o giovani non riesce a ottenere alcun cibo. Molti anziani e madri che
hanno perso i loro mariti non hanno alcuna possibilità di procurarsi del cibo
tra spinte e scalate ai camion. Che tipo di “umanità” è mai quella che impedisce
a orfani, vedove e anziani — le categorie che più hanno bisogno di aiuti
umanitari — di ricevere del cibo?
Per quanto riguarda il cosiddetto lancio di aiuti dal cielo, promosso da alcuni
Paesi arabi ed europei, è più un’“umiliazione dall’alto” che un aiuto aereo. Non
so come possa un pilota aprire i portelloni del suo aereo per lanciare
tonnellate di cibo su una città fatta per il 70% di tende, e cosa provi mentre
vede bambini e affamati correre sotto l’aereo, implorando con i gesti perché
vogliono mangiare, sapendo che, appena i container toccano terra, o
distruggeranno una tenda o feriranno e uccideranno molte persone che lottano tra
loro per quel cibo.
Vi racconto la mia esperienza con i lanci aerei: l’anno scorso, durante la prima
carestia, cadde un paracadute carico di aiuti nella mia zona. Mi trovavo vicino
e appena la cassa toccò terra fui il primo ad afferrarne un lato. Prima ancora
di aprirla, ricevetti un colpo alla testa e una coltellata alla schiena che mi
fece indietreggiare. Cercai di riprendermi e vidi un gran numero di persone
colpirsi con coltelli e bastoni per impossessarsi di quel cibo. Spero che la mia
esperienza con i paracadute vi faccia capire la tragedia che stiamo affrontando.
L’unica soluzione per fermare la carestia a Gaza e salvare la sua gente è un
cessate il fuoco e consentire agli enti preposti alla sicurezza di proteggere
gli aiuti e consegnarli ad organizzazioni internazionali come l’UNRWA e il World
Food Programme, in modo che vengano distribuiti con dignità. Qualsiasi altro
tipo di aiuto non è umanitario, ma soltanto una trappola mortale.
#Alaa_Ahmed
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Redazione Italia